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Autore: ShannaInLuv    30/04/2020    1 recensioni
Son passati sei anni da quando Bakugou Katsuki è partito, improvvisamente. Sei anni che nessuno lo vede, lo sente... si hanno sue notizie solo attraverso le imprese eroiche del telegiornale. Eppure, nonostante tutto, Bakugou è tornato: la notizia dell'incidente mortale di Red Riot è arrivata fino all'America. Ma non è solo per quello: alcuni fantasmi del passato andavano eliminati.
( Dal prologo)
«Come stai?»
Come aveva immaginato, Bakugou sbuffò, ringhiando tra i denti. Voltò il capo, guardando la pigra pioggia che cadeva sui marciapiedi, fuori dal bar.
«Non fare domande del cazzo. Cosa vuoi, Todoroki?»
«Il matrimonio di Midoriya e Uraraka.»
TodoMomo| IzuOcha Kacchako | altre possibili ship.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Momo Yaoyorozu, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'That's the way cookie crumble.'
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It's been a long day without you, my friend
And I'll tell you all about it when I see you again
We've come a long way from where we began
Oh I'll tell you all about it when I see you again

When I see you again.
-( See you Again; Wiz Khalifa ft Charlie Puth)

7. Would you be my queen.

 

Katsuki si era velocemente diretto in ospedale dove, nella sala d'attesa - la famosa sala d'attesa- adiacente alla stanza di Kirishima, aveva trovato molti dei suoi ex compagni della sezione A. Non appena aveva messo piede nella sala , Mina Ashido - che, volente o no aveva sempre fatto parte della sua squadra, essendo molto intima di Kirishima - scattò verso di lui, stringendolo in un caldo abbraccio. Iniziò a singhiozzare contro il suo petto e gli mormorò di essere felice che lui fosse lì, finalmente.

Mina era rimasta quasi la stessa di sempre: lunghe gambe toniche, profumo di vaniglia, gli occhioni stravaganti - ed era per questo che l'aveva soprannominata occhi neri - contornati da eyeliner e mascara. E i capelli rosa big bubble, un po' più lunghi di come li portava all'accademia, stretti in uno chignon.

Mentre ricambiava un po' impacciato l'abbraccio della sua amica, vide Ochaco poco più in là, e il resto dei ragazzi scomparvero - non notanto quasi nemmeno la mancanza di merDeku- seduta accanto a Tsuyu Asui e alla ragazza invisibile. Notò che Ochaco era pallida e i grandi occhi erano rossi e gonfi. Sembrava che Asui la stesse confortando per qualcosa... Katsuki era sicuro che non fosse per Kirishima,d'altronde lui...

«Signori, potete entrare la stanza di Kirishima-san,» un'infermiera giovane quasi quanto loro, fece capolino dall'entrata e aggrottò le soparcciglia subito dopo, forse constatando quanto numerosi erano. «Però sarebbe meglio per Kirishima-san se entraste uno per volta...» li avvertì. «Adesso è sveglio.»

Adesso è sveglio.

Bakugou ci aveva pensato, e non sapeva cos'avrebbe fatto quando Kirishima Eijirou, il suo migliore amico e l'unico con cui avesse voluto mantenere un contatto, si sarebbe risvegliato dal coma. Aveva deciso di non pensarci troppo, nei giorni passati - gli venne in mente che una piccola parte di lui voleva picchiarlo a sangue per essere stato così dannatamente orgoglioso da continuare la lotta da solo - perchè se fosse andato tutto per il peggio, e Kirishima non si fosse mai più svegliato, sarebbero state tutte fantasticherie.

Ma adesso... adesso erano tutti lì: c'era Mina Ashido, la sua ragazza, Salsa di Soia Sero, la rana Asui, Kiminari e la tipa con il jack alle orecchie, Ochaco, altri membri della sezione A di cui non ricordava affatto il nome e perfino quel tipo della B, Tetsu-qualcosa.

Senza pensarci due volte, Katsuki partì alla carica verso la stanza del suo amico, seguito a ruota da Mina, Ochaco, Kaminari e Sero - Katsuki non avrebbe comunque ascoltato le parole dell'infermiera. Spalancò la porta della stanza duecentocinque, urlando: «Kirishimaaa!»
Rimase immobile nell'osservare Kirishima sul letto. Era seduto, con la schiena poggiata al letto rialzato. Quasi l'intero corpo era coperto di bende, specialmente per una spessa che gli circondava la testa, coperta dai capelli rossi che si erano afflosciati su sé stessi. Aveva lo sguardo ancora un po' assonnato, ma quando vide Bakugou e gli altri, tirò un gran sorriso e i suoi denti, quasi appuntiti, sembravano spiccare.

