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Autore: inu_ka    03/05/2020    5 recensioni
[Kakuriyo no yadomeshi]
[Kakuriyo no yadomeshi]Il dio Inari scompare misteriosamente. La sua scomparsa avviene nell'imminente evento del festival, i suoi templi principali rimangono scoperti, l'affluenza di fedeli e visitatori è particolarmente consistente e le kitsune del dio non sono all'altezza della situazione. In sostituzione del dio, vengono convocate tre potenti kitsune che verranno inviate nei tre templi principali del dio Inari, inoltre si verrà a conoscenza dell'esistenza di un altro Reame, il "Reame Nascosto", a loro del tutto sconosciuto. Le tre kitsune saranno all'altezza del compito? Riusciranno a trovare il dio Inari? E cosa sarà questo misterioso Reame Nascosto?
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ginji era turbato dalla confessione di Odannā, non riusciva a credere a quella storia. Adesso, ai suoi compiti, si aggiungeva quello di sorvegliare Aoi.
Un giorno successe una cosa insolita.
Ginji e Aoi avevano appena chiuso; all’interno del locale, a eccezione di loro due, non c’era più nessuno. Il Kyūbi era intento a pulire quando, all’improvviso, aveva udito una voce che gli sussurrava.
 “ Attento Kyūbi, la notte della pallida luna dalle nove code, si avvicina. Nulla sarà più come prima”.
- Aoi, hai detto qualcosa? - Domandò Ginji, credendo che fosse stata lei.
- No, non ho detto niente. Forse, sarà uno di quelli spiriti che ogni tanto gironzolano qui. - Confessò la ragazza, incurante di ciò che aveva detto.
- Scusami, di quali spiriti parli? - Domandò, credendo di aver capito male.
- Ah! No, scusami, non badare a quello che ho detto. - Cercò di scusarsi, sperando che Ginji la credesse.
Aoi notava lo sguardo interdetto del suo sottoposto e, temeva da un momento all’altro se ne sarebbe andato, credendola pazza.
- Non badare a quello che ho detto. E’ un dono, che ho da quando ero piccola, se così lo si può chiamare. Prima, ero sovrappensiero e non ho pensato a quello che stavo dicendo. - Si giustificò. - Mi sa che rimarrò di nuovo sola a gestire il locale.- Pronunciò con rammarico, vedendo lo sguardo assente del Kyūbi.
- Perché? Non vorrai licenziarmi per avermi confessato il tuo segreto? -Domandò preoccupato.
- Solitamente quelli che ne sono venuti a conoscenza sono corsi via. - Disse, ricordando con amarezza tutte le volte che era successo.
- Non ho mai pensato di andarmene. Al mondo, ci sono molte persone con poteri incomprensibili. - Raccontò sorridendo. - Bene, ora che è tutto chiarito, finiamo di pulire e andiamo a riposarci. Sarai stanchissima, dopo tutto il lavoro che c’è stato. Anzi, vai a riposarti, finisco io qui. - Si offrì il Kyūbi.
- Non ci penso proprio. In due finiremo prima. -
Ginji non vedeva l’ora di finire, doveva parlare con Odannā, forse, l’Oni, avrebbe anche potuto chiarirgli cos’era la pallida luna dalle nove code.
Stavano per uscire dal locale quando, improvvisamente, il braccio di Ginji fu colpito da un fulmine.
- Ginji come stai? - Domandò impaurita Aoi.
- Non è niente. - Rispose il demone, che grazie ai suoi poteri aveva attutito i danni.
In realtà, sapeva chi lo aveva colpito ma, data la presenza di Aoi, non poteva reagire, perché questo significava, svelare la sua vera natura.
- Aoi, sta arrivando un temporale, rifugiamoci all’interno del locale. - Propose Ginji, facendo l’ingenuo.
I due erano entrati velocemente nel locale, finchè il trambusto si era placato.
- Aoi, ti accompagno a casa, così starò più tranquillo. - Impose la volpe.
Ginji, dopo aver accompagnato la ragazza, corse nel Reame Nascosto.
 
- Ginji, cos’è successo? - Chiese Ranmaru, osservando preoccupato il braccio ustionato dell’amico.
- Sono stato colpito dal fulmine di uno youkai. - Rispose. - Ho una questione urgente di cui parlarvi. - Pronunciò categorico.
 
