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Autore: hilaris    03/05/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1: Spense una delle candele con i polpastrelli delle dita, vedendo quella minuscola fiammella cessare di esistere esattamente come aveva fatto il proprio matrimonio.
Non si sarebbe mai aspettato di dover entrare in quel tempio così presto, non si sarebbe mai aspettato di dover posare quel crisantemo accanto a quella bara fredda e lucida proprio in quel periodo, in cui tutto sembrava esser tornato alla normalità, in cui la vita sembrava aver preso una piega giusta.
Goku è solo, senza alcuna forza e con un figlio da mantenere, mentre la storia si sposta lentamente sui pensieri di un principe dei saiyan ancora fortemente attaccato alle proprie origini e alle proprie convinzioni, ancora lungi dal raggiungere quello stato di development del personaggio che tutti abbiamo apprezzato guardando e leggendo l’opera originale. Ma ci sarà qualcosa, nella vita di entrambi, che cambierà radicalmente il loro modo di essere; entrambi i saiyan affronteranno una dura realtà che è lontana dall’essere quella quotidianità fatta di lotte e combattimenti, ed impareranno a lottare contro qualcosa di ancora più grande, seppur incorporeo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era rimasto senza parole nell’apprendere che quel droide non fosse solo stato mandato da qualcuno affinché lo disturbasse, ma addirittura da Bulma, dalla sua migliore amica, da colei che aveva sempre considerato una sorella: mentre teneva tra le mani quel piccolo oggetto recante il logo dell’azienda, il giovane super saiyan si sentì dannatamente tradito. Lui si era sfogato con la turchina, le aveva confidato la sua intenzione di non voler più combattere pur di far avere a Gohan una famiglia normale-se ancora di famiglia si potesse parlare-, senza più inutili battaglie e scontri che avrebbero soltanto messo a repentaglio la vita del suo bambino.

Certo, suo figlio era forte, di questo ne aveva fatto ammenda già l’anno passato, quando Radish aveva attaccato la Terra e Gohan, stupendo tutti, era riuscito ad infliggergli un brutto attacco, guidato solamente dalla foga del momento, ma ciò non toglieva il fatto che fosse ancora un bambino; un bambino di soli sei anni, che si era ritrovato non solo a perdere prematuramente il padre, anche se soltanto per un periodo limitato di tempo, ma ora anche la madre, e durante la sua vita non aveva fatto altro se non combattere contro dei terrificanti mostri alieni.

Il piccolo Gohan non aveva mai avuto, fino a quel momento, un’infanzia degna di questo nome, fatta soltanto di studi, risate ed amichetti della sua età; il piccolo Gohan aveva avuto al suo fianco soltanto degli adulti che, seppur gli dimostravano di volergli bene e rispettarlo, rimanevano pur sempre adulti... e suo figlio aveva bisogno di passare il suo tempo con dei ragazzini della sua età. Suo figlio aveva bisogno di vivere un’infanzia da bambino normale.

E se questo avesse significato per Goku appendere il suo amato gi arancione al muro, allora lui lo avrebbe fatto: aveva già perso sua moglie, non avrebbe sopportato di perdere anche suo figlio.

 

Quello che Goku non sapeva, però, era che a Gohan non dispiaceva quella vita fatta di continue avventure, a Gohan non dispiaceva avere come amico un alieno verde che soltanto pochissimo tempo prima voleva prendere il controllo della Terra, a Gohan non dispiaceva avere un papà particolare, che si distingueva dalle masse, che amava il combattimento e l’azione.

Certo che avrebbe desiderato vivere una vita più all’insegna della quotidianità, lo avrebbe desiderato con tutto il cuore, ma se il prezzo da pagare per vivere quella vita fosse stato l’annullamento completo della personalità di suo padre, del suo amato papà, allora sarebbe stato pronto a rinunciare a quell’opportunità.