Quando Ochaco l'aveva chiamato, appena un'ora prima, intimandogli di correre in ospedale aveva temuto il peggio, e invece la ragazza lo aveva chiamato per rivelargli che Kirishima Eijirou si stava risvegliando dal coma, dopo l'ultima operazione subita. In quel momento era così grato a quella ragazza che – nonostante tutto- lo avesse chiamato per dirgli di Kirishima. Chi altro lo avrebbe avvertito, altrimenti? Stava riprendendo un qualche tipo – e assurdo- rapporto solo con Todoroki – che, guarda caso, nemmeno c'era adesso- e nemmeno quel nerd di Deku sembrava essersi precipitato lì.

Tuttavia, Ochaco lo aveva fatto: ovviamente era l'unica a capire quanto Kirishima fosse importante – come poche persone – per lui: era il primo ad essergli rimasto vicino, nonstante lui all'inizio della scuola allontanasse tutti e avesse continuato a sbraitare, a insultare tutti – e Deku -, a sfidare Todoroki... ma Kirishima era rimasto: appiccicoso come una gomma da masticare sotto ad una scarpa. E poi erano venuti gli altri, e Katsuki stava bene, in quel noiosissimo gruppo di amici ma Kirishima... lui, c'era sempre stato, più di tutti.

«Katsuki, sei tornato! Lo sapevo che alla fine l'avresti fatto!» esclamò, la voce ancora un po' roca dall'infermità. Mina Ashido scoppiò a piangere singhiozzando, spostando Katsuki – che ancora osservava l'amico cercando di capire se fosse la realtà o no – e gettandosi addosso a Kirishima che gemette di dolore.

«Mina, così mi fai male!»

«Scusa... scusa... è che sono così contenta... stupido, Eijirou.»

«Ti amo anche io, Mina.»

Katsuki sentì gli occhi pizzicargli: se fosse stato una femminuccia come Deku allora probabilmente sarebbe scoppiato a piangere – no, lo stava già facendo. Kirishima era lì, ed era vivo. Nelle ultime settimane non era riuscito ad accettare il fatto che lui fosse lì, sul punto di morte e non lo aveva nemmeno del tutto realizzato – aggiungendo, poi, tutto quello che stava succedendo con Ochaco – e uno dei motivi principali per cui aveva accettato di entrare nell'agenzia di metà e metà era per cercare di non pensare...

Ma adesso Kirishima era sveglio, e lui si era sentito così sollevato...

«Bastardo!» esplose, rivolto all'amico. I ragazzi intorno a lui, che avevano preso a rivolgere frasi di bentornato a Kirishima, s'ammutolirono incuriositi. Era uno strano modo di salutare il proprio migliore amico tornato dalla morte. «Ho pensato che fossi morto!» grugnì. E poi ripetè: «Bastardo!»

Kirishima gli sorrise – lui conosceva bene Katsuki – e indurì leggermente il braccio, usando il suo Quirk per un solo secondo. «Lo sai che sono indistruttibile,vero Katsuki?»

Katsuki accennò un sorriso. «Quanto sei idiota.»

A quel punto, la tensione si alleggerì, e tutti intorno a loro presero a ridacchiare e a chiacchierare con il ragazzo, finchè Mina Ashido – ancora ferma accanto a Kirishima, mentre gli teneva saldamente la mano, come se potesse scappare via da un momento all'altro, esclamò: «E poi, senti,senti, Katsuki ti è venuto a trovare tutti i giorni, che carino!»

Kirishima spostò lo sguardo verso Katsuki. «Davvero? Ma che carino!» lo prese in giro, facendo ridere tutti. Katsuki mise su un broncio e sbuffò, infilando le mani in tasca e voltanto il capo. Ovvio che lo aveva fatto.

«Neh, Katsuki...» lo chiamò allora Kirishima, con il tono di voce improvvisamente serio; Bakugou si voltò, inrociando gli occhi del suo amico, un po' più lucidi, adesso. Dopo qualche istante, Kirishima continuò: «Sei tornato per restare, giusto?» Quella frase lo colpì.
Tanti anni prima, quando aveva deciso di sparire senza lasciare tracce, beh, l'unico ad opporsi davvero era stato Kirishima, arrivando a prenderlo a pugni, per farlo rimanere. Ma alla fine aveva vinto Bakugou e Kirishima aveva detto: «Non puoi andartene... ancora non sono d'accordo con la tua scelta Bakugou. Ci siamo noi, qua. Ci sono io, c'è Mina, Sero, Kaminari... puoi davvero lasciarci così?» Katsuki era rimasto in silenzio, e Kirishima aveva continuato: «Beh, allora... la prossima volta che metterai piede a Tokyo, promettimi che rimarrai. Che sarà quando avrai deciso di rimanere.» E, senza leggerezza nella promessa, Katsuki Bakugou aveva promesso – glielo doveva, in fondo, almeno a lui.

Ma adesso – che era tornato solo per lui e le sue condizioni – cos'avrebbe davvero fatto?
Era pronto a rimanere?

«Sì.» disse solo, soprendendo un po' tutti nella stanza. Una promessa era una promessa – specialmente se fatta a Kirishima – non importava se fosse pronto o no.

