Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Dream89    01/05/2020    1 recensioni
Non è sempre facile essere dei ventenni, non si sa quello che potrebbe riservare il futuro e ci si sente sballottato dagli eventi. La vita è imprevedibile, certo, e niente è sotto controllo; ma fintanto che si è con le persone giuste, ce la si può fare.
Fanfiction au senza pretese, in cui i grandi eroi e le gentil dame sono stati trasformati in giovani studenti universitari alle prese con problematiche comuni, amicizie, amori e dissapori.
Coppie:Faramir/Eowyn; Arwen/Aragorn; più accenni di altre varie ed eventuali coppie.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eowyn, Faramir, Legolas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti!
Dal momento che in questi giorni non si ha molto da fare, ho continuato a scribacchiare cose. Prima di iniziare il capitolo vorrei specificare un paio di punti (questi chiarimenti sono skippabili, ma mi piace essere chiara): primo, ho messo OOC nelle note, perchè mi sono resa conto che nonostante i miei sforzi per mantenere i personaggi IC, essi non potranno mai esserlo, ho fatto comunque del mio meglio ma a volte le cose sfuggono di mano. Secondo, mi sono resa conto che in questi capitoli iniziali mi sono concentrata prevalentemente su Eowyn e Faramir; vogliate scusarmi per aver trascurato gli altri personaggi, ma amo troppo quei due!
Detto ciò, se ci sarà qualcuno che si avventurerà nella lettura di questo nuovo capitolo, gli auguro buona lettura!
Baci!


Faramir era comodamente disteso sul suo letto intento a leggere uno dei libri che gli erano stati assegnati per il corso di filosofia, rigirandosi una matita tra le dita e bevendo  di tanto in tanto un sorso di the alla pesca dalla lattina che appoggiava poi sul comodino. 

Era talmente assorto che non aveva badato minimamente all’ora.

“Faramir!” L’urlo di Boromir aveva probabilmente raggiunto i 130 decibel talmente era stato potente, il ragazzo infatti era entrato nella sua camera come un tornado, senza neanche bussare e con gli occhi che lanciavano fiamme.

Faramir dal canto suo era quasi caduto dal letto per lo spavento e si era rovesciato metà del suo the addosso; si mise seduto e fissò con fare interrogativo il fratello.

“Ma lo sai che ore sono? E’tardissimo!” Esclamò il maggiore.

L’orologio segnava le sei e mezza passate.

“Muoviti! Se vuoi venire a vedere la partita devi prepararti ora perché IO devo essere in campo a riscaldarmi fra venti minuti.” Continuò Boromir,  e si premurò di sottolineare il pronome personale.

Il minore lo guardò con calma e si alzò, in un attimo si cambiò la maglietta sporca. 

“Io sono prontissimo.” Disse mentre afferrava dallo schienale della sedia della scrivania un giubbotto in jeans e infilava in una tasca interna l’edizione tascabile di un libro.

“Ottimo allora, prendo le chiavi della macchina e andiamo.” Rispose Boromir improvvisamente calmo e allegro.

Mentre scendevano al piano di sotto Faramir pregò di non incontrare loro padre, Denethor, non sapeva se avrebbe retto alle ennesime frecciatine della giornata.

Le sue speranze furono ovviamente infrante quando l’uomo fece la sua comparsa dalla porta della cucina.

“Boromir!” Esclamò allargando le braccia. “Vai a far vincere la tua squadra?”

“Papà, se vincessimo non sarebbe solo per merito mio. Ogni mio compagno fa un grandissimo lavoro sul campo.” Rispose il ragazzo sorridendo.

“Sei troppo corretto. Non capisco ancora perché non sei tu il capitano. Perché nominano sempre quello là?” 

“Perché Aragorn è sempre stato ottimo a guidare me e i compagni verso la vittoria. Comunque ora dobbiamo proprio andare, siamo già in ritardo.” Boromir così dicendo si avviò verso la porta facendo un cenno al fratello.

