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Autore: Voglioungufo    02/05/2020    1 recensioni
Raccolta multishipping | Canonverse | Soulmate!AU
1. TobiKaga: "Se non fossi stato un Uchiha avrei potuto amarti".
2. SakuHina: "Una volta Kurenai-sensei mi ha detto che vediamo solo l'amore che vogliamo accettare."
3. ObiNaru: Sakura si corrucciò, ma poi si sciolse in una risata. “È buffo, ma incontrerai la tua anima gemella poche ore prima del tuo diciassettesimo compleanno”.
4. GaaLee: Gaara non sapeva cosa significasse piangere. Almeno finché non incontrò lui.
5. SaiIno: “Tu sei molto più bravo a esprimere le tue emozioni con i tuoi quadri” spiegò. “Perché non lo fai anche ora? Dipingi sul tuo braccio, così le trasmetterai qualcosa di te stesso”.
6. ObiNaru: “Astronauta?” ripeté esterrefatto ed esasperato insieme. “Perché in ogni tua dannata vita devi avere un sogno megalomane?!”
7. ShiIta: Sono shinobi, c’è solo un modo che conoscono per esprimere il proprio cuore: con la guerra.
[Questa storia partecipa alla #TheWritingWeek di Fanwriter.it ]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Shisui/Itachi | Coppie: Sai/Ino
Note: AU, Missing Moments, Raccolta, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Prompt: EterocromiaRicordi.
Pairing: Obito/Naruto, again yep.
Contesto: AU.
Rating: giallo.
Avvertimenti: Reincarnatio!AU.
Descrizione: Conservare i ricordi da una vita passata della nostra anima gemella.
Note: I piani iniziali erano che questa fosse una KakaObiRin con l’eterocromia dove sia Kakashi che Rin possedevano un occhio sharingan, mentre Obito un occhio nero e uno nocciola. Tutti e tre tornavano ad avere entrambi gli occhi coordinati solo quando Obito risvegliava lo sharingan a Kannabi, dove anche moriva rip, perché era in quel momento che tutti e tre potevano riconoscersi come anime gemelle.
Uhm, mi spiace per aver aggiunto un OC in questa storia, ma non potevo usare nessun altro personaggio comparisse nel manga per un motivo di trama. Il titolo del capitolo viene dalla canzone “Chase” degli Sleeping with sirens.

 

A future right in front of us, our head up in the stars

 

Diventa Hokage a ogni costo.
Naruto seppellì la testa tra le coperte nel tentativo di sfuggire al suono persistente della sveglia, ma sembrava che qualcuno stesse improvvisando un’orchestra proprio nel suo cervello. Con i rimasugli del sogno che sfuggivano alla sua coscienza, la sua mente che diventava sempre più reattiva a quello che lo circondava e la vescica piena che reclamava di essere svuotata, Naruto dovette ammettere la sconfitta e rotolò fuori dal letto.
Sbloccò il telefono rimandando la sveglia invece di spegnerla, poi come uno zombie si spostò nel bagno per la prima pipì della giornata.
Si stropicciò il viso mentre le ultime parole che aveva sentito prima che la sveglia rompesse il suo sogno continuavano a ripetersi nella sua mente.
Che diavolo è un Hokage …
Era una domanda che si poneva da quando era bambino e cominciava a temere che non avrebbe mai trovato risposta. Anche l’internet non aveva saputo spiegargli nulla, l’unica cosa che aveva fatto era stato consigliargli un ristorante orientale.
Tirò lo sciacquone e passò al lavandino, dove si gettò in viso una generosa manciata d’acqua gelata per risvegliarsi del tutto. Incontrò i propri occhi azzurri sul riflesso dello specchio e si prese qualche minuto per osservarsi: pelle abbronzata, viso rotondo, labbra carnose, occhi rotondi e indomabili capelli biondi. Si paragonò a come si era visto nel sogno, con spessi marchi neri sulle guance, uno strano coprifronte a tenergli la frangia e gli occhi dorati, anche se forse la cosa più strana era il fatto che brillasse.
Naruto non era davvero spaventato da quel sogno rincorrente, anzi ne era così tanto incuriosito che ogni volta tentava di tutto per trattenere dettegli che lo aiutassero a capire a chi appartenesse quel ricordo.
Nel suo mondo cose del genere erano normali, come era normale avere un’anima gemella. Anzi, le due cose erano strettamente collegate. Naruto ricordava ancora con estrema chiarezza il giorno in cui aveva avuto il primo sogno e i suoi genitori gli avevano spiegato che quello era il ricordo di una vita passata della sua anima gemella.  Nel loro mondo ogni persona possedeva almeno un ricordo della sua anima gemella ed era proprio quel ricordo che avrebbe permesso loro di rincontrarsi. La prima volta che aveva sognato quel ricordo Naruto aveva sei anni e ne era rimasto entusiasta, con il tempo a quel primo ricordo se n’erano aggiunti altri –alcuni davvero tristi e dolorosi – e a ogni nuovo sogno si sentiva sempre più vicino alla meta. Ma ormai aveva ventidue anni e non c’era stato nessun segnale da parte della sua anima gemella, cominciava un po’ a scoraggiarsi.
La sveglia del telefono vibrò di nuovo a piena potenza e questa volta Naruto osservò lo schermo, sbiancò nel vedere la notifica comparsa che gli ricordava che era il primo giorno di lavoro alla piscina.
“Merda, sono in ritardo!” si lamentò prendendo lo spazzolino.
 