I tre erano rimasti nei pressi del portale, onde evitare intrusioni.
- Odannā, Aoi è a conoscenza dei suoi poteri. - Confessò Ginji, senza troppi giri di parole.
-Perché gliel’hai detto? - Domandò deluso.
- Non sono stato io; lo sapeva già. -
Il Kyūbi raccontò tutto nei minimi dettagli, incluso quella strana frase.
I guardiani rimasero interdetti. Ginji era venuto a sapere della profezia.
A Odannā, non restò che raccontargli la verità.
- A cosa si riferisce la profezia? Cos’è la pallida luna dalle nove code? Non si riferirà a un Kyūbi o, peggio, a me? - Domandò spaventato.
- Ginji, calmati. I Kyūbi non sono gli unici demoni ad avere nove code, e tu non sei nemmeno l’unico. - Specificò Odannā, riferendosi chiaramente anche a Miketsukami.
- E perchè ho sentito quella voce? -
- Forse perché sei a guardia del portale. - Rispose Ranmaru, cercando di essere convincente. - Infatti, solo noi tre siamo a conoscenza della profezia della pallida luna dalle nove code. - Chiarì.
- Ora, sarà ancora più complicato proteggere Aoi, senza rivelare la nostra natura. - Proferì l’Oni, sull’orlo di una crisi di panico.
- Odannā, calmati. - Pronunciarono all’unisono.
Ranmaru e Ginji temevano una sua reazione eccessiva.
- Non preoccupatevi, questo non è sufficiente per scatenare l’ira che temete. - Li tranquillizzò l’Oni.
- Ragazzi, ora che sappiamo che Aoi è a conoscenza degli spiriti, vorrei parlarne con il mio superiore. - Proferì Ginji. - Chiederò a Tomoe di sostituirmi al tempio. Il suo lavoro tra gli umani non ha bisogno di giustificazioni per assentarsi. - Spiegò.
 
Ginji era tornato immediatamente nel suo Regno e aveva chiesto udienza al Dio Supremo.
- Ginji, non avrai rivelato anche tu la tua vera natura? - Chiese il Dio Supremo, sospirando.
- No, ma sono venuto a chiederle il permesso di farlo. - Confessò il Kyūbi.
- Perché dovrei permettertelo? Credevo di essere stato chiaro quando vi avevo detto che gli umani non dovevano venire a conoscenza degli youkai. - Disse rimproverandolo.
Ginji spiegò la situazione, e il Dio Supremo ascoltava sempre più stupito. Finchè giunse alla sua decisione.
- Se le cose stanno così, non c’è altra soluzione se non quella di usare i tuoi poteri. - Costatò. - Ginji ti chiedo di farlo solo se strettamente necessario. -
- Come ordinate. - Rispose il Kyūbi obbedendo all’ordine del suo Superiore. - Posso chiedere un’altra cosa? -
- Certamente. - Acconsentì il Supremo.
- Sa qualcosa riguardo alla profezia della pallida luna dalle nove code? - Domandò con una nota di timore.
Il Dio spiegò tutto quello che sapeva al riguardo; non era molto diversa dalla versione dei guardiani.
Ginji, dopo aver rassicurato il suo Superiore, si apprestava a tornare al tempio.
 
Tornato al portale, Ginji aveva notato la figura del komainu all’esterno di esso.
- Ranmaru, come mai non sei dentro? - Domandò interdetto.
- In tua assenza, abbiamo deciso di sorvegliare il portale da entrambi i lati, perchè Tomoe era impegnato con i fedeli al tempio. - Chiarì, giustificando l’assenza del suo sostituto.
- Ho bisogno di parlare con voi due. - Disse preoccupato.
 
