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Autore: holyground    30/04/2020    5 recensioni
Madam (2017) AU
Lady Leia è tremendamente superstiziosa, e quando si rende conto che alla sua tavola sono presenti tredici ospiti decide che Rey, una delle cameriere di Alderaan House, farà da quattordicesimo. E tutto per colpa di lord Benjamin.
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«Non funzionerà mai.» commentò Ben, brutalmente onesto. Leia gli schiaffeggiò un braccio.
«Non abbiamo bisogno del tuo pessimismo.»
«Se davvero vuoi portare avanti questa sceneggiata, la ragazza deve essere istruita.»
La ragazza. Il distacco con cui lo disse la fece sentire in imbarazzo, con un senso di vergogna che le strisciava addosso.
«E immagino che l’unico che reputi in grado di farlo sia… tu.» replicò Lady Leia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 La biblioteca era l’esatta assenza di rumori che stava cercando. Il camino era acceso, ma lei era già abbastanza accaldata, quindi corse ad aprire la finestra e accolse volentieri il freddo pungente della notte. Sentiva le guance in fiamme. 

  Sapeva che sarebbe stata una cattiva idea, che le si sarebbe tutto ritorto contro. Tutte quelle domande a tavola, e l’ammiraglio Snoke che sembrava pronto ad ucciderla, e Lord Benjamin… Lord Benjamin. Con quegli occhi scuri come l’abisso e quella voce che sembrava la voce del diavolo in persona e quelle mani grandi e rassicuranti (mani che l’avevano toccata, che erano state su di lei).

  Con un sospiro deciso, Rey richiuse la finestra e iniziò a vagare tra gli scaffali della biblioteca. Aveva solo bisogno di un momento di pace e di una distrazione. I suoi occhi corsero inquieti tra le decine e decine di titoli che riempivano gli scaffali, fino a che non ne scorse uno più che familiare. Prese il volume di Jane Eyre con la rilegatura smeraldo e lo aprì a caso.

  “Siete una bellezza ai miei occhi, e appunto una bellezza come la brama il mio cuore… delicata ed eterea.”

  Con lo sguardo fisso sulle pagine, Rey si diresse verso una delle poltrone vicino al fuoco e vi si accomodò. Si perse tra le parole di Jane e Mr. Rochester, le dita che sfioravano leggere e assenti le pagine, fino a quando una voce – che sembrava provenire direttamente dagli abissi dell’inferno – la riscosse.

  «Ci stiamo nascondendo?»

  Rey scattò in piedi chiudendo il libro, ponendo istintivamente un dito tra le pagine per tenere il segno. Non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.

  Lord Benjamin le si avvicinò con passo pigro, e lei resistette ogni impulso di farsi indietro. Lui allungò una mano e le tolse il libro, aprendolo alla pagina segnata. Gli bastò leggere i nomi stampati per comprendere di quale romanzo si trattasse. Lei fece per riprendere il volume, ma Ben si voltò per accomodarsi sulla poltrona più lontana. Con entrambi i gomiti sui braccioli e le gambe oziosamente separate per prendere tutto lo spazio del sedile, sembrava un re sul proprio trono, padrone del mondo, di tutto. Finalmente, riportò lo sguardo su di lei.

  «Leggi per me.»

  Non era una domanda, non era una richiesta. Era un ordine. E Rey, così abituata a riceverne, si sentì percorrere da un brivido al suono di quella voce imponente.

  Il suo primo impulso fu di protestare: se voleva che leggesse per lui, allora doveva ridarle il libro. Ma subito comprese le intenzioni di Ben: voleva che leggesse per lui, e voleva che fosse lei ad avvicinarsi. Così Rey lo fece. Poteva sentire l’oscurità crescere dentro di sé con ogni passo che la conduceva a lui. Quando infine gli fu di fronte, si sporse per prendere il volume, ma lui lo allontanò con un gesto infantile, un gesto che, in altre circostanze, l’avrebbe fatta sorridere. Ma non ora: ora lo guardava sempre più turbata. Gli occhi di lui si posarono per un momento sul pavimento, poi ritornarono su di lei. Rey lasciò andare un sospiro spezzato. La voleva ai suoi piedi.

