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Autore: Aurora Barone    10/08/2009    3 recensioni
Naoki:Un'assassina su commissione, uccide solo per delle "buone ragioni", come gli strupratori, di donne che non sanno come altro fare, per non venire più perseguitate, dato che le denunce si rivelano spesso inutili.
Ma un giorno riceve una particolare commissione, uccidere un commercialista, che non ha l'aria di essere affatto un uomo tanto cattivo, anzi ha l'aria di un uomo tonto e indifeso, sembra quasi una femminuccia.
Lo ucciderà? Oppure lo terrà sottosequestro o sfocerà in lui una profonda sindrome di stoccolma?
Si innamoreranno? Oppure no? E perchè le è stato commissionato di ucciderlo, cosa ha fatto quest'uomo di tanto crudele? E come mai Naoki ha deciso di fare l'assassina? Non è un lavoro comune e semplice no?
Se volete scoprirlo leggete!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Naoki

A Chi mi ha detto di lasciar perdere “la narrativa” e di darmi all' ippica:


“Imperfetta che sia la creatività non può essere fermata ”


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4 Marzo 2009-

“Le circostanze spesso sono sfavorevoli alla nostra indole”

Perdere il lavoro per un giapponese è qualcosa di terribile che ti cambia la vita.

Alcuni tentano il suicidio,non trovando altre soluzioni perché è raro riuscire a trovare un altro impiego.

Io stavo ancora cercando una soluzione,ma ero sicuro che presto ne sarei venuto a capo.

Sono un povero illuso,mi sono ritrovato a girovagare per tutta Tokyo senza riuscire a trovare un vero impiego.

Prima ero un commercialista,si insomma un lavoro di quelli piuttosto noiosi,non lo facevo di certo per passione ma per desiderio di mio padre.

Non so per quale motivo, si fosse messo in testa che dovessi fare il commercialista.

Ma io lo assecondai, senza neanche chiederglielo, perché era più facile prendere la strada che gli altri sceglievano per me, anziché sceglierne una di mia volontà.

Così mi ritrovai in un bar,solo e disperato senza sapere come spiegarlo a mio padre che avevo perso il lavoro.

Potevo dirgli la verità,ovvero che una donna mi aveva soggiogato con alcune parole dolci ed io gli avevo dato i soldi di un mio cliente, senza accorgermi dell' inganno.

Stupido che non sono altro,possibile che mi faccia fregare sempre dalle donne! Dannazione a loro! Dannazione ai loro visi dolci e alle loro splendide gambe!

No, a dirla così sembro proprio un coglione,ma è stato qualcosa di più complesso.

Quella donna aveva tutti i documenti e le informazioni del mio cliente,era una professionista sarebbe potuto capitare a chiunque,ma doveva proprio capitare a me?

Perchè quella volta, non avevo accettato l' invito del mio cliente a casa sua, per farmi presentare la figlia? A quest'ora, non mi sarei lasciato fregare. Probabilmente era pure una carina,una di quelle fatte apposta per me. No di questo ne dubito fortemente,il mio ideale di donna è Izuko è come lei non esiste nessun altro.


Ma,ironia della sorte la cameriera che mi servì la birra,somigliava tanto a quella donna. Altra cosa bizzarra, non appena mi vide lessi un velo di preoccupazione nel suo volto.

“Ma tu sei... la donna di stamattina!” dissi puntandole il dito contro.

Lei rise di gusto “ Scusi signore,non so davvero di cosa lei stia parlando”.

La analizzai accuratamente, non c'era alcun dubbio: capelli corti e rossi,occhi castani e corporatura snella, anche se di mattina il suo atteggiamento era stato differente:si era mostrata elegante e dolce nei modi, da ricordarmi la mia amata immortale Izuko, invece adesso il suo atteggiamento era così rozzo.


Mi porse la birra, sbattendola sul tavolo evitando di incontrare il mio sguardo, poi se ne andò, la seguì con lo sguardo.

