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Autore: Scarlet Jaeger    03/05/2020    2 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
 
 
Finalmente iniziò il torneo Cinese ed io ero impaziente di assistere ai primi incontri. Lo stesso umore lo avevano i ragazzi, che fremevano dall’emozione mentre si allenavano nel Beyblade stadio messo a disposizione dal caratteristico Hotel in pietra stile cinese dove alloggiavamo.
Ovviamente esternavamo tutti la nostra emozione. Tutti tranne Kai, che la maggior parte del tempo usciva senza dire nulla a nessuno, per poi tornare solo per i pasti. Sono sicura che si allenava da solo da qualche parte, lontano dalle nostre chiacchiere. Probabilmente al principino infastidivano le nostre voci e quando poteva sgattaiolava fuori per rimanere da solo. Inoltre sono sicura che anche lui non vedeva l’ora di incontrare i più bravi Blader del continente Asiatico, solo che non lo dava a vedere. Almeno non con noi.
Il primo incontro lo giocammo con la nazionale Tailandese, che dette un po’ di filo da torcere ai nostri, soprattutto a Max. Ma ci aggiudicammo la manche e passammo alla successiva.
Quella stessa notte invece, un componente dei White Tiger, i vecchi compagni di squadra di Rei, si intrufolò nella stanza dove stava lavorando il Prof. Kappa, rubandogli tutti i dati riguardanti i nostri Blader. Per fortuna Rei riuscì a bloccarlo…ma a caro prezzo. Quella notte il Bit Power della Tigre Bianca lo abbandonò sotto lo sgomento di tutti, e sotto la totale soddisfazione di Kiki.
Kai fu parecchio duro con lui dopo la sconfitta. Il volto di Rei, già rigato dalle gocce di pioggia che scendevano irriverenti dal cielo, si indurì in un’espressione puramente sconvolta. Perdere la tigre bianca, simbolo della sua tribù e delle sue origini, e simbolo del suo potere, probabilmente fu un duro colpo. Soprattutto perderla a ridosso di un torneo così importante.
Il mattino dopo se ne andò lasciando solo una lettera. Ricordo che ero così disperata che implorai il nonno di fare di tutto per riportarlo da noi. Non solo per quello che sentivo di provare, ci mancherebbe, ma perché avevamo bisogno di lui. Certo, avevamo Kai, che fino a quel momento era stato solo una riserva, o un asso nella manica, chi lo sa, ma non era la stessa cosa. L’affiatamento che si era creato tra Rei, Max, Takao e il Prof era qualcosa che non poteva per nulla al mondo essere sostituito da un freddo antipatico come Kai.
Ma per fortuna Takao è sempre stato testardo quanto me e decise di andarlo a cercare, sotto il totale disappunto di Kai, ma noi quattro eravamo tutti d’accordo con il nostro campione. Vidi anche il volto del nonno rilassarsi per un momento. Comprendeva anche lui l’affiatamento che legava la nostra squadra ed i suoi componenti, anche se non tutti.
Partimmo alla ricerca di Rei e non sono in grado neanche adesso di fare una stima di quanti chilometri percorremmo a piedi nella sua ricerca, chiedendo informazioni ai passanti con una sua foto per sapere se lo avevano visto passare.
Lo trovammo in fine in cima ad una montagna rocciosa, che Takao volle scalare senza sentir ragioni. Per fortuna non fu così alta e disconnessa, altrimenti avremmo potuto salutarci tutti e incontrarci di nuovo in paradiso. Eravamo stati decisamente avventati, ma per citare le parole del nostro capitano: “per un amico questo ed altro”.
Ed aveva ragione!
