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Autore: L_White_S    03/05/2020    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO  1.0
 
 
 
 
 
ORE   19.30
LABORATORIO HIDLEE
AUSCHWITZ
 
 
 
 
   Una piccola scalinata ripida portava il Generale, il segretario e Michelle nel laboratorio; erano diversi minuti che scendevano al buio e la giovane matricola era impaziente di raggiungere la méta.
   Delle piccole plafoniere impolverate illuminavano a malapena i taglienti gradini di marmo ma, senza troppe difficoltà, i tre scendevano lentamente.
   « Generale mi tolga una curiosità, i jet che sono passati sopra di noi li ha chiamati lei? A cosa servivano? ».
   Il ragazzo era sveglio, sia Michael che Mattew si scambiarono una rapida occhiata, non si aspettavano di certo una recluta di tale livello.
   « Siete a conoscenza dei moderni satelliti? Potrebbero scattarci delle foto e scoprire facilmente il nostro segreto; quei jet sono aerei in grado di schermare qualsiasi territorio si trovi sotto il triangolo creato dalla loro formazione. Ne esistono solo tre al mondo, hanno una tecnologia d’avanguardia che molti ingegneri, anche all’interno del nostro staff, non riescono a comprendere ».
   « Cosa fanno di preciso? ».
   In realtà nemmeno il generale sapeva rispondere esaurientemente a quella domanda, quegli aerei avevano fatto centinaia di voli intorno al mondo per “fotografare” l’intero globo quando nelle zone interessate vi era una totale assenza umana, infatti, pochi minuti prima, dallo spazio i tre ombrelli sul campo erano solamente pura immaginazione: la formazione fantasma nascondeva tutto.
   Potevano essere impiegati persino sul campo di battaglia nascondendo l’eventuale attacco da parte di truppe sia terrestri che navali; oltre i satelliti, infatti, nemmeno i radar captavano il loro segnale; la base dei jet era la stessa degli stealth, ma notevolmente migliorata.
   « Per farla breve, fotografano il territorio sotto cui volano, nascondendo ogni movimento terrestre…».
   Michelle non trovò un’altra domanda da proporre al generale; con poche parole aveva espresso ciò che eccezionalmente erano in grado di compiere quei jet.
   Anzi sì, dopo qualche secondo una la trovò, ma era retorica; già sapeva l’eventuale risposta di Mattew.
   « E qualcuno è al corrente dell’esistenza di questi aerei? ».
   « No… nessuno ».
   Ci aveva preso.
   Sorrise il Generale, mentre Michelle rimase muto; c’era ancora molto da vedere.
   Finalmente le scale terminarono.
   I tre si ritrovarono ancora in un corridoio scuro, illuminato stavolta da centinaia di neon bianchi sistemati in terra; il passaggio era appena due metri di altezza e largo quarantacinque centimetri. Lo stretto necessario per far passare i “turisti”.
   Improvvisamente l’angusto passaggio si aprì allargandosi sia in altezza che in larghezza: avevano di fronte una porta di acciaio perfettamente lucida alta almeno 9 metri.
   Forse anche di più.
   “ H.I.D.L.E.E ”.
   Hide - Imperial Deathless - Laboratory of Extreme Experiment, così c’era scritto…
   Michelle si sentì impotente d’innanzi a tanta maestosità.
   La sua figura riflessa sul metallo diede subito all’occhio.
   « Come si sente? La vedo sconvolto », domandò il generale.
   « Non mi sarei mai aspettato un laboratorio di questa portata…».
   « Non si preoccupi, la capisco. Michael! ».
   In quel momento, dopo l’ordine del superiore, il segretario si avviò in un preciso punto della maestosa porta poggiando il pollice della mano destra; proprio al centro di una piccolissima rientranza.
   Al solo contatto uno schermo, come per magia, si materializzò sulla lastra di acciaio e una tastiera scese, pronta per essere usata.
   « Salve Generale Crow, ben arrivato; è tanto che non ci fa visita, per piacere inserisca i suoi dati, il codice segreto, poggi il palmo della mano sull’apposita zona e pronunci il suo nome ».
   Michelle rimase sconcertato, era un computer parlante?
   Crow fece quanto richiesto dopodiché:
   « Grazie Generale, prenderà alla sprovvista tutti quanti con questa visita, nessuno si aspettava il suo arrivo, non dopo quello che è successo…».
   « Cavolo parla! ».
   Urlò entusiasta Michelle.
   « È  stato tutto risolto da Smith, almeno così ci ha detto ».
   « Si fida del suo…».
   « Fratellastro? Bè, ho qualche altra possibilità? ».
   Lentamente, senza il minimo avvertimento, la maestosa porta metallica si aprì in due: il meccanismo era un miracolo ingegneristico, grande poco più del motore di un’automobile spostava trenta tonnellate d’acciaio senza il minimo sforzo.
   Mentre i visitatori entrarono, visibilmente entusiasti, l’altoparlante del computer richiamò ancora una volta l’attenzione del supervisore…
   « È sveglio, ha superato ogni nostra aspettativa, ed è stabile ».
   
 
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