 

Lasciarono presto la stanza di Kirishima perchè doveva ancora riposare – e Katsuki capì che volesse stare qualche minuto da solo con la sua ragazza – e quella dannata infermiera li aveva fatti sgomberare. Mentre imboccavano il corridoio, qualcuno andò a sbattere contro di lui: anche senza guardare sapeva chi era stato, riconoscendone il profumo.

«Uraraka, sta' più attenta.» la redarguì, scocciato; poi la guardò e vide che aveva di nuovo le mani sugli occhi gonfi, strofinandoseli. Stava... piangendo? Cosa le era capitato? Si accigliò. «Tutto bene?» nonostante la domanda, Katsuki sapeva di non poter avere nessuna pretesa sul fatto che gli rispondesse davvero. Insomma, era stato lui, fino al giorno prima, a chiarire che con lei non voleva avere più niente a che fare, no?

«Sc-scusa, Katsuki.» balbettò, poi socchiuse gli occhi, forse nel tentativo di nascondere le lacrime. «S-sì. Sì, sto bene. Adesso vado, ci vediamo.» e scappò via.

Katsuki si bloccò per un attimo, restando ad osservare la figura di Ochaco Uraraka che si allontanava, senza voltarsi mai. Era stato per qualcosa che aveva detto lui? No, lei sembrava così sconvolta... Era stato Deku?

Ricevette una seconda botta sulla spalla, stavolta intenzionale – ne era sicuro – e, quando si voltò, vide Jirou Kyoka ferma alla sua sinistra. Crescendo, era diventata alta quasi quanto lui. Girò la testa e puntò il suo sguardo semi-apatico su di lui, quasi intimidatorio.

«Ochaco e Midoriya si sono lasciati ieri.» Jirou scrutò il viso di Katsuki che ormai era diventato come se fosse di marmo. Che significava si erano lasciati? Ma come...

Katsuki fece per aprire la bocca, voleva domandarle perchè diavolo glielo stesse dicendo. Che importanza poteva avere per lui? Ma Jirou Kyoka lo precedette: «Ho solo pensato dovessi saperlo.» scrollò le spalle e allungò il passo, venendo immediatamente seguita da Kaminari Denki che la circondò con un braccio.

Quindi Ochaco e Deku si erano lasciati? Era per quello che lei era così sconvolta, quindi. Ma perchè? Era stata Ochaco a lasciarlo per prima? Deku non avrebbe mai avuto le palle per farlo, decise...

 

Katsuki scosse la testa. Non m'importa di questi pettegolezzi del cazzo.


***
 

I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe it's all part of a plan
That maybe we found love right where we are
-( thinking out loud ; Ed Sheeran)


Todoroki Shouto si sentiva un po' ridicolo fermo davanti alla porta della sua segretaria, Momo Yaoyorozu. Con quella – anzi, quelle – scatoletta che gli pulsava nella tasca e bruciava, peggio delle sue fiamme.

E se fosse stato avventato? Lui ci teneva e voleva che Momo fosse felice – più di quanto lo potesse essere con Inasa Yoarashi – ma... se non voleva lui?

Todoroki continuava a non capire bene queste cose, ma se di una cosa era certo, era che voleva tenersi stretto quella ragazza... se lei si fosse sposata con qualcun altro o seplicemente lui sarebbe stato dispiaciuto. Era questo l'amore di cui parlavano, ne era sicuro. Lui ancora non lo capiva bene ma, negli anni, aveva imparato a sapere cosa significava voler bene a qualcuno. Voleva bene a sua madre, a sua sorella, a Deku e sì, adesso anche a Bakugou. Ma sapeva che voleva molto più bene – no, in maniera diversa – alla ragazza di nome Momo Yaoyorozu.
Ancora immobile davanti alla porta di casa, sospirò: forse avrebbe dovuto lasciare perdere. Forse Yaoyorozu gli avrebbe riso in faccia.
E, prima che potesse ufficialmente girare i tacchi, la porta dell'appartamento si spalancò, rivelando una Momo che lo guardava, sorpesa.

Dannazione, aveva deciso troppo tardi.

«Todoroki-san?»

Doveva dire qualcosa. «Ciao, Yaoyorozu.» e rimase in silenzio. Ciao, sono venuto qui per chiederti di sposarmi, ma poi ho cambiato idea. No, non andava bene. Cos'avrebbe detto Bakugou? - riflettendoci lui forse sarebbe entrato in casa senza cerimonie e avrebbe iniziato a dire chiaro a cosa stava pensando -; e invece Deku? Forse lui avrebbe aggirato il discorso... forse era meglio fare come si sarebbe comportato Deku, allora.

«Vuoi entrare, Todoroki-san?» Momo battè le lunga ciglia nere, scostandosi leggermente dalla porta per farlo passare. Shouto annuì, ringraziandola, entrando in casa e sfilandosi subito le scarpe. Allora Yaoyorozu si diresse verso un lungo corridoio, da cui in fondo, affacciava una luce provenire da una stanza. «Sto facendo del tè, lo vuoi Todoroki-san? Ho il tuo preferito.»

