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Autore: hilaris    01/05/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gohan si sentiva ogni giorno sempre più triste, sia per sé stesso che per il suo povero papà, che sembrava esser diventato una sorta di pupazzo immobile, là disteso su quel divano, senza mangiare e bevendo di rado, isolandosi dal resto del mondo e smettendo definitivamente di allenarsi, perdendo anche un po’ della sua smagliante forma fisica.

Non l’aveva più visto sorridere nelle ultime settimane, neanche una volta, neanche per sbaglio: eppure lui ci aveva provato, a tirargli su il morale... magari ordinando delle pizze, o andandogli a comprare intere vasche di gelato.

Ma a niente erano serviti i tentativi del bambino: Goku non mangiava, e se lo faceva, mangiava come un uccellino, e soprattutto non parlava; si limitava a rispondergli a monosillabi, abbracciandolo di tanto in tanto e poi tornando alla sua solita postazione, in compagnia soltanto della sua copertina di plaid ed una buona dose di lacrime amare.

Così si era ridotto, il guerriero più forte della galassia: a guardare in tv smielate soap opera mentre si piangeva addosso in preda alla disperazione; e Gohan, guardandolo, sentiva come se, pian piano, stesse perdendo suo padre.

Lui lo rivoleva indietro, aveva un dannatissimo bisogno di riavere con sé il Goku sorridente, energico ed ottimista di sempre... quel Goku che lo faceva sempre ridere, che lo aiutava con gli allenamenti, che non ci capiva niente quando lui ripeteva le lezioni di matematica ad alta voce. Lui aveva bisogno del suo papà.

E non aveva la minima idea di come fare per riprenderselo indietro. 

 

«Lascialo perdere.» era stato il consiglio di Junior che, come sempre, quanto a tatto era il peggiore «Prima o poi gli passerà. Sono tragedie che capitano a tutti, e io non ho mai visto nessuno ridursi così per il resto della vita.»

 

Ma il bambino non era rimasto soddisfatto dei consigli del suo fidato maestro... certo, Junior era sempre molto bravo con le parole, ma in quella situazione era ovvio non sapesse che cosa consigliargli: in fondo, non si era mai ritrovato a subire un lutto, e di sicuro non aveva mai vissuto una situazione simile a quella di suo padre, anche soltanto lontanamente.

 

«Presentagli qualche bella ragazza!» aveva invece esclamato il Genio «Tuo padre ha bisogno di distrarsi, figliolo!» 

Ma che diavolo di consigli erano, quelli?! Era ovvio che suo padre avesse bisogno di distrarsi, ma possibilmente Gohan voleva trovargli una distrazione che non implicasse fianchi sinuosi e completini provocanti assolutamente non adatti ad un bambino della sua età che, per inciso, abitava ancora in quella casa. 

 

Alla fine, completamente senza speranze, il bambino aveva telefonato all’unica persona che avesse potuto dargli anche soltanto un minimo aiuto. 

Si sentiva tremendamente in colpa a chiamare proprio Bulma, dato che in quelle ultime settimane non aveva fatto altro che scomodarsi per loro due... ma d’altronde, che altro avrebbe potuto fare? Era disperato, e sicuramente la migliore amica del suo papà avrebbe saputo come aiutarlo. O per lo meno, ci avrebbe anche soltanto provato.

Così una volta tornato a casa, e stando anche ben attento a non farsi beccare dal suo papà, aveva composto il numero di casa della Capsule Corporation, aspettando pazientemente che qualcuno rispondesse. 

 

«Sì? Pronto?»

 

Fortuna volle che fosse proprio la turchina a rispondere al telefono, il che rese le cose al piccolo Gohan ancora più semplici.

O meglio, diciamo che le rese meno complicate. 

 

*

 

L’aver testato la nuova Gravity Room, modificata apposta per lui da quello svitato che lo trattava come se fossero amici di vecchia data, gli aveva dato tutt’un altro umore.