Perché il piccolo Gohan voleva bene a Goku così com’era, e non avrebbe mai voluto che suo padre cambiasse la sua natura soltanto perché pensava che sarebbe stato meglio così. Perché non era affatto meglio così, ed il bambino se ne rendeva perfettamente conto.

 

Ma il saiyan più anziano, al contrario, era fermo e deciso sulle sue imposizioni personali, e non aveva alcuna intenzione di tornare indietro: era sicuro che il suo bambino stesse meglio così, che suo figlio, ora che lui era sempre in casa, fosse felice.

Così, infastidito ed arrabbiato, si portò due dita alla fronte, concentrandosi intensamente sull’aura della sua migliore amica, con tutta l’intenzione di teletrasportarsi alla Capsule Corporation e cantargliene quattro.

 

*

 

Lo aveva visto rientrare schivo dalla finestra della propria stanza, che probabilmente aveva lasciato aperta apposta per non farsi sorprendere all’ingresso da lei o da sua madre; il bel principe dei saiyan, infatti, aveva imparato a stare alla larga dalle donne di quella famiglia, e l’unico con cui aveva avuto, per mezza volta, una sottospecie di dialogo, era stato suo padre. Era chiaro come l’acqua che Vegeta non provasse alcun tipo di simpatia per lei, e questo faceva star molto male la turchina, che invece aveva imparato ad apprezzare la presenza del burbero principe in casa sua.

Da quando lei e Yamcha si erano lasciati, infatti, lei non aveva fatto altro che pensare alle parole del suo ex che, prepotenti, continuavano a rimbombarle continuamente in testa, confondendola e facendola soffrire.

“Non fai altro che parlare di Vegeta! Sono stufo di sentirti nominare quell’assassino!” le aveva detto, durante una delle loro solite liti, per poi andarsene da casa sua e non tornare più; ormai, era da più di un mese e mezzo che non lo vedeva.

Non che il suo ex ragazzo avesse tutti i torti, effettivamente: da quando era arrivato, Bulma non aveva fatto altro che pensare a Vegeta, a quel bastardo d’un principe che, a differenza sua, non le riservava neanche un pensiero. Anzi, per lui, era come se l’azzurra non esistesse affatto; la considerava solo la proprietaria della casa in cui faceva il mantenuto, nulla di più.

Assassino, lo aveva chiamato Yamcha... già, forse era proprio questo il problema, che Vegeta fosse un assassino. 

Eppure, non era stato affatto lui ad uccidere tutti i loro amici, nel momento in cui era atterrato sul loro pianeta: aveva fatto tutto il suo compare senza capelli, lui non aveva ucciso neanche una mosca; ma perché nessuno riusciva a vedere questo piccolo particolare, ed affibbiava a Vegeta questa colpa? Forse solo perché era stato un silenzioso complice di quel crimine?

Eppure, era stato lui stesso ad uccidere Nappa, quel giorno, dimostrando fin da subito di allevare le serpi in seno. 

 

«Bulma!»

 

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dall’arrivo dell’ultimo ospite che si sarebbe mai aspettata di vedere.

Proprio di fronte al suo naso, infatti, era apparso il suo migliore amico, con un’espressione in viso che sembrava tutto fuorché felice di vederla.

Nel vedere Goku con quell’espressione così corrucciata, la turchina iniziò a preoccuparsi: che fosse successo qualcosa? Magari a Gohan?

Ma no, era impossibile: quel bambino non faceva mai nulla di troppo pericoloso, e da quel che aveva capito, passava anche la maggior parte del suo tempo con Junior.

 

«Amico mio!» esclamò però, comunque felicissima di vederlo «Qual buon vento ti porta qui? Non aspettavo affatto una tua visita!» 

 

Il giovane saiyan dai capelli a palma, però, non ricambiò il radioso sorriso dell’amica, limitandosi a lanciarle uno sguardo di pura delusione: davvero Bulma, dopo avergli fatto quell’affronto, si stava comportando come se nulla fosse successo? Accidenti, aveva mandato un droide da battaglia-anche programmato male, tra l’altro, considerata la velocità con la quale lo avesse distrutto- ad attaccare suo figlio, ed ora gli chiedeva qual buon vento lo portasse lì? 