Shoto annuì distrattamente, seguendo la ragazza per il lingo corridoio: c'erano altre tre stanze, ma c'erano le porte chiuse. Pensò che gli piaceva l'odore della casa di Yaoyorozu, era il suo stesso odore ed era anche accogliente, nonostante avesse la carta da parati beige e le parti in legno erano scure. Aveva una casa elegante, come lei.

Shoto entrò in cucina e la trovò stranamente ordinata: non come quella di Bakugou Katsuki, quasi spoglia, la cucina di Momo era piena di oggetti, alcuni inutili – aveva un intero scaffate di tazzine da caffè ricamate, che probabilmente erano da collezioni - , la credenza era piena di piatti e bomboniere e perfino i barattoli dei portaspezie erano eleganti. Shoto si sedette al tavolo, mentre Momo apparecchiava il tè per due.

«Sono tornata adesso dall'ufficio,» spiegò Momo e, infatti, Todoroki notò che aveva ancora il tallieur nero addosso. «Mina-chan mi ha informato che Kirishima si è svegliato dal coma, che sollievo!» esultò la ragazza con un adorabile sorriso in volto. Afferrò l'acqua nel bollitore e ne versò un po' nella tazza di Todoroki, e poi nella sua. Poi afferrò due bustine, una diversa dall'altra e ne porse una al ragazzo: sampincha... incredibile, quello era davvero il suo tè preferito!

Todoroki pensò che probabilmente anche lui aveva ricevuto un messaggio dai suoi ex compagni di classe, ma era stato troppo impegnato per vederlo. «Menomale.» disse. Era davvero contento... Kirishima era un tipo in gamba.
Momo annuì, sedendosi finalmente davanti a lui. «Fra tre giorni sarà dimesso, e Mina-chan sta organizzando una festa per la guarigione e il bentornato di Bakugou-san.» ridacchiò. «Mina-chan adora le feste.»

Lui no, non le sopportava, le trovava un po' troppo chiassose ma ogni volta finiva con landarci, obbligato da Deku o qualcun'altro.
«Verrà anche Yoarashi alla festa?» domandò, d'un tratto. Quello non l'avrebbe sopportato... insomma, se si fosse presentato come fidanzato di Yaoyorozu allora... quello che gli aveva detto Bakugou non aveva alcun senso. Significava che lei era felice e lui non c'entrava nulla.

«Eh?» fece lei, arrossendo un po'. Sembrava colta alla sprovvista, adesso. Todoroki non seppe come interpretare quell'espressione. Avrebbe forse dovuto cercare un libro, un manuale, per capire meglio? «Yaoyorozu.» continuò poi. Non c'era nulla di male nel chiederle quello, d'altronde erano amici, no? Erano sempre stati amici. Voleva che lei fosse felice.
«Yoarashi ti rende felice?»

Todoroki non si sentiva in imbarazzo, solo... esitante. Di certo, non voleva che la ragazza pensasse che si stesse impicciando degli affari suoi, rovinando così la loro amicizia, ma dall'altra parte voleva che Momo capisse che lui ci teneva a lei, ma non poteva dirlo chiaramente, ovviamente. E, se Momo fosse stata felice con Yoarashi Inasa, per lui ci sarebbe stato ancora posto?

Shoto sospirò, allentando un po' la presa da quei pensieri e tornando a concentrarsi su Momo, che lo fissava ancora, in silenzio, decisamente più rossa del solito.

«Todoroki-san.» parlò,piano, la voce che le tremava. «Io e Inasa-san non stiamo insieme. Non lo siamo mai stati.»

Shoto aggrottò le sopracciglia, confuso. Ma cosa...? Giusto. Lei aveva solo detto che Inasa le aveva chiesto di fare sul serio, ma non aveva accennato mai al fatto che lei gli avesse detto di sì. Oh, pensò Shoto. Che idiota. E lui dovrebbe essere l'eroe numero due?

Vide Momo sorridere imbarazzata, mentre sollevava la tazza e tentava di nascondersi dietro di essa. «Stai bene, Todoroki-san?» gli domandò.

Shoto annuì. Adesso, l'idea di lui e Yaoyorozu insieme, sembrava un po' meno patetica e più fattibile. Momo conosceva un sacco di cose di lui – cosa prendeva da bere, qual'era il suo tè preferito, cosa gli piaceva da mangiare – e probabilmente anche lui conosceva un sacco di cose di lei. Ma il punto era che, per quanto ci avrebbe rimuginato, il risultato era uno solo: Momo lo faceva stare bene. Lo conosceva, lo capiva, lo accettava...