Il principe dei saiyan si era stranamente svegliato con la luna storta, quella mattina, ed aveva addirittura pensato di partirsene un po’ per lo spazio, giusto per ritrovare un po’ di tranquillità che, da quando era ospite in quella casa abitata solo da pazzi svitati, aveva perso; ma alla fine, qualcosa gli aveva suggerito di restare sulla Terra e continuare ad allenarsi utilizzando il controllo gravitazionale: in fondo, Kaharoth era lì ora, ed al primo momento buono, il grande Vegeta gli avrebbe dimostrato chi era a comandare. Avrebbe rimesso al proprio posto quell’inetto di terza classe che se ne stava tranquillamente a crogiolarsi nella sua inutilità e nella sua idiozia, mentre lui si allenava ad ogni ora del giorno per poter raggiungere il tanto bramato stadio di super saiyan e poterlo finalmente battere ed uccidere. Con le sue stesse mani, nello stesso luogo desertico in cui aveva osato sfidarlo soltanto l’anno passato.

Oh, sì, avrebbe fatto proprio così, Vegeta.

Ghignò soddisfatto dei propri pensieri, mentre lavava via la fatica ed il sudore causati dall’intenso allenamento sotto una doccia calda e rilassante; niente da fare: oramai si stava abituando ad alcune di quelle stupide comodità terrestri, e doveva ammettere che certe di esse non erano affatto male.

Fino all’anno prima, quando voleva darsi una lavata, era costretto a condividere quelle orribili capsule lavatrici insieme a Nappa e Radish; e quei due, non lavandosi troppo frequentemente, insozzavano sempre l’acqua con i loro orrendi batteri.

Al principe venne un conato al solo ripensarci.

 

Mentre ripercorreva svogliatamente il corridoio, con soltanto un asciugamano legato in vita e con tutta l’intenzione di andarsi a chiudere nella propria stanza e rimanerci, il giovane principe poté udire, proveniente dal salotto principale, la voce preoccupata di quella rompiscatole di Bulma, che come al solito se ne stava al telefono, da gran pettegola qual era.

Inizialmente non ci fece troppo caso, Vegeta, e si limitò ad ignorare la cosa-come d’altronde faceva sempre-, ma quando si rese conto di quale fosse l’argomento di conversazione, decise di fermarsi ad ascoltare.

Quella stupida pettegola stava parlando di Kaharoth.

«Oh, Gohan, sono molto preoccupata anch’io per il tuo papà...» la sentì dire, con un tono di voce che sfiorava il ridicolo ed il nauseabondo «L’ultima volta che sono andata a trovarlo, mi ha confidato che non ha più alcuna intenzione di combattere... non ho saputo come prenderla, e sono semplicemente andata via. Non so quanto possa giovargli questo, piccolo mio, davvero non lo so...» 

 

A quelle parole, al principe dei saiyan era sembrato di vedere doppio.

No, doveva aver sentito male, doveva essere stato un riflesso della stanchezza post-allenamento; doveva per forza essere così: dalle labbra di quella cretina non poteva davvero essere uscita l’affermazione che Kaharoth non avrebbe più combattuto.

Uno come Kaharoth? Il super saiyan che soltanto due mesi prima aveva sconfitto Freezer? No, uno come lui non poteva ritirarsi dalle scene in questo modo, non senza un valido motivo.

E se il motivo fosse stato davvero il fatto che quell’oca di sua moglie fosse morta, beh, avrebbe dovuto risponderne a lui: un saiyan che rinuncia al combattimento per uno stupidissimo lutto? Neanche in dimensioni parallele Vegeta avrebbe potuto accettare una cosa del genere, tantomeno se il saiyan in questione fosse stato colui che si era messo in testa di superare ad ogni costo.