Ginji si diresse all’interno del portale insieme al suo amico.
- Ragazzi, ho parlato con il mio Superiore. Per me sarebbe impossibile proteggere Aoi senza i miei poteri, così ho chiesto il permesso di usarli. - Raccontò. - Mi ha dato il suo consenso, solo perché lei è a conoscenza della nostra esistenza. - Disse il Kyūbi.
Dopo una breve pausa, riprese.
- Vorrei sapere la vostra opinione al riguardo. - Disse, guardando soprattutto Odannā.
- Se non c’è altra soluzione, non possiamo che essere d’accordo con la tua proposta. - Acconsentì l’Oni.
- Speriamo che non sia necessario. - Disse speranzoso Ranmaru.
- In realtà, vorrei introdurre un po’ per volta l’argomento. Se la cosa succedesse all’improvviso, potrebbe prenderla come un tradimento e una mancanza di fiducia nei suoi confronti. - Confessò, rammaricato.
- Sono d’accordo con te. - Disse Odannā. - Ti chiedo solo di non rivelare anche la nostra natura. - Implorò.
- Non preoccuparti. - Lo rassicurò. - Ahia! - Esclamò, portandosi la mano sul braccio colpito dal fulmine.
- Ginji, la ferita non è ancora guarita?  - Domandò esterrefatto il komainu. - Avrebbe dovuto già esserlo. -
Mentre Ranmaru costatava lo stato della ferita, Ginji era svenuto.
- Ranmaru, quella bruciatura ha l’aria di essere una maledizione. - Ipotizzò Odannā.
- Se lo portiamo nel Reame Nascosto, forse Ogon- doji- sama sarà in grado di curarlo. - Proferì Ranmaru
- Hai ragione. - Asserì speranzoso.
 
I guardiani portarono il Kyūbi all’Orio-ya, dove si trovava l’unica speranza di salvarlo.
- Hatori, dove si trova Ogon- doji- sama? - Chiese Ranmaru al tengu.
- Ehi, non si usa più salutare? - Gli fece notare.
- Non ho tempo da perdere, abbiamo un’urgenza. Dimmi dov’è. - Lo redarguì il komainu.
Hatori gli indicò il posto dove si trovava la ragazza.
 
- Ogon- doji- sama, possiamo entrare? - Chiese educatamente il guardiano.
- Entra. So già cosa vi porta qui. - Disse la ragazza, indicando il sofà dove dovevano posare il Kyūbi.
La ragazza si avvicinò al Kyūbi e lo esaminò con acume. Le sue labbra s’incrinarono in un lieve sorriso. I guardiani lo intesero come un buon auspicio.
- Credo che abbiate capito di cosa si tratta. - Affermò, rivolgendosi all’Oni e al komainu. - Si tratta di una maledizione di una bestia del fulmine, precisamente di una Sanda. Il fatto che questo ragazzo sia un Kyūbi, è stata la sua salvezza. - Li informò.
- Sanda!? -Domandarono all’unisono i guardiani.
- Le Sanda sono una delle dodici razza di kitsune, sono in grado di manipolare il tuono e di generare una notevole quantità di fulmini. I Kyūbi, hanno una potenza superiore alle Sanda, quindi possono resistere a un loro attacco. - Spiegò. Poi riprese. - Il problema è che insieme a quel colpo, è stata scagliata anche una maledizione. Sicuramente dietro all’attacco della Sanda ci deve essere qualcun altro. Bisogna sorvegliarlo, queste maledizioni sono subdole, possono prendere possesso anche del corpo del malcapitato, senza che questo se ne renda conto. Il ragazzo ha una potente aurea, dobbiamo stare attenti per quanto riguarda la profezia. - Disse esprimendo la sua preoccupazione.
- Crede che la profezia possa riguardare lui? - Domandò Ranmaru, preoccupato.
- Non sappiamo se le nove code si riferiscono a un Kyūbi ma, data la situazione, non possiamo escluderlo. - Pronunciò la ragazza.
- Nel mondo umano è presente un altro Kyūbi. Dovremmo sorvegliare anche lui? - Domandò Ranmaru.
- Non credo sia il caso, quel Kyūbi non è stato sfiorato da alcuna maledizione. - Lo rassicurò la ragazza.
Tutti pensavano che Ginji fosse ancora privo di coscienza ma, in realtà, aveva ascoltato tutto.
 
