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Autore: OrderMade96    02/05/2020    3 recensioni
Da quando Crowley e Aziraphale sono andati a vivere insieme, l'angelo ha visto diverse volte Crowley svegliarsi di soprassalto da un incubo. Il demone non sembra però intenzionato ad affrontare il discorso.
Stanco di non poter far nulla, Aziraphale decide di prendere in mano le redini della situazione.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla “The Writing Week” a cura di Fanwriter.it!
★ Tema: Good Omens
★ Prompt/Traccia:  Day5 - Fuoco



THE FIRE IN MY DREAMS
 

Era una sera di metà Novembre. 

Fuori dal cottage imperversava un temporale da ore e un angelo e un demone si godevano la serenità della loro meritata vita coniugale, trascorrendo le ultime ore della giornata sullo spazioso e comodo divano nel loro salone.

Aziraphale stava leggendo un nuovo romanzo, sorseggiando una tazza di cioccolata calda come suo solito, mentre Crowley oziava disteso con la testa sulle sue gambe, digitando animatamente sul suo cellulare.

Il demone aveva scaricato un nuovo interessante giochino di cui aveva parlato emozionato per tutta la cena. 

Il serpente sbuffò, improvvisamente imbronciato.

Aveva abilmente superato i primi livelli del gioco, uccidendo tutti i nemici che si frapponevano tra lui e il tesoro nascosto nella torre, finchè un messaggio di sistema non era apparso sullo schermo, informandolo che se avesse voluto proseguire nella sua avventura avrebbe dovuto acquistare dei crediti per sbloccare gli archi narrativi successivi. 

Crowley si era accertato, prima di scaricare l’app sul suo dispositivo, di non incorrere in una simile situazione. 

Nella bio del gioco era chiaramente scritto che fosse completamente gratuito.

Crowley si rifiutava di sborsare dei soldi dopo essere stato ingannato. Ne andava del suo onore di demone. 

“Va tutto bene, tesoro?” Chiese il principato, accarezzandolo tra i capelli.

“Hmh.” Brontolò il serpente, abbandonando il cellulare sui cuscini per rigirarsi su un fianco. 

Si lasciò cullare dalle carezze di Aziraphale, fuseggiando quando l’angelo usò le sue unghie curate per grattare delicatamente sui corti peli sulla nuca.

Chiuse gli occhi, rilassandosi, sentendo la mente iniziare a vagare verso il reame dei sogni. 

“Vuoi fare un pisolino?” Il demone riuscì appena ad annuire prima di crollare addormentato. 

L’angelo sorrise, schioccando le dita per far apparire una calda coperta sul corpo raggomitolato del demone, tornando poi a leggere il suo avvincente libro. 

Aveva già divorato metà dei capitoli ed era arrivato al punto in cui il cavaliere nero stava per proporre alla figlia del re di fuggire con lui così da coronare il loro sogno d’amore, disubbidendo però al volere di suo padre che le imponeva di sposare il principe del reame vicino.

Le lancette segnavano le undici passate quando Crowley si agitò nel sonno, strappando l’attenzione dell’essere etereo dalle pagine del libro.

Aziraphale mise in pausa la lettura del suo romanzo, fissando l’espressione corrucciata sul viso dell’amato. 

Il volto del demone era accartocciato in una smorfia sofferente.

Qualsiasi cosa stesse sognando, non doveva essere particolarmente piacevole. 

Il principato aggrottò la fronte preoccupato. 

Vorrei sapere cosa lo sta turbando così tanto…

Crowley si rifiutava sempre di parlare del contenuto dei suoi incubi.

Da quando erano andati a vivere insieme, l’angelo era stato testimone di diversi episodi in cui il demone si era agitato nel letto fino a svegliarsi di soprassalto, urlando disperato.

Durante quelle occasioni, ci erano poi volute ore per calmare i violenti tremori che scuotevano l’esile corpo sudato. 

