Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: FlameWolf    02/05/2020    8 recensioni
La guerra è finita, ma Capitol esige vendetta. La gente ha la memoria corta, ha bisogno di promemoria...
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Yuki Reed, distretto 4, 18 anni

Ispiro a pieni polmoni l'aria fresca dell'aurora, non mi stancherò mai di questo odore.

Osservo nuovamente i miei piedi venire bagnati dall'ennesima onda giunta fino alla riva. Quanto avrà viaggiato quest'acqua? Quante storie avrà da raccontare? Quante volte ha cambiato il suo aspetto? Lei muta sempre, non è mai la stessa, è paziente e tenace, e con la sola forza del tempo può realizzare qualcuna meraviglia. Mamma dice che le persone sono come l'acqua, ma non sono d'accordo. Per me invece sono come questa sabbia: sassi speranzosi distrutti da forze più grandi di loro, inutili granellini che tendono a qualcosa di più grande, senza riuscirci.

Lo stridio di un gabbiano mi allontana per un momento da quella gabbia di negatività in cui mi stavo rifugiando. Sto facendo pensieri più tetri del solito oggi, ma temo sia inevitabile. Non credo ci sia una sola persona felice in tutta Panem oggi. Tranne a Capitol probabilmente.

Sento qualcuno avvicinarsi, ma non ho bisogno di voltarmi per capire chi sia. Questo suono mi ha accompagnato per una vita intera, ed è forse più famigliare delle onde che si frantumano sugli scogli.
“Ti ho portato la colazione” mi annuncia Candice passandomi un cupcake “Arancia con frosting alla cioccolata fondente, il tuo preferito”.

La ringrazio con un accenno di sorriso, per poi addentare quella meraviglia. Mia sorella ha proprio le mani d'oro, un giorno sarà un'ottima mamma.
“Non sei rientrato stanotte” costata lei mentre si siede accanto a me.
Faccio cenno di no con la testa. “Io...”. Vorrei giustificarmi per il mio comportamento, ma faccio fatica a trovare le parole. I discorsi non sono mai stati il mio forte.
Candice appoggia la testa sulla mia spalla “Avevi bisogno del tuo spazio” sentenzia.
Abbasso lo sguardo, e prendo un grosso respiro. Non è facile dirlo. “In realtà ho paura di dovervi dire addio. Per questo ieri sera sono scappato”.
Candice si rialza di scatto, quasi offesa “Yuki! Non dire queste cose neanche per scherzo!” squittisce rimproverandomi.
È così buffa quando utilizza quel tono! I suoi occhi nocciola si spalancano così tanto da sembrare due palle, e tende sempre ad alzarsi sulla punta dei piedi, risultando così ancora più alta.
Trattengo a stento una risata e bofonchio un “scusa”.
Candice sospira rassegnata “Dovresti cambiarti inoltre” aggiunge “Mamma ci tiene che ci presentiamo vestiti bene visto che ci sarà la tv”.
Stringo forte il mio fedele cappello da cowboy dal quale non mi separo mai “Sto benissimo così come sto” .
Candice prova a strapparmi via il cappello, ma indietreggio. Il mio determinato rifiuto la fa sorride. Oh, oh... so già come andrà finire. Mia sorella mi si getta addosso ridendo, tentando in tutti i modi di strapparmi il mio fedele amico, ma ogni suo tentativo va a vuoto. Sa benissimo che non mi arrenderò mai, non su questo punto

“Tempo!” urla una voce grave dietro di noi, assassinando ogni traccia di gioia nell'aria.
Ci giriamo all'unisono. Un pacificatore armato di tutto punto ci segnala che quell'ora è giunta. Era stato così silenzioso fino a questo momento che mi ero dimenticato che era qui da parecchie ore, probabilmente per controllare che io o altri ragazzi nei dintorni non provassimo a fuggire a nuoto.
Mi alzo, ma Candice mi afferra con forza la mano. Mi volto. I suoi occhi sono lucidi, le labbra tremano, la sua pelle è pallida. Il mio cuore perde un battito. Odio vederla in questo stato, vorrei solamente che fosse felice.
“Ho paura” mi confessa “E se mi scegliessero?”
Scuoto la testa “Non lo permetterò mai”.

