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Autore: Mirty_92    01/05/2020    1 recensioni
Jane si è appena dichiarato. Lisbon, per lui, ha rinunciato alla sua partenza e prima di riprendere servizio all'FBI di Austin, ha ancora una settimana di libertà. Ma che settimana l'aspetta? Entusiasmante, speciale, fuori dagli schemi? E chi può dirlo. Lei sa solo che se al suo fianco ci sarà Jane allora tutto andrà bene.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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6. Mai una volta che si possa riposare in santa pace

6. Mai una volta che si possa riposare in santa pace

 

“Oh, signor Jane! Benvenuto! La stavo aspettando!” Il proprietario del bazar sulla spiaggia dove io e Jane abbiamo fatto acquisti il giorno prima ci viene incontro. Jane ha proposto di cenare fuori in un locale con terrazza vista oceano che, a quanto pare, appartiene allo stesso signore cordiale e allegro che ora ci sorride riconoscente.
“Buonasera, Leonardo. Te l’ho detto che saremmo venuti. Devi scusarci ma ieri sera abbiamo avuto un contrattempo…” Jane mi guarda facendomi l’occhiolino e cingendomi la vita mentre io faccio vagare il mio sguardo sul ristornate cercando di mostrarmi indifferente per nascondere un sorriso e un improvviso rossore. Definire un contrattempo quello che c’è stato fra di noi direi che è riduttivo se non addirittura inappropriato. Dovrei farlo presente a Jane. 
“Sai, il primo giorno di vacanza, la stanchezza del viaggio…” cerca di minimizzare con noncuranza.
“Certo, signor Jane. Non si preoccupi. L’importante è che siate qui ora. Le ho riservato il nostro tavolo migliore, per lei e la signorina…”
“Ah sì, Leonardo, ti presento la signorina Teresa Lisbon.” Poi sottovoce con uno sguardo complice aggiunge: “Agente speciale dell’FBI.”
Con un’occhiata interrogativa fulmino Jane. Che bisogno c’era di dirgli che sono dell’FBI? Sono in vacanza, dopotutto. Ok, congedo temporaneo, ma per una volta mi piacerebbe essere solo la signorina Lisbon.
“Molto piacere, agente Lisbon. Davvero molto piacere.”
“Piacere mio, signor Leonardo.” Ecco, appunto. Sono subito diventata l’agente Lisbon.
Mi stringe la mano forse in modo un po’ troppo entusiasta. Mi pare strano. C’è qualcosa che non mi convince ma prima di poter aggiungere altro, Jane mi invita a seguire Leonardo verso il tavolo che è ci è stato riservato. Si trova all’angolo della terrazza, è illuminato da una candela sul tavolo posta accanto ad un vasetto con una sola rosa bianca. È una composizione così fine nella sua semplicità che quasi mi emoziono. Accidenti, non pensavo di essere così sentimentale! O forse sarà la serata. La luna è già alta nel cielo; è luna piena e il fruscio delle onde che si infrangono sulla spiaggia sono un sottofondo perfetto.
“Allora signori, vi lascio la lista e se permettete vi vorrei offrire un aperitivo della casa. È davvero ottimo, credetemi.”
“Oh, ti crediamo eccome, Leonardo. Tu che ne dici, Lisbon? Ci lasciamo tentare dall’aperitivo?”
Jane mi guarda sorridente.
“Sì, perché no!”
“Ottimo! Allora ve lo faccio portare subito.”
Leonardo si allontana veloce in mezzo agli altri tavoli tutti occupati. A quanto pare il locale ha un giro di clienti niente male. Rivolgo la mia attenzione a Jane che sta sfogliando con interesse il menù.
“Jane?”
“Dimmi.” Non alza lo sguardo mentre si accomoda meglio sulla sedia, con le gambe incrociate.
“Devo per caso sapere qualcosa?” Mi sporgo appena sul tavolo verso di lui. Meglio non tergiversare quando c’è di mezzo Jane. C’è qualcosa che non va. Lo sento.
“In merito a?” Jane mi guarda perplesso.
“In merito al signor Leonardo e a questa serata.” A volte, anzi, diciamo pure spesso e volentieri, parlare con Jane è esasperante. Bisogna fargli mille domande per estorcergli anche le informazioni più banali, come quando si cerca di estorcere una confessione ad un bambino trovato con le mani già sporche di marmellata.
“Non credo ci sia molto da dire. Quando ho pagato i nostri acquisti al bazar l’altro giorno, il signor Leonardo, nel parlare, mi ha detto che aveva un ristornate così gli ho detto che ti ci avrei portata. A quanto pare fanno un ottimo pescado qui. È la specialità della casa. Credo che prenderò quello. Tu potresti prendere altro e poi ce lo dividiamo. Che ne dici?”
“Jane?” lo guardo un po’spazientita.
Lui alza gli occhi al cielo. “D’accordo, Lisbon. C’è un motivo se ti ho portata qui oltre che per la cena, ma posso dirtelo a fine serata? Vorrei godermi questa magnifica luna.
A te non piace?”
Non vorrei lasciar cadere il discorso così presto ma con un gesto inaspettato Jane mi prende la mano destra e se la porta alle labbra. Inizia a baciarmi piano il dorso della mano mentre i suoi occhi azzurri si fissano nei miei e mi chiedono di lasciar perdere le troppe domande, per ora. Gli faccio un mezzo sorriso e sbatto le palpebre, giusto per essere sicura che non mi abbia ipnotizzata. D’accordo, Jane. Acconsento. Ma solo per ora.
“Sì, in effetti è molto bella.
“Ecco l’aperitivo della casa, signori.”
Una cameriera molto professionale ci ha appena raggiunti con un vassoio di stuzzichini di mare tra i più variegati e due cocktail dai colori sgargianti. Mi sento un attimo in imbarazzo quando noto che la cameriera, nell’appoggiare i nostri bicchieri, ha indugiato un attimo di troppo sulla mia mano in quella di Jane. Insomma, non c’è niente di strano in questo ma mi sento ancora un po’ a disagio a mostrarmi in pubblico in atteggiamenti da coppia. Non sono mai stata una donna espansiva nel mostrare i miei sentimenti e forse anche il fatto di come sia cambiata la mia situazione sentimentale in soli 3 giorni, passando da Marcus a Jane, mi lascia un po’ titubante. O forse è solo colpa di Jane. Ma sì, è sempre colpa di Jane, dopotutto.
“Io mangerei qualcosa, no? Sembra tutto così invitante.”
Jane ha già addentato una tartina e io lo seguo a ruota. Ho deciso che mi voglio godere la serata. Tutto il resto può aspettare.