Aziraphale aveva provato a chiedere cosa non andasse, ma il demone si era rifiutato ogni volta di aprirsi con lui. 

Se ne era rimasto semplicemente in silenzio, raggomitolandosi su se stesso, aspettando che l’attacco passasse.

L’angelo era stanco di essere impotente.  

Aziraphale prese una decisione coraggiosa.

Posò i pollici sulle tempie di Crowley e lasciò che il potere angelico scorresse lungo le braccia, fluendo dalle dita, creando un legame tra loro. 

I contorni della stanza iniziarono presto a sbiadire fino a dissolversi completamente, inghiottendolo nell’oscurità assoluta.

Quando riemerse dal buio, ci mise un po’ a capire dove si trovasse. 

Lingue di fuoco gli danzarono intorno mentre il sogno di Crowley si delineava davanti ai suoi occhi.

La sua amata libreria stava andando a fuoco e le fiamme lambivano gli scaffali ricolmi dei suoi amati libri. Pagine già mezzo bruciate venivano consumate sul pavimento, mentre all’esterno poteva sentire i pompieri agitarsi mentre si armavano per combattere contro l’incendio. 

L’odore di cenere e carta bruciata gli riempì le narici, costringendolo a tossire. 

Dovette razionalmente ricordare a se stesso di trovarsi in un sogno per riuscire a tornare a respirare.

“Aziraphale!” Gridò allarmata una voce familiare, facendolo voltare di scatto. 

Crowley stava urlando a squarciagola tra gli scaffali in fiamme, nel bel mezzo del cerchio che pochi momenti prima lo aveva smaterializzato trasportandolo in Paradiso. “Angelo, dove diavolo sei?!” 

Aziraphale si sentì stringere il cuore quando un’ondata di disperazione lo attraversò.

Poteva sentire le emozioni di Crowley come fossero le proprie mentre condividevano il legame, notò. 

Mentre metabolizzava quella nuova informazione, un forte getto d’acqua colpì Crowley, facendolo crollare sul pavimento. 

I pompieri erano finalmente entrati in azione, ma per la sua amata libreria sapeva che non c’era ormai più speranza. 

Crowley riuscì a rialzarsi dopo qualche attimo, sbattendo le palpebre per eliminare l’acqua dagli occhi serpentini, visibili ora che gli occhiali erano spariti, probabilmente sbalzati via durante la sua caduta. 

“Hanno ucciso il mio migliore amico!” Gemette arrabbiato, inginocchiato in una confusione di cenere e acqua. 

“Bastardi!” Imprecò verso il cielo, maledicendo con ogni fibra del suo demoniaco essere chiunque gli avesse portato via il suo angelo.

La sua voce si spezzò in un singhiozzo. 

Aziraphale non ricordava quando fosse l’ultima volta che avesse visto Crowley piangere. O se lo avesse invero mai visto piangere. 

La vista del demone, sempre così tenace, vivace e esuberante, ridotto a un insieme di vestiti bagnati e singhiozzi disperati, spezzò il cuore dell’angelo. 

“Per favore… ridatemelo.” Gemette il serpente, appena udibile tra il rumore degli spruzzi di acqua che si abbattevano contro le librerie, facendo collassare il legno ormai al limite. “E’ tutto ciò che ho…” 

Fu in quel momento che Aziraphale decise di aver visto abbastanza e si fece avanti. 

Raggiunse in pochi passi il corpo supino di Crowley, afferrandogli dolcemente le spalle. 

Il demone sobbalzò al contatto improvviso, alzando sorpreso i suoi occhi dorati su di lui. 

“Angelo?” Ansimò incerto. Sembrava confuso ma anche sollevato di vederlo lì. 

Una parte di lui evidentemente doveva sapere che non era giusto che l’angelo si trovasse lì con lui. 

Aziraphale gli sorrise rassicurante, catturandogli il viso tra le mani in una stretta amorevole. 