Ginji, per tutto il tragitto del ritorno, non aveva proferito parola. Ranmaru e Odannā pensavano che era perché non stava ancora bene.
- Ginji, riposati. Fortunatamente Ogon- doji- sama ha detto che non è una cosa grave. - Lo rassicurò il komainu.
- Bugiardi. - Li accusò Ginji.
- Cosa stai dicendo? - Domandò sorpreso l’Oni.
Ginji non rispose, tornò al suo tempio senza voltarsi, nemmeno per salutarli.
- Ha sentito tutto. - Affermò Ranmaru. - Ginji ha sempre avuto la capacità di ascoltare tutto senza farsi scoprire. -
 
Nei giorni successivi, Ginji si comportò in maniera fredda e distaccata, e questo preoccupò Aoi.
- Ginji, mi sembri molto stanco, che ne dici di un periodo di riposo? Non ci sono molti turisti, posso farcela da sola. - Propose sorridente. - Oppure posso chiedere a Odannā di aiutarmi, è da molto che non viene al locale. Sai per caso dove può essere andato? - Domandò, pensando a quanto tempo era passato.
- No. - Rispose monosillabico.
- Ginji, cos’hai? Sei strano. - Domandò.
- Non ho niente, sono solo un po’ stanco. - Mentì, cercando di nascondere il suo stato d’animo.
- Ci sono. - Pronunciò la ragazza, entusiasta. - Il Moonflower chiuderà per una settimana. Una pausa serve a entrambi. -
 
Il locale era stato chiuso ma, non per questo, Ginji aveva smesso di sorvegliare la ragazza.
 
Aoi era in giro con un’amica quando apparve uno youkai dall’aspetto mostruoso. La ragazza era spaventata, ma non poteva chiedere alcun aiuto, nessuno poteva vedere quel demone. Improvvisamente, lo spirito prese fuoco. La fiamma che aveva bruciato il mostro, era indubbiamente un fuoco fatuo.
- Ginji!? - Esclamò Aoi, rivolgendosi al vuoto.
- Aoi, chi è questo Ginji? - Domandò curiosa la sua amica.
- Nessuno. Credevo che quel ragazzo laggiù fosse il dipendente del Moonflower.- Mentì, cercando di concludere il discorso.
Ginji aveva ascoltato, e si domandava se Aoi aveva scoperto che lui era uno youkai.
 
La settimana passò velocemente, e Ginji si era incontrato con i suoi compagni solo per discutere di questioni lavorative. Continuava a essere attanagliato dal pensiero che la profezia si riferisse a lui, e nemmeno il suo superiore era stato in grado di dargli una risposta precisa.
 
- Ginji. - Lo chiamò Ranmaru, con sguardo rammaricato.
- Cosa vuoi? Non ricordo di avere una riunione con voi. - Rispose atono.
- Sono venuto a parlarti come amico, non come collega. - Confessò dispiaciuto.
- Vuoi raccontarmi altre bugie? - Ribatté il Kyūbi.
- No. Ginji, mi dispiace. Non ti abbiamo detto nulla perché non volevamo allarmarti inutilmente. - Sottolineò il komainu.
- Non avete pensato che avrei avuto il diritto di saperlo? Siete stati egoisti. Se non avessi ascoltato quella conversazione, adesso, sarei all’oscuro di tutto. - Pronunciò, infuriato. - E, forse, avrei ucciso qualcuno senza nemmeno sapere perché. -
- Hai ragione. - Ammise il komainu. - Ti prego, ci siamo riconciliati dopo tanti anni, non voglio distruggere la nostra amicizia. -
- Nemmeno io. Sono arrabbiato perché, proprio tu, non avresti dovuto deludermi. Se davvero avessi tenuto alla nostra amicizia, me lo avresti detto subito. - Disse Ginji, sentendosi tradito.
- Non me ne hai dato la possibilità. Dopo che siamo usciti dall’Orio-ya, sei corso via senza darmi possibilità di spiegarti. - Gli ricordò.
Ginji porse la mano al suo amico in segno di riconciliazione.
- Ora che è tutto chiarito, perché non mi dici cos’è accaduto in questi giorni? - Domandò ansioso.
Ginji raccontò tutto quello che era accaduto.
- Quindi hai rivelato ad Aoi la tua natura? -
- No, non mi ha nemmeno visto. Ha solo detto il mio nome quando ha visto lo youkai in fiamme. - Spiegò il Kyūbi.
- Quella ragazza è davvero speciale. Odannā non esagera quando lo dice. - Disse dando ragione all’Oni. - Ginji ti sei sentito strano da quando sei stato colpito dalla maledizione? - Domandò.
- No, niente. La ferita è guarita del tutto, comunque non ho mai abbassato la guardia. - Disse, mostrandogli il braccio. Poi si ricordò una cosa. - Ranmaru, riferisci a Odannā, che Aoi è preoccupata per la sua assenza. -
Dopo il loro ricongiungimento, era il tempo di tornare ai propri posti.
 
Ginji decise di passare al Moonflower per vedere se Aoi avesse bisogno di qualcosa, dato che il giorno dopo dovevano riaprire.
 
- Aoi, posso entrare? - Chiese, avvisando la ragazza.
- Ginji, quel giorno eri tu? - Domandò secca, senza nemmeno rispondere alla domanda.
- Cosa!?- Esclamò sorpreso.
- Quando ero con la mia amica, sei stato tu a incenerire quello spirito? - Disse, esprimendo il suo sospetto.
- Come hai fatto a saperlo? - Pronunciò interdetto.
- Ginji, l’ho sospettato sin dal primo giorno, perché avevi un’aurea differente da quella degli esseri umani. Non ne ero certa, per questo non te ne ho parlato; ma l’altro giorno ne ho avuto conferma. Il fuoco fatuo aveva la tua stessa aurea. - Spiegò, sorprendendo non poco il Kyūbi.
- Mi dispiace, era un ordine del Dio Supremo, non potevo rivelare a nessuno la mia vera natura, altrimenti avrei perso i miei poteri e sarei dovuto andare via da qui. - Si scusò Ginji.
- Voglio confessarti un’altra cosa, anche se non ne sono certa. Odannā e Ranmaru, anche loro possiedono delle auree demoniache. Credo che vogliano nascondere i propri poteri. - Ipotizzò, mettendosi una mano sotto il mento.
Ginji rimase stupito da quella confessione. Tutti si preoccupavano di celare la loro vera natura e, invece, Aoi sapeva già tutto. Avevano fatto proprio una gran bella figuraccia.
- Ah dimenticavo di dirti, che dovete stare molto attenti quando siete molto rilassati e felici. Alcuni tratti demoniaci spuntano leggermente. - Lo avvisò. - Tu e Ranmaru avete delle tenere orecchie canine che spuntano leggermente tra i capelli, infatti, sono difficilmente notabili perchè sono dello stesso colore. Odannā invece ha delle corna bianche. - Elencò.
- Per l’esattezza, le mie sono orecchie da volpe. Sono un Kyūbi.- Specificò, mostrando il suo vero aspetto. - Per quanto riguarda gli altri, non posso dirti niente. - La anticipò, prima che gli ponesse la domanda.
- UN KYUBI!? - Urlò gioendo. - Non ci posso credere, non solo sei uno youkai ma, addirittura, sei un demone leggendario. Questa giornata non poteva essere migliore. - Proferì saltellando.
- Tanta felicità per così poco? -Sorrise Ginji.
- Tu non puoi capire. Per te è una cosa normale, ma per noi umani è un privilegio. - Specificò. - Sui Kyūbi si narrano innumerevoli leggende. E’ vero che siete a guardia di un misterioso portale che porta a un regno nascosto? - Chiese con uno strano luccichio negli occhi.
Ginji non sapeva cosa dire; l’esistenza del portale doveva rimanere segreta, nessun umano doveva venirne a conoscenza.
- Mi dispiace, le leggende a volte esagerano. Non esiste alcun portale. - Mentì il Kyūbi.
- Che peccato, mi sarebbe piaciuto visitarlo. -Confessò dispiaciuta.
- Dovrai accontentarti del regno umano, e degli youkai che vedi. Non è cosa da poco. - Sdrammatizzò.
 
Ginji non era l’unico a cui stavano accadendo cose sorprendenti.
 