Deglutì, prendendo un sorso di tè – che era comunque troppo caldo, ma fece un'eccezione – e sospirò.  «Yaoyorozu. Momo-» si corresse subito. Gli piaceva pronunciare quel nome – al di fuori delle cose in camera da letto – e, a giudicare dal rossore sulle gancie, anche a lei.
«Sai cosa ha passato mia madre con mio padre. Lui non l'ha mai amata davvero...» beh, forse adesso aveva iniziato a farlo un po', ma era troppo tardi,ormai. «.. l'ha sposata unicamente per il suo Quirk e, finchè non l'ha spedita in ospedale, non l'ho mai vista abbracciarla nemmeno una volta.»

«Todoroki-san...» sussurrò Momo, lasciando la frase in sospeso.

«Il punto è,» continuò Shoto. Aveva pensato tanto a cosa dire e, adesso, le parole gli fuoriuscivano semplicemente dalla bocca, come una riflessione interiore. «Che io non voglio essere come mio padre. Voglio essere un altro tipo di uomo. Voglio amare – cercare di farlo perlomeno -» stavolta, il cuore di Shoto battè un po' più velocemente. Vedeva gli occhi di Momo osservarlo, dolcemente, e capirlo. Come aveva sempre fatto... voleva che, in qualche modo, lei non smettesse di occuparsi di lui. E, allo stesso tempo, lui voleva renderla felice. Si rese conto che: sì, quella che voleva al suo fianco, per il resto della vita era la ragazza di fronte a sé, Momo Yaoyorozu.

«Ho sempre pensato di non fare come lui, che avrei trattato come una regina la mia fututa moglie.» spiegò. «Ma non ti ho trattato per niente come una regina.»

Momo sussultò. «A- a m-me? Todoroki-san, cosa stai dicendo?»

Todoroki ripensò a quando si erano avvicinati, la prima volta, a quando si erano baciaci, a quando avevano iniziato a fare sesso... per tutto quel tempo, non l'aveva trattata per niente bene. «Vorrei trattarti come si deve.» le rivelò.

«Todoroki-san, non c'è-» la voce di Momo s'affievolì, intanto Todoroki si era alzato e si era messo a sedere accanto a lei, sul tatami, mettendo definitivamente da parte il tè. «Perciò, Yaoyorozu Momo...» le afferrò una mano calda e morbida, come aveva già fatto molte altre volte prima di fare sesso – no, l'amore – ma che adesso aveva un significato diverso. «Vorresti essere la mia regina?»

Momo spalancò gli occhi, trattenendo il respiro. Era rimasta immobile, a fissarlo, come se non ci stesse credendo a quello che il ragazzo stava facendo. E nemmeno Shoto poteva crederci : ma non avrebbe voluto rimanere chiuso nel suo riccio per sempre.

«Aspetta,» le disse, lasciandole andare delicatamente la mano, per prendere quelle due scatoline. D'altronde Momo era sempre stata elegante, di buona famiglia e avrebbe preferito che le avrebbe mostrato tradizionalmene quanto la volesse al suo fianco.

Momo finalmente parlò, un po' ansimante, come se fosse senza fiato. «C-che significa che... uh, insomma. Todoroki-san, cosa intenti con quelle parole

Aggrottando leggermente le sopracciglia, rispose i due cofanetti sopra il tavolo, sotto agli occhi della ragazza. Li aprì ed entrambi mostravano due lussiosissimo anelli di fidanzamento: il primo era semplice oro bianco, un po' intrecciato su sé stesso e una scia di brillantini sulla superficie; il secondo era d'oro, con un piccolo rubino sull'estremità. Era indeciso su entrambi così il negoziante – riconoscendolo chi fosse – gli aveva proposto di prenderli entrambi, e fare scegliere a lei.

«Vuoi sposarmi, Momo?» disse, senza giri di parole. Sapeva che il suo sguardo era rimasto piuttosto apatico – non poteva farci niente, era la sua espressione – ma sentiva anche le sue labbra inclinarsi leggermente e Momo avrebbe di sicuro capito. D'altronde, le lo conosceva.

«To-todoroki-san...» era completamente rossa in faccia. Sfilò la mano da quella del ragazzo e si toccò le guancie. «... d-due?!»

Shoto scrollò le spalle. «Scegli quello che più ti piace, non sapevo quale sarebbe andato bene per te...» La mano tremante di Momo afferrò il primo cofanetto, quello d'oro bianco, e lo fissò. Shoto notò che il labbro inferiore di lei stava tremando e le lacrme avevano iniziato a scendere giù dagli occhi copiosamente.

Momo stava... piangendo? Era triste che le avesse chiesto di sposarlo? Non voleva che lei piangesse, aveva appena detto che voleva farla felice e... forse era l'anello, non le piaceva?

«I-io-» stava singhiozzando lei. Si voltò a guardarlo, ancora con quel cofanetto stretto tra le mani, come se avesse paura che sgusciasse via. «Sei un idiota, Todoroki Shoto.» sorrise, stringendo forte gli occhi. «Mi farai morire d'infarto! Quante... quante volte ho pensato...» singhiozzò ancora e a quel punto penso che forse potevano essere lacrime di gioia. «Io ti amo.» sussurrò. «Sì... sì, Todoroki-san, voglio spo-sarti.» biascicò.