 

«Non hai intenzione di chiedermi scusa?» chiese Goku, contrariato e leggermente deluso.

«Eh?» la turchina inarcò un sopracciglio, in un sincero gesto di confusione «Scusa per cosa?»

«Ma come per cosa?»

Nonostante quel robot provenisse palesemente dalla sua azienda, la sua migliore amica sembrava sinceramente confusa dalla sua domanda: in fondo, il saiyan conosceva bene Bulma, e se avesse fatto uno scherzo di cattivo gusto, sarebbe stata la prima a chiedere scusa, anche in ginocchio se necessario.

No, non era stata la sua azzurra amica a mandare quella macchina ad infastidirli... ma allora, chi poteva esser stato? 

Goku, allora, ancora più confuso della sua amica, tirò fuori dalla tasca lo stemma che aveva trovato a terra una volta distrutto il droide e glielo mostrò «Stamattina un robot da battaglia ha cercato di attaccare Gohan. Non era nulla di che, l’ho distrutto subito, ma la cosa mi è sembrata parecchio scortese, e mi ha dato fastidio... ho visto questo, quando l’ho disintegrato, e ho pensato che potessi esser stata tu: insomma, sei l’unica a sapere della mia decisione di non combattere più!» 

La ragazza strabuzzò gli occhi, completamente spiazzata: davvero il suo migliore amico aveva pensato che una come lei si sarebbe potuta abbassare a tanto? Chi era lei per poter decidere cosa avrebbe dovuto fare o non fare Goku?

Era ovvio che non approvasse quella sua improvvisa decisione, ma non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere per spronarlo a combattere. A quale scopo, poi? A lei non cambiava nulla se il suo caro Goku combattesse o meno, lei gli avrebbe voluto per sempre bene comunque. 

Però era vero. Lei era l’unica ad esser venuta a conoscenza di quella verità, e non ne aveva di certo fatto parola con nessuno, se non Gohan; ma non poteva-ovviamente- essere stato lo stesso Gohan a compiere quell’azione avventata, prima di tutto perché non era per niente da lui, e seconda cosa perché non avrebbe mai potuto reperire un droide da battaglia firmato Capsule Corporation: lei, quei droidi, li aveva costruiti esclusivamente per l’allenamento del principe dei saiyan.

E fu proprio in quel momento che la giovane scienziata capì: ma certo, chi altri poteva esser stato? Vegeta era abbastanza immaturo per mettersi a origliare una conversazione telefonica, ed anche per poter fare uno scherzo del genere. 

Non c’erano dubbi: quel ragazzino che tanto si spacciava per potentissimo principe-quando in realtà non era altro che un buzzurro- aveva ascoltato la sua conversazione con Gohan e, sfruttando le sue ben nascoste abilità, aveva fatto in modo che quel droide attaccasse a Goku e suo figlio.

 

La donna sospirò «Vieni con me...»

 

*

 

L’aveva sentita, l’aura di Kaharoth, certo che l’aveva sentita.

Ma aveva deciso di ignorarla, almeno per il momento; aveva di certo cose più importanti da fare, come per esempio terminare il suo allenamento all’interno della Gravity Room.

Aveva calcolato il fatto che il deficiente si sarebbe presentato alla Capsule Corporation, ma non si aspettava certo che ci mettesse così tanto: evidentemente l’unico neurone che ancora combatteva per emergere nel suo cervello ci aveva messo troppo per elaborare ciò che gli era appena successo. Non che il principe se ne stupisse, in fondo era pur sempre di Kaharoth che si stava parlando.

Aveva imparato a controllare di più i suoi impulsi, Vegeta, durante il breve periodo passato sulla Terra, e questo l’aveva appena confermato il fatto che non si fosse precipitato dal suo acerrimo rivale per attaccarlo a sorpresa e spaccargli la faccia. 

