“A FROG?”
 

L’ho combinata grossa. Come sempre, del resto.
Ma con me è così, ormai Lisbon dovrebbe saperlo: se vuole risolvere i casi deve prendere il pacchetto-completo-Patrick-Jane, compresi le sue follie, il completo a tre pezzi e i trucchetti al limite della legalità.
Eppure è arrabbiata. E’ buffa quando increspa le labbra in quel broncio. Stranamente non mi ha ancora perdonato. Lo fa sempre. Ma stavolta ci vuole un piccolo aiuto.
Cho mi lancia una pallina di carta. Mi giro per guardare Lisbon, seduta alla sua scrivania, tutta intenta a firmare qualche rapporto: attività interessantissima e coinvolgente che, forse, la distrae dalla voglia che la divora di rompermi il naso con uno dei suoi proverbiali pugni. Correrò il rischio.
In pochi secondi modello la carta a mio piacimento: sono sempre stato bravo con questi giochetti. Nascondo il mio origami nella mano e mi avvicino con aria circospetta.
Mi rivela di essere ancora arrabbiata, e riconosco che è davvero così: postura rigida, angoli delle labbra incurvati verso il basso, occhi fiammeggianti, tono di voce controllato. Le butto lì che mi dispiace. A modo mio sono sincero. Dentro di me so, però, che non posso promettere di non rifare qualcosa di peggio alla prima occasione. Anche Lisbon ne è consapevole.
«Non ti dispiace», dichiara infatti.
Ma non ero io il mentalista?
Tiro fuori l’espressione più colpevole del mio repertorio e appoggio sulla scrivania la mia ultima trovata.
Lisbon la guarda, sospettosa.
«Una rana? Questo dovrebbe farmi stare meglio, vero?», chiede con tono rassegnato, mentre io me la squaglio lentamente. I pugni sul naso non mi piacciono.
Poi succede. La rana di carta spicca un salto, proprio come avevo previsto. Lisbon lancia un piccolo grido e fa un balzo. L’ho sorpresa. Lo faccio spesso, del resto. Il più delle volte, però, con qualcosa di spiacevole.
Mi giro. Sta sorridendo, anche se non vorrebbe darmi la soddisfazione. Ignora che la sto guardando. Il suo volto ora è disteso da un’espressione, suo malgrado, intenerita.
Sorrido anche io. Lisbon che sembra una bambina a cui Babbo Natale ha appena lasciato un regalo inaspettato è un bello spettacolo.
Per un attimo penso che mi piacerebbe farla sorridere ogni giorno.
Poi ritorno in me. So già che non succederà. Ho la mia missione, che con i sorrisi e le rane origami c’entra ben poco.
Però, mentre mi allontano da lei e da questi pensieri scomodi a cui non voglio dare un nome, l’immagine serena del suo viso non mi abbandona.
Sì, sarebbe bello farla sorridere ogni giorno.
 




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Ciao a tutti, siccome sto approfittando di questi giorni casalinghi per rivedere The Mentalist dalla prima serie, la voglia di scrivere qualcosa sui nostri amati personaggi è tornata.
Spero vi piaccia.
A presto