 

Io e Candice arriviamo in piazza insieme, lei è rimasta aggrappata al mio braccio per tutto il tempo. La grandissima presenza di pacificatori per tutto il distretto l'ha resa ancora più tesa.
Mi guardo intorno; Capitol ha preso sul serio questa faccenda dei giochi. Intravedo gruppi di ragazzini tremanti con dietro pacificatori armati pronti a sparare al primo segnale di fuga. Non scherzava allora il sindaco quando ha affermato che avrebbero controllato di casa in casa per verificare che nessuno fosse rimasto indietro.

“Yuki...” sussurra Candice con voce tremante.
L'afferro per le spalle e la fisso in quegli occhi così simili a quelli della mamma, della nonna, dei miei. “Andrà tutto bene” provo a rincuorarla, non credendo io stesso alle mie parole, ma ha bisogno di me “Facciamo come ci hanno insegnato nei giorni scorsi, e disponiamoci ai nostri posti, ok?”.
Candice annuisce rassegnata per poi abbracciarmi forte. Trema tutta, in questo momento mi sembra molto più piccola dei suoi diciott'anni. È ingiusto tutto questo, profondamente ingiusto. Vorrei tanto poter fare qualcosa, ma sono completamente impotente. Credo di non essermi mai odiato così tanto come in questo momento.

 

Da sopra il palcoscenico spunta una capitolina, deve esserlo per forza, nessun altro si vestirebbe in questo modo. La ragazza (che si presenta come Delphine) indossa un bikini bianco ingioiellato, con delle enorme ali dorate dietro alla schiena. La mise mi perplime. Va bene che ha un fisico ben modellato, ma a Maggio è ancora freddino per andare in giro vestite così... Alcuni ragazzi accanto a me fanno alcuni commenti di cattivo gusto. In particolare, un vecchio sul palco, che non ho mai visto prima, le sta sbavando addosso di brutto. Che sia il coach che seguirà i tributi? Non mi ispira molto.
“Siete tutti bellissimi!” afferma con voce quasi commossa Delphine “State per entrare nella storia! Non siete contenti?”

“Come no!” Risponde ironico un ragazzo qualche fila più in là. La folla scoppia a ridere, ma tace immediatamente quando il giovane viene colpito alla testa dal calcio del fucile di un pacificatore. Il giovane cade in ginocchio, sta perdendo sangue copiosamente.
Mi mordo il labbro per poi distogliere lo sguardo. Combatto con tutto me stesso per non reagire. Quanto sono esagerati! Maledetti...

La capitolina si guarda intorno imbarazzata, evidentemente non si aspettava uno spettacolo del genere. “Dunque...” afferma cercando di riprendere il filo “Sorteggiamo il nome della nostra prima ragazza, allora”.
Delphine si avvicina a una grossa boccetta dove sono posizionati i nomi di tutti i presenti. Tratteniamo il fiato, mentre disperato cerco lo sguardo della mia gemella. Vi prego, non lei, non lei.

“Amalia Perez!” annuncia la donna.
Tiro un sospiro di sollievo. Grazie, grazie davvero.

Rimaniamo tutti in solenne silenzio, finché dalla fila delle diciassettenni esce timidamente una ragazza piuttosto carina dai capelli lillà. Amalia cammina nervosamente fino al palco, dove viene accolta da un caldo abbraccio. La ragazza risponde a disagio, ha l'aria di una che fa ancora fatica a realizzare quello che è successo. Poverina, non posso darle torto.
“Mentre per quanto riguarda i ragazzi...” trattengo il fiato. Ora ho seriamente paura. “...Yuki Reed”.

