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Autore: hilaris    30/04/2020    4 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.

Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.

Inspirò l’odore d’incenso a pieni polmoni, perdendosi nel ricordo di una cascata di capelli corvini ed un paio di occhi grandi e neri come la pece, che nonostante tutto, l’avevano sempre guardato con tutto l’affetto che ci si sarebbe potuto aspettare da una donna forte, sensibile, orgogliosa ed amorevole; una donna la cui vita le era stata strappata troppo presto, troppo prematuramente.

Non si sarebbe mai aspettato, Goku, di trovare la propria consorte in quelle condizioni, una volta tornato dalla sua missione sul pianeta Namecc... eppure, era proprio ciò che aveva trovato: una giovane donna già gravemente ferita dalla continua assenza del marito, che teneva in mano delle analisi mediche spaventose. Molto più spaventose di qualsiasi mostro spaziale che il saiyan cresciuto sulla Terra avesse mai potuto incontrare.

Chichi aveva un cancro al seno.

Ed a niente erano servite le continue cure in ospedale, a niente erano serviti i Senzu che suo marito continuava disperatamente a farle mangiare nella speranza di un miglioramento; neanche le cure miracolose di Dende erano riuscite a cancellare completamente quel dolore. Queste ultime le avevano soltanto concesso qualche giorno in più per poter salutare i suoi cari ed andarsene in pace, come sempre col sorriso sulle labbra, convinta che, una volta lassù, avrebbe potuto rincontrare la sua adorata mamma ed essere finalmente felice.

 

Distrattamente, il giovane saiyan spostò lo sguardo sul suocero, fermo immobile di fronte alla bara della figlia, incapace anche solo di muovere un muscolo. 

Quanto poteva essere doloroso, per un genitore, dover dare l’estremo saluto alla propria, unica figlia? Quanto doveva far male essere consapevoli di non poter più proteggere la propria prole, di non poterla più aver vicino?

 

E suo figlio... il piccolo, dolce Gohan, che non riusciva a far altro se non piangere. 

Il bambino aveva posato il grande fiore bianco accanto alla tomba della madre con estrema delicatezza, come se avesse paura di rovinarlo, come se avesse paura che, facendo troppo rumore al suo fianco, l’avrebbe disturbata, ridestandola da quello che era soltanto un sonno profondo.

Non riusciva a vederla bene, Gohan, a causa delle lacrime che, amare e salate, gli appannavano la vista, ma sua madre sembrava star bene, adesso: non aveva più l’espressione triste che le aveva visto in volto negli ultimi tempi e anzi, il suo viso era disteso, rilassato... quasi sereno. Come se la sua adorata, meravigliosa mamma non aspettasse altro che quello, attanagliata da quella sofferenza che le si era ancorata addosso, senza più l’intenzione di lasciarla.

Ma mentre rifletteva sul fatto che forse era meglio così, il bimbo si ritrovò inevitabilmente a pensare quanto fosse ingiusto che una cosa del genere dovesse essere capitata a lui. Lui, che aveva sempre adempito ad i propri doveri di figlio, di studente, di guerriero... perché il destino gli era contro? Perché, ogni volta, doveva soffrire così? Perché doveva ritrovarsi senza più la sua mamma che cucinava i suoi bellissimi manicaretti, che lo consolava quando era triste, che lo aiutava a studiare, che gli leggeva la favola della buonanotte quando era più piccolo? 

Purtroppo, nessuno avrebbe risposto agli interrogativi del piccolo Gohan, nessuno avrebbe potuto mettergli una mano sulla spalla e dargli una motivazione per tutte quelle disgrazie che, inevitabilmente, finivano sempre per colpire lui o la sua famiglia.

 

Si guardò intorno, il giovane saiyan, ritrovandosi a sorridere amareggiato: tutti i suoi amici erano lì, pronti ad offrirgli una spalla su cui piangere se fosse stato necessario; nonostante gli asti, le antipatie, i bisticci, nessuno di loro si era tirato indietro, ed erano tutti accorsi per dare il proprio personale saluto alla moglie dell’eroe che aveva più volte salvato il pianeta, a colui che soltanto un paio di mesi prima aveva sconfitto il mostro più potente dell’universo, trasformandosi nel leggendario guerriero che quest’ultimo tanto temeva.

Ma ora, rendendosi conto di cos’avesse appena perso, si rendeva anche ben conto di quanto i suoi poteri di guerriero fossero inutili nella vita di tutti i giorni... quella vera, quella reale, quella quotidianità a cui non era mai stato abituato e con cui avrebbe dovuto, di lì a poco, fare i conti.