Denethor fece un verso sorpreso. 

“Ah. Ti porti dietro anche lui stasera?” Disse indicando il figlio minore, il quale non parlò, e rimase immobile spostando lo sguardo dal padre al fratello.

“Ma certo! Serve sempre tutto il tifo possibile.” Affermò convinto il maggiore con un sorriso.

“Ma se non capisce niente di sport!- esclamò l’uomo- Beh, se è per questo non penso capisca qualcosa in generale.” Aggiunse poi con tono malevolo.

“Papà, smettila.” Intimò Boromir. Il padre stava guardando il figlio minore, con in volto quell’espressione che riservava sempre e solo a lui, disprezzo, odio forse.

Faramir scosse la testa e oltrepassò la porta di ingresso avviandosi verso il garage, tuttavia non potè fare a meno di sentire l’ultimo brandello di conversazione tra il padre e il fratello. 

“Credi davvero che i tuoi amici riescano a sopportarlo, uno come lui?” Invece che rispondere, il ragazzo pose al padre un’altra domanda.

“Perché devi fare sempre così con lui papà?” 

Tuttavia sapeva che questo quesito sarebbe rimasto senza risposta, e quindi si affrettò anche lui verso la macchina.

 

Faramir lo stava aspettando in piedi di fianco alla portiera del passeggero, aveva un’espressione insicura sul volto.

Boromir gli si avvicino e gli posò una mano sulla spalla.

“Non dare troppo peso alle parole di papà, sarà stato di cattivo umore per qualcosa successa all’azienda.” Disse mentre apriva l’auto.

Il minore non disse niente ma si limitò ad entrare in macchina e fu solo dopo che il fratello ebbe avviato il motore e fu partito che espresse i suoi dubbi. 

“Forse non dovrei accompagnarti davvero, magari ai tuoi amici neanche piaccio. Sarei di troppo.”

Boromir si voltò per un attimo nella sua direzione con le sopracciglia alzate.

“Non lo dire neanche per scherzo. Agli altri stai davvero simpatico.” Affermò con un tono che non ammetteva repliche.

“Ma mi hanno visto solo due volte, e ci siamo scambiati a malapena mezza parola.”

“Ma ciò è bastato per far capir loro che sei un bravo ragazzo, fidati mi hanno detto che sei adorabile!”

“Ma davvero?” Fece il minore sollevando un sopracciglio, scettico.

“OK in realtà no, ma non mi hanno nemmeno detto che ti detestano. E poi, se ti ricordi, è stato Aragorn stesso ad invitarti, quindi non puoi nemmeno dire di essere stato imbucato da me.”

“Aragorn è sempre gentile con tutti, persino con te, quando attraversavi quel periodo in cui eri egocentrico e arrogante.” Aggiunse Faramir con un mezzo sorriso.

Il maggiore alzò gli occhi al cielo e sbuffò a quel ricordo. 

“Ero un ragazzo abbastanza particolare ok? E comunque guarda che ore si sono fatte, Gandalf mi ammazzerà.”

“Gandalf?”

“Il mister.” Chiarì Boromir, e l’altro annuì.

 

Arrivarono alla palestra che erano le sette e cinque e Boromir schizzò alla velocità della luce nello spogliatoio a cambiarsi, lasciando al fratello il compito di parcheggiare in maniere decente la macchina.

Dopo che ebbe fatto ciò, Faramir entrò nella palestra, nel campo entrambe le squadre si stavano già riscaldando, in un lato del campo scorse Aragorn, Legolas e Gimli intenti a passarsi una palla, il primo gli fece un cenno di saluto quando lo vide, ricambiò con un sorriso e si avviò verso gli spalti. 

