Le settimane passavano ma la situazione non si sbloccava: certo dopo la scoperta del gruppo
whatsapp utilizzato per umiliare Simona era
uscito tutto un sottobosco che nessun genitore si
sarebbe mai aspettato a Matera.
O
piu' probabilmente nessuno si sarebbe aspettato in generale: ragazzini
considerati perbene che sin
dalle medie bullizzavano chi consideravano “debole” o “diverso”, alcol e droga piu' o meno leggera
che circolavano come biscotti gia' a quell'eta', violenze psicologiche reiterate e adulti impotenti o
inconsapevoli di quanto accadeva vicino a loro.
“Io non capisco: gente scalmanata a 15 anni c'era anche quando ero ragazzina io ma erano uno o
due e sopprattutto i genitori tentavano in ogni modo di calmarli e di stargli dietro, questi pare che
non conoscano i loro figli” diceva Diana a Monica mentre mescolava lo zucchero nel caffe'.
“Si chiama menefreghismo” rispose lei in tono asciutto.
“Lo trovo incredibile: come si fa a disinteressarsi cosi dei propri figli?”
“E' molto semplice: basta metterli al mondo e non educarli al rispetto degli altri, lasciargli intendere
che tutto gli e' dovuto e non dirgli mai no. Infine difenderli sempre e comunque dal mondo esterno
che e' brutto e cattivo” disse Monica in un tono grave che neanche sembrava appartenerle.
“Io comunque non capisco: questa gente non vive da sola sul cocuzzolo di una montagna, che
giustificazione pensano di dare al comportamento dei figli?” chiese Diana gettando il bicchierino.
“Nessuna: gente cosi' e' convinta di essere sempre e comunque nel giusto, vivono in una bolla dove
gli altri sbagliano o non saranno mai alla loro altezza, dunque non hanno niente da giustificare:
vorrei avere un briciolo della loro autostima” rispose Monica tornando in ufficio.
Imma Tataranni non era una che si sconvolgeva facilmente ma quando Calogiuri e Matarrazzo
erano tornati dall'ennesimo soppralluogo al liceo e avevano raccontato le loro scoperte aveva
faticato a trovare le parole: in pratica tutti erano a conoscenza di quanto avveniva dentro e fuori di
li' ma nessuno parlava, probabilmente perche' temevano ritorsioni.
“E poi per andare alla polizia servono le prove” sentenzio' appena rimase sola con Diana “non basta
dire: gira la droga e questi si ubriacano e vanno in giro a far casini”.
“Dottoressa, nonostante tutto questi non hanno l'aria dei classici delinquentelli: non gli daresti due
lire” commento' Calogiuri.
“Quelli cosi' sono i peggiori maresciallo: proprio perche' non gli daresti due lire si sentono protetti e
non temono neanche
l'autorita'
altrimenti non avrebbero creato quel gruppo ma si sarebbero
limitati a prendere in giro Simona verbalmente” rispose Imma mettendo a posto i documenti.
“O forse credono che Internet sia una terra di nessuno dove si possa dire o fare tutto quello che si
vuole tanto non possono farti niente”
disse Monica che stava portando dei fascicoli in archivio passando da li'.
Imma la guardo'.
“Mi
scusi procuratrice non intendevo origliare...la porta era
aperta...” rispose la ragazza che sarebbe
voluta sprofondare nel pavimento.
“No no non c'e' problema: temo abbia ragione, altrimenti questi ragazzini non si comporterebbero
cosi: dobbiamo chiedere alla polizia postale di scandagliargli tutti i social, non credo che si siano
limitati a whatsapp con quei commenti” disse Imma appoggiandosi alla scrivania.
“Se cosi' fosse perche' nessuno ha mai fatto o detto niente? Anche solo segnalarli ai social?” chiese
Matarrazzo.
“Paura, una sorta di rispetto e di timore reverenziale...questi adolescenti sono peggio dei mafiosi”
rispose Imma.
Era quasi finita la giornata quando in ufficio da Vitali entro' Saverio Romaniello, un ricco
imprenditore locale il quale era venuto, pareva, a perorare la causa del nipote Lorenzo il quale
faceva parte di quel bel gruppetto di adorabili pargoli che assumevano droga come altri prendevano
il caffe' a colazione.
A Monica non piacque appena lo guardo' in faccia.
“Insomma dottor Vitali questi sono ragazzi, conosco bene mio nipote e francamente non penso
abbia assunto qualcosa di piu' forte di un'aspirina in vita sua” disse Romaniello.
“Con uno cosi' pure io snifferei cocaina altrimenti come lo sopporto?” penso' Monica battendo al
computer.
“E anche la storia di quella povera ragazza, insomma quante esagerazioni: e' una tragedia
naturalmente ma da qui ad insinuare siano stati i compagni...”
“Mi sa che la mela non cade mai troppo lontana dall'albero” penso' la ragazza disgustata.
Scoccarono le diciotto e Monica scese le scale proprio mentre usciva Romaniello.
“...perche' e' vero che i soldi non fanno la felicita' ma aiutano, eccome se aiutano, nessuno ha il
coraggio di dirti di no, perche' senza soldi in questo Paese non sei nessuno” disse con un sorrisetto
viscido guardando Imma.
“Probabilmente lei ha ragione dottor Romaniello” disse Monica scendendo quei pochi scalini che la
separavano da lui.
“Ma c'e' una cosa che il denaro non potra' mai comprare: la dignita'” aggiunse guardandolo negli
occhi ma sfiorando la mano della procuratrice mentre le passava accanto.