Tanto era sicuro che sarebbe stato l’inetto ad attaccarlo, una volta scoperto il suo tiro mancino, e questo lo rincuorava non poco: finalmente avrebbe avuto un combattimento serio con un guerriero che reputava abbastanza valido da picchiare duro, e non con i soliti, stupidissimi droidi che non facevano altro che infastidirlo, con i loro continui bip ed il loro continuo rigirargli tutti gli attacchi che lanciava. 

 

Ed all’improvviso, eccolo lì, quel solito schermo che si accendeva, mostrando la buffa faccia della donna che l’aveva pericolosamente accolto a casa sua, piuttosto indispettita, poté constatare il principe vedendola.

 

«Vedo che non ti sei fatto alcuno scrupolo neanche questa volta!» fu l’esclamazione della turchina «Io ormai non mi stupisco più, ma gradirei che uscissi da quella stanza e venissi a darci una spiegazione!»

«Non mi scocciare, donna.» le rispose semplicemente il ragazzo, spegnendo però il controllo gravitazionale e portando la gravità a livelli normali «Che diavolo vuoi?»

«Oh, credo che tu sappia perfettamente che diavolo voglio, scimmione! Non voglio stare qui a ripetertelo, muoviti a venire su!» 

E, detto questo, il collegamento si interruppe, lasciando intendere a Vegeta che quella svitata non ammettesse repliche.

E lui non gliele avrebbe rivolte, non in quel frangente, perché era sicuro che ci fosse anche il suo rivale con lei, e lui non vedeva l’ora di assistere alla sua reazione. 

E così, come se il principe dei saiyan fosse appena diventato un fedele cagnolino ubbidiente, aveva fatto esattamente ciò che la turchina gli aveva chiesto di fare, uscendo dalla sua fidata Gravity Room e dirigendosi al piano di sopra, dove trovò quella scocciatrice al fianco di quell’idiota di Kaharoth.

 

Rivederlo dopo ben due mesi lo fece fermare per un attimo a guardarlo; accidenti, non avrebbe mai pensato che un saiyan-e non un saiyan comune, un super saiyan- si potesse ridurre in quello stato: non era più prestante come se lo ricordava, ma il suo fisico era diventato visibilmente meno possente, la sua pelle si era ingrigita, come se fosse invecchiato di colpo, e due grosse occhiaie stanche contornavano un paio di occhi neri come la pece che un tempo brillavano di una luce che si stava lentamente spegnendo.

Guardandolo, a Vegeta sembrò più di essere di fronte a uno sconosciuto, piuttosto che allo stupido saiyan di terza classe contro il quale aveva combattuto soltanto poco tempo prima.

Per un attimo, per un brevissimo attimo che gli era sembrato però un’eternità, il principe si chiese se ne valesse davvero la pena: ne valeva davvero la pena di allenarsi così duramente per superare il livello di un uomo che sembrava improvvisamente esser diventato la proiezione debole di sé stesso? Ne valeva davvero la pena di battersi per un orgoglio saiyan che, a quanto pareva, nel suo rivale non esisteva affatto?

Perché era questo il pensiero che aveva Vegeta dell’uomo che aveva di fronte a sé, non un saiyan, non il combattente più potente dell’universo che aveva appena sconfitto Freezer, ma un banale terrestre che soffriva per la perdita di una moglie che-da quel che aveva potuto capire- non aveva mai nemmeno amato veramente. 

 

Goku, dal canto suo, nel vedersi apparire davanti un Vegeta così in pace con sé stesso-o almeno, questo era quello che lasciava trasparire- quasi si chiese se si trattasse davvero di lui, dello spietato principe dei saiyan che aveva combattuto e poi risparmiato soltanto poco tempo prima.

In un certo senso, il ragazzo che si trovava davanti, sembrava diverso; non nel fisico, non nell’aspetto, ma nel modo in cui si stava ponendo: sembrava essersi leggermente ammansito, calmato, come se avesse finalmente scaricato tutta la rabbia repressa che si teneva dentro.