Il suo sguardo vagò alla ricerca di altri volti conosciuti, ma non ne individuò nessuno, non sapeva se essere sollevato o no per questa cosa, da una parte gli sarebbe davvero piaciuto far conversazione con qualcuno degli amici di suo fratello, ma dall’altra si sentiva frenato, come se quello non fosse il suo posto e lui dovesse starsene seduto da solo da qualche altra parte. In quei giorni si era ritrovato spesso a fantasticare a come sarebbe stato inserirsi in una compagnia come quella, poter avere qualcuno al di fuori di Boromir su cui contare. Scosse la testa scacciando quei pensieri e, dopo essersi seduto, tirò fuori il libro che si era portato dietro.

Stava cercando di capire un passaggio particolarmente difficile, quando improvvisamente qualcuno si sedette al suo fianco. 

“Ciao!” Esclamò una voce femminile, e lui si ritrovò a guardare una cascata di capelli biondo grano e un lieve sorriso.

Era Eowyn, la sorella minore di Eomer, fin da quando l’aveva conosciuta il ragazzo era stato colpito positivamente da lei, i suoi modi sembravano dolci e gentili, e lo mettevano a suo agio. Salutandola, le sorrise, le chiese come stesse.

“Sono agitata per i ragazzi, questa è una partita importante per loro. Inoltre se dovessero perdere Eomer sarebbe intrattabile per almeno tre giorni e io non ho davvero la forza per sopportarlo.” Affermò ridendo.

Anche Faramir rise. 

“Ti capisco benissimo, ti ricordo che io vivo con Boromir, che è intrattabile da quando è nato e io lo devo sopportare.”

“Una vera e propria impresa immagino.”

Lui rise e annuì e per qualche momento restarono in silenzio.

“Cosa stai leggendo?” Chiese lei interessata.

Lui rivolse verso di lei la copertina del libro cosicché potesse leggere il titolo.

“ ‘Il contratto sociale’ di Rousseau, cavolo deve essere una lettura impegnativa.” 

Il ragazzo chiuse il libro piegando leggermente la pagina a cui era arrivato per non perdere il segno

“In quest’opera Rousseau espone le sue idee politico-sociali.- spiega- Questo libro contiene delle idee che furono riprese anche dalla Rivoluzione Francese. Già in precedenza lui aveva teorizzato come agli inizi della società era stato stipulato un primo contratto sociale che però era ingiusto, poiché si basava sulla forza e non sul diritto. Così gli uomini fecero un secondo contratto sociale, che è quello che poi dà il titolo a questo libro, in cui essi trovano una legittimazione della proprietà, sostituendo il diritto alla forza. Rousseau si chiede quale sia la forma di associazione migliore che permette difendere i propri associati, ma al contempo permetta loro di mantenere la libertà con la quali sono nati.” 

Faramir si interruppe guardando la sua interlocutrice, lei lo fissava in silenzio.

“Scusami, probabilmente queste cose ti stanno annoiando.” Disse abbassano il capo.

“No, nient’affatto. In realtà eri riuscita a coinvolgermi e, ti assicuro, avevi la mia totale attenzione.” Esclamò lei. Non stava mentendo, le parole di quel ragazzo erano riuscite a suscitare in lei interesse per quell’argomento che mai si sarebbe aspettata, e il trasporto e la passione con cui l’amico ne stava parlando non facevano altro che istillare in lei una voglia maggiore di sapere. Sentirlo parlare era bello.

Il ragazzo sbatte le palpebre sorpreso, a parte i suoi compagni di corso, coi quali discuteva spesso riguardo i libri assegnati, non aveva quasi mai incontrato nessuno che lo ascoltava fare questo genere di discorsi.

“E cosa ha concluso alla fine Rousseau?” Domandò Eowyn 

“Che l’unica forma di associazione che risponde a quelle caratteristiche è lo stato democratico. Uno stato in cui il popolo è sovrano. Questo libro è stato pubblicato nel 1762, quando tutti gli stati d’Europa erano governati da monarchi, immagina quanto fosse in anticipo sui tempi.”