Todoroki allungò una mano verso quelle di Momo, sfiorandola con delicatezza. Mi ama, ha detto. Cos'era l'amore? Finalmente l'aveva capito, almeno un po', ed era sicuro che al fianco di Momo lo avrebbe capito ancora meglioSfilò l'anello dalla scatoletta e li infilò nell'anulare della ragazza. «Anche io ti amo.»

Momo rimase interedetta, si capiva chiaramente, lo guardò ancora a lungo, poi abbassò lo sguardo, improvvisamente triste. 
«Io-» balbettò. «Todoroki-san devo dirti una cosa prima che tu decida davvero di sp- ehm quello.» Era imbarazzata e anche un po' nervosa; prese a torturasi le mani tra di loro.

«Io... c'è un motivo se sono stata poco bene ultimamente...»

«Sei malata gravemente?» si preoccupò subito Todoroki. Nel caso fosse affermativo, l'avrebbe subito spedita nel miglior ospedale del Giappone, voleva che Momo, prima di tutto, stesse bene fisicamente. Si sarebbe occupato anche di questo.

Momo deglutì. «Sono incinta.»

Shoto inarcò le sopracciglia e, quando la ragazza chiarì che fosse suo, il pensiero di diventare padre lo spaventò. Sarebbe stato come Endeavor? No, era una promessa , non lo avrebbe fatto. Un bambino... davvero... un figlio? Suo e di Momo?
In una sola sera il suo mondo si era catapultato velocemente... stava per sposarsi ed avere un figlio contemporaneamente. Se fino a un paio di giorni prima non aveva pensato seriamente l'idea di formare una famiglia... adesso era un dato di fatto. Ma la cosa gli piaceva.

«Todoroki-san?»

Shoto sorrise alla ragazza. «Allora, meglio sposarci il prima possibile.»

Momo si lanciò su di lui e lo strinse in un caloroso abbraccio.
 

***

Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can't live without you
It takes me all the way

I want you to stay
-( Stay; Rihanna)


Circa una settimana dopo, Mina Ashido aveva organizzato la festa che aveva promesso. Visto che, la residenza degli Yaoyorozu restava ancora la più grande, avevano scelto di organizzarla lì. D'altronde, ogni compleanno o festività, sin dai tempi dell'accademia l'avevano organizzata in quella casa perchè era grande – e perchè Yaoyorozu era ricca sfondata da poterselo permettere, anche se i suoi amici le davano una mano come potevano – e anche se per alcuni di loro riportava a galla pensieri non troppo piacevoli, decisero che sarebbe andata comunque bene. Quindi, la sezione intera della sezione A , più Tetsutetsu della B e l'ex Big Three ai tempi del primo anno – Mirio, Nejire e Tamaki – si erano uniti ai loro festeggiamenti.

Bakugou, dal canto suo, non era propriamente felice di restare in quella casa, ma ormai ere passato. Lo aveva capito, finalmente. Aveva imparato ad accettare.

Tutto quello che era successo... certo, priovava ancora rabbia e rancore con quei due individui, ma sarebbe sicuramente riuscito a conviverci. Come aveva già deciso, sarebbe rimasto a lavorare con metà e metà – che forse non era poi così male - , restando così a vivere a Tokyo, mantenendo la promessa d Kirishima. Ovviamente, questo non significava che sarebbe diventato culo e camicia con Deku – no, quello mai... però la citta di Tokyo era abbastanza grande per tutti e due e poi era abbastanza intenzionato di strappare il posto da Eroe numero uno a quel nerd.

«Katsuki! Non startene impalatò sulla porta!» urlò Mina Ashido, sopra il rumore della musica – a malapena lo aveva sentito visto il volume che quasi scuoteva l'intera casa. Mina stava parlando con alcune ragazze, ma Ochaco ancora non si era vista. Beh, meglio così.

Avanzò verso l'angolo bar, afferrando il primo bicchiere di alcolico che era stato preparato – del Jack Daniel's – aggiungendoci del ghiaccio. Lanciò uno sguardo a Kirishima, che stava facendo a braccio di ferro con Testutestu qualche metro più in là, venendo incitato da Mirio Togata, Kaminari ed altri ragazzi.

Bakugou notò anche che Kaminari e Jirou Kyoka avevano portato il loro fastidiosissimo figlio – che incredibilmente non sembrava sorrifrire mal d'orecchie, a differenza sua – che correva qua e là, inseguito dalla madre. Katsuki notò delle piccolse scosse fuoriuscire dalle manine del bambino, mentre correva.

