Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: CaskettCoffee    02/05/2020    4 recensioni
Questo racconto prende il via dopo gli eventi del series finale, e racconta la storia di quaranta settimane della vita di Castle e Beckett. Quaranta settimane molto importanti. Quaranta settimane di attesa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
OTTO SETTIMANE 

Lui aprì gli occhi e la trovò a fissarlo.

Il cambiamento lo prese completamente alla sprovvista, perché non vedeva sua moglie con gli occhi aperti da quasi un mese.
Un coma indotto, così gli avevano detto quando era stato cosciente abbastanza per poter parlare con i medici di sua moglie. Avevano scelto di tenerla “addormentata” per preservare il suo stato di salute. Il colpo al fianco, la caduta che ne era conseguita, e i due arresti cardiaci in sala operatoria potevano avere avuto ripercussioni sul cervello. Tenerla addormentata serviva a limitare il corpo di Kate a pochi compiti elementari, per favorirne la ripresa. 

E così Beckett aveva dormito durante tutto il suo periodo nella Rianimazione, finché i medici non avevano finalmente deciso di interrompere la sedazione e farla svegliare. "Ci vorrà tempo e pazienza per svegliarla" gli avevano detto prima di iniziare quello svezzamento dalla sedazione. "Non sarà come spegnere un interruttore" gli avevano pazientemente spiegato i medici. 

E così Beckett aveva dormito anche durante il trasferimento prima alla terapia intensiva e poi alla stanza privata nel reparto, poche ore prima. Aveva dormito nelle ultime ore, quando – finalmente – fu concesso che potesse ricevere visite, ed era così iniziata la sfilata di visitatori che si erano susseguiti a salutarla. Lanie, Espo, Ryan, altri colleghi.

Le aspettative erano che Kate avrebbe continuato a dormire ancora tutta la notte, quindi Castle si era steso sul letto accanto a quello di sua moglie, e aveva deciso che-  adesso che gli era permesso- avrebbe trascorso anche le notti accanto a lei. Tuttavia, il suo sonno era stato afflitto da incubi, furiosi, orribili immagini di pistole, lui che veniva colpito, Beckett che cadeva a terra ... Quando Castle aprì gli occhi di scatto, le ultime immagini che aveva negli occhi erano di una Kate insanguinata che giaceva quasi senza vita accanto a lui.

La stessa Kate che aveva trovato ad occhi aperti, ad osservarlo.

"Cosa fai qui?" Beckett chiese in un sussurro, che sembrava averla lasciata già senza fiato. Era evidente che stava ancora sperimentando gli effetti dei sedativi. Il suo linguaggio era confuso, gli occhi erano socchiusi e assonnati mentre lo guardava.

Castle si avvicinò al suo letto. "Sto bene, mi sono ripreso prima di te, e ora sono qui", le sussurrò, "Anche tuo padre e gli altri sono sempre qui, ma la notte lasciano rimanere solo uno di noi nella stanza."

Beckett annuì alla spiegazione e ricadde sui suoi cuscini, esausta. Castle non sapeva davvero cosa lei stesse pensando, e non sapeva bene cosa dirle, perché al il momento era travolto dalla gioia e dalla gratitudine per il solo fatto che avesse aperto gli occhi. Più tardi avrebbe cercato di capire cosa dirle. Al momento si sentiva troppo stordito dalla felicità di averla vista sveglia per pensare a come affrontare qualcosa di complesso come il discorso che avrebbe dovuto farle.

Spostando lo sguardo verso il vassoio alla sua destra, Beckett lo implorò debolmente, "Puoi..." Lui comprese immediatamente la richiesta di acqua – anche lui ricordava bene l’arsura del risveglio- , e le avvicinò subito un bicchiere con appena un goccio d’acqua alla bocca, guardandola bagnarsi le labbra con occhi preoccupati.

"Cosa è successo?" Kate chiese stancamente ad alta voce, "L'ultima cosa che ricordo è il loft, noi che rientriamo" Si toccò distrattamente la testa, cercando di mettere insieme tutti i frammenti che balenavano nella sua mente confusa. Affannosamente inspirò più volte. "Mi fa male il fianco."

"Non ricordi cosa è successo?" le chiese Castle con attenzione.

Beckett si accigliò con un'espressione cupa. "Tu eri a terra ..." raccontò allora Kate, "Eri ferito… io… "

"Oh, Kate," gemette Castle, mentre allungava una mano per accarezzarle la guancia, ma lei provò ad afferrargli la mano.

"Dimmi cosa è successo", insistette.

Castle non sapeva in che modo dirlo se non semplicemente dirlo. "Kate," iniziò dolcemente, "Caleb ci ha sparato."