Perché lui e suo figlio erano rimasti soli, ed ora si sarebbe dovuto fare in quattro per poterlo crescere come meglio avrebbe potuto, sperando che il suo bambino potesse perdonarlo se un giorno si fosse reso conto di non essere il padre che aveva sempre sperato di essere. Sperava soltanto che il suo adorato figlioletto non cominciasse ad odiarlo, lo sperava con tutto il cuore.

Perché Goku si sentiva tremendamente in colpa per non essere stato accanto alla propria consorte quando ne aveva più bisogno, si sentiva tremendamente in colpa di non esser mai riuscito ad amarla come invece l’aveva amato lei, si sentiva tremendamente in colpa per non essere stato il marito ed il padre perfetto che lei aveva sognato. 

 

 

Le settimane successive furono le più complicate: si erano susseguite continue telefonate dai suoi amici, che gli chiedevano incessantemente come stesse, e lui non sapeva cosa rispondere.

Ora che quell’accogliente casetta sui monti Paoz era diventata fredda e poco famigliare, senza il rumore dei passi delicati della donna che Goku aveva sposato, il giovane eroe si sentiva vuoto, senza alcuno stimolo, completamente svogliato e triste.

La consapevolezza di essere rimasto da solo con il proprio figlio l’aveva buttato giù come non mai, finendo per ridurlo ad una sorta di ameba che non faceva altro se non starsene tutto il giorno stravaccato sul divano, con gli occhi distrattamente puntati alla televisione, il cui volume, però, era sempre azzerato.

Non aveva alcuna voglia di sentir parlare delle persone, tantomeno nei programmi in cui era evidente tutti fossero felici e soddisfatti di loro stessi.

Goku non era più soddisfatto di sé stesso... piuttosto, si sentiva come un pesce fuor d’acqua, disteso su una spiaggia salata che stava lentamente prosciugando ogni singola gocciolina che rimaneva attaccata al suo corpo, uccidendolo in modo lento e doloroso, logorandolo fino a fargli dimenticare persino il motivo per il quale fosse nato.

 

«Amico, avanti, tirati su!» gli aveva detto Crilin, sperando in una sua reazione positiva, ma non ottenendola «Capisco cosa stai passando, credimi, ma la vita va avanti! Cerca di prenderla con filosofia, come hai sempre fatto!»

Il suo migliore amico aveva affrontato lutti ben peggiori nella sua vita, questo Goku lo sapeva bene, in fondo Crilin era orfano. Ma le sue parole non lo avevano per nulla consolato, ed anzi, lo avevano fatto stare ancora peggio: prenderla con filosofia? Ma come avrebbe potuto, se ora tutto ciò che lo spingeva ad essere quello che era se n’era andato? 

«Figliolo, tu sei come un figlio, per me...» gli aveva invece detto il maestro Muten, con il suo solito fare paterno «Sappi che qualsiasi cosa succeda, io ci sarò sempre. Cerca di farti forza, tu e tuo figlio supererete questo brutto momento!» 

Ma neanche le parole del suo vecchio maestro gli erano state utili per metabolizzare la cosa, ed anzi, lo avevano buttato ancora più giù di prima, costringendolo a pensare a quando, da piccolo, aveva iniziato quel suo primissimo allenamento insieme al proprio migliore amico: bei tempi andati, in cui l’unico suo problema era quello di stare al passo con la potenza del suo adorato maestro tartaruga ed imparare a picchiare duro per poter proteggere chi amava da qualsiasi peripezia.

Già, proteggere... proteggere qualcuno era lo stimolo che gli serviva per poter continuare a vivere una vita quasi normale; lui viveva per proteggere sua moglie e suo figlio, ma ora che lei non c’era più e che lui diventava ogni giorno più forte, più abile e più temprato, come poteva il super saiyan pensare anche solo lontanamente che tornare a combattere fosse la scelta migliore? 

In fondo, Freezer era stato sconfitto, i saiyan prima di lui, e la Terra viveva in pace ormai; lui aveva adempiuto ai propri doveri di guerriero, ed ora l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stato adagiarsi sugli allori ed aspettare che la morte portasse via anche lui. Magari facendogli cadere un meteorite direttamente in testa, oppure semplicemente così, all’improvviso, come succedeva spesso a molte persone.

 

Ovviamente le persone vicine a lui non smettevano di cercare di aiutarlo in ogni modo possibile, telefonandogli ma anche andando a fargli visita. In particolare Bulma, ogni settimana, si liberava da ogni impegno per potersi recare sui monti Paoz a casa del suo migliore amico.

La turchina, infatti, aveva preso l’abitudine di andarlo a trovare ogni giovedì pomeriggio, portandogli da mangiare per un reggimento e cercando in tutti i modi di tirargli un po’ su il morale, per quanto possibile. E Goku sembrava apprezzare molto questi suoi bellissimi gesti, ritrovando per un’oretta o due a settimana la serenità che ormai aveva perduto.

 

«Come stai oggi, amico mio?» gli aveva chiesto la ragazza quel giorno, sedendosi accanto a lui sul divano.

«Molto male, Bulma...» aveva ammesso candidamente lui «Non sono mai stato peggio in tutta la mia vita. Avrei preferito di gran lunga che un altro mostro attaccasse la Terra, piuttosto che questo...»

Al sentire quelle parole, la turchina si ritrovò ad abbassare la testa, presa dal totale sconforto: conosceva Goku da anni ormai, erano cresciuti insieme come fratello e sorella, avevano vissuto mille avventure-alcune anche molto pericolose- e non aveva mai visto il suo migliore amico in quelle condizioni; perdere Chichi era stato un duro colpo, per lui, ed ora quel ragazzone sembrava solo aver bisogno di qualcuno che gli desse affetto e conforto.

E lei era lì, pronta ad accoglierlo tra le proprie braccia ogni volta che ne avesse avuto bisogno. 

Delicatamente, gli poggiò una mano sulla spalla, carezzandola con tutta la dolcezza del mondo «Mi dispiace così tanto, amico mio... però non puoi abbatterti così, devi cercare di superare questo dolore, sia per te che per tuo figlio. Dovete imparare ad andare avanti insieme, come avete sempre fatto, e dovete ritrovare la felicità di un tempo. So che è difficile, credimi, capisco perfettamente il tuo dolore... ma devi pensare positivo, Goku, perché la vita va avanti, ed anche la fortuna gira sempre. Qualcosa di bello può accadere in qualsiasi momento, e potresti ricevere persino delle sorprese inaspettate. Tu, nel frattempo, dedicati a quello che più ti piace fare e stai accanto a tuo figlio, perché veder crescere Gohan è la cosa più preziosa che ti sta capitando!» 

«Bulma...» aveva fatto il saiyan, come se non avesse ascoltato nessuna delle sue parole «Io... io non combatterò mai più.» 

 

Ma quello a cui Goku era più grato, in quel periodo di completo crollo mentale, era Junior: il namecciano, infatti, non aveva smesso neanche per un secondo di stare accanto al piccolo Gohan e, a suo modo, aveva trovato la maniera di distrarlo e di farlo sentire bene, almeno per un po’.

Lui ed il bambino si allenavano fino a tardo pomeriggio e Gohan, una volta a casa, metteva subito il naso nei libri, consapevole che nonostante tutto avrebbe dovuto continuare a studiare e a tenere alti i suoi voti. A fine serata era talmente stanco che mangiava in fretta e furia e si buttava immediatamente a letto, pensando al proprio dolore il meno possibile.

Goku, invece, aveva molto più tempo di pensare alla propria sofferenza, ed il fatto che avesse deciso di non combattere mai più lo rendeva ancora più debole, e lo faceva sentire dannatamente impotente.

Anzi, il saiyan era arrivato alla conclusione di essere impotente... la sua non era più una sensazione, ma una certezza.

 

Da quando Chichi era morta, il mondo del giovane super saiyan stava crollando ogni giorno sempre di più. Ed il colmo era che era proprio Goku a prenderlo continuamente a martellate, in modo che crollasse più in fretta.

Quella serie di eventi che avevano seguito la sua avventura su Namecc lo avevano pian piano fatto cadere in un baratro dal quale molto difficilmente si sarebbe potuto rialzare.

~~~~~

Angolo autrice:

Salve a tutti, è un piacere presentarmi a voi con questa long, iniziata a scrivere durante questo difficile periodo di lockdown(a proposito, come sta andando a voi? Spero stiate bene e non ci siano problemi gravi, e soprattutto che siate in casa ed al sicuro). So che tra qualche giorno inizierà la fase 2, ed è per questo che ho deciso di pubblicare questa mia prima storiella.

Chichi è morta, gente, ebbene sì. Nonostante non mi sia mai stata troppo simpatica, mi è dispiaciuto molto per lei mentre scrivevo questo primo capitolo, iniziando subito con una buona dose di tristezza, come se non bastasse il brutto periodo che tutti stiamo passando(si sdrammatizza, ragazzi)! Sono arrivata io a metterci il carico da 90.
Ok a parte gli scherzi, focalizziamoci sulla vicenda: ci tengo a precisare che si colloca subito dopo la saga di Freezer, e che sicuramente non ci sarà nessun MiraiTrunks e nessun androide... ho notato che su questa piattaforma ci sono anche alcune altre storie che si collocano in questo periodo della saga, quindi non sono stata troppo originale con la tempistica, spero di esserlo con la trama e ciò che ne consegue! 

Detto questo, spero che qualcuno calcoli questo piccolo sclero da fangirl scritto in quarantena e... alla prossima! 

-hilaris 

   
 
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