Tomoe nel suo tempio aveva fatto una scoperta insolita.
La giornata scolastica era finita e si stava apprestando a tornare a casa. Nanami quel giorno aveva deciso di tornare insieme a lui, perché voleva andare a pregare al suo tempio.
- Nanami era proprio necessario venire con me? Potevi venire un altro giorno. - Pronunciò con l’indelicatezza che lo caratterizzava.
- Perché sei sempre così scontroso con me? - Domandò irritata la ragazza.
Tomoe non rispose, si limitò ad alzare le spalle e a sbruffare.
- Bene, io ti lascio. Sai dove devi andare. - Le disse allontanandosi.
Tomoe stava sistemando il giardino quando, dalla direzione dove si trovava Nanami, era apparsa una strana luce.
- Cosa succede? - Chiese Tomoe.
Non udì risposta, ma vide la ragazza avvolta da una strana aurea; non si muoveva, sembrava come se fosse in trance.
- Nanami. Nanami. - Continuò a chiamarla spaventato. - Ehi, se è uno scherzo, non è bello. - La rimproverò, sperando che fosse davvero così.
Ci volle un po’ prima che la ragazza rinvenisse.
- Tomoe, non urlare. - Disse massaggiandosi le orecchie.
- Non avrei urlato, se non avessi fatto quello scherzo.  - La rimproverò.
- Oh, no, è successo di nuovo, scusami non volevo spaventarti. - Si scusò la ragazza. - A volte capita senza che io me ne accorga. - Confessò distogliendo lo sguardo da Tomoe.
- Puoi spiegarmi perché eri in quello stato. - Domandò con pacatezza, sedendosi accanto a lei.
- Lascia stare, non mi crederesti mai. - Proferì alzandosi.
Tomoe le strinse lievemente la mano, costringendola a sedersi accanto a lui.
- Sono a guardia di un tempio, non mi stupisco di niente. Credo molto alle leggende. - Disse cercando di tranquillizzarla.
- Tutto è successo quando ho salvato un uomo da un cagnolino. Era terrorizzato da quel piccolo volpino,però, mi è bastato avvicinarmi per calmarlo. - Disse guardando nel vuoto.
- Stai scherzando? Tutto questo è dipeso da un cane? - Chiese incredulo lo youkai.
- Non interrompermi. - Lo redarguì. Poi riprese. - Dopo averlo salvato, quell’uomo mi ha dato un bacio sulla fronte e mi ha detto, “ I poteri di una divinità, ora scorrono in te”. In quel momento non capivo cosa significasse, finchè un giorno non ho iniziato ad avere strane visioni. Vedevo dei corpi di demoni riversi al suolo in una pozza di sangue e, su di essi, si ergeva la figura maestosa di uno youkai volpe. Questo era stato colpito da una strana sostanza che lo manipolava, io mi sono avvicinata e l’ho toccato cercando di fermarlo, al mio tocco, questo demone era stato purificato. Dopo quella ci sono state molte altre visioni sulla purificazione di youkai malvagi. - Disse facendo una pausa e costatando lo stato emotivo del compagno. - Pensavo fosse un sogno ma, un giorno successe davvero. Uno tsuchigumo era entrato a scuola; mi trovavo in palestra e quel demone mi stava attaccando. Istintivamente ho proteso le mani e pregato i kami affinché mi proteggessero. Poi una strana luce si era diffusa nella stanza e, quando questa era sparita, anche lo tsuchigumo non era più lì. - Terminò guardando Tomoe.
- Quindi quell’uomo ti ha trasmesso dei poteri di purificazione. Quello deve essere stato il bacio di una divinità.- Ipotizzò, volgendo lo sguardo verso l’altare.
- Questa tua affermazione significa che mi credi? - Domandò stupita.
- Perché non dovrei crederti? Io credo fermamente nell’esistenza delle divinità. - Rispose.
Lui stesso apparteneva al regno degli spiriti. Non era raro che alcuni dei, trasmettessero i loro poteri agli umani che ritenevano puri e degni di possederli.
- Tomoe, ti prego, non rivelare a nessuno questa cosa. Sarà un segreto tra di noi. Promettimelo. - Chiese implorante e in procinto di piangere.
- Stai tranquilla, non lo dirò a nessuno. Se lo dicessi, potrebbero pensare che sono matto come te. - Rispose cercando di sdrammatizzare.
Nanami, ormai, conosceva il caratteraccio di Tomoe ed era sicura che quello corrispondesse a un sì.
 
