7. Un piano semplice, poco legale e tutto andrà bene, insomma come al solito
Mi sveglio ed è ancora notte fonda. Sento
che mi si è addormentato il braccio sinistro stretto in una strana
posizione tra me e la schiena di Jane. Cerco di levarlo quanto basta perché il
sangue riprenda a scorrere normalmente e al contempo tento di non svegliare lui
che riposa tranquillo. Ma poi si muove appena e quando sposto il braccio,
immancabilmente, si gira. Socchiude gli occhi e mi guarda sonnacchioso.
“Scusa, non volevo svegliarti. Avevo il
braccio addormentato. Torniamo a dormire.” Le mie parole sono un sussurro
soffocato sotto le lenzuola.
“Le braccia non si addormentano, ricordi?
Chissà perché si dice così” mi dice sorridendomi e avvolgendomi in un tenero abbraccio.
Io mi accoccolo meglio fra le sue braccia e sospiro.
“Hai appena pensato a Leonardo, vero?”
Beccata. Come sempre. Neanche il tempo di
riprendere sonno che il racconto di quella sera mi ha attraversato la mente. Dannato
sospiro! O dannato Jane, che mi legge sempre come se fossi un libro aperto.
Rientrati in hotel non ne avevamo più
parlato. Ero rimasta pensierosa e Jane non aveva detto nulla al riguardo. Forse
pensava di avermi rovinato la settimana di congedo. Ma, d’altra parte, Jane
aveva scoperto, del tutto casualmente, una cosa decisamente illecita e non
poteva non rivelarmela. L’avrei scoperto comunque, prima o poi. Mi lascio
sfuggire un mezzo sorriso mentre alzo gli occhi su di lui.
“Non proprio pensando a lui, più alla
situazione generale. Sarà difficile aiutarlo senza portare avanti un’indagine
ufficiale. La cosa migliore sarