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Autore: Ink_    03/05/2020    2 recensioni
A Crowley piaceva il suo elegante, sofisticato minimalismo ed eccezion fatta per la bozza originale della Gioconda, non vedeva il senso di circondarsi di chincaglierie. Questo, almeno, è quello che il demone amava ripetersi. Perché se si fosse fermato un attimo a pensarci su, Crowley si sarebbe reso conto che l’intero appartamento era disseminato di oggetti – ricordi, avrebbe detto un essere umano; souvenir avrebbe replicato a denti stretti il demone.
{Aziraphale/Crowley ♥}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Treasure chest'
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Souvenir

 
Crowley aveva avuto millenni per osservare gli esseri umani, li aveva visti accumulare quantità eccesive di ninnoli nelle loro capanne, case, ville, magioni. Alla stregua delle gazze arraffavano tutto ciò che luccicasse e lo nascondevano nel loro nido. A Crowley veniva in mente un nido in particolare, giù a Soho, fatto di polvere ed inchiostro. 

Gli ci era voluto del tempo, ma alla fine aveva compreso cosa spingesse gli umani a conservare gelosamente come draghi i loro tesori: la paura di dimenticare. Ciò che poteva apparire come un futile sentimentale acchiappa - polvere custodiva in realtà un prezioso frammento di tempo. Un oggetto, un ricordo.

Crowley, in quanto demone, aveva una memoria infallibile e trovava difficile comprendere il timore che albergava negli essere umani. A volte quell’incapacità di dimenticare era un problema perché ci sarebbero stati avvenimenti che avrebbe volentieri lasciato scivolare nell’oblio, come l’intero XIV secolo per citare un esempio.

Sempre in quanto demone, Crowley avrebbe dovuto apprezzare il materialismo umano e accumulare lui stesso una quantità indicibile di oggetti – preferibilmente rubati. Ma la verità era che Crowley non era mai stato molto convenzionale come demone, non lo era stato Prima e non lo era di certo ora.

L’appartamento di Mayfair avrebbe potuto essere uscito direttamente da una rivista di arredamento: soffitti alti, muri immacolati, mobilio ed elettrodomestici all’avanguardia (eccetto per il letto – un pezzo del 1500 – ed il computer, all’apparenza più vecchio del letto ma perfettamente aggiornato).

A Crowley piaceva il suo elegante, sofisticato minimalismo ed eccezion fatta per la bozza originale della Gioconda, non vedeva il senso di circondarsi di chincaglierie. Questo, almeno, è quello che il demone amava ripetersi. Perché se si fosse fermato un attimo a pensarci su, Crowley si sarebbe reso conto che l’intero appartamento era disseminato di oggetti – ricordi, avrebbe detto un essere umano; souvenir avrebbe replicato a denti stretti il demone.

Alcuni in bella vista, come il leggio a forma d’aquila in fondo al corridoio o il vaso canopo dalla testa di falco posto nell’angolo, altri nascosti – no, non nascosti, soltanto messi al sicuro. Una gioco di nascondino, una personalissima caccia al tesoro in Crowley conosceva giù l’ubicazione di ogni indizio. Un cassetto traboccante di lettere ordinate cronologicamente nella scrivania, tutte nella stessa elegante calligrafia e ben nascosto sotto – non nascosto! – un biglietto dell’autobus, corsa singola per Oxford. O c’era scritto Londra? Il cassetto sottostante invece era chiuso a chiave ed ospitava una pila scomposta di lettere destinate tutte alla stessa persona e se Crowley si concentrava abbastanza riusciva ad credere di non averle mai scritte.

Nel salotto, davanti ad un divano di pelle bianca, c’era un tavolino da caffè in vetro su cui poggiavano una  rosa bianca in vaso a cui era stato gentilmente intimato di non appassire e un libro consunto.  “Liber AL vel Legis” leggeva la copertina; Aziraphale gli aveva detto di tenerselo a metà tra lo scocciato e il divertito, dopo che in un pomeriggio di noia Crowley si era dilettato a decifrarlo, scribacchiando a penna sui margini.

La cucina non era masi stata utilizzata se non per conservare il vino, perciò non vi era nulla nelle ante e nei cassetti, se non una solitaria forchettina da dolce in argento. La camera da letto era forse la stanza che ospitava il maggior numero di tesori: al lato dell’enorme baldacchino un comodino di fattura moderna ospitava un spilla d’oro con un’ala ammaccata, mezzo guscio d’ostrica e un ciondolo grande abbastanza per custodire una piccola fotografia.

Gli oggetti più preziosi (un termos vuoto e una lunga piuma immacolata – vere e proprie reliquie)  erano invece custodite nella cassaforte, dietro l’enigmatico sorriso della Monna Lisa.

Sì, se Crowley si fosse fermato a riflettere per un momento, forse avrebbe realizzato quanto confortante fosse la consapevolezza che Aziraphale si trovasse sempre con lui, custodito dagli oggetti più insignificanti e forse avrebbe anche capito che a volte il punto non era non dimenticare, ma semplicemente ricordare.
 
 

 
***
Questa storia l’ho iniziata quattro volte, con quattro stili diversi. Quattro volte non sembreranno tante, ma io calcolo con gli anni dei cani per bilanciare il nervoso che ogni versione insoddisfacente mi causava.
E niente, questa è sostanzialmente la controparte di Memorabilia. Penso che gli oggetti qui siano tutti abbastanza chiari, aggiungo solo una nota per il libro e la rosa bianca. “Liber AL vel Legis” è una specie di saggio credo … Comunque è stato scritto da Alistair Crowley sotto dettatura di qualche entità superiore ed tutto in codice, tant’è che nemmeno l’autore stesso ha mai compreso a fondo cos’avesse scritto. Come spiegazione fa un po’ schifo, ma mi divertiva l’idea di Crowley – il demone – che si metteva lì a decifrare quanto scritto dal suo omonimo. La rosa invece, è un petit omage ad una fan fiction adorabile che ho letto recentemente su ao3, è in inglese e si intitola The serpent and the lady.
Come avrete notato ho raccolto tutto in una piccola serie e nulla, ringrazio di cuore chi legge/segue/ricorda/preferisce o si prende un momento per lasciare un commento. Mi scaldate il cuore ♥
Un abbraccio.

Vostra,

Ink_



 
   
 
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