Ma questo era impossibile anche solo pensarlo: uno come Vegeta, esattamente come gli aveva detto Crilin tempo addietro, non sarebbe mai cambiato così radicalmente, non in così poco tempo, almeno. Il principe dei saiyan si stava comportando quasi bene semplicemente perché in quel momento gli conveniva fare così, punto, e questo Goku l’aveva capito dal primo istante.

Però era incredibile il suo talento nel recitare la parte, veramente notevole; era un manipolatore nato. 

Ed il giovane super saiyan si ritrovò a pensare che quel burbero d’un principe avesse addirittura manipolato la sua Bulma; certo, non ci capiva assolutamente niente di quelle cose lì, ma si era accorto del modo in cui la turchina guardava il saiyan, e si era accorto anche del modo in cui Vegeta se ne accorgesse, ma si limitasse a tenerla silenziosamente a distanza. 

 

Rimasero fermi a guardarsi in cagnesco per qualche secondo, finché non fu Bulma a rompere il ghiaccio, incalzando: «Allora, non hai forse qualcosa da dirci, Vegeta?»

Il principe, di rimando, le rivolse un ghigno quasi soddisfatto, incrociando le braccia al petto com’era consueto fare «Non so proprio a cosa ti riferisci, donna.»

«Invece lo sai benissimo!» 

«Bulma...» la interruppe Goku, mettendole una mano sulla spalla e sorridendole amichevolmente «Potresti lasciarci soli? Io e Vegeta abbiamo più di un conto in sospeso.»

Inizialmente la ragazza non credette che fosse una buona idea lasciare due saiyan da soli nel corridoio di casa sua, ma poi si ricordò del fatto che avesse a che fare con Goku e si rincuorò: in fondo, il suo migliore amico, era decisamente molto più pacato del principe, e non si sarebbe mai permesso di mettersi a combattere proprio nel bel mezzo di una casa.

Così, sospirando esasperata, si diresse da qualunque altra parte che non fosse lì, lasciando i due ad i loro affari.

 

Il saiyan dai capelli a palma si fece un po’ più serio e, senza dire nulla, si limitò a mostrare al suo interlocutore lo stemma con sopra il logo della Capsule Corporation, aggiungendo soltanto un infastidito «Sei stato tu?»

Il principe dei saiyan, in risposta, fece spallucce «Sì, e allora?»

«E allora?!» Goku rimase a dir poco sorpreso dalla reazione di quello sconsiderato: davvero gli aveva appena fatto spallucce? Davvero aveva appena risposto in maniera così immatura, dopo ciò che aveva appena fatto? «Perché diavolo ti intrometti nella mia vita, Vegeta?! D’accordo, io non sarò proprio una cima, ma mi sono accorto benissimo che ciò che hai fatto è assolutamente di cattivo gusto! Non sai che sto affrontando un lutto? Non sei stato affatto educato!»

«Prima di tutto, vedi di abbassare i toni.» fu la risposta di Vegeta «Secondo, io non mi abbasserei mai ad un livello tale da essere addirittura educato con uno come te e terzo, so benissimo che stai affrontando un lutto, ma dei tuoi problemi personali, Kaharoth, non me ne può fregar di meno.»

«E allora, se non te ne può fregare di meno, perché mi hai fatto una cosa del genere? Non potevi continuare a farti gli affari tuoi?!»

«L’unica cosa che mi preme è che tu abbia deciso di non combattere mai più.» rispose il ragazzo «E io, come principe della tua razza, non posso assolutamente permettere che un saiyan smetta di essere ciò che è soltanto per uno stupidissimo problema personale. Siamo rimasti soltanto noi due, e mi da già abbastanza fastidio il fatto che io debba condividere il mio ossigeno con uno come te; per lo meno impegnati a tenere alto l’onore della tua stirpe.» 