Cercò con lo sguardo Metà e metà e lo vide in un angolino a conversare con con coda di cavallo e... Deku. Strinse forte il bicchiere tra le mani e distolse lo sguardo. Però, l'ulrlo fastidioso di Deku, riportò il suo sguardo su di loro. Poi disse qualcosa a voce bassa: «Davvero vi sposate? Ma è magnifico!» lesse il labbiale. Vide Yaoyorozu diventare rossa e Todoroki accennare un sorriso.

«Uh.» borbottò, prima di bere un altro sorso di whisky. Finalmente quell'idiota ce l'aveva fatta, ma lui lo sapeva già – gli sembrava incredibile che Todoroki l'avesse detto prima a lui, piuttosto che a quel nerd – quando il giorno dopo, a lavoro, gli aveva anche raccontato che la Yaoyorozu era incinta.

Congratulazioni.

 

«Kacchan.»

Katsuki sobbalzò. Dannazione, si era lasciato andare per un attimo ed eccolo che quell'insetto di Midoriya Izuku lo aveva notato e si era avvicinato a lui, nella zona bar. «Sei qui... be' d'altronde è la tua festa.»

«Allora cosa ci fai tu qui se è la mia festa?» ringhiò, anche se davvero non gli importava granchè. Piuttosto dov'era Ochaco? Poi ci ripensò subito... giuso, quei due piccioncini non stavano più insieme. Non sarebbe venuta, allora, Ochaco?

«Touchè.» ridacchiò Midoriya, spettinandosi i capelli verdi. I suoi occhi si chiusero un poco e la sua risata si smorzò, rattristendosi. Dovette faticare a capire ciò che Deku disse, poiché aveva ancora abbassato la voce e la musica era assordante. «Sai, io e Ochaco non stiamo più insieme.» Midoriya allungò la mano verso un bicchiere vuoto e ci versò dentro un bel po' di whisky, senza ghiaccio.

«Dovrei piangere per te, merDeku?» sibilò.

«No.» Deku scrollò le spalle e si appoggiò al bancone, accanto a lui. Fianco a fianco come una volta. Erano stati anche amici ad un certo punto di quella corsa, ma era stato molto tempo fa. «Io l'ho capito, Kacchan.» continuò. Katsuki represse l'impulso di tirargli un pugno sul naso ogni volta che pronunciata Kacchan. Gli dava sui nervi. Ma resistette e stette zitto. «Ochaco mi amava, lo so. Ma amava di più te.» ridacchiò, buttando giù quasi interamente il contenuto del bicchiere. I suoi occhi inizirono a farsi immediatamente lucidi, per l'alcool o per le lacrime, Bakugou non lo sapeva.

«E' stato tutto uno sbaglio, anche se sono davvero felice del tempo trascorso con lei.» delle goccioline di lacrime iniziarono a scendere giù. «Inizialmente stava sempre male, era assente, poi, con il tempo è riuscita ad accettare che te ne fossi andato. No, anzi, a conviverci.»

«Non m'interessa dei suoi piagnistei-» lei era stata male? E lui, allora? Certo... c'era quel fatto di come si era comportato , ma...

La voce di Todoroki, di qualche giorno prima gli rimbombò nelle orecchie: «Hai torto anche tu in questa storia. Dovresti scusarti con Uraraka.»

Che ne sapeva lui!

«Per una volta, stai zitto e ascolta, Katsuki!» reagì Midoriya, con voce insolitamente rabbiosa, buttando giù l'ultimo sorso di whisky. «Lei è stata male per te! Perchè l'hai rifiutata. Hai mai pensato a come si possa essere sentita quella sera? Vai in giro dicendo quanto noi ti abbiamo tradito ma tu non pensi di averla tradita per prima, reagendo a quel modo?»

«Lo so!» ruggì Katsuki, stavolta buttando giù anche lui un sorso. Sapeva di avere sbagliato, quella sera, sapeva benissimo che aveva sbagliato, che l'aveva ferita – non c'era bisogno che glielo dicessero Todoroki o quel nerd – e che, nonostante tutto, Ochaco non aveva mai menzionato a quello – anche quella volta in ospedale. Però... com'era arrivata a fare quello?

«E Allora parla con lei! Perdonala... ti prego.» singhiozzo Deku: la rabbia aveva lasciato posto alla disperazione, segno di quei comportamente tipici di una sbronza bella grossa. «Ho davvero sperato che tra me e lei funzionasse. Ma come ho già detto, lei ha solo imparato a convivere con l'idea che tu non ci fossi. E adesso che sei qui... io... è per questo che ho deciso...» Deku chiuse gli occhi e strinse forte il bicchiere, crepandolo tra le sue mani. Poi lo battè sul marmo dell'angolo bar, e si asciugò le lacrime. «Non importa, io ormai sono fuori da questa storia.»

Bakugou lo vide allontanarsi: questa era una delle poche volte che Midoriya Izuku lo lasciasse senza parole.

Era stato... Deku a troncare tutto?

Quindi... le parole che Ochaco gli aveva detto all'ospedale, che lo amava ancora, erano vere?