Certo, da una parte avrebbe potuto pensare a quella svolta come qualcosa di positivo... in fondo, se Kaharoth non avesse più combattuto, allora non si sarebbe più neanche allenato, ed allora la sua sarebbe stata una vittoria davvero molto facile; ma nessun uomo d’onore avrebbe mai potuto accettare una cosa del genere, ed il principe dei saiyan era fin troppo orgoglioso per poter accettare di vincere una battaglia in maniera così semplice, senza che neanche l’avversario ci avesse provato.

No, Kaharoth doveva continuare a combattere, e lo doveva fare perché era Vegeta, l’unico principe di tutti i saiyan, a volerlo. Ed il suo stupido sottoposto di terza classe avrebbe dovuto fare quello che gli diceva lui, volente o nolente.

Però... come fare a convincerlo a sfoderare la sua vera potenza, senza dover per forza avere un contatto diretto con lui? In fondo, il giovane principe non aveva alcuna voglia di aprire un dialogo con nessuno, tantomeno con Kaharoth: anzi, era convinto che se ci avesse anche soltanto provato, il cervello bacato di quell’idiota sarebbe esploso a causa della troppa assimilazione di informazioni.

Facendo spallucce, infine, decise che ci avrebbe pensato in un momento più tranquillo: ora, la sua priorità era asciugarsi ed infilarsi una di quelle tute che gli andavano dannatamente larghe, ma che erano al contempo stranamente comode: niente da fare, l’abbigliamento sportivo terrestre non solo era confortevole, ma gli donava anche, mettendo in risalto il suo corpo invidiabile.

 

*

 

Il bambino era rimasto sconvolto dalla rivelazione della sua azzurra amica: davvero suo padre le aveva confidato che non sarebbe più tornato a combattere? Per quale motivo? E perché non aveva avvertito anche lui, di questa sua decisione?

A quel punto il piccolo Gohan, preso dallo sconforto più totale, non sapeva davvero che fare se non accettare quella dura realtà che ormai si era indelebilmente imbattuta sulla propria vita e sulla propria famiglia.

Sua madre era morta, suo padre era ogni giorno più assente ed amorfo, e lui non sapeva davvero dove mettere le mani: aveva pensato più volte di andarsene a vivere dal nonno, dove avrebbe sicuramente ricevuto più attenzioni, ma sarebbe stata davvero la scelta giusta? Sarebbe stato lecito lasciare il suo povero papà a sé stesso, quando era evidente che fosse lui il bisognoso di attenzioni e non il contrario?

No, non poteva fare una cosa del genere al suo papà, non dopo che lui gli aveva dimostrato tutto l’amore del mondo; la sua adorata mammina gli aveva sempre insegnato che sarebbe dovuto diventare un ometto forte e coraggioso, e soprattutto responsabile ed indipendente, ed il piccolo Gohan era determinato a seguire i consigli della povera Chichi.

Così, facendosi forza, era nuovamente sceso al piano di sotto, dove aveva trovato-come sempre- suo padre disteso sul divano, con il telecomando in una mano ed un bicchiere colmo d’acqua nell’altra... beh, per lo meno si era alzato per prendere da bere, aveva pensato amaramente il bambino.

 

«Papà?» l’aveva chiamato, piano, come se avesse una gran paura di disturbarlo «Come ti senti?»

Nessuna risposta da parte del saiyan adulto, che si era limitato a sorridergli amaramente, portando poi di nuovo gli occhi scuri sul televisore.

«Sai, mi piacerebbe tanto tornare ad allenarci insieme...» aveva continuato il bambino «Non pensi che ti farebbe bene?»

Ancora nessuna risposta.

«Bulma... Bulma mi ha detto che non avresti più combattuto. Ma papà, tu devi capire che non sei un normale essere umano: lottare non era forse nella tua natura?»

Niente, Goku sembrava completamente assente.

«Papà...» il piccolo mezzosangue sembrò sull’orlo di gettare la spugna, preso dal totale sconforto che gli provocava il vedere il suo povero papà ridotto in quelle condizioni.