La ragazza annuì, pensosa, prese il libro dalle mani di Faramir e lesse la frase scritta sul retro della copertina:

        

            ‘L’uomo è nato libero, e ovunque si trova in catene’

 

“..e ovunque si trova in catene” sussurrò lei, gli occhi chiari le si erano improvvisamente oscurati e un’ombra sembrava esserle scesa sul bel volto, la sua mente ora pareva lontana.

Il ragazzo lo notò ed ebbe l’impulso di chiederle cosa l’avesse turbata, ma qualcosa lo trattenne, forse la confidenza non era abbastanza.

Come era arrivata questa improvvisa tristezza sembrò passare e dopo avergli restituito il libro ella guardò l’orologio e sbuffò.

“Ma quando inizia la partita? Sono secoli che si stanno riscaldando.”

“Secondo te è forte l’altra squadra?” Chiese Faramir per fare conversazione.

“Abbastanza- affermò lei- si sono già scontrati l’anno scorso con l’Erebor Basket e hanno vinto per un soffio.”

L’arbitro fischiò, decretando finalmente l’inizio della partita.

In campo quindi scesero Aragorn, Legolas, Boromir, Gimli e un quinto ragazzo che Faramir non conosceva ma che Eowyn disse che si chiamava Haldir.

Gimli sembrava stonare in mezzo a quel gruppo di ragazzi tanto alti, ma se l’allenatore l’aveva messo fra i titolari un motivo ci doveva essere, pensò il ragazzo.

Eowyn intanto seguiva la partita con attenzione ed incitava a turno tutti i suoi amici.

All’improvviso però vide un volto conosciuto in mezzo ai gruppetti di persone che si erano radunate sugli spalti.

“Guarda Faramir, c’è Bilbo.” Disse sorridendo.

“Chi?” chiese lui colto alla sprovvista.

“Non conosci Bilbo? Lui è il proprietario di quel bar vicino alla biblioteca, noi ci andiamo sempre. E’ una persona stupenda, vieni andiamo a salutarlo che te lo presento.” E detto ciò si alzò e fece un cenno di incoraggiamento a Faramir.

Mentre si avvicinavano Bilbo li vide e li salutò.

“Ehi! Stai tifando per noi vero?” Domandò la ragazza.

“Beh, ecco..per nessuno, non me ne intendo molto di pallacanestro. Anche se in realtà devo ammettere di essere stato invitato all’allenatore della squadra di Erebor.”

“Quindi fraternizzi con il nemico, e noi che ti consideravamo nostro fan.” Scherzò la ragazza.

“Non è come pensi, Thorin è solo un cliente del bar e..” L’uomo fu interrotto dall’arrivo di un bambino con riccioli neri e brillanti occhi azzurri.

“Zio! Me la apri?” e gli tese una bottiglia di Gatorade.

“E questa chi te l’ha data?” Domandò Bilbo sospettoso.

“Boromir. Ne ha data una anche a Sam. Dai zio aprimela, devo tornare a giocare con lui.” Trillò il bimbo.

Una volta ottenuto ciò che voleva il bambino schizzò via urlando: “A dopo zio, Ciao Eowyn! Sam, sto arrivando!”

“Che tesoro- disse affettuosamente Eowyn- ma a proposito Bilbo, lui è Faramir, è il fratello di Boromir.” 

I due si strinsero la mano.

“Si, effettivamente c’è una certa somiglianza con tuo fratello.” Disse Bilbo a Faramir.

Lui chinò il capo. 

“E’ una cosa che ci dicono in molti, ma le posso assicurare che riguarda solo l’aspetto.”

L’uomo annuì. Trascorsero il resto della partita a chiacchierare e ad incoraggiare i loro amici, Bilbo molto diplomaticamente non incoraggiò né l’una né l’altra squadra.

Ad un certo punto Eomer sostituì Haldir in campo ed Eowyn urlò degli incoraggiamenti nella sua direzione.

 

La partita finì, il punteggio era stato tirato fino alla fine, ma la conclusione era stata favorevole per la Gondor basket, che aveva vinto con un suo scarto di pochissimi punti. I ragazzi della Erebor sembravano abbastanza afflitti, avevano lottato duramente in quella partita.