 

Spostando lo sguardo a destra, verso l'entrata, la vide entrare. Riconobbe immediatamente quel vestito rosa e quell'enorme fiore poggiato sulla sua testa: era bellissima come sempre. Ma il suo viso... era incredibilmente triste. La vide entrare e salutare gli altri con un cenno della mano, per poi dare una pacca a Kirishima sulla spalla.

Aveva evitato Deku, che s era stravaccato su un divanetto, e si era diretta verso Todoroki e Yaoyorozu.

Katsuki non sapeva se fosse l'alcool in circolazione o qualcosa di profondo che non riusciva ad ammettere – e che l'aveva fatta seguire con lo sguardo per tutto quel tempo -ma quando Ochaco si diresse sul balconcino, forse volendo un po' di privacy – assurdo visto che fosse appena arrivava. Ma non così tanto, per un cuore spezzato – la seguì.

 

Ochaco stava guardando il cielo stellato, sospirando un attimo. Era bella anche da dietro.
«Uraraka.» la chiamò. Ochaco sobbalzò un attimo e quando lui le si stazionò accanto, gli rivolse un sorriso cupo.
«Deku è un idiota.» davvero? Era solo quello che riusciva a dire? Maledetto orgoglio.

Il sorriso morì sulle labbra della ragazza, e da vicino Katsuki potè notare che era piuttosto pallida. «Mi dispiace così tanto.»

Non sapeva se si riferisse a lui o a Deku – importava?

«Ochaco...» la chiamò, un po' morbidamente, come aveva fatto spesso tanti anni prima. Ochaco non lo guardò, rimase in attesa. «Mi dispiace per quella volta.»

«No,» mormorò Ochaco. «Non fa niente.» ma il suo tono tradiva emozioni contrastanti.

«Sì invece. Non avrei dovuto reagire in quel modo quando ho visto il test.»

«E io non avrei dovuto baciare Deku.» lo canzonò lei, con un insolito tono distante nella voce. «E allora? E' tutto il passato. Non posso più fare niente per rimediare.. e poi non fa più niente, per quello, ma lo apprezzo.»

E Katsuki a questo punto non sapeva che altro dire. Non voleva mentirle e dire che era tutto a posto, perchè non era vero. Allora, cos'avrebbe dovuto fare?

«Ho finito per ferire entrambi.» mormorò Ochaco, come se stesse parlando da sola. «Che schifezza.»

Katsuki, di nuovo, non riuscì a dire nulla, ma la vista di Ochaco, così fragile, gli strinse il cuore in una morsa.

«Ma va bene così...» Ochaco si voltò e questa volta gli sorrise, radiosa. «Sono contenta tu sia tornato definitivamente, Katsuki!»

Bakugou pensò che, forse, quelle ronde con Uravity non gli avrebbero dato fastidio, nel futuro.. E che, forse, un giorno, sarebbero riusciti a tornare amici.E allora disse quello che pensava davvero, che era poi la assoluta verità: era stato troppo orgoglioso per poterlo ammettere nei giorni passati, ma ripensò ai suoi amici, a Kirishima, a Mina e perfino a Todoroki... pensò che gli era mancato tutto quello.
«Anche io, Faccia-Tonda.»

 

«Katsuki io... so che non potrai mai perdonarmi. Un giorno, forse, non ora comunque.»
 

Forse... per arrivato il momento per Katsuki Bakugou di perdonare, dopotutto.

AngolinoAutrice(?)
EHYOO!
Ecco ufficialmente l'ultimo capitolo della storia! Ed è stato un parto: ho rimuginato tantissimo e svegliendo le accuratamente le parole che avrebbe potuto dire Todoroki - e alla fine non sono ancora convinta! Credo, infatti, che in questo capitolo sia Bakugou che Shoto siano leggermente OOC, ma vabbè, mi piace pensare di no.
Comunque mi sono anche emozionata scrivendolo,lol.
Alla fine, vi avevo promesso un matrimonio all'inizio della storia, ed è arrivato - anche se non lo stesso, lol -; Uh, non so davvero cosa dire in questo capitolo apparte che probabilmente mi ucciderete per aver lasciato un "finale aperto" per Bakugou e Uraraka... ma non dimenticatevi che c'è ancora il prologo!
E sì, Momo è incinta, ci avete azzeccato subito.
Non so, fatemi sapere se ci sono errori - nonostante l'abbia già ricontrollato numerose volte - e sopratutto se vi è piciuto. Il solito grazie alla sfilza di persone che leggono, recensicono, eccetera! *^* sono così contenta che vi sia piaciuta - e anche un po' triste che l'abbia già finita - ma sicuramente rilascerò qualche one-shot collegata a breve :)
Ho invece pubblicato una nuova storia sul fandom di BNH, ed è la Battle Royale di cui vi avevo accennato... se vi piace il genere, ovviamente.
Detto questo, un saluto,
Shanna!


 

   
 
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