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Autore: OrderMade96    02/05/2020    1 recensioni
Tutti sanno che la pazienza è una virtù. Ragion per cui creature malvagie, come i demoni, non avrebbero dovuto possederla.
Ma Crowley ha imparato da tempo che nulla nel mondo è solo bianco e nero.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla “The Writing Week” a cura di Fanwriter.it!
★ Tema: Good Omens
★ Prompt/Traccia:  Day6 - Virtù


THE PATIENCE FRUITS
 

Secondo il giudizio popolare, la pazienza era una virtù.

Rappresenta la qualità di accettare il dolore, le difficoltà e gli imprevisti, tenendo a bada i propri sentimenti così da perseguire le proprie azioni e obiettivi, rafforzando nell’individuo la volontà di operare il bene. 

Ragion per cui creature malvagie, come i demoni, non avrebbero dovuto possederla. 

Ma classificare la pazienza come un attributo unicamente benigno tracciava un confine troppo netto tra bianco e nero, negando le infinite sfumature di possibilità nelle quali essa poteva essere impiegata per compiere azioni maligne.

Un certo demone imparò ben presto a destreggiarsi in quell’oceano di grigie sfumature.

Crowley avrebbe potuto dichiararsi il demone più paziente degli Inferi, se quel titolo gli avesse giovato qualche riconoscimento dai suoi compagni infernali. 

Ma aveva da tempo accettato di non vedersi mai riconoscere dagli altri esseri occulti le sue infinite doti e potenzialità. 

Questo non gli impediva però di inseguire il piacere di ricercare nuove sfide nello svolgere il suo lavoro, architettando piani diabolici sempre più complessi che avrebbero richiesto tempo per dare i loro frutti, comportando un sempre più elevato ammontare di pazienza da parte sua. 

Il suo piano più pretenzioso però, riguardava un angelo. 

Era qualcosa di puramente personale, per nulla inerente al suo demoniaco lavoro e vedeva coinvolta ogni singola goccia della sua proverbiale pazienza. 

Millenni di negazione, duro lavoro e attesa avrebbero visto desistere anche il più caparbio individuo in tutto il creato, ma non Crowley. 

Lui non era mai stato intenzionato a rassegnarsi.

Prima o poi, ne era sicuro, sarebbe riuscito a far innamorare Aziraphale di lui. 

Ora che non erano più vincolati alle loro parti sarebbe stato anche più facile raggiungere il tanto agognato obiettivo. 

O almeno così aveva sperato. 

La realtà dei fatti era piuttosto lontana dalle sue fantasie. 

Dopo essere sopravvissuti al giudizio del Paradiso e dell’Inferno, festeggiando con una cena al Ritz con tanto di brindisi in onore del mondo, la loro vita era tornata alla solita routine nella quale si trascinava negli anni precedenti la nascita dell’Anticristo e la loro assunzione come ruolo di nanny Ashtoreth e padre Francis per controllare e allevare Warlock. 

Praticamente Crowley passava le giornate visitando Aziraphale in libreria, uscendo con lui per fare piacevoli passeggiate al St. James Park o per accompagnarlo a provare i piatti di qualche nuovo ristorante. 

Gli unici cambiamenti che il serpente aveva constatato nella loro vita, riguardavano il modo in cui Aziraphale affrontava i loro incontri.

Non sembrava più eternamente spaventato di essere scoperto a ‘fraternizzare’ con lui.

Non c’erano stati ulteriori concreti sviluppi nella loro ‘relazione’

Questo lo rendeva insicuro e ansioso di fare qualcosa. 

Ma come spesso i genitori ripetevano ai figli, la fretta era una cattiva consigliera.

“Tutto bene, mio caro?” Domandò l’angelo, strappandolo dal vortice di pensieri in cui il demone non si era nemmeno reso conto di essere ricaduto. “Sei stato silenzioso per un po’.” 

Il serpente si stiracchiò sul divano, lasciando che le ossa della sua corporazione scricchiolassero. 

“Stavo solo pensando a qualcosa.” Rispose Crowley, intrecciando le lunghe braccia dietro la testa.

“Qualcosa che vorresti condividere?” Chiese incuriosito il principato, continuando a lavorare alla scrivania. 

Stava restaurando un manoscritto esoterico su cui era riuscito a mettere lo zampino dopo lunghe ricerche. 

“Nhn... Non credo capiresti.” Sentenziò il demone, osservando l’angelo mentre lavorava.

Le mani abili del principato si muovevano abilmente, staccando le vecchie pagine ingiallite dalla logora copertina in cui erano racchiuse. I fogli obbedirono uno ad uno, venendo accuratamente riposti di lato per successivi controlli. 

“Mettimi alla prova.” Propose Aziraphale, sorridendogli  mentre si toglieva i piccoli occhiali da lavoro per fare una pausa. 

Crowley aggrottò la fronte, rimuginando. “Pensavo solo a come non sia cambiato poi molto dopo l’Apocalisse.” 

L’angelo sembrò alzare un sopracciglio, restando pazientemente in silenzio in attesa che l’altro spiegasse.

“Sì, insomma... abbiamo terrorizzato abbastanza i nostri superiori da essere sostanzialmente liberi per l’eternità. Possiamo essere quello che vogliamo essere senza più nessun vincolo. Possiamo vederci senza il timore di ripercussioni. Ma a conti fatti, mi sembra come se la nostra vita non sia cambiata poi molto da quando era in vigore l’Accordo.” 