Bilbo si congedò in fretta da Eowyn e Faramir, recuperò Frodo e il suo amico e si diresse a parlare con Thorin.

“Secondo te fra quei due c’è qualcosa?” Chiese Eowyn con tono cospiratori all’amico, mentre osservava i due uomini interagire.

“Non saprei davvero.” Rispose lui colto alla sprovvista. “Ma forse sì, mi sembra che stiano   un po’ troppo vicini, non rispettano l’uno lo spazio personale dell’altro ma non sembrano a disagio. Se c’è qualcosa probabilmente non ne sono ancora consapevoli.” Concluse il ragazzo.

“Non male come deduzione, Sherlock.” 

Aspettarono che gli altri finissero di cambiarsi e farsi la doccia, e quando li videro uscire finalmente dalla porta dello spogliatoio corsero loro incontro.

“Siete stati pazzeschi ragazzi!” Gridò Eowyn, e Faramir al suo fianco annuiva vigorosamente.

Quest’ultimo si avvicinò al fratello e gli strinse una spalla con un sorriso. Era sinceramente felice per questa vittoria e Boromir aveva giocato proprio bene.

“Ora dove si va a mangiare?” Si intromise Gimli, che dopo ore passate a correre da una parte all’altra del campo era davvero affamato.

“Perché non venite da noi? Prendiamo delle pizze nella pizzeria vicino casa. Poi abbiamo già le nostre riserve di birra.” Propose quindi Eomer.

Eowyn si avvicinò discretamente al fratello e gli parlò in modo che sentisse lui solo:

“Eomer, magari lo zio e stanco, ha passato tutto il giorno al maneggio. Magari non vuole sentire casino.”

“Ma staremo nella taverna, e non faremo casino. Vero ragazzi?- chiese rivolgendosi all’intero gruppo- Vero che non faremo troppo casino e non disturberemo nostro zio?”

Un coro di “Ma certo” e “Ovvio” si levò da tutti i presenti.

Eomer guardò quindi la sorella facendo gli occhi dolci.

“OK, d’accordo.” si arrese alla fine lei.

L’allegra brigata uscì quindi dalla palestra e furono accolti da una fresca brezza notturna.

All’esterno della palestra, illuminata da un lampione era parcheggiata una macchina lussuosa, addosso alla quale era appoggiata una delle più belle ragazze che Faramir avesse mai visto. Lunghi capelli corvini le incorniciavano il viso, la pelle candida faceva risaltare le labbra rosse e il corpo era snello e flessuoso. 

Il ragazzo vide Aragorn lasciar cadere la sua borsa da basket per terra e correre incontro alla ragazza.

“Arwen! Ce l’hai fatta alla fine a passare.” Disse prima di depositarle un dolce bacio sulle labbra.

“Devo ringraziare la sezione dei violini per aver fatto finir prima le prove. Suonavano così male che il Maestro si è indignato a tal punto che ha rispedito tutti a casa.” Spiegò lei.

“Arwen suona l’arpa in un’orchestra.” Affermò Aragorn che aveva notato lo sguardo interrogativo di Faramir. Allora Arwen tese la mano al biondo per presentarsi.

“Ragazzi ma come ci dividiamo con le macchine?” Domandò Legolas.

Gli automuniti erano: Eomer, Boromir e Arwen.

“Io vado con Arwen, così le dico la strada.” Disse Aragorn, prendendo la mano della ragazza e baciandole il dorso.

“E io posso salire in macchina con Boromir, se non sa come arrivare a casa.” Propose Eowyn.

“Io ti dovrei portare? Ma quando la fai la patente?” La prese in giro Boromir.

“Mai, mi farò portare in macchina da te per sempre perché guidi troppo bene.” Rise la ragazza.

“Che supplizio.” Esclamò lui.