Tomoe, dopo quella confessione, aveva bisogno di parlarne con i suoi compagni.
 
I tre youkai, per facilitare le comunicazioni tra loro, si erano adeguati alla tecnologia umana, includendo i cellulari.
Tomoe, non appena Nanami era andata via, aveva chiamato immediatamente i suoi colleghi che, grazie ai loro poteri demoniaci, erano arrivati immediatamente.
 
- Tomoe, perché ci hai chiamati con tanta urgenza? - Domandò preoccupato Miketsukami.
- La missione sulla Terra si sta rivelando ricca di sorprese. - Comunicò Tomoe.
- Come mai? Hai combinato qualcosa? - Chiese preoccupato Ginji.
- Perché ogni volta che vi chiamo, mi fate la stessa domanda? - Sottolineò stizzito.
L’espressione e il tono usato da Tomoe aveva scatenato l’ilarità degli altri due youkai.
- Comunque, voi due non siete gli unici ad avere a che fare con umani speciali. Poco fa, una mia compagna di classe, è venuta a pregare al mio tempio; mentre pregava, ho notato una strana luce provenire da lei. Era come in trance, quando è rinvenuta mi ha raccontato tutto. Quella ragazza ha ricevuto poteri purificanti da una divinità tramite un bacio. E’ riuscita a purificare uno tsuchigumo. - Raccontò, sotto lo stupore dei compagni.
- Non ci posso credere. - Pronunciò stupito Miketsukami. - Se è riuscita a purificare un demone di quel genere, questa ragazza è davvero potente. - Asserì esterrefatto.
- Chissà se quel vecchiaccio è a conoscenza di questi umani? - Si domandò Tomoe. - Si è preoccupato tanto di non farci mostrare i nostri poteri, senza sapere che alcuni umani li possiedono. -
- Quindi, riassumendo la situazione, abbiamo tre ragazze con poteri straordinari; Nanami, poteri purificativi, Ririchiyo ha la potenza di un Oni, e Aoi capacità rigeneratrici. In una battaglia sarebbero delle ottime alleate. - Appurò Ginji.
- La cosa si sta facendo interessante. - Disse estasiato Tomoe.
 
Intanto nel Reame Nascosto.
- Ranmaru, sono preoccupato. Il fatidico giorno si sta avvicinando e abbiamo fatto solo delle supposizioni sulla profezia. - Costatò Odannā.
- Hai ragione. - Ammise il komainu. - Secondo noi, la “ pura ragazza vergine”, potrebbe riferirsi ad Aoi, lei ha poteri abbastanza forti da attirare esseri potenti; l’Oni, è riferito a te. La sconfitta di quel demone potrebbe essere una conseguenza dell’ira dell’Oni, oppure di un qualche sacrificio. - Ripeté, mettendosi la mano sotto il mento.
- Maledizione, se quella biblioteca non fosse andata distrutta, adesso, avremmo qualche indizio su cosa successe cento anni fa. - Disse irritato l’Oni.
 
Le tre kitsune erano tornate nel loro regno per informare il loro Superiore ma, questi, l’unica cosa che gli aveva detto era, che, a tempo debito, tutto sarebbe stato chiaro.
Il loro viaggio era stato inutile.
 
- Andiamo a parlare con i guardiani, forse capiremo qualcosa. - Propose Ginji.
 
Arrivati nei pressi del portale, si udì un gran trambusto.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
 
Ok, dopo tanto tempo ho deciso di aggiornare questa fan fiction. Comunque date le visualizzazioni, non credo che sia mancata a qualcuno XDXD.
Il capitolo si è rivelato ricco di rivelazioni, le tre kitsune hanno conosciuto delle ragazze dai poteri speciali.
Ora non resta che capire se le interpretazioni di Ranmaru e Odanna, riguardo alla profezia, siano giuste o meno. 
 
SPIEGAZIONI
SANDA: una delle dodici specie di kitsune. Manipolano i tuoni e i fulmini.
TSUCHIGUMO: demone ragno.
Ok, con questo è tutto. Il prossimo capitolo è quasi pronto, stavolta non ci vorrà più di un anno per pubblicarlo. XD
BACI INU_KA
  
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