Per un momento il terreno scompare da sotto i miei piedi, mentre l'urlo disperato di Candice arriva alle mie orecchie.
La sua voce mi dà la forza di reagire; conosco il copione, so che se non raggiungo il palco subito mi verranno a prendere con la forza. Devo risparmiare questo spettacolo alla mia famiglia. Non se lo meritano.
Cammino con lo sguardo basso, e non rispondo neppure all'abbraccio di Delphine.
Guardo il volto terrorizzato di Amalia, e mi chiedo se anch'io in questo momento sto assomigliando ad uno spettro.

 

Kane Wave, distretto 5, 18 anni

Sono pronto, almeno credo. I miei vestiti sono puliti, sto già indossando i miei guanti e ho già messo delle nuove bende, anche se non dovrei farlo, almeno teoricamente, non fanno troppo bene.
Mi tiro su il cappuccio della felpa, sperando in questo modo di coprire il più possibile il mio volto.

Mi sento ridicolo, è proprio necessario uscire? Sarà pieno di gente, avrò gli occhi di tutti puntati addosso... Odio quando mi parlano dietro le spalle.... in effetti odio anche quando lo fanno da davanti.

Mi risiedo sul letto, lasciandomi andare ad un grosso sospiro.
Almeno dovrò affrontare tutto questo solo una volta, poteva andarmi decisamente peggio.

Rudolph finalmente alza quel suo sederone per venirmi incontro ad annusarmi. I suoi baffi mi sfiorano la pelle sana facendomi il solletico. “Se solo potessi venire insieme a me....” gli sussurro malinconico accarezzandogli il testone beige. Rudolph si dimostra sempre il solito, appena smetto di coccolarlo, mi fa cenno con la zampa di riprendere. A volte mi sento un po' il suo schiavetto personale, ma va bene così, per lui farei qualsiasi cosa, è il mio migliore amico, nonché unico...

Da lontano sento i passi di mio padre, deve aver finito di fare colazione, o di provarci almeno. È da settimane che lui e la mamma non fanno altro che piangere, la situazione è diventata davvero pesante. Mi sento così in colpa, è da anni che non faccio altro che dar loro preoccupazioni, sono davvero un pessimo figlio.
E se venissi scelto? Che ne sarà di loro? No, no, no! Non devo pensarci! Sono un tipo fortunato, me la caverò anche questa volta! Vedrai che l'unico problema di oggi sarà affrontare tutta quella gente!

 

Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la cucina, seguito a ruota da Rudolph, come sempre.
Mamma è seduta davanti al suo tè, lo sta ancora mischiando da quella volta, mentre papà è in piedi, appoggiato al frigorifero.

Appena si accorgono di me, gridano il mio nome in maniera apprensiva.
Faccio un passo indietro. Mi sento in colpa a essere freddo con loro, ma credo sia la cosa migliore in questo momento. Abbiamo passato ore e ore a parlare di questi “Hunger Games” è più ne parlavamo e peggio era. Stanno già male, se stessi qui ancora a lungo non oso pensare a cosa potrebbe succedere. Addirittura papà ieri si è offerto di aiutarmi a fuggire dal distretto, grazie ad alcuni contatti, ma come potrei? Il presidente è stato chiaro: se si lasciano i confini, tutti i parenti entro il quarto grado verranno condannati a morte. Non potrei mai far loro qualcosa del genere.

“Io vado” annuncio evitando di guardarli negli occhi.
Non aspetto una loro risposta, vado veloce verso la porta d'ingresso. Prima di uscire però, rivolgo un ultima attenzione al mio cane preferito. Lui non sa, e non potrebbe mai capirlo.
“Sei il migliore” gli comunico ingoiando un grosso rospo in mezzo alla gola “Ti amo da morire. A stasera” concludo dandogli un ultima coccola sul suo muso peloso.