  Gli occhi di Ben non lasciarono mai i suoi mentre si inginocchiava sul tappeto, sedendosi sui talloni.

  Ben guardò la sua intera figura ancora una volta prima di ridarle il libro.

  «Leggi per me.» le ordinò di nuovo.

  Rey riprese da dove si era interrotta.

  «“– Tutti i paesi che ho percorsi, voglio di nuovo visitarli non voi; ovunque ho posato il piede dovete posarvelo pur voi, piccola silfide.”» La sua voce esitò prima di pronunciare l’epiteto che Mr. Rochester aveva riservato a Jane.

  «“– Per dieci anni ho viaggiato l’Europa mezzo pazzo di rabbia, di odio e di disgusto come i miei compagni: ora, guarito e redento, visiterò di nuovo quei luoghi con l’angiolo che mi conforta e mi sorregge”.

  Risi nel sentirlo parlar così.

  – Non sono un angiolo, – gli dissi, – e non voglio esserlo finché non muoio; voglio esser quella che sono. Signor Rochester, non dovete aspettarvi di trovare in me nulla di angelico, sareste deluso, come io se cercassi in voi qualcosa di divino.”»

  Rey osò alzare gli occhi verso di lui, e trovò i suo sguardo carico e ardente che le scrutava il volto alla ricerca di qualcosa; e lei non sapeva bene cosa fosse, ma lui sembrava sicuro di trovarlo. Reprimendo un altro brivido, riprese a leggere.

  «“– Che cosa vi aspettate di trovare in me?

  – Per qualche tempo sareste come adesso, ma per poco; poi diverrete di nuovo freddo, poi capriccioso, poi cupo, ed io dovrò darmi molta pena per piacervi; quando per altro, vi sarete assuefatto a me, mi vorrete di nuovo bene… dico ‘mi vorrete bene’ e non ‘mi amerete’. Il vostro amore svanirà dopo sei mesi o anche meno. Ho osservato che, nei libri scritti dagli uomini, questo periodo è assegnato come limite massimo all’ardore dei mariti. Ma come compagna e come amica credo che non diverrò mai spiacevole agli occhi del mio caro signore.

  – Spiacevole! E non amarvi più! Vi vorrò sempre bene e poi sempre, e vi costringerò a riconoscere che non soltanto vi voglio bene, ma che vi amo, di amore vero, fervente e costante.

  – Non siete forse capriccioso signore?

  – Con le donne che mi piacciono soltanto per la loro faccia sono più perfido del diavolo, specialmente quando mi accorgo che non hanno né cuore né anima, quando mi dimostrano la loro volgarità, la loro trivialità e spesso anche la loro imbecillità; ma quando incontro un occhio puro e una lingua eloquente, un’anima fatta di fuoco e un carattere che si piega senza rompersi, flessibile e forte, dolce e resistente, allora sono affettuoso e fedele.”»

  Rey si fermò di nuovo, e stavolta non ebbe coraggio di alzare lo sguardo verso di lui, ma sapeva che i suoi occhi erano su di lei, completamente su di lei, come se non esistesse nient’altro in quella stanza.

  «“– Avete mai fatto l’esperienza di un carattere siffatto, signore? Avete mai amato una donna come quella che avete descritta?”»

  Quando lesse le parole che rispondevano a tale domanda, Rey non riuscì a costringersi a pronunciarle. Si morse le labbra, pregando silenziosamente che lui avesse pietà di lei e la lasciasse andare. Ma lui era spietato.

  «Continua.» le ordinò. E forse Rey lo stava solo immaginando, forse erano solo il calore del fuoco e la sua inquietudine, ma sentì che anche la voce di lui era tremante, fremente.

  Rey si morse più forte il labbro per non pronunciare le parole successive: “L’amo ora.”, rispondeva Mr. Rochester.