«Mi dispiace, ma uno scherzetto del genere non mi porterà mai a tenere alto l’onore della mia stirpe. E poi, spiegami per quale assurdo motivo ti interessa tanto che io combatta o meno: volevi sconfiggermi? Bene! Continua ad allenarti fino a quando non diventerai indistruttibile e poi vieni a uccidermi! Tanto, con me senza allenamento, ti ci vorrà sicuramente poco a mettermi fuori gioco!»

Nel sentire quelle parole, al principe dei saiyan venne improvvisamente l’impulso di spiccare il volo, recarsi nello spazio, e far esplodere tutto quell’insulso pianeta, Kaharoth incluso: come poteva anche soltanto immaginare che lui, il grande Vegeta, il principe di tutti i saiyan, si abbassasse a tanto? Avrebbe preferito la morte, piuttosto che vincere una battaglia senza onore. Avrebbe preferito lasciar perdere tutto, piuttosto che avere la vittoria in maniera così semplice, così priva di significato.

«A volte mi chiedo davvero dove siano finiti i malvagi di un tempo!» esclamò Goku, senza neanche dargli il tempo di ribattere «Stai veramente con le serpi in seno, Vegeta, lasciatelo dire!»

E, detto questo, il saiyan cresciuto sulla Terra si portò due dita alla fronte, sparendo dalla vista del principe, non dandogli neanche il tempo di far valere le sue ragioni.

 

E lui era rimasto lì come un’idiota, a guardare il vuoto di fronte a sé, non sapendo né cosa dire, né cosa fare: o meglio, fino a pochi istanti prima avrebbe saputo benissimo cosa fare, ovvero attaccare quell’idiota e farla finita con quegli stupidi battibecchi che non gli interessavano affatto, ma le ultime parole dell’inetto lo avevano completamente spiazzato.

Kaharoth aveva appena detto che non c’erano più i malvagi di una volta, ed aveva anche insinuato-come se fosse stato mosso da istinti suicidi-che il grande Vegeta allevasse le serpi in seno.

Le serpi in seno? Sul serio?

Non sapeva neppure che uno come Kaharoth sapesse cosa voleva dire stare con le serpi in seno, ma a quanto pare lo sapeva bene, ed aveva trovato il modo di lasciarlo senza parole.

Ma proprio lui, poi, parlava? Lui che, nonostante gli avesse letteralmente spezzato tutte le ossa dopo essersi trasformato in Oozaru, dopo aver quasi ammazzato di botte suo figlio, dopo aver minacciato seriamente di distruggere per sempre la Terra, aveva deciso di risparmiarlo? Era lui quello ad avere le serpi in seno, non di certo Vegeta.

L’unica cosa che il principe voleva era tenere alto l’onore della sua razza, non certo fare un favore ad un idiota ingrato che, invece di dimostrarsi determinato a picchiare duro, aveva deciso di affrontarlo verbalmente come una donnicciola, dimostrando di essere più debole di quanto non sembrasse. 

E poi, cosa diavolo voleva significare la frase ‘mi chiedo dove siano finiti i malvagi di una volta’? Voleva forse insinuare che lui non fosse stato un malvagio degno di questo nome? Voleva forse fargli capire che si fosse rammollito, compiendo quel gesto che l’aveva tanto infastidito?

Non sapeva cosa dire, Vegeta, e, dopo aver calciato nervosamente l’aria, si era diretto verso la sua stanza, decidendo che, almeno per quel giorno, il suo allenamento si sarebbe potuto dire concluso.

 

*

 

Era tornato a casa ancor più indispettito di prima, il Son, trovando suo figlio seduto tranquillamente sul divano a studiare, in religioso silenzio, quasi come se stesse cercando di ignorare il suo arrivo.

Il bambino, infatti, si era accorto dello stato emotivo di suo padre, e questo non lo rincuorava affatto, anzi, lo rendeva ancora più nervoso di quanto già non fosse.