 

Decido di passare in ogni vicolo possibile, sperando così di incontrare il minor numero di persone possibile, ma non è affatto semplice. La popolazione del cinque mi sembra essere triplicata, mi sento occhi puntati addosso da ovunque. Cammino il più velocemente possibile, ma è inutile: tanto stiamo andando tutti nello stesso posto.

 

È tutto così surreale: l'inno di Panem sparato a palla, il discorso senza senso del nuovo sindaco, la capitolina eccitata che sembra essere strafatta di coca, la mentore che cammina nervosamente su e giù per tutto il palco... non può essere reale.
La cosa peggiora ulteriormente quando la presentatrice si avvicina ad un'enorme boccia per estrarre la povera malcapitata ragazza che verrà massacrata.

Beas non rivela subito il nome, probabilmente per creare suspence, ma così facendo rischia sul serio di far venire qualche coccolone. “Annabelle Janice Mullins” esclama infine saltellando.

Nessuno si muove per qualche minuto, finché un pacificatore innervosito non si dirige nel settore delle quindicenni. Prima che arrivi a destinazione però, spunta una ragazzina con un vistoso chignon castano che gli fa una linguaccia, per poi dirigersi verso il palco.
Beas sorride soddisfatta: credo che la ragazza le piaccia.

“Ora tocca al ragazzo”. Prendo un grosso respiro. Ci siamo, devo rimanere calmo e fiducioso “Kane Wave”. Che??? Scherziamo? Possibile che la mia fortuna si sia esaurita?
Mi dirigo titubante verso il palco, gli occhi di tutti sono puntati verso di me. Mi sento malissimo... Per favore, non mi guardate.

“Ciao, bell'avventuriero!” mi apostrofa Beas.
Abbasso lo sguardo e bofonchio un timido ciao. Sono completamente imbrattato dal sudore. Quando finisce questa falsa? Voglio andarmene, portatemi ovunque voi vogliate, ma non qui vi prego!
“Sei tutto nascosto...” si lamenta la capitolina “Perché non ci fai vedere il tuo bel visino?”
“No, ti prego!” urlo disperato, ma è troppo tardi.
Beas mi tira su il cappuccio davanti a tutti, mostrando all'intera Panem il mio volto! Indietreggio spaventato, non può essere successo!
“Mostro” commenta disgustata la capitolina, senza distogliere lo sguardo dalle mie cicatrici da ustione.
Il pubblico inizia a parlottare, e anche la mentore mi sta fissando con aria incuriosita. Il fiato mi si accorcia, la vista si annebbia, la mia testa diventa leggera, mi sento svenire.
Sto per crollare, ma qualcuno mi afferra per il braccio e mi trascina dietro alle quinte, lontano dagli occhi di tutti. Sgrano gli occhi: Annabelle.

Sorrido, no, la mia dose di fortuna non è ancora finita.

 

Melody Russell, distretto 7, 16 anni

La “Secchia rapita” di Salieri ha superato il suo culmine, ma diversamente dal solito non mi sento rilassata e in pace. Se neppure la musica riesce a rilassarmi, allora nulla potrà farlo.

La porta d'ingresso viene aperta bruscamente. Papà entra con il volto paonazzo e il fiato corto.
“I pacificatori hanno iniziato a controllare le case della nostra via, a breve saranno qui!”.
Mi stringo con le braccia terrorizzata. Non sono pronta, non voglio andare.
“Nasconditi!” mi ordina papà urlando.
Sussulto, è da anni che non lo vedevo così agitato. Vorrei controbattere, dirgli che è inutile, ma non ci riesco proprio. Non penso che in questo momento sarebbe in grado di ascoltarmi.

Mi guardo intorno in cerca di un posto. Vediamo... dentro alla credenza? Dietro alle tende? No... meglio nascondersi sotto al letto.
Mi avvio al mio nascondiglio, aspettando il momento fatidico. Noto solo ora che non ho spento lo stereo. Attualmente stanno risuonando le note di “Palmira regina di Persia”.