  «Vai avanti, Rey.» Adesso la voce di Ben era più dura, inasprita dalla bramosia. Lui sapeva cosa accadeva dopo.

  Ma lei non ne era in grado, non poteva. Non poteva leggere quelle parole, e pronunciarle, e sentire che non erano solo parole in un libro, ma erano molto, molto di più. Erano pericolosamente di più.

  Lasciò andare il libro e si rimise in piedi, fuggendo da lui tra gli scaffali.

  Ben scattò immediatamente dopo; raccolse il libro e riprese a leggere.

  « “– Non ho mai incontrata una donna come voi, Jane.”» declamò mentre la seguiva nel labirinto di scaffali.

  «“– Voi mi piacete e mi dominate… pare che mi sottomettiate e mi piace la vostra pieghevolezza; e quando mi avvolgo alle dita le dolci e sottili fila della matassa di seta, sento nelle braccia un fremito che sale e si produce anche nel cuore.”» 

  Sopraffatta, e consapevole dell’inutilità della sua fuga, Rey smise di scappare e si aggrappò ad un ripiano, posando la fronte sulle mani giunte come in una preghiera. Aveva il respiro affannato, ma non a causa della corsa. Non ebbe il coraggio di voltarsi, ma lo sentì quando lui la raggiunse. 

«“– Sono dominato, sono conquiso, ma l’influenza che subisco è dolce come non posso dirlo, e la captività mi procura maggior piacere che qualsiasi trionfo.”»

  Avvertì un leggero tonfo alle sue spalle, e immaginò che Ben avesse chiuso il libro abbandonandolo su una mensola. E sapeva che adesso le si stava avvicinando, lentamente, come se lei fosse stata una bestia da non spaventare – e forse lo era.

  Le dita di Ben erano callose ma calde, e quando le percorsero ogni solco della spina dorsale Rey pensò che ciò che separava paradiso e inferno era il tocco di quell’uomo. Era il suo respiro tiepido sul collo che le faceva rizzare i peli della nuca; era il modo in cui sussurrava il suo nome, come una preghiera, come una condanna.

  «Non potete toccarmi così.» lo ammonì con voce tremante.

  «Non vuoi essere toccata così?»

  Le mani di Ben si estesero lungo i fianchi di lei, e Rey lasciò andare un gemito che la fece arrossire.

  «Non è quello che ho detto.» replicò.

  Sentiva di poter dare tutto a quest’uomo, tutto quello che le chiedeva, tutto quello che desiderava. Voleva che le mani di lui sulla sua pelle potessero affondarvi, per arrivare fino ai suoi desideri più nascosti e prendersi anche quelli.

  «Pensi che io mi curi di ciò che posso o non posso fare?» chiese lui, e Rey poteva sentire il ghigno sulle sue labbra.

  «No, certo che no.» replicò lei voltandosi. «Voi non vi curate del rigore, delle regole, del vostro posto nel mondo, del mio posto. Non vi curate di niente. Non v’importa di niente.»

  «Mi importa di te.»

  «Ma non è concesso!» gridò lei esasperata. «L’unico modo per cui io e voi potremmo stare insieme è se io fossi la vostra…» Non riuscì a finire la frase.

  «La mia amante?» finì Ben per lei. «La mia puttana

  «Non ditelo con quel tono.» 

  «Se usassi un tono più gentile la parola di piacerebbe di più?»

  «Siete crudele.»

  «Ti sto dicendo che ti amo!» 

La testardaggine di Rey lo fece sorridere, mentre lei rimase col fiato sospeso e la mente vuota.

  «Ditelo di nuovo.» lo implorò.

  «Ti amo, Rey.» disse lui, con una semplicità e una facilità che la spaventavano. Ma era così bello sentirglielo dire…

  «Da più tempo di quanto mi piaccia ammettere.» continuò Ben. «Da prima che partissi per la guerra. Da prima che tu imparassi a leggere.»

  «Ma… siete sempre stato così freddo con me.»

  «Non volevo confessarlo a nessuno… neanche a me stesso. E pensavo che se fossi riuscito a tenerti a distanza, forse…»

  Ben scosse la testa e le ciocche scure gli caddero sugli occhi e lo fecero sembrare di nuovo il ragazzo che si perdeva per ore nei giardini di Alderaan House, e non l’uomo che era ritornato dalla guerra.

  «Credevo che tu non volessi avere niente a che fare con me. Credevo che mi odiassi. Anche se adoravo il modo in cui mi rimproveravi, e adoravo guardarti ridere, e adoravo leggere con te. E non pensavo che tu ricordassi niente di tutto questo, delle volte in cui se rimasta a vagare in giardino con me solo perché te l’ho chiesto, di tutti i libri che abbiamo letto insieme.»

  Lei scosse la testa, perché ricordava, certo che ricordava; ma aveva relegato tutti quei piccoli momenti in un angolo della propria mente per non dare loro importanza, per non ingigantirli e considerarli più di quanto fossero.

  «Ma quando stasera hai parlato di Cime tempestose… Io non ti sono indifferente, Rey. Di questo sono certo. Ma voglio che sia tu a dirmelo.»

  Le accarezzò una guancia, e Rey si lasciò andare a quel tocco. Più tempo passava e più la sua resistenza vacillava. Era un tocco che aveva sognato per anni, una dichiarazione che non aveva avuto il coraggio di immaginare, l’uomo che aveva invaso i suoi incubi nel migliore dei modi. E la stava toccando. La stava avvolgendo. La stava baciando. Rey ebbe appena il tempo di un respiro prima che la bocca di Ben fosse sulla sua, prima che le labbra di lui costringessero le sue ad aprirsi, prima che la sua lingua si facesse strada e la riempisse fino ad essere l’unica cosa che Rey riuscisse a percepire. Ben le strinse i fianchi, e piano piano le sue mani le risalirono il corpo per sfiorarle i seni, prima timidamente di lato, poi con più convinzione fino a che non furono piene della carne di Rey. E il suo tocco era ovunque, ovunque, ovunque…

  «Non fatelo, vi prego.» Rey lo interruppe, stringendogli le braccia per allontanarlo e sentendo i suoi muscoli tendersi. Lui la rincorse per un momento con la bocca, ma lei era già distante.

  «Non datemi qualcosa di così bello per poi togliermelo all’improvviso.» lo pregò ancora.

  «Io voglio darti tutto.» lui si avvicinò di nuovo, in preda all’estasi, al desiderio e – Rey non voleva neanche pensarlo – all’amore.

  «Milord…»

  «Ben.» Lui le prese il volto fra le mani e la guardò negli occhi. «Chiamami Ben. Di’ che mi chiamerai Ben.»

  «Ben…»

  E certo, quella sera lo aveva già chiamato Ben; ma ora era diverso. Ora era come se fosse la prima volta. E il nome di lui sulle labbra di lei aveva un suono delicato, un sapore dolce. Era come una promessa che sarebbe stata mantenuta davvero.

  E Rey non poteva più mentire a se stessa. Perché le piaceva pronunciare il suo nome, e le piaceva guardarlo negli occhi, e le piaceva toccarlo e sentire quanto lui la desiderasse. Le piaceva, e non voleva rinunciarci. Per tutta la vita aveva cercato di sopravvivere con ciò che aveva, di essere contenta di ciò che aveva, senza mai volere di più, senza mai sperare di più. Ma adesso voleva: voleva con tutto il suo cuore e tutto il suo corpo, e senza rinunce.

  Se quella sera aveva imparato qualcosa era che la gente parlava, parlava comunque, parlava sempre, e avrebbe trovato qualcosa di cui parlare anche se non c’era niente da dire.

  «Ben.» disse. Con convinzione e con amore e con tutto quello che poteva dare all’uomo che le stava di fronte e che la strinse tra le braccia.

  Stavolta fu lei ad iniziare il bacio. Non provava vergogna, e nemmeno paura. 

  Si sentiva libera.

  
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