Non sapeva cosa lo avesse infastidito così tanto, ma aveva deciso di tirarsene fuori e non fare domande, almeno fino a che il suo genitore, comprendendo di non poter sorreggere tutti quei macigni da solo, non avesse deciso di gettare la spugna e parlare, sfogandosi e raccontandogli che cosa stesse succedendo di tanto strano nella sua testolina forse un po’ bacata. 

 

E, come se avesse appena letto i suoi pensieri, il super saiyan gli si sedette accanto, sospirando esasperato e girandosi completamente nella sua direzione, esclamando: «Non immagini che cosa è appena successo!»

«Che cosa, papà?» chiese innocentemente il bimbo, poggiando il libro sul tavolinetto in mogano di fronte al tavolo.

«Sai chi è stato a mandare quello strano robot, questa mattina?» Goku pattò delicatamente la testa del figlioletto «Vegeta!»

Il piccolo Gohan si sorprese non poco nell’apprendere quella notizia: Vegeta? Sul serio? Lui non sapeva neanche che quel saiyan si trovasse ancora sul pianeta Terra, anzi, era sicuro che se ne fosse già andato da tempo immemore... e invece, non solo il principe si trovava ancora lì, ma aveva addirittura mandato un droide ad attaccare la loro casa, probabilmente con l’intenzione di far svegliare suo padre.

Intenzione che però, da come aveva capito Gohan, era andata completamente in bianco.

«Sul serio?!» esclamò, strabuzzando gli occhi.

«Sì! Ti rendi conto, figliolo?!»

Oh sì, il bambino se ne rendeva conto, ma non sapeva proprio se fosse lo stesso per suo padre.

«Non solo ha intenzione di uccidermi, ma si diverte anche a farmi questi scherzi in un periodo così delicato! Ha veramente un cuore di pietra!»

Ecco, appunto.

Il piccolo Gohan sospirò «Papà, ascolta...»

Goku inarcò un sopracciglio «Cosa, tesoro?»

«A prescindere dal materiale con cui sia fatto il cuore di Vegeta...» iniziò lui «Io non credo che quello che ha fatto sia uno scherzo.»

«Che?! Gli dai ragione, adesso?!» 

Il super saiyan non poteva crederci: davvero suo figlio si stava mettendo dalla parte di Vegeta? E da quando quel bambino comprendeva i ragionamenti fuori dal mondo del principe dei saiyan?

«Senti, papà, io credo che abbia in qualche modo scoperto che tu hai intenzione di non combattere più, e credo anche che la cosa lo ferisca nell’orgoglio: ma non capisci che siete gli unici due saiyan purosangue rimasti nell’universo? È deplorevole per uno come lui anche soltanto pensare che un suo suddito possa smettere di fare ciò per cui è nato!» la spiegazione di Gohan era cristallina, se suo padre non l’avesse capita neanche così, allora significava che era proprio stupido «E poi, lui si è messo letteralmente in testa di sconfiggerti! Come potrebbe farlo se tu, mentre lui continua a impegnarsi, ti adagi sugli allori?! È ovvio che quello che ha fatto serviva solamente a farti alzare anche solo per un attimo da questo divano e fare qualcosa! Qualsiasi cosa che non fosse non fare niente!»

Ma, nonostante le parole del suo bambino, Goku continuava a non capire: era sicurissimo che Gohan non volesse che lui continuasse a combattere, era sicuro che il suo bambino ragionasse esattamente come la madre, pensando che fosse un padre snaturato che avrebbe dovuto pensare soltanto alla propria famiglia, mettendo da parte i propri interessi personali. E invece, in quel momento, suo figlio gli stava dicendo esattamente tutto il contrario: stava addirittura giustificando il comportamento immaturo di Vegeta! 

«Ma... ma Gohan...» balbettò l’uomo, in risposta «Io... io credevo che tu saresti stato più felice, se io avessi per sempre smesso di mettermi nei guai e avessi iniziato a comportarmi come un padre normale! Tua madre me lo rimproverava in continuazione! Credevo che il mio comportamento ti facesse soffrire!»