Che cosa sto facendo? Sanno che vivo qui, sanno che sono viva e vegeta. Ci sono parecchi documenti che lo dimostrano. Eppure... non voglio andare. Non voglio affrontare la folla, né rischiare di venire presa. Che cosa succederebbe se accadesse? Morirei di sicuro! E anche nel modo più violento possibile! Papà rimarrebbe completamente solo! Ha solo me adesso, ed è stata così dura per lui superare le loro morti..

Il campanello di casa suona, risuona e risuona ancora, in maniera sempre più aggressiva, finché papà non si arrende e decide di aprire. Probabilmente ha pensato che se non l'avesse fatto avrebbero sfondato la porta. Il disco ha cambiato brano. Ora risuonano in sottofondo le note de “La fiera di Venezia”.
Sento i passi pesanti dei due ufficiali in netto contrasto con la melodia. Metto entrambe le mani davanti alla bocca, trattenendo il fiato. Non mi devono assolutamente sentire.

“Lo stato di famiglia afferma che qui vive una ragazzina, dov'è?” chiede uno dei due senza neppure salutare.
“È già andata” replica secco papà. Il suo tono di voce è così fermo che non direi neanche che sia una bugia.
“Sai che sta mentendo verrà fustigato in piazza, vero?” domanda l'altro.

Ho un sussulto. Questo non lo sapevo. Nella mia mente si forma l'immagine di lui legato ad un palo, con la schiena piena di segni e di sangue, il volto pallido, e il respiro corto. Il mio cuore ha una stretta. Non sopporterei tutto questo.
“Non sto mentendo” risponde mio padre, ma la sua voce tradisce una certa titubanza.

“Non le dispiace allora se controlliamo la casa, vero?” chiede.

Non aspettano nessun consenso, iniziano semplicemente a rovesciare tutto, senza alcun criterio, cercando di fare il più rumore possibile. Sento posate cadere a terra in una cacofonia assordante, credenze venire svuotate, sedie venire rovesciate.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata. Mi troveranno, è solo questione di momenti. Sarò trascinata lo stesso, e papà sarà punito a causa della mia vigliaccheria.

Mi mordo così forte il labbro da farlo sanguinare. Devo farlo, è per il suo bene. Non è detto in fondo che venga scelta, no? Ci sono un sacco di ragazze qui al sette, non è detto che tocca a me. Per una volta, devo cercare di non essere egoista.

Esco di fretta da sotto al letto e mi presento in salone. I tre mi stanno fissando, papà è pallido come un fantasma, e rigido come una corda di violino. Il disco trasmette ora l' “Ouverture in Re Maggiore“, facendo così sembrare la mia entrata ulteriormente d'effetto.
“Papà si sbagliava, stavo uscendo proprio adesso” provo a giustificarmi senza avere il coraggio di guardare nessuno negli occhi.

I due pacificatori rimangono un momento in silenzio, è chiaro che non se la siano bevuta, ma non sembrano neppure essere particolarmente furiosi, più rassegnati direi. Forse la mia non è stata l'unica famiglia così disperata a tentare qualcosa del genere. Forse faranno finta che non sia successo nulla.
Un pacificatore mi prende per il braccio, talmente forte da vedere per le stelle, per poi trascinarmi via.
Papà cerca di raggiungermi, ma il suo collega lo spinge via.
Rivolgo un'ultima occhiata a mio padre. Mi sta fissando con le lacrime agli occhi. Nel vederlo così spezzato, anch'io scoppio a piangere.

 

Il pacificatore molla la presa solamente dopo che ho preso il mio posto all'interno della grande piazza. Il braccio mi fa malissimo, sono sicura che si sia formato un grosso livido. Provo a massaggiarmelo un po', ma la situazione non migliora.
La mietitura inizia in orario secondo programma, credo di essere stata una delle ultime ad arrivare. Nella folla riconosco qualche ragazza che frequentava la scuola con me, ma ricordo a malapena i loro nomi. Loro si ricorderanno di me? Non credo.