Crowley ovviamente si limitò ad offrire un quadro generale dei suoi pensieri, evitando di esporsi sul vero motivo del suo disappunto.

“Cosa vorresti accadesse per convincerti del contrario?” 

“Non lo so, davvero.” Il demone sbuffò, alzando gli occhi verso il soffitto, frustrato. 

Forse vorrei solo un segno per convincermi di avere davvero una speranza. 

Pensò, sospirando mentre chiudeva gli occhi e si rigirava su un fianco, decidendo che forse sarebbe stato meglio fare un pisolino. 

Forse avrebbe dormito fino a Luglio. 

“Crowley?” lo chiamò dolcemente Aziraphale, prima che potesse riuscire nell’intento.

“Cosa?” Brontolò il demone, rigirandosi. 

Il serpente aprì gli occhi, ritrovandosi il viso dell’angelo a pochi centimetri dalla faccia. 

Gli occhi divini lo fissavano ricolmi di una strana decisione. 

“Angelo cos-” Provò a chiedere Crowley, finendo per venire zittito quando la bocca dell’angelo si scontrò contro la sua.

Oh dannato inferno. Esclamò mentalmente, paralizzandosi per la sorpresa.

Il bacio era impacciato e imperfetto, una confusione di labbra che si muovevano cercando di superare l’inesperienza. 

Le guance pallide dell’angelo erano spruzzate di rosa e la fronte era aggrottata nella concentrazione del compito.

Sembrava adorabile, pensò Crowley, sollevando le mani ai lati del viso angelico.

Tornato finalmente in grado di muoversi, il demone prese il comando, inclinando il viso di Aziraphale in un angolo migliore. 

L’angelo si lasciò guidare facilmente, prendendo lentamente sicurezza man mano che capiva come muoversi, copiando i movimenti del demone. 

Crowley sembrava essere un bravo maestro e Aziraphale un ottimo allievo, formando un duo formidabile. 

Aziraphale gli morse sperimentalmente il labbro, facendolo gemere di eccitata sorpresa. 

I due si allontanarono, accaldati e a corto di fiato. 

Si erano lasciati talmente trasportare che ora erano entrambi distesi sul divano. 

“Le cose sono molto diverse rispetto a prima, mio caro.” Decretò il principato, quando riuscì nuovamente a parlare.

“Direi che questo fa un po’ il punto, angelo.” Fuseggiò la demoniaca creatura, alzando le sopracciglia in una smorfia allusiva. 

“Non era quello che volevo dire.” Sbuffò sonoramente l’angelo, arrossendo violentemente.

“Crowley.” Un pizzico di potere angelico scivolò nella voce del principato. Il demone trattenne il fiato, non sapendo cos’altro aspettarsi. “Ti amo.” 

Non era così che si era aspettato che il suo piano millenario giungesse al termine. 

Se bisognava essere proprio sinceri, forse non si era mai aspettato che il piano giungesse davvero a termine. Il demone era sfortunatamente vittima di questo piccolo meccanismo autosabotante per cui continuava a pensare che non sarebbe mai riuscito ad essere amato, nonostante quanto ci provasse. 

A quanto pareva però, all’angelo serviva solo ancora una piccola spinta per ammettere i suoi sentimenti.

“Questo deve essere un sogno.” Farfugliò il demone, incapace di credere alle sue orecchie. 

“Sì, devo sicuramente essermi addormentato prima e ora sto sognando.”

Un pizzico sul braccio lo fece guaire, coinvincendolo del contrario. 

Due occhi azzurri imbronciati lo fissavano severi, giudicandolo. 

“Ok, non è un sogno.” Concesse il demone deglutendo pesantemente, massaggiandosi il muscolo dolente. “Tu, Aziraphale, guardiano della porta orientale, sei innamorato del qui presente Crowley, serpente dell’Eden. Lo stesso demone che guida una bentley, ama i Queen e si trasforma in un serpente quando è stressato?”

Qualcosa si doveva essere fuso nel suo cervello. 

“Carissimo, potresti smetterla di parlare in terza persona di te stesso? E’ abbastanza ridicolo e inquietante.” Sospirò il principato, allontanandosi per mettersi seduto. “Non c’è bisogno che tu risponda ai miei sentimenti. Volevo solo che tu sapessi come mi sento.” Aggiunse imbarazzato, prendendo a tormentarsi nervosamente le mani. 

L’angelo doveva essere davvero un idiota se pensava anche lontanamente che lui potesse respingerlo.

“Sta zitto.” Intimò Crowley, sibilando. 

Prima che Aziraphale potesse aggiungere qualcos’altro di stupido, il demone gli fu addosso, coinvolgendolo in un nuovo acceso bacio. 

Ci sarebbe stato tempo più tardi per discutere e definire i nuovi confini del loro rapporto.


NOTE DELL'AUTRICE:
Ed anche il penultimo giorno è stato fatto.
Non è nulla di pretenzioso, solo una storia per ribadire quanto Crowley sia un demone paziente. Poi mi piace fare in modo che sia Aziraphale finalmente ad agire sui suoi sentimenti alla fine di tutto. (E avevo voglia di un po' di bacetti tra loro due, me colpevole.)
 
   
 
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