Però, ad un certo punto, come se si fosse appena risvegliato da uno stato di trance, il giovane super saiyan si era alzato a sedere, incontrando lo sguardo sconsolato di suo figlio.

 

Non era giusto che Gohan soffrisse così a causa sua, Goku se ne rendeva perfettamente conto: ma come avrebbe potuto anche soltanto fingere di star bene, se si sentiva letteralmente uno straccio? Come avrebbe potuto mettere su una maschera, sorridendo dolcemente al proprio bambino, se dentro si sentiva morire ogni giorno di più?

Come avrebbe potuto, Goku, raccontare delle orribili menzogne al sangue del suo sangue?

No... Gohan meritava la completa sincerità, e meritava anche di avere un padre presente nella sua vita: quello stesso padre che, soltanto fino all’anno prima, spariva in continuazione per andarsi ad allenare chissà dove o per combattere qualche mostro minaccioso.

 

«Gohan...» mormorò, con voce spezzata «Vieni qui...»

Ed il bambino non se lo fece ripetere due volte: triste, ma allo stesso tempo speranzoso, era corso incontro al proprio papà e gli si era seduto vicino, lasciandosi abbracciare ed abbracciandolo a sua volta. Dovevano farsi forza a vicenda, in quel periodo terribile della loro vita, Gohan lo sapeva perfettamente: ma, allo stesso tempo, si sentiva in dovere di coccolare suo padre, di consolarlo in tutte le maniere possibili, di stargli vicino e dargli tutto l’affetto di cui avesse bisogno. 

 

*

 

Aveva evitato in tutti i modi-come sempre, ma quella sera un po’ di più- che quella rompiscatole di Bulma si impicciasse dei suoi affari, mentre si aggirava per la casa alla ricerca di una qualsiasi idea che lo aiutasse a far tornare in sé Kaharoth, in modo che quest’ultimo tornasse ad allenarsi come un vero saiyan avrebbe dovuto fare e, infine, era arrivato ad una conclusione.

Lui voleva distruggere Kaharoth: il suo unico obbiettivo era quello di superarlo e poi mandarlo definitivamente all’altro mondo, e non gli importava un fico secco se poi quel branco di idioti dei suoi amichetti lo avrebbero riportato in vita con le sfere del drago. Lui lo sarebbe andato di nuovo ad uccidere, e sarebbe potuto andare avanti anche all’infinito. E l’unico modo per poter mettersi al pari del super saiyan, venendo a conoscenza dei suoi punti deboli ed imparando dai propri errori-perché ammetteva persino a sé stesso che, a volte, commetteva inconsapevolmente degli errori in battaglia- era quello di sfidarlo direttamente.

Ma come avrebbe fatto, Vegeta ad attirare l’attenzione dell’inetto senza dovergli chiedere direttamente una sfida uno contro uno? 

E poi, i suoi occhi neri come la pece erano inaspettatamente caduti su un oggetto che avrebbe di sicuro fatto al caso suo.

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Angolo autrice:

Eccomi tornata-piuttosto presto- con questo secondo capitolo, che è ancora introduttivo, e non si addentra ancora molto in quella che è poi la trama. 
Ma vediamo finalmente l'apparizione del nostro adorato principe dei saiyan, dato che alla fine dei conti siamo tutti quanti innamorati di lui(sì, anche i maschietti ;)). A quanto pare il piccolo Vegeta ha inavvertitamente origliato la conversazione della turchina al telefono con Gohan, e ha scoperto che Goku non ha più intenzione di combattere... come reagirà a questo punto il principone? E soprattutto, che cosa sta architettando perché tutto ciò non accada? 
Gohan, dal canto suo, ce la sta mettendo tutta per far sì che il padre stia bene, e noi siamo tutti con te, cucciolo, non preoccuparti :(((

Beh, ci becchiamo alla prossima!

-hilaris

   
 
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