Sul palco entra una donna con dei tacchi vertiginosi, vestita di piume bianche e con una vistosa parrucca dello stesso colore. Non posso non notare che sia bellissima, sembra proprio una sposa.
La donna si presenta come Kitty, e promette ai genitori che si prenderà cura dei loro figli. Scuoto la testa, bugiarda, non potrà mantenere in nessun caso questa promessa.
“Il primo tributo in assoluto di questo distretto è...” chiudo gli occhi e prego. Voglio tornarmene a casa, voglio tornare da mio padre. Voglio che tutto finisca, voglio tornare alla mia vita tranquilla. “... Melody Russell!”.

 

Riapro gli occhi, e mi ritrovo sdraiata per terra, molte ragazze mi sono sopra, mentre a fianco a me c'è un uomo, lo stesso che era sul palco fino a poco tempo fa. Cosa è successo? Ero in piedi fino a poco fa...
“Sta bene?” chiede la capitolina.

Sgrano gli occhi, penso proprio di essere svenuta. Che figuraccia...
“Sei pronta, piccola?” mi chiede il signore.
Faccio un debole accenno di sì, ora ricordo. Sono stata scelta, proprio io. Non posso crederci, è terribile. Come starà papà? Spero non abbia fatto follie.
L'uomo mi aiuta ad alzarmi, e rimane al mio fianco fin sopra al palco, dove Kitty mi dà una pacca d'incoraggiamento sulla spalla. Mi stringo all'uomo, in cerca di protezione. Sento che sarà la cosa più simile ad un amico da qui in avanti.
“Il cavaliere che accompagnerà la nostra Melody sarà invece....” mi volto altrove. Ha poca importanza chi condividerà con me questa sfortuna. Ho così tanta voglia di piangere... “... Milo Ruiz”.
Al palco di avvicina un ragazzo ben piazzato, credo sia più grande di me.
A differenza mia non sembra essere eccessivamente spaventato, anche se comunque è abbastanza pallido.
Una volta che ci ha raggiunto, mi dedica un timido sorriso d'incoraggiamento. Temo proprio che ce ne vorrà più di uno.

 

Iris Cruise, distretto 8, 15 anni

“Iris! Muoviti!” grida la mamma.

Esco dal bagno in un batter d'occhi, infilo la giacchetta viola, e raggiungo le mie sorelle all'ingresso. Sono tutte vestite eleganti per l'occasione. Margherita in particolare si è messa una gonna della mamma, e credo sia la prima volta in vita mia che la vedo vestita in maniera così femminile, mentre Viola indossa un vestito a maniche corte con un grosso fiocco dietro alla schiena. Solo Erica non è messa a lucido. È normale però, lei non sarà in prima linea come noi, almeno per quest'anno. Una parte di me l'invidia molto. Forse non dovrà vivere tutto questo, forse Capitol si renderà conto della follia che vuole fare, e il prossimo anno saremo tutti liberi. Lo spero tanto, anche se papà non è d'accordo. Afferma che la ribellione ha inasprito molto gli animi capitolini, e che non avranno alcuna pietà nei nostri confronti. A volte mi chiedo ancora come siamo potuti arrivare fino a questo punto...
Mamma fa accenno di sì con la testa, come ad approvare il look che ho scelto per il giorno. Ci ha dato carta bianca per le mise (tranne a Margherita per ovvie ragioni), voleva che fossimo tutte eleganti per la giornata di oggi. I capitolini affermano sempre che noi dei distretti siamo dei poveri straccioni senza alcun senso estetico, e ci teneva a dimostrare che non era affatto vero, che noi non siamo secondi a loro in nessun caso.

“Io...” prova a dire, ma si ferma subito. Riprende a guardarci una per una, come se volesse trasformare questo momento in una foto perenne, in cui tutto sarà per sempre come oggi: Margherita e il suo ginocchio sbucciato, Viola e la sua coda perfetta, io e il mio rossetto preferito. “Io...” riprova nuovamente per poi nascondere velocemente il viso nel petto di mio padre. Sembra una bambina in questo momento...
Ci dirigiamo in gruppo verso di lei, per stringerla con tutto il nostro cuore. Di fronte a questo gesto, scoppia a piangere più forte di prima.

“Non ci succederà nulla” affermo provando a rincuorarla.
Mamma si asciuga le lacrime con il polso. Nel giro di pochi secondi è tornata ad essere la solita donna orgogliosa che ho sempre conosciuto.
“Bambine” ci apostrofa “Ricordatevi le istruzioni che vi hanno dato per svolgere la mietitura, in caso succeda il peggio non fatevi vedere deboli” Annuiamo, non abbiamo alcuna intenzione di farlo “State unite fino alla piazza, non perdete di vista Viola, ok?” si raccomanda a me e a Margherita, le più grandi.
“Stasera dobbiamo festeggiare però, voglio la pizza!” dichiara allegra Margherita.

“Io le patatine fritte!” aggiunge veloce veloce Erica, che si sta leccando già i baffi per l'eventualità.
La mamma rimane un attimo spiazzata, per poi sorridere “Vi cucinerò tutto ciò che vorrete, ma dovete tornare tutte qui!” replica per poi lanciarmi uno sguardo complice. Sorrido di gioia; quanto amo questa donna! Vorrei così tanto diventare come lei! È forte, orgogliosa, e tanto gentile. Mentre io invece... a volte mi sento ancora così piccola...
“Certo che torniamo!” replica Margherita quasi offesa. “Figurati se vogliono queste noiosone con loro!” aggiunge poi indicando me e Viola.

“Non vorranno neppure una bertuccia come te” replico divertita facendole la linguaccia.
Ci abbracciamo tutti quanti, e ci scambiamo le ultime raccomandazioni. Ispiro i loro odori, augurandomi di sentirmeli nel naso per tutto il giorno.

 

Appena uscita di casa, il mio sguardo cade subito alla casa blu in fondo la via. Quella è la casa di Rachel, la ragazzina da cui tutto è iniziato. Ancora mi stupisco che sia in piedi, al contrario dei suoi proprietari. Tutti morti, dal primo all'ultimo. Erano delle così brave persone... se poi penso che la loro storia ha così tanti punti in comune con la sua... Quel maledetto giorno...

“Iris, ci stanno guardando” mi fa notare Viola afferrandomi per la manica.
Ha ragione, le strade non sono mai state così piene di pacificatori e militari. Ce n'era davvero bisogno? Nelle ultime settimane non hanno fatto altro che ripetere in che guai ci saremmo cacciati se non ci fossimo presentati.

“È perché siamo troppo belle” mento a Viola sperando così di rassicurarla. Capisce che l'ho sparato grossa, e per tutta risposta scoppia a ridere “E poi Margherita ha perfino la gonna!” aggiunge facendo ridere anche me, ma non Margherita che ci mostra un grosso dito medio in tutta risposta.

 

La piazza è gremita, non credevo ci fossero così tanti adolescenti nel settore otto. Il palco è posizionato davanti al palazzo municipale mezzo distrutto, ho sentito dire che a breve incominceranno i lavori di ristrutturazione.

Il nuovo sindaco parla a lungo, descrivendo gli orrori della guerra, la necessità di espiare le nostre colpe e tanti altri discorsi che staranno facendo sicuramente schiumare di rabbia la mamma. Come biasimarla? La ribellione era necessaria, Rachel è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo scarso lavoro, lo sfruttamento, gli abusi delle forze dell'ordine, la mancanza di diritti basilari... ci sono tremila ragioni che urlano a gran voce che avevamo ragione noi. Avrei solamente voluto che le cose fossero andate in maniera diversa. La violenza era davvero l'unica strada?

Finito il discorso, entrano sul palco mano nella mano una giovane coppia. Lei in particolar modo cattura l'attenzione di tutti grazie al suo delizioso vestito rosso lungo e con un profondo spacco sulla coscia. Devo dire che è modesto considerando gli standard di Capitol. Arrivati al centro, l'uomo si inginocchia e le bacia la mano, scatenando in lei un risolino deliziato.
La donna si presenta come Maya, mentre l'uomo come l'allenatore del nostro distretto, Nicolzon, suo marito. Per tutta il discorso, Nicolzon guarda la moglie con uno sguardo innamorato davvero commuovente. Era davvero bello essere guardate in questo modo, mi faceva sentire così speciale, come se avessi un posto in questo mondo. Avevo così tanti sogni allora... tutti distrutti.

 

Margherita mi afferra la mano con forza, come se me la volesse stritolare, riportandomi alla realtà. Maya si è avvicinata alla boccetta, e con un gesto elegante pesca un foglietto.
“Iris Cruise” annuncia seria.
Il mio stomaco fa un salto su se stesso, e per poco non rischio di vomitare davanti a tutti. Margherita mi afferra il braccio con violenza, guardando in cagnesco chiunque si sia voltato verso di noi.
Vorrei lasciarmi andare, afferrarla e fuggire via, ma i miei piedi sono pesanti come il cemento.
Con la coda dell'occhio intravedo un pacificatore avvicinarsi alla mia direzione. D'un tratto mi ricordo della promessa fatta. Nessuna scenata, devo essere come la mamma.
Accarezzo la mano a Margherita, guardandola dritta negli occhi. “Prenditi cura di tutti” affermo prima di liberarmi dalla sua presa, ed avviarmi verso il palco, ignorando le sue proteste.
Maya e Nicolzon mi accolgono con una stretta di mano.
“Grazie per quello che stai facendo per tutti noi” mi sussurra l'uomo.
Non rispondo, ma sostengo il suo sguardo; non voglio che pensi che sia una debole.
“Mentre il ragazzo...” riprende l'annunciatrice “... Jacob Goldwell”.
Un ragazzo alto e muscoloso ci raggiunge a basso sicuro, come se stesse marciando. Provo ad osservarlo per capire che tipo di persona sia, ma i suoi occhi blu sono impenetrabili. Ha tutta l'aria di avere più possibilità di vittoria rispetto a me.... Mi sento peggio di prima, sono nello sconforto più totale.

L'accompagnatrice si volta verso di noi ed alza il pollice, come per congratularci per l'ottimo lavoro svolto. So che dovrei odiarla, ma mi suscita simpatia. Sarà anche una capitolina, ma è pur sempre umana. Vorrei che i suoi concittadini pensassero lo stesso di noi.

 

 

 

 

 

Ecco qui con i primi tributi. Come vedete abbiamo uno scenario più severo rispetto ai libri in quanto le cose non collaudate generano nervosismo in tutti.

Ho ancora1 posto libero: il ragazzo dell' 11. Chi ha preso due pg può ordinarne un terzo, ma solamente se entro 24h nessun altro l'avrà fatto. Riepiloghiamo i tributi:

 

 

Tributo Femminile

Tributo maschile

1

 

 

2

 

 

3

 

 

4

Amalia Perez, 17 anni

Yuki Reed, 18 anni

5

Annabelle Janice Mullins, 15 anni

Kane Wave, 18 anni

6

 

 

7

Melody Russell, 16 anni

Milo Ruiz, 18 anni

8

Iris Cruise, 15 anni

Jacob Goldwell, 17 anni

9

 

 

10

 

 

11

 

 

12

 

 

 

Se va tutto bene Domenica prossima posto la seconda parte.

Spero che i pg vi siano piaciuti, alla prossima!

 

 

p.s. grazie Sasi per avermi fatto conoscere Salieri! Non avevo mai sentito nulla di lui!

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: FlameWolf