Beckett fece un suono che a lui parve quasi come una leggera risata. "Che cosa? Lui era morto"

Eppure, a quella rivelazione, le sembrò che all’improvviso il suo cervello volesse esplodere e cominciò a ricordare gli ultimi disperati momenti di quella giornata. Riusciva a ricordare di aver guardato Caleb Brown, ricordava il suono assordante del colpo partito dalla sua pistola quando gli aveva sparato. Ricordava di aver tenuto lo sguardo fisso sul volto malevolo di quell'uomo, quando aveva sentito un dolore penetrante al fianco, un dolore conosciuto. Kate ricordava di non aver davvero realizzato l’istante in cui il proiettile era entrato nel suo corpo, ma ricordava il dolore dopo. Ricordava di averlo sentito attraverso la carne, nei muscoli del fianco, lacerargli la pelle. Il dolore straziante era esploso un istante prima che lei cadesse sul pavimento. Ricordava chiaramente di aver sentito il bisogno di trascinarsi verso suo marito, ma non poteva essere certa se l’avesse fatto, o se il ricordo della mano di lui stretta alla sua fosse stato solo un sogno concepito dal suo cervello prima di perdere conoscenza.

Sollevò gli occhi vuoti verso Castle. "Dov'è lui?" Chiese cupamente, dolorosamente.

"Morto" disse Castle, annuendo con la testa.

"E… cosa è successo poi?" Beckett sussurrò.

L'angoscia che leggeva nei suoi occhi era troppo per Castle. "Appena dopo che ci ha sparato," le spiegò in un sussurro rauco, "E’ arrivata mia madre e ha dato l’allarme. L’ambulanza per fortuna è arrivata quasi subito e ci hanno portati qui, e ci hanno operato."

Beckett deglutì più volte prima di tentare di parlare ancora. "Tu come stai?" mormorò in preda alla rabbia “Avrei dovuto capirlo…”

"Kate, non è colpa tua," disse Castle rapidamente quando sentì il quell'ombra di rimprovero nel suo tono, "Non potevamo prevederlo ... nessuno poteva." Beckett lo guardò con occhi tormentati . "Adesso dobbiamo solo cercare di non pensarci, e andare avanti" mormorò lui con un sussurro pieno di angoscia.

"Avrei dovuto proteggerti" Kate rispose con tono di amarezza. "Invece ti ho fatto sparare". La sua mente continuava a elaborare i ricordi di quegli istanti tremendi.  

"Tu gli hai sparato", insistette Castle, "Ed ora è tutto passato ..."

“Tutto passato” argomentò Kate, monotono, “L’ho colpito dopo che lui ti aveva sparato. Non ti ho protetto in nessun modo. Avesse avuto una mira migliore, in questo momento saresti... "

"Kate, non dirlo."

"Ho messo la tua vita in pericolo", mormorò, le sue parole colme di lacrime non versate, "Di nuovo, io ..."

"Oh, Kate, non è vero", sussurrò Castle, "non è vero."

La sua risposta enfatica non sembrò avere effetto su di lei. Kate abbassò la testa, sospirando. "Tu stai bene?" Chiese in un singhiozzo.

"Io sì, Kate ..."

Castle studiò la sua testa, i capelli arruffati, desiderando affondare le dita nella setosa morbidezza dei suoi capelli. Voleva rassicurarla che tutto sarebbe andato bene, che in qualche modo avrebbero superato anche tutto quel dramma, insieme. Che lui stava bene, e che presto anche lei sarebbe stata bene. E non solo lei.

Combattendo l'impulso di gettargli le braccia intorno perché sospettava che con quell’abbraccio avrebbe potuto farle male, Castle disse piano: "Devo dirti una cosa, Kate."

Da quando aveva saputo la notizia, non aveva fatto altro che pensare a quando e come dirglielo. Aspettare che stesse bene, che fossero a casa, che si fosse ripresa completamente... Ma poi aveva realizzato che l’unica cosa giusta – o almeno la meno sbagliata- era dirglielo subito, il primo momento utile.
Se Beckett non ne era già a conoscenza – cosa di cui lui era convinto- si sarebbe arrabbiata con lui per averle taciuto per ore, o giorno, una cosa tanto importante. Anche lui sentiva che non poteva starle accanto e tenerle quel segreto. Se invece Kate lo sapeva già – ipotesi remota, e di cui lui dubitava fortemente- sarebbe stato lui quello ad arrabbiarsi. 

"Sei incinta, Kate."

Per la seconda volta nel giro di dieci minuti, Beckett rimase completamente silenziosa. Castle ascoltò il sibilo della sua macchina dell’ossigeno, rimanendo lui con respiro sospeso mentre aspettava che lei dicesse qualcosa. Kate armeggiò a lungo con le mani prima di sussurrare infine pensierosa : "E' vivo?"