 

“Ma davvero sei riuscito a cavartela così?”
Sono sbalordita. Di certo dopo così tanti anni che conosco Jane non dovrei più stupirmi di nulla, specie delle sue capacità di ottimo bugiardo ma le cose, ovviamente, non vanno così.
Jane ha appena finito di raccontarmi un aneddoto buffo di quando era solo un ragazzino e viveva ancora al circo itinerante con suo padre.
“Sì, gli ho detto che ero sonnambulo. D’altra parte erano le tre di notte. Mi sembrava una buona bugia.”
“Ma tuo padre e gli altri ti hanno creduto?”
“Diciamo che stavo già affinando la mia particolare tecnica di relazioni interpersonali. E quale modo migliore di sperimentarne l’efficacia se non sui parenti e sulle persone che ti conoscono meglio al mondo? E sì, ci hanno creduto.” Fa spallucce come se quello che mi ha appena detto fosse la prassi. Spero per lui invece, che quello che ha dichiarato di provare per me sia davvero la verità, altrimenti una bella pallottola nel fondo schiena non gliela toglierà nessuno.
Scuoto la testa e mi concedo una mezza risata. “Scusa Jane, ma mi fa ridere immaginare te che porti a spasso Desy l’elefante nel cuore della notte lungo una strada parallela all’autostrada solo perché volevi liberarla.”
“Beh, ero un ragazzino sensibile! Desy ama le mele, se ti ricordi, e io pensavo che oltre l’autostrada ne avrei trovato un campo pieno per poterla rendere felice. Ero in buona fede, dopotutto.”
“Certo! Come no!”
Non posso non ridere. E Jane si unisce a me.
Abbiamo quasi finito anche il nostro dolce e ci guardiamo negli occhi mentre accetto un ultimo boccone di cheesecake al cioccolato direttamente dalla sua forchetta. In modo malizioso mi pulisco il labbro inferiore con la lingua ma lui non dice nulla. Non smette di sorridermi.   
La cena è stata davvero superba: pescado e grigliata di carne. E il vino ha contribuito a rendere l’atmosfera spumeggiante e intima. Mi sono ritrovata naturalmente a raccontare alcune cose divertenti della mia infanzia che avevo quasi del tutto rimosso. Ricordi sepolti sotto un cumulo di macerie dolorose collegate alla morte di mia madre e a quella successiva di mio padre.
Poi anche Jane mi ha raccontato stralci della sua vita da circense, per lo più fatti strampalati e assurdi come lui a spasso di notte con Desy l’elefante quando aveva solo 11 anni. Nemmeno lui deve avere moltissimi ricordi felici nella sua infanzia ed è per questo che sono contenta che abbia deciso di condividere con me quello strambo episodio.
Vedo che Jane si guarda in giro. Dev’essere parecchio tardi perché il locale è quasi vuoto. Come se fosse stato attratto dallo sguardo di Jane, Leonardo compare magicamente nel nostro campo visivo e ci si avvicina con un gran sorriso.
“Signori, tutto bene?”
“Tutto davvero ottimo, Leonardo.”
“Sì, direi perfetto” mi aggiungo a Jane nei complimenti.
“Sono contento. L’approvazione dei clienti è sempre la miglior soddisfazione per un ristoratore.”
“E per un venditore” continuo ricordando il suo modo di fare al bazar.
“Anche” arrossisce appena e poi noto che guarda Jane di sott’occhi.
“Ok, Lisbon. Visto che hai menzionato l’argomento direi che è ora di sollevare Leonardo da un grosso peso.”
Guardo entrambi un po’ confusa mentre Leonardo, su invito di Jane, prende una sedia e si sistema tra noi.
“Su su, Leonardo. Racconta pure tutto all’agente Lisbon. Io ti farò da testimone.” Jane lo incoraggia con un sorriso mentre io assumo, quasi involontariamente, un’aria guardinga e professionale. Ho la vaga idea che ci sia in ballo qualcosa di grosso.
Leonardo sospira, mi guarda e inizia a raccontare.
“Sa, agente Lisbon, io non vorrei darle dei fastidi ma il signor Jane mi ha assicurato che voi avreste potuto aiutarmi e in effetti mi trovo proprio in un casino.”
Come supponevo. Le premesse non sono delle migliori. Cerco di non far vedere il mio nervosismo.
“Non si preoccupi, Leonardo. Se Jane le ha detto così sono sicura che potremo fare qualcosa per lei. Mi racconti tutto.”