**

Naruto si era immaginato come aitante bagnino quando aveva inviato la domanda di assunzione alla piscina pubblica di Konoha. Ma in realtà in quel momento si sentì più come una babysitter e un raccatta gommoni mentre correva da un angolo all’altro dello stabili dietro ai bambini che non rispettavano le regole.
Alla fine del suo primo turno si sentì perfettamente giustificato ad afflosciarsi davanti al bancone del bar per una granatina.
“Sei il novellino?” chiese la ragazza che lo servì osservando la sua canottiera rossa.
Annuì, troppo impegnato a gustarsi la bevanda rinfrescante che aggiungere altro. Fortunatamente la ragazza comprese il suo bisogno e non se la prese per il silenzio.
“Io sono Cathleen, lavoro qui da cinque anni. Vedrai che ti abituerai ai bambini”.
Lo sperò con tutto se stesso.
“Io sono Uzumaki Naruto, molto piacere!” si presentò finalmente e appena disse il proprio nome gli occhi della ragazza si illuminarono divertiti.
“E per caso vuoi diventare Hokage?”
Quasi rovesciò la granatina e sgranò gli occhi stupefatto.
“C-cosa?” balbettò con il cuore che dopo essere precipitato nello stomaco  balzò nella sua gola dove cominciò a battere furiosamente.
Cathleen arrossì interpretando la sua sorpresa come fastidio.
“Scusami, è che hai lo stesso nome del protagonista di una saga per ragazzi che sogna di diventare Hokage. È tipo il capo dei ninja, una cosa che non esiste”. Abbozzò un sorriso imbarazzato. “Scusami per la battuta, non ho resistito”.
“Mi stai dicendo che esiste un libro con un tizio con il mio nome che vuole diventare Hokage?”
Sentì gli arti formicolare come se stesse perdendo sensibilità e gli girò paurosamente la testa. Quante possibilità c’erano che fosse solo una coincidenza?
Lei annuì ancora preoccupata di aver fatto una figuraccia.
“Cioè, in realtà è una piccola saga di libri… fra qualche giorno uscirà il terzo della serie. È una storiella leggera, sai… ninja, fantasy, cose magiche…”
“E il protagonista ha il mio nome” ripeté Naruto. “Per caso c’è anche un tizio con i capelli argenti che porta una maschera a coprirgli il viso?” indagò pensando ad altri ricordi che possedeva.
Cathleen lo guardò meravigliata. “Sì, è il maestro Kakashi!” confermò. “Ma quindi conosci la saga?”
“Credo… di sì” borbottò ancora frastornato, al che la ragazza si rilassò visibilmente. Cominciò pure a chiacchierare su quei libri, a quanto pare ne era una grande fan, e gli rivelò che l’autore si chiamava Uchiha Obito e stava organizzando una firma copie.
“Io mi sono fatta mettere il giorno libero per andarci” sorrise raggiante. “Potresti venire con me se non devi venire qui. Che ne dici?”
Ricambiò il sorriso. “È una bellissima idea” confermò.
Era proprio curioso di conoscere questo fantomatico autore.
 