“Allora ci becchiamo tutti a casa nostra. Noi arriveremo un attimo dopo perché ci fermeremo alla pizzeria. Eowyn hai le chiavi vero?” Eomer guardò la sorella che annuì.

“Scriveteci sul gruppo come volete le pizze, mi raccomando.” Aggiunse, mentre saliva in macchina, imitato da Legolas e Gimli.

 

La taverna della casa di Eomer ed Eowyn era arredata in maniera semplice, un divano e una poltrona disposti attorno ad un tavolino basso di fronte c’era una televisione piazzata sopra un carrello con le ruote con affianco una pila di dvd, dall’altra parte della stanza era stato addossato al muro un pianoforte e in un angolo pendeva dal soffitto un sacco da boxe.

“Non sapevo che Eomer tirasse ancora pugni.” Commentò Boromir.

“Infatti non lo fa più- rispose Eowyn che era intenta a prendere i giubbotti di tutti e a riporli su un attaccapanni accanto alla porta.- E poi quel sacco era mio.”

Faramir, Boromir ed Arwen la fissarono sorpresi.

“Per un po’di anni ho praticato kick-boxing, era divertente.” Si giustificò la ragazza stringendosi nelle spalle. 

“La nostra Eowyn è una tosta.” Commentò con approvazione Arwen.

“Una volta ho sconfitto Eomer.- Raccontò orgogliosa la bionda.- Era rimasto malissimo. Non ditegli che ve l’ho raccontato.”

“Allora eri tu che gliele aveva date! Mi ricordo che si era presentato ad allenamento con il naso mezzo rotto.” Rise Boromir

“No, quello fu perché era andato a sbattere contro un lampione.” Intervenne Aragorn facendo scoppiare a ridere tutti.

Faramir stava invece per chiedere notizie su chi usasse il pianoforte ma l’arrivo di Eomer, Gimli e Legolas col cibo li distrasse tutti.

 

La serata trascorse in modo davvero piacevole tra pizze.

“Eomer, finisci anche la mia pizza? Io sono stra piena.”

“Sorella ma perché mi usi sempre come un pattume per i tuoi avanzi?”

“Devo davvero risponderti? Ieri mi hai praticamente implorato per avere metà delle mie patatine.”

“Devo crescere, mi servono energie!”

“Hai ventitré anni!”

Birre.

“Legolas! Scommetto che riesco a bere un’intera bottiglia più velocemente di te.” 

“Non raccoglierò la tua sfida stasera, Gimli.”

“Ma non accetti mai. Hai paura di perdere?”

“Io non perdo, men che meno contro una mezza tacca come te.”

“Ehi biondo, attento a come parli! Un giorno sarai costretto ad accettare la mia sfida.”

“Non vedo l’ora.”

E giochi da tavolo.

“Aragorn, vendimi la società elettrica!”

“Così che tu poi ci faccia il culo ogni volta che ci passiamo sopra? Mai!”

“Dai, ti do in cambio Vicolo Stretto e Vicolo Corto, insieme."

“Ma ti sembro scemo, Boromir? Quelli non valgono niente. Voglio le tue due stazioni.”
“Non è uno scambio equo.”
“Prendere o lasciare.”

Erano ormai quasi le tre quando la compagnia decise che era giunto il momento di salutarsi. Arwen si era ovviamente offerta per riportare a casa il proprio ragazzo e i suoi due coinquilini, cosicché Boromir e Faramir potessero essere a casa senza fare deviazioni aggiuntive.

“Ti sei divertito stasera.” Disse Boromir, era davvero da tempo che non vedeva il suo fratellino ridere come aveva fatto quel giorno.

Faramir annuì, sebbene l’altro non avesse posto nessuna domanda, si sentiva felice, privo della pesantezza che sentiva sulle spalle e nel petto da mesi a quella parte; nella sua mente risuonavano ancora le risa e le battute dei ragazzi del gruppo.

Quando fu di nuovo in camera sua e si tolse il giubbotto, si accorse di aver dimenticato il suo libro a casa dei suoi nuovi amici.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Dream89