“Mio caro, andiamocene da qui.” 

Crowley spalancò gli occhi, emergendo dal suo incubo nello stretto abbraccio di due forti braccia. 

“... angelo?” Chiamò esitante, aggrappandosi alla logora stoffa del gilè tesa sulle spalle larghe del principato.

“Shhh… va tutto bene. Sono qui.” Lo cullò dolcemente l’angelo, mentre calde lacrime prendevano a scorrere nuovamente dagli occhi del demone. “Sono qui, Crowley. Non andrò mai da nessuna parte.” Promise, stringendolo ancora più stretto quando un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra. “Non ti lascerò mai solo.” 

Ogni barriera che Crowley aveva meticolosamente innalzato crollò. 

Il serpente esplose a piangere, aggrappandosi con gambe e braccia al corpo morbido ma forte del suo amato angelo, lasciando che questo lo trattenesse mentre gli imbrattava i vestiti di muco e lacrime.

Aziraphale lasciò che Crowley si prendesse il suo tempo, sfogando tutti i sentimenti che aveva represso. 

Ci volle un po’, ma finalmente il demone alzò la testa, tirando sgraziatamente su col naso, osservando disgustato lo stato pietoso in cui aveva ridotto gli abiti di Aziraphale. 

“Ti ho sporcato i vestiti.” Borbottò, accigliandosi imbarazzato. 

“Sei più importante dei miei vestiti.” Dichiarò seriamente il principato, baciandogli teneramente una guancia. “Va un po’ meglio?” 

Il demone annuì, passandosi una mano tra il disastro vermiglio dei suoi capelli. 

Sembrava ancora tormentato da qualcosa, constatò il principato.

“Non avresti dovuto vederlo.” Sospirò esausto, fissandolo severamente coi suoi occhi ambrati. 

“Invece penso si, mio caro.” Sancì l’angelo, imbronciandosi. “Dopotutto, credo di avere il diritto di sapere cosa fa soffrire la persona che amo.” 

Crowley brontolò arrossendo, abbassando lo sguardo. 

“Caro…” Lo chiamò dolcemente il principato, sollevandogli il mento in modo che tornasse ad incontrare il suo sguardo.  “Per favore, fidati di me e permettimi di essere qui per te quando stai soffrendo.” 

“Mi fido di te.” Ammise il demone, deglutendo pesantemente. “Solo… non sono abituato a farlo.” 

Aziraphale gli accarezzò le guance, comprensivo. 

Ai demoni solitamente veniva insegnato dall’Inferno a non fidarsi di nessuno. Dopo essere stati traditi dai loro stessi fratelli e rinnegati dalla loro stessa madre, tutto ciò che rimaneva da provare nei loro cuori era rabbia, risentimento e odio. Qualsiasi altro sentimento poteva essere visto come una debolezza e, come spesso accade in natura, il più debole incorre sempre in una brutta fine. 

“Provaci, va bene?” Crowley annuì remissivo, chinandosi per appoggiare la fronte sulla sua spalla. 

Aziraphale lo tenne stretto, massaggiandogli la schiena con movimenti circolari rassicuranti. 

Restarono in quella posizione per alcuni minuti, finchè Crowley sembrò ritrovare le parole. 

“Angelo?” 

“Si, carissimo?” 

“...grazie.” Fu quasi meno di un sospiro, ma sufficiente perchè l’angelo potesse sentirlo. 

Aziraphale sorrise, baciando il suo demone su una tempia. 

Lo tenne in grembo finchè non si riaddormentò, trasportandolo in seguito in camera da letto usando un miracolo. 

Quella notte Crowley dormì tranquillo. E anche quella dopo. E quella dopo ancora. 


NOTE DELL'AUTRICE:
Posto ad un orario indecente, ovviamente in ritardo per il 5° giorno, ma EHI anche questa è andata :)
Scusate per l'angst. 


 

   
 
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