**
 
Una settimana dopo Naruto stava sopportando il sole asfissiante di Giugno in coda per gli autografi. Lui e Cathleen erano giusto fuori la libreria indipendente più grande di Konoha con le loro nuovissime copie della saga La volontà del fuoco. Naruto l’aveva recuperata nel giro di quattro notti insonni e si sentiva ancora frastornato da quella lettura ininterrotta.
Riuscì a sopportare meglio la felicità di Cathleen quando entrarono nella libreria e l’aria condizionata gli asciugò il sudore dal collo. Provò a sbirciare in fondo alla fila la scrivania dove si firmavano le copie, ma c’era proprio una pila di libri che gli bloccava la visuale.
Cathleen fu la prima ad andare davanti, chiedendo anche qualche spoiler sul prossimo libro, mentre Naruto attese a qualche passo di distanza per dare privacy. Osservò curioso quello che riusciva a intravedere di Uchiha Obito sentendo uno strano senso di familiarità che bussava nel suo cuore. Non aveva mai visto l’aspetto della sua anima gemella vivendo i suoi ricordi in prima persona, ma in qualche modo pensò che quei capelli neri, quel viso ovale… fossero giusti.
Finalmente toccò il suo turno e tese il libro, Obito lo prese senza guardarlo.
“A chi lo dedico?”
“Naruto…” tentò ma si trovò ad avere la gola secca, quindi ripeté: “Uzumaki Naruto”.
La penna si fermò sulla prima pagina. L’autore alzò lo sguardo e Naruto finalmente si specchiò negli occhi neri, poté osservare apertamente il viso della sua anima gemella. Rimasero a fissarsi per quelle che gli parvero ore, in cui si sentì arrossire sempre di più mentre l’espressione dell’uomo si apriva nel riconoscimento.
Sei tu.
La proprietaria della libreria tossicchiò e Obito sussultò sulla sedia. Senza dire niente riprese a scrivere la dedica, come se non fosse successo nulla, ma quando fu il momento di riconsegnare il libro si alzò dalla sedia.
“Aspettami dopo il firma copie” gli sussurrò piano.
Scombussolato Naruto riprese il libro e uscì dal negozio.
 