L’unico problema fu che il nostro amico non era solo ma in compagnia della ragazza che avevamo incontrato nel nostro primo giorno in Cina. Era anche lei una componente dei White Tiger e ammetto di aver avvertito un sentimento molto simile alla gelosia alla vista di loro due assieme. Lui fu molto sorpreso nel vederci arrivare, invece l’espressione di lei diceva tutto il contrario. Probabilmente le avevamo rotto le uova nel paniere. Ma le parole di Takao riuscirono a smuovere l’animo del nostro amico e tornammo in hotel di nuovo in cinque, pronti ad affrontare la nostra scalata verso il successo. E pronto lo era anche Rei, che dopo la sfida con Takao sulla montagna aveva ritrovato un po’ di fiducia in sé stesso, anche se ciò non aveva fatto tornare indietro la tigre.
«Mi fa piacere che sei tornato, Rei», gli dissi a brucia pelo, dopo che gli altri si furono alzati dal tavolo in seguito alla generosa cena di quella sera. Mio nonno si era ritirato nella sua stanza, mentre gli altri erano fuori a sfidarsi a Beyblade come al solito. Solo Kai era rimasto nella stanza con noi, ma dopo le mie parole gli vidi alzare gli occhi al cielo e lasciare la stanza senza proferire parola. Lo guardammo uscire, poi scoppiammo a ridere, ma io aspettavo la sua risposta. Avrei anche voluto chiedergli informazioni sulla ragazza che era con lui, soprattutto come avesse fatto a raggiungerlo prima di noi, ma desistei dal chiederglielo.
«Fa piacere anche a me. Avevo un po’ perso la bussola, ero sconvolto dopo l’abbandono della tigre», sospirò abbassando gli occhi su Driger, che tirò fuori dalla tasca di suoi pantaloni, «ma ora sono pronto ad affrontare i miei avversari. Devo dire che vedervi così preoccupati per me e vedervi arrivare su quello spunzone di roccia mi ha fatto capire l’importanza dell’amicizia che ci lega. Non siamo solo semplici compagni di squadra, sono sicuro che tutti insieme riusciremo a vincere questa fase del campionato», mi sorrise e non potei fare a meno di avvampare.
«Hai ragione. Anche Kai, a modo suo, dà il suo contributo alla squadra», provai a stemperare la mia temperatura corporea sviando il discorso.
«Sì, anche lui!», rise, e non potei fare a meno di scoppiare a ridere anche io.
Ridemmo per qualche secondo, poi lui tornò serio.
«Inoltre non volevo deludere tuo nonno. Se sono arrivato dove sono lo devo a lui, che mi ha preso a ben volere dal momento in cui sono arrivato in Giappone. Gli sarò sempre debitore per questa opportunità. Stamattina ero molto avvilito con me stesso, non mi sentivo all’altezza di continuare il mondiale senza il mio Bit Power, così impulsivamente ho scritto quella lettera e me ne sono andato. Me ne sono pentito quasi subito, ma volevo tornare solo dopo aver ritrovato la mia forza. La forza materiale, il mio animale sacro, non è ancora tornata, ma la fiducia in me stesso e nei miei mezzi sì, grazie a voi, e sapere che mi siete stati vicino mi si scalda il cuore. Takao è un burlone, a volte spaccone, è distratto e spesso pelandrone, ma non posso non volergli bene», sorrise ed il suo fu un sorriso sincero, che mi scaldò il cuore.
Non aggiunsi altro perché non volli aggravare la situazione o fargli cambiare idea. Era tornato da noi, sotto il disappunto di Mao, e questo era l’importante.
Il giorno dopo fu la volta dell’incontro con la Mongolia e vincemmo tutti e tre gli incontri, sotto la felicità dei nostri blader. Ricordo di essermi gettata ad abbracciare Rei dopo il suo incontro senza neanche pensarci, soprattutto perché era valso a riconquistare il suo Bit Power, ma mi ritirai subito dopo. Ero rossa in volto come un peperone, ma lui mi sorrise e mi disse che il mio sostegno era importante per la squadra. Così dedicai tutta me stessa nella tifoseria e nel sostegno al Prof.
La sfida seguente fu contro la squadra delle Maldive e fu una giornata pesante, che ci dette parecchie preoccupazioni.
Takao quella mattina non voleva proprio svegliarsi, forse perché aveva fatto le ore piccole, chissà…e Rei decise di provare a svegliarlo con un piccolo scherzetto. Usò un peperoncino, che infilò in bocca al nostro capo squadra tutto intero, che lui masticò nel sonno. Purtroppo la razione non fu quella sperata perché Takao fu subito K.O, sotto le risate divertite di Max. Purtroppo il Balder non fu in grado di viaggiare subito, quindi Rei decise che avrebbero preso la corriera dopo quella che prendemmo io, Kai, Max, il Prof e mio nonno di prima mattina. In realtà avrei voluto fare compagnia a Takao e Rei, soprattutto perché mi piaceva stare in compagnia di quest’ultimo, ma il Prof mi chiese di dargli una mano per ultimare le ultime migliorie al nuovo Beyblade che aveva creato per Max: Scudo Draciel. Così, a malincuore, salii sulla prima corriera diretta verso lo stadio, ma il fato ci mise lo zampino. O meglio, un certo ragazzino, come scoprimmo tempo dopo.
Era il nostro turno di scendere in campo e di Rei e Takao non c’era ancora nemmeno l’ombra.
Iniziavo a preoccuparmi ed anche Max e il Prof iniziarono a dare segni di agitazione, ma era il turno di Max di scendere in campo e decidemmo con lui di tirare avanti l’incontro almeno finché i nostri compagni non fossero arrivati. Purtroppo però l’incontro iniziò ad essere molto monotono dopo i primi minuti ed il pubblico e l’avversario di Max iniziarono ben presto a perdere la pazienza, così quest’ultimo dovette concludere lo scontro con la vittoria da parte nostra. Il nostro Mizuhara vinse, anche se non mi sembrò molto contento di ciò.
Eravamo davvero alle strette e lo si leggeva dai nostri volti. Dj Man stava incitando le due squadre a mandare in campo il suo campione e mentre il giocatore avversario era già salito sul Beyblade Stadium, da parte nostra c’era ancora parecchia titubanza. Io non potevo scendere in campo, perché non ero un blader ufficiale della squadra, come il Prof K, ma c’era qualcun altro che poteva salvarci da quella situazione. Mi voltai verso di lui, ma Kai si era già alzato di scatto dalla panca.
«Vado io», disse, senza neanche voltarsi a chiedere se quel cambio all’ultimo secondo ci andasse bene, ma in quella situazione sarebbe andato bene tutto, purché rimanessimo in gioco. Magari avrebbe perso altro tempo e permesso ai nostri compagni di arrivare.
Purtroppo, o per fortuna, dipende dai casi, il nostro compagno è sempre stato fin troppo esibizionista ed impulsivo, e quindi invece di prendere tempo come aveva fatto Max, mise fine all’incontro in pochissimi secondi, aggiudicandosi il punto decisivo per la nostra squadra. Eravamo 2 a 0, quindi in teoria la partita poteva dichiararsi vinta dai BladeBreakers.
«Mi dispiace, ma tutti i giocatori devono avere la possibilità di giocare. Devono scendere in campo tutti e tre i blader di ogni squadra, questo è il regolamento ragazzi…», ci rispose invece Dj Man, dopo che Kai chiese di rinunciare al terzo round, visto che eravamo comunque vincitori.
«Ed ora che si fa?», fu il Prof Kappa a lamentarsi, col pc aperto sulle ginocchia e le mani fra i capelli. Anche lui iniziava ad essere in preda all’ansia.
«Nonno, non posso scendere in campo io?», chiesi come ultima speranza, ma lo vidi scuotere la testa asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto.
«No, Saya, può solo scendere in campo la formazione con cui viene iscritta la squadra ed è formata da Takao, Max, Rei e Kai come riserva»
«Maledizione!», sbattei un piede a terra innervosita, mentre il Dj continuava ad incitarci a mandare in campo il nostro terzo blader. Eravamo al limite, a corto di idee. Anche Kai sembrava particolarmente irritato. Probabilmente anche a lui sembrava surreale perdere l’opportunità di continuare il mondiale per questo contrattempo. Inoltre sono sicura che se fossimo stati squalificati dal torneo, avrebbe preso a calci i ritardatari dallo stadio fino in Giappone.
Per fortuna nulla di ciò accadde, perché all’ultimo secondo i nostri compagni comparvero dall’ingresso, sporchi ed ansimanti e con Takao che sorreggeva Rei sulle spalle. Iniziò a battermi forte il cuore, sia per la gioia di rivederli, sia per la preoccupazione di vederli ridotti in quello stato.
«Scendo io in campo per i BladeBreakers!», gridò Takao in direzione di Dj Man, che tutto emozionato dette il tempo al nostro campione di prepararsi e di portare Rei seduto sulla nostra panchina.
«Ma cosa è successo?», gli chiesi una volta iniziato a fasciagli la caviglia con le bende prese dalla valigetta del pronto soccorso, che ogni squadra porta in campo per ogni evenienza.
«La strada è stata bloccata dalla caduta di un masso, non c’era modo di passare dalla strada principale. Abbiamo scalato la montagna, ma purtroppo c’è stata un’altra frana e per schivarla mi sono slogato una caviglia. Ho incitato Takao a lasciarmi lì e di continuare da solo, così che sarebbe arrivato in tempo, ma non ha sentito ragioni», mi sorrise, anche se ogni tanto stringeva i denti dal dolore.
«Tipico di lui», sospirai divertita, ma nel farlo gli passai la fasciatura sul rigonfiamento e lo sentii sussultare.
«Scusami, ti sto facendo male?», allentai un po’ la presa, anche se so che avrei dovuto stringere a dovere la fasciatura in modo da far star ferma la slogatura.
«Un po’, ma non fermarti, fasciala a dovere», continuava a sorridermi, con il suo tipico sorriso che solitamente mi faceva scogliere sul posto, e non riuscii più a sostenere il suo sguardo ambrato, così dedicai tutta la mia attenzione al mio operato con il cuore che mi batteva a mille.
 
 
Per fortuna per la finale contro i White Tiger, la caviglia di Rei era tornata alla a posto. Tutto era tornato alla normalità, tranne Takao, che era in piedi prima ancora di tutti noi.
«Ti senti male?», gli chiesi scioccata, con ancora gli occhi impastati dal sonno mentre mi dirigevo nella zona dove facevamo colazione. Era già vestito di tutto punto ed aveva Dragoon in mano. Probabilmente non aveva dormito dall’emozione.
«Per niente, sono super carico!», mi rispose con un sorriso, il suo solito sorrisone a cui è impossibile non rispondere.
«Calma i bollenti spiriti Takao, sarò io a scendere in campo per primo!», lo sbeffeggiò Max, che invece era ancora in pigiama.
Iniziarono così a battibeccare amichevolmente, a voce fin troppo alta però.
«Cos’è tutto questo trambusto?»
Fu Rei a chiederlo, affacciandosi alla porta della camera mentre si stropicciava gli occhi. Indossava una tuta blu, che utilizzava per pigiama, ed aveva i capelli appiccicati attorno al viso arrossato dal sonno.
«Nulla, Takao si è alzato con fin troppa verve stamattina», gli risposi con una risata e non mi accorsi che dietro di Rei era appena apparso Kai, nello stesso stato assonnato del compagno. Indossava una t-shirt anonima ed un paio di pantaloni a tuta, larghi più o meno come quelli che indossava di solito. Aveva i capelli afflosciati sul volto ancora accaldato dal cuscino, che gli davano un’aria quasi indifesa. Quell’immagine di lui mi fece quasi sorridere, ed arrossire alla stessa maniera in cui ero arrossita vedendo Rei. Nessuno di noi era abituato a vederlo così in deshabillé, visto che era sempre composto e posato ed il primo ad alzarsi. Inoltre era molto, molto bello…
In perfetto orario ci dirigemmo al Beybalde Stadio e dopo la presentazione delle squadre ed un lungo discorso di Dj Man, visto che era la finale, i primi sfidanti poterono salire sulla piattaforma di lancio.
Della nostra squadra il primo a combattere fu Max, mentre per i White Tiger scese in campo Gao.
Io ero seduta sulla panca della nostra formazione tra Rei e Kai, che era seduto come suo solito al limitare di essa. Lo faceva sempre, probabilmente sedere accanto ad una persona per lui era già troppo, figuriamoci starne al centro! Accanto a Rei invece c’era il Prof K, col suo inseparabile portatile, e dall’altro capo della panca mio nonno, che teneva stretta tra le mani la sua bombetta con fare agitato. Anche lui iniziava a sentire l’agitazione della finale, come tutti noi. A me batteva il cuore, ma capii dopo che era la vicinanza dei ragazzi che mi sedevano accanto.
L’incontro di Max durò più del previsto e ci tenne tutti col fiato sospeso. Purtroppo però aveva perso il nostro primo possibile punto, ma non sembrava più di tanto provato. Per lui le sfide erano un’emozione e le giocava al massimo delle possibilità. E poi, perdere con qualcuno che ci ha tenuto testa è un’eventualità che può succedere nella carriera di un Blader, e si deve fare tesoro di quella esperienza. Però perse l’incontro.
«Tocca a me!», sospirò Rei, alzandosi di scatto senza neanche guardarci in volto. I suoi occhi erano puntati sulla figura dall’altra parte dello stadio, che intanto avanzava verso la piattaforma.
«Puoi farcela amico! Siamo con te!», lo incoraggiò Takao, seguito a ruota da Max e dal Prof. Stava per incamminarsi anche lui ma volevo fargli un imbocca al lupo anche io, così gli poggiai una mano sulla spalla, arrestando la sua camminata. Si voltò verso di me dapprima con un’espressione confusa, non capendo chi fosse stato ad interromperlo, ma quando mi vide mi sorrise teneramente.
«Buona fortuna, Rei!»
Riuscii a dirgli solo quello, capendo che non c’era altro tempo da perdere, visto che erano tutti impazienti di vedere un altro avvincente incontro. Ed anche la ragazza, Mao, mi era sembrata molto impaziente quando mi voltai in sua direzione. Mi stava squadrando come a volermi uccidere da un momento all’altro. Capii dopo che era uno sguardo di pura gelosia!
Il primo incontro però venne vinto dalla rappresentante dei White Tiger, sotto lo sconcerto di tutti. Tranne che di Kai, che si espresse semplicemente con un “Tzè”, probabilmente sdegnato per aver visto Rei perdere contro una donna.
Il secondo round fu un susseguirsi di eventi che nessuno di noi riuscii a capire a pieno. I blader in campo erano come estraniati dal resto dello stadio, come se avessero creato una dimensione tutta loro. Galux e Driger in campo sembravano quasi danzare più che combattere, e dagli schermi le espressioni dei due ragazzi sembravano incredibilmente trasognate.
«Ma che succede?», chiesi, ma non ottenni risposta. Stavano tutti osservando il match col fiato sospeso. Al ché mi voltai verso l’unica persona che sembrava non subire il fascino di ciò che stava succedendo.
«Frivolezze!», mi rispose algido Kai, come al solito, senza neanche voltarsi a guardarmi negli occhi. Stava tenendo d’occhio il comportamento di Rei e sembrava non approvare.
Ma successe qualcosa che mandò a posto tutti i pezzi del puzzle.
Fu Mao a spezzare quella specie di incantesimo che si era venuta a creare, avanzando di qualche passo in modo da essere ben visibile dal suo avversario.
«Ascoltami ti prego Rei! So che mi vuoi bene come una sorella, ma io provo un affetto molto più profondo per te!», iniziò a dire quelle parole sofferte, bloccandosi per qualche secondo. «Io ti amo, non ti considero solo il mio migliore amico!»
Sentii un groppo in gola dopo quelle parole che non riuscii a mandare giù. Più che altro, perché avevo paura della risposta che avrebbe potuto darle lui.
Portai le mani al cuore, cercando di farlo smettere di sbattere così forte, e attesi di ascoltare ciò che mai avrei voluto sentire.
«L’avevo capito. L’avevo capito da tempo. Mao, ti voglio bene anche io, ma in questo momento voglio pensare solo al Beyblade e ad aumentare la mia potenza. Provo un rispetto profondo per la Tribù della Tigre Bianca, che rappresenta le mie radici, la mia cultura, le mie tradizioni. Il legame con te e la Tribù sarà sempre indissolubile, anche se ho scelto di vivere lontano da voi».
SBAM.
Quelle parole pesavano come un macigno e le sentivo ancora rimbombare nelle orecchie. Avevo immaginato che ci fosse qualcosa tra loro, già da quando li trovammo assieme sulla montagna. Decise di tornare nei BladeBreakers, ma sapevo che stava lasciando comunque qualcosa dall’altra parte. Avrei voluto chiederglielo tante volte, ma avevo paura di sentire quella risposta. Non che lui l’abbia assecondata, le sue parole furono molto vaghe, ma avevo capito che anche lui provava un certo affetto per lei. Affetto che non avrebbe dato a nessun’altra. Inoltre il suo obbiettivo era il Beyblade, vincere il campionato ed andare avanti. Ed io mi ero illusa di poter contare qualcosa per lui. Rei era sempre stato gentile con me, ma era il suo modo di fare con tutti. O forse era per via dell’affetto che lo legava a mio nonno. Non seppi mai dirlo con certezza, e non mi azzardai mai a chiederlo. In quel momento neanche io sapevo dire cosa provassi con certezza per Rei. Probabilmente era solo una cotta, un’infatuazione passeggera, ma mi fece male sapere che non sarei mai stata ricambiata e così feci l’unica cosa che mi sentii di fare in quel momento.
«Devo andare in bagno!», avvertii solamente di sfuggita, prima di correre a per di fiato fuori dallo stadio.
Fine capitolo 16
 
°°°°°°°°°
 
Colei che scrive:
Ebbene sì, sono tornata in questa sezione oramai abbandonata a sé stessa T.T so che probabilmente non verrà letta da molti, non recensita etc.. (colpa anche mia e dei miei sporadici aggiornamenti, PERDONO!). In questo periodo mi è tornata l’ispirazione, e il tempo che stiamo tutti passando a casa a non fare nulla T.T (che tristezza), mi ha aiutata ad esternarla. Ho ripreso in mano gli episodi e mi sto rifacendo un re-watch delle serie, dalla prima alla terza, così che mi rinfresco un po’ la memoria (anche se questa storia ce l’ho tutta impressa in mente e so già cosa far accadere in futuro, devo solo passarla su word <3)
Come avrete notato sto andando molto di fretta nelle descrizioni degli eventi, perché gli incontri del torneo sono importanti ma non per la trama e per la storia di Saya. Inizieremo ad entrare nel vivo una volta arrivati al “torneo” Europeo (penso 1, massimo 2 capitoli ehehe), anche se le cose per Saya iniziano a diventare un po’ più problematiche ora che ha capito che Rei è di Mao U.U Ma, diciamo che nel clou della storia ci entreremo in Russia e ci arriveremo molto, molto presto! In mia discolpa vi prometto che per il “molto presto” non dovrete aspettare il 2021 T.T il prossimo capitolo l’ho già iniziato a scrivere, quindi lo avrete in settimana, così che nel frattempo scrivo l’altro e così via <3 Non ho intenzione di lasciare questa opera inconclusa, l’ho detto molte volte, ci tengo troppo, è parte della mia adolescenza e non intendo rinunciarci! Anche se magari mi blocco varie volte T.T
Se siete arrivati fino a qua, fatemi sapere cosa ne pensate, qualche parolina carina da parte dei recensori è sempre gradita e mi sprona ad andare avanti!
A presto, sul serio!
 
  
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