Castle quasi rise alla domanda. "Sì, certo che è vivo"

“Ma il colpo ... "

“Ha colpito il fianco destro, a pochi centimetri dall’utero” confessò Castle “I dottori se ne sono accorti mentre ti stavano operando per rimuovere il proiettile. Per questo motivo l’operazione è stata più complessa, e la tua convalescenza più lunga "

"Io… quanto tempo è passato?" La devastazione che Kate sentiva per quella notizia aveva un sapore. Non perché non volesse un figlio, ma perché il primo pensiero che aveva avuto a quella notizia era che aveva messo a rischio la vita non solo dell’uomo che amava, ma anche di loro figlio.
 
“Sei stata in coma quasi un mese, Kate”
 
Beckett si sentì travolta dal dolore, e più di tutto dal senso di colpa. Sarebbe mai riuscita a perdonarselo? Rick l’avrebbe mai potuta perdonare? Quasi non riuscì a guardarlo in quel momento.
 
Castle sembrava così incredibilmente perso e confuso dalla reazione che lei aveva avuto, che Beckett non riuscì a soffocare i singhiozzi "Mi dispiace così tanto, Rick."

Rick le lanciò uno sguardo piena di dolorosa angoscia, prima di abbassare di nuovo gli occhi. "Tu non lo sapevi, vero?" le chiese con un sussurro attento.

"Cosa mi stai chiedendo?" rispose Beckett.
 
Castle sussultò al suo tono angosciato, sebbene le parole di lei fossero state appena un sussurro. "Tu sapevi di essere incinta, Kate?"
 
“Pensi questo?", l’accusò Kate. “Pensi che se avessi saputo di essere incinta avrei continuato la missione?” Kate sputò fuori quelle parole rimanendo senza fiato, trafiggendolo con uno sguardo colmo di dolore.  

"Io… no Kate"

"Puoi immaginare come mi sento?" Kate considerò ad alta voce in un sospiro lancinante. Lo trafisse con uno sguardo gelido. "Come posso sentirmi dopo essermi svegliata scoprendo di essere rimasta un mese in coma, scoprendo di essere incinta? "

"Forse quasi come mi sono sentito io quando mi sono svegliato e mi hanno detto che mia moglie era in coma, e incinta!"
 
Beckett impallidì a quello scoppio di ira di Rick, perché, in quel momento, non aveva pensato affatto a quello che aveva passato lui.
 
Castle vide il senso di colpa palesarsi sul suo viso e sbuffò amaramente. "Sono stati giorni difficili anche per me. Dovevo chiedertelo, Kate. Non sarebbe la prima volta che mi tieni all’oscuro di qualcosa di importante"

Le parole di lui la lacerarono, e non potè impedire alle lacrime di scorrerele sulle guance. "Non sei leale con me" lo accusò.
 
Castle si sedette accanto a lei, afferrando disperatamente le mani di lei, stringendole fra le proprie. "So di non essere stato giusto, Kate", gridò a pezzi, "e mi dispiace. Non sono mai stato ... non ho mai voluto ferirti. Però in tutti questi giorni, da quando ho saputo, ho rimuginato, ho ripensato a quei giorni, e il dubbio mi ha consumato ... "

Beckett gemette ad alta voce alle sue parole. Lui sembrava così sofferente, così sfinito, così stanco, che lei si sentiva quasi fisicamente male pensando a quello che aveva affrontato Rick in quei giorni in cui lei era stata addormentata. Era così arrabbiata che lui avesse dovuto affrontare tutto quello. Così arrabbiata per quello che stava succedendo.
 
Strinse la mano al marito, lottando per tenere sotto controllo le sue emozioni. Ma era difficile mantenere il controllo e non lasciarsi travolgere dalle emozioni. "A che punto sono?" gli chiese gentilmente: "Lo sai?”

"Quando sei arrivata qui, i dottori hanno ipotizzato che tu fossi incinta di quattro settimane..."

“… due mesi, quindi", finì Kate per lui.

"Si." Ci fu un attimo di silenzio prima che lui aggiungesse: "E’ molto forte. I medici me lo hanno ripetuto fino allo sfinimento. Stessa fibra forte della madre, mi dicevano."

Con sua sorpresa, Kate iniziò a piangere silenziosamente, e si portò la mano contro il suo addome, ancora piatto. Tenne lì la mano per alcuni. "E’ forte" mormorò con voce rauca, poi alzò gli occhi per guardarlo implorante. "Sta davvero bene?"

"Sì", sussurrò Castle posando la sua mano su quella di lei, contro l'addome "nostro figlio sta davvero bene".

E presto starai bene anche tu, aggiunse in silenzio.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: CaskettCoffee