**
 
Con una scusa qualsiasi era riuscito a separarsi da Cathleen. Per qualche motivo non voleva dirle i suoi sospetti, forse perché aveva ancora paura di sbagliarsi nonostante Obito stesso avesse praticamente confermato.
Si sedette sul bordo del marciapiede, dove per passare il tempo cominciò a leggere i primi capitoli del terzo libro. Come con i primi due provò una strana sensazione di déjà-vu nel leggere le avventura di quel ninja dalla tuta arancione.
“Naruto”.
Quando alzò gli occhi si accorse che dovevano essere passate alcune ore, il sole stava per tramontare e il marciapiede era percorso da parecchie persone che tornavano a casa dalla spiaggia. Obito era in piedi al suo fianco e lo stava fissando incerto.
Si alzò a sua volta, chiedendosi cosa dire. Aveva sognato moltissime volte quel momento, ma ora qualsiasi pensiero coerente era svanito dalla sua mente.
Obito distolse lo sguardo, arrossendo sugli zigomi.
“Senti, è quasi ora di cena e qui vicino c’è un Ramen Shop, ti va?”
“Adoro il ramen” rispose senza nemmeno accorgersi, con gli occhi si stava aggrappando a ogni più piccolo particolare del suo volto.
Obito accennò un sorriso. “Lo so”.
Cominciarono a camminare, ma poi Naruto gli mostrò il libro.
“Questa è stata la mia vita passata?” chiese conferma, ancora timoroso di star sbagliando tutto.
Il rossore su Obito si accentuò. “Sì, ti dà fastidio li abbia scritti?” chiese preoccupato. “Mi è sembrato il modo più semplice per trovarti”.
“Mi stavi cercando?” chiese stupidamente.
“Tu no?”
Si fermò in mezzo al marciapiede, perché in quel momento gli risultava troppo difficile pensare, parlare e camminare allo stesso tempo. Stava andando tutto troppo velocemente, non era così che si aspettava il suo primo incontro con la sua anima gemella. Obito sembrava averla presa con così tanta calma, come se stesse semplicemente constatando la situazione, mentre lui si sentiva tutto in tumulto. Obito lo stava trattando come se si conoscessero da anni, mentre per lui era la prima volta che lo incontrava. Voleva parlarne, anche se non sapeva lui stesso cosa dire.
“Io… Io non ho così tanti ricordi della tua vita passata” si trovò a balbettare.
“Io mi ricordo tutta la tua vita” ammise Obito. “Ci sono persone che nascono solo con un ricordo, io sono nato con tutti”.
Naruto lo indicò e poi si indicò ripetutamente.
“Quindi puoi confermare che noi due siamo…?”
“Siamo” sorrise.
“Siamo” ripeté e rimase senza fiato. “Wow”.
Strappò una risata a Obito, anche se per un momento sembrò davvero preoccupato.
“Sei deluso? Ti aspettavi qualcuno di diverso?”
Naruto lo guardò con gli occhi spalancati.
“Cosa? No!” si agitò sul marciapiede e cominciò a gesticolare. “È solo che non mi aspettavo di trovarti così! E io ho pochissimi ricordi della tua vita passata, mentre tu a quanto pare ricordi tutto della mia e… non lo so, è strano? Io non so niente di te. Sei un estraneo che improvvisamente, sbham, è la mia anima gemella” blaterò sconclusionato, inseguendo tutti i pensieri che gli avevano corso nella mente mentre lo aspettava, senza preoccuparsi di metterli insieme coerentemente.
Obito inclinò la testa. “Anch’io non so niente di te”.
Quasi gli lanciò addosso il libro, fu però abbastanza veloce da afferrarlo prima che lo colpisse alla testa.
“E come l’avresti scritto questo?!”
“Mi stai dicendo che sei un ninja che sa evocare rospi, salta sugli alberi e che ha sigillato dentro di sé un demone?” ridacchiò.
Naruto arrossì di colpo, capendo quello che intendeva.
“No, io…” abbassò lo sguardo. “È che mi sento come se dovessi conoscerti, ma non è così!”
“Anch’io” ammise addolcendo lo sguardo. “In un certo senso è come vedere qualcuno che conosco da tutta la vita. Ma allo stesso tempo… sei diverso”.
Naruto lo spiò di sottecchi. “Quindi come si fa?”
Si strinse nelle spalle. “Immagino che dobbiamo scoprirlo insieme”. Il suo sguardo si oscurò di colpo e smise di guardarlo. “Io… nella vita prima di questa non sono stato una brava persona. Non con te. Per un sacco di tempo ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata non cercarti…”
“Ma siamo anime gemelle!” protestò indignato.
Annuì rassegnato. “Forse chi sta lassù ha voluto farmi rimediare in questo modo, rendendomi la tua anima gemella così che questa volta mi prendessi cura di te invece che… Be’” scrollò le spalle triste.
“Non capisco cosa stai dicendo” lo avvisò Naruto e guardò il libro. “Immagino siano spoiler di questa storia. Comunque,” risolse alzo gli occhi di nuovo sul suo viso, “Non comportarti come se fossimo amici di vecchia data, dobbiamo ancora conoscersi. Io voglio conoscerti”.
Obito sorrise alla sua espressione decisa, quasi fosse rassicurato di vederla.
“Anch’io voglio conoscerti” assicurò. “Voglio conoscere la persona che sei adesso” specificò, “e vorrei far parte della tua vita”.
Quelle parole gli agitarono lo stomaco, come se fossero spuntate delle farfalle. Nessuno gli aveva mai detto di voler far parte della sua vita e quella confessione lo rese felice, lo fece sentire speciale.
“Allora innanzitutto ho ventidue anni e adoro andare sullo skate e ho sempre vissuto qui a Konoha, adesso sto facendo un lavoro part-time come bagnino, ma ho intenzione di diventare un astronauta e…” partì in quarta pronto a riassumergli tutti i suoi ventidue anni di vita, ma Obito lo interruppe prima che potesse farlo.
“Magari davanti a una tazza di ramen?” propose divertito.
“Andata” rendendosi conto di essere stato troppo entusiasta.
Ripresero a camminare, ma fecero solo qualche passo prima che Obito si voltasse a guardarlo stralunato.
“Astronauta?” ripeté esterrefatto ed esasperato insieme. “Perché in ogni tua dannata vita devi avere un sogno megalomane?!”
   
 
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