 

A volte penso che il governo mi paghi troppo poco per il lavoro che svolgo. Se non fosse che io amo il mio lavoro, per il quale sono anche piuttosto portata, penso che l’avrei già lasciato da un pezzo. Mai un attimo di pace. Poche vacanze e problemi di ogni sorta. Come questo del signor Leonardo. Com’è che l’ha definito? Un casino? Sì, beh, io aggiungerei un gran bel casino.
In sostanza il signor Leonardo si è ritrovato immischiato in qualcosa di grosso. Cinque anni fa sua moglie si è ammalata e da allora sta facendo delle cure mediche piuttosto costose. All’inizio i soldi c’erano, il ristornate andava bene e le cure facevano ben sperare in una guarigione piuttosto celere. Poi i problemi di salute sono aumentati, i soldi hanno cominciato a scarseggiare e le sole entrate del ristorante non bastavano più. Un giorno, il figlio di Leonardo, che a quanto ci ha detto lavora per una multinazionale straniera con sede in Brasile, ha proposto al padre di prendere in gestione il bazar sulla spiaggia. Era di proprietà di questa presunta multinazionale che aveva bisogno di un uomo fidato della zona per gestire il negozietto per turisti. Leonardo ha accettato perché ormai era disposto a tutto e aveva pensato che gestire il bazar di giorno e il ristornate di sera non sarebbe stato un problema, anzi una vera opportunità venuta dal cielo in un momento difficile. Ovviamente non aveva fatto i conti con le regole di gestione imposte dalla multinazionale: la più strana era quella che si dovessero pagare gli acquisti solo con carta di credito. E qui è entrato in gioco Jane e il nostro acquisto di ieri. Jane ha infatti scoperto che Leonardo stava tentando di clonargli la carta di credito ma siccome aveva letto la paura sul suo volto quando era stato colto sul fatto, aveva pensato di rivelargli che io e lui lavoriamo per l’FBI e che avremmo potuto fare qualcosa per lui se avesse deciso di collaborare o confessare.
E così ora sappiamo che Leonardo è costretto a clonare le carte per conto di terzi per riuscire a prendere un po’ di soldi. Aveva provato a ribellarsi una volta ma il risultato era stato che, accidentalmente, una parte del ristornate era stata devastata da alcuni presunti vandali della zona. In più non aveva più notizie del figlio da circa un mese ma non poteva denunciarne la scomparsa perché gli era stato inviato un chiaro messaggio di non parlare altrimenti il figlio avrebbe fatto una brutta fine. Lui doveva solo continuare ancora per un po’ il suo sporco lavoro al bazar e in cambio avrebbe rivisto il figlio, prima o poi. Insomma con la moglie che sta male, il figlio scomparso, le due figlie che lo aiutano a mandare avanti il ristorante e il giro losco di affari del bazar, Leonardo è proprio arrivato al limite.
“Allora, agente Lisbon, riuscirete a fare qualcosa per me? In fondo ho collaborato, non è così?” e guarda Jane speranzoso.
Jane gli mette una mano sulla spalla. “Non ti preoccupare, Leonardo. L’agente Lisbon è la migliore e quando lavora con me lo è ancora di più.” Mi fa un occhiolino per fermare il mio sguardo inceneritore.
“Vedremo cosa possiamo fare, signor Leonardo. E cercherò di farle avere meno ripercussioni possibili.”
“Grazie, grazie davvero.” Il pover’uomo ha le lacrime agli occhi.
Incrocio per un attimo lo sguardo di Jane che ricambia tranquillo.
Ok, addio pace e tranquillità. Bentornato lavoro di routine.

 

 

To be continued…

 

 

Angolo Mirty_92:

Buonasera a tutti! Presentato un nuovo capitolo! Che ne dite? Doveva pur succedere qualcosa di improvviso o no? Movimentiamo un po’ la storia, dopotutto una “piccola indagine” non scombussolerà di certo la trama che noi tutti conosciamo della settima stagione. Almeno questo è il mio obiettivo visto che la storia si inserisce nell’arco temporale tra la penultima e l’ultima stagione. Questa è solo una parentesi.
Spero vi sia piaciuta.

Alla prossima,

Mirty

  
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