Il bimbo negò con la testa «Mi fa più soffrire il fatto che tu smetta di essere ciò che sei esclusivamente per un desiderio della mamma. Papà, anch’io sto soffrendo per la sua morte, manca anche a me, anch’io vorrei che fosse fiera di me, ma non smetto certo di essere ciò che sono per questo! Dobbiamo imparare ad andare avanti! Piangerci addosso non farà resuscitare la mamma come non lo farebbero le sfere del drago!» 

 

A quelle parole, il saiyan adulto si sentì uno stupido. Uno stupido ed anche uno snaturato, un fallimento, uno scherzo della natura, un idiota senza dignità.

Davvero aveva pensato, per settimane intere, che suo figlio sarebbe stato più felice se lui si fosse completamente annullato ed abbandonato allo scorrere degli eventi? Davvero aveva pensato che smettere di fare ciò che gli piaceva fare lo avrebbe aiutato a superare la sofferenza per la morte di Chichi?Ancora una volta, il giovane super saiyan si ritrovò a capire di essere un vero egoista, e di aver agito, di nuovo, in maniera egoistica, non preoccupandosi neanche di sapere che cosa ne pensasse suo figlio di ciò che stava facendo.

Guardando negli occhi Gohan, in quel momento, vide Chichi, ma non solo: guardando negli occhi il suo bambino vide anche un orgoglio sopito ed ereditato da quella razza che lo rendeva così speciale, così unico nel suo genere... Gohan era un saiyan, e per questo, quando si trattava di argomenti come quelli, ragionava come un saiyan.

Anzi, ragionava e basta, cosa che Goku, a quanto pareva, non aveva ancora imparato a fare.

E si sentì un dannatissimo stupido, in quel momento. 

Uno stupido con le serpi in seno, perché l’idea che gli era appena balenata in testa aveva sorpreso persino uno come lui, che trattava bene ed in modo educato tutti, a prescindere dalle loro brutte o belle azioni.

 

Sorridendo dolcemente a suo figlio, e ringraziandolo con un forte abbraccio, sparì dal suo campo visivo, teletrasportandosi proprio nell’ultimo posto in cui si sarebbe aspettato di andare.

 

 

«Hai voglia di allenarti con me?»

~~~~

Angolo autrice:

Buongiorno a tutti/e, spero stiate bene in questa domenica mattina! L'ultimo giorno della fase 1, e si spera che da domani le cose vadano un po' meglio per tutti, soprattutto per chi, purtroppo, ha dovuto tenere chiusa la propria attività per ben due mesi(e, purtroppo, anche di più, se non si ritrova tra i "via libera" di questa fase); io sono piuttosto fiduciosa che riusciremo a rialzarci da questo periodo buio, e che le cose andranno via via migliorando! Portiamo pazienza e teniamo sempre duro! ^^

Passando a questo capitolo, mi sono veramente divertita a scriverlo, devo essere sincera: finalmente si ha un primo contatto tra il principe dei saiyan ed il nostri Goku e, a scapito di ciò che un po' tutti ci aspettavamo, i due non si sono-ancora-massacrati di botte. Piuttosto, è stato più una sorta di sfogo del nostro super saiyan che altro xD
Ma a dare man forte al principone ci pensa Gohan, che a differenza del padre, è riuscito a captare fin da subito le intenzioni di Vegeta, e chissà se fra quei due non si possa creare una sorta di amicizia, in futuro! ;) 
Nel frattempo, scopriamo anche che Bulma e Yamcha si sono lasciati, e che quest'ultimo se n'è andato dalla casa della nostra azzurrina perché pensava che avesse una cotta per il principe! Sarà vero? Chissà... 

Vi mando un bacio e vi ringrazio per le recensioni! Non credevo affatto che questa storia sarebbe stata così apprezzata, mi fa davvero piacere!

alla prossima~

-aria

   
 
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