Le cameriere di quel bar indossavano una divisa rosa molto carina,però indosso a lei non mi piaceva affatto, nonostante avesse delle belle forme.


Riconfermai ciò che avevo detto “era la ragazza di stamattina,non c'erano dubbi!” e le avrei fatto passare dei guai.



Rimasi nel locale per lungo tempo,fissandola “minacciosamente”mentre serviva gli altri clienti sempre con quel suo fare spavaldo,cercai di essere il più convincente possibile. Ma anche se ci provavo, la mia faccia rimaneva quella del bravo ragazzo, di cui nessuno avrebbe mai avuto paura.

Per un istante, i nostri sguardi minacciosi si incrociarono,ma guardando i suoi occhi cupi i brividi mi pervasero, come se per un istante avessi visto la morte.

Intimorito, concentrai la mia attenzione da qualche altra parte, cercando di fare il vago, ma se una parte di me era timorosa,l' altra era incazzata nera sia per la truffa subita e sia per la mia stupida paura, considerando l' ipotesi: che volesse atteggiarsi da dura.

Se era così dovevo farle i complimenti,era stata eccezionale,proprio una brava attrice! Peccato, che la sua femminile e snella figura, mi permisero di mettere in discussione la sua credibilità.

Così sicuro di me stesso, la osservai divenendo immune ai suoi sguardi assassini, che a parer mio avrebbero paralizzato, anche il più coraggioso tra gli uomini.

Nonostante ciò, lei non si perse d'animo anzi interpretò la mia “ impassibilità” come una sfida, mettendo in mostra le sue grandi capacità espressive, con uno sguardo più spaventoso dell' altro.

Era difficile rimanere impassibile, sopratutto quando, mi rivolse quel gelido sguardo che mi raggelò il cuore.

Oltre alla paura, provai un così forte senso di angoscia da non riuscire a descriverlo e a contenerlo. Di sicuro, si accorse del terrore stampato sul mio volto, che cercavo inutilmente di nascondere.

Altrimenti non avrebbe mai fatto un sorriso, così malignamente soddisfatto,da rammentarmi la surreale “strega cattiva” di qualche favola raccontata ai bambini.

Rimasi nel locale fino all' orario della sua chiusura,incerto sul da farsi.

Ma di una cosa ero sicuro: volevo indietro il mio lavoro! Così non appena la vidi uscire via dal locale la seguì senza pensarci.

“Che cosa vuoi?” disse voltandosi, puntandomi contro una pistola.

“Ecco io...” dissi tremando.

“ Rivuoi i soldi del tuo cliente,mi spiace non è possibile!”.

“Si,ma questo non è giusto io ho perso il lavoro per colpa tua!”.

Lei avvicinò sempre più la pistola contro di me e il suo sguardo diventò di ghiaccio.

“ Questi sono problemi tuoi!”Mi rispose.

“Ti denuncerò alla polizia!”.

“Ma davvero?! Secondo me non sopravviverai per raccontarlo!”.

“Ok d'accordo non ti denuncerò”

“E come faccio ad esserne sicura?”

“ Ti do la mia parola”

“Si come no” disse costringendomi a seguirla.

Dove stavamo andando? Volevo saperlo, ma preferì non fare domande, che potessero in qualche modo infastidirla.

Chiusi gli occhi per un attimo, pensando a Izuko,forse non l' avrei mai più rivista.

Giunti in una strada buia e malfamata dove, si aggirava gente losca il mio cuore sussultò dalla paura. Ma strinsi i denti, ripetendomi in testa le seguenti parole “Imou devi essere coraggioso...coraggioso!”

Arrivati in una casa diroccata, che sembrava stesse cadendo letteralmente a pezzi,lei si fermò.

I mobili erano molto vecchi e le pareti fradicie di umidità,inoltre uno strano odore mi causò la nausea.

Arrivati in una sorta di cucina, dove non c'erano neanche gli strumenti per cucinare,ma soltanto un frigo,un piccolo tavolo e un televisore con lo schermo ammaccato, mi ordinò di sedermi.

Mi sedetti costretto dall' arma che impugnava contro di me.

Abbassò un attimo la guardia per prendere una corda,ma fu un istante, fin troppo breve affinchè potessi darmi alla fuga.

Mi legò alla sedia stringendo forte le corde:non avrei potuto liberarmi in alcun modo,tuttavia ci provai.

Lei mi guardò attentamente come se fossi un fenomeno da baraccone.

Sembrava divertita dal mio inutile tentativo,ma dopo diversi tentativi e ormai ridotto allo sfinimento, ci rinunciai.

Finito lo spettacolo, lei soffermò il suo interesse verso la cucina,prese del riso in scatola e si mise a mangiare accendendo la tv.

Il telegiornale non sembrava metterla di buon umore, finiva per gridargli contro:

“Cazzate! cazzate! Ma vaffanculo!”non era molto femminile quel suo modo di fare.

“Tu che cosa ne dici?”disse guardando verso la mia direzione.

La osservai poggiata a quel tavolo con la bocca sporca di riso, chiedendomi se davvero stesse parlando con me e che cosa avrei dovuto risponderle, onde evitare che mi facesse a pezzettini.

Non l' avevo neanche seguito quel telegiornale.

Ero talmente disabituato alla tv, che non riuscivo neppure più a seguirlo.

“ Non sono abituato a seguire la tv...non la vedo mai...” dissi incerto.

Non sapevo se avevo detto la cosa giusta o sbagliata.

“Ah!” disse lei.

Ma non riuscivo a capire, se era un “Ah,con questo ti ammazzo” o un “Ah” e basta o un “Ah...fai bene”.

“Ti piaceva essere un fottuto commercialista?”

“No...però mi guadagnavo da vivere”

Finita la scatola di riso, si avvicinò a me.

Mi osservò come se fossi il suo giocattolo del momento, ma quando meno me l' aspettassi, mi puntò contro la pistola.

“1...2... e “

Prima che terminasse il conto per decidersi a sparare,bussò qualcuno.

Chiunque fosse gli ero grato,mi aveva salvato da morte certa.

“Sei tu pezzo di stronzo...Hai idea di quanti soldi mi devi?!”disse la ragazza furibonda.

Vidi un uomo molto più alto della ragazza in questione, che si sedette sul tavolo come se fosse casa sua.

“Se mi rompi il tavolo poi me lo ripaghi tu!” disse la ragazza minacciosa.

“Naoki invece di fare la stronza offrimi qualcosa da mangiare”.

La ragazza che a quanto pare, si chiamava Naoki prese dallo stipetto un'altra scatola di riso e glie la tirò,l' uomo con i riflessi pronti l' afferrò.

Egli non sembrò essersi accorto della mia presenza,ma dopo un po',si guardò attorno e mi vide.

“Ma chi è questo tizio legato?”.

“Un fottuto commercialista gli ho rubato i soldi, voleva denunciarmi”

“Quindi te lo sei portato a casa e che ci farai?”.

Rimasi sconcertato dalla domanda dell' uomo “Che ci farai?” sembrava che si fosse portato a casa un oggetto. Avevo paura di cosa la ragazza potesse rispondergli.

“Me ne stavo sbarazzando prima che arrivassi,però pensandoci non è carino? Magari potrei tenermelo... come animaletto da compagnia”.

Se prima ero sconcertato, lo divenni molto di più di prima:ero esterrefatto e spaventato da tali parole. Però qualcosa di positivo c'era ovvero non mi uccideva, bisognerà pur vederci dei lati positivi!

“Come si chiama?” chiese l'uomo.

“Kikuchi Imou” risposi.

(Spero che almeno in questo capitolo non vi siano errori di punteggiatura... Perchè io e la punteggiatura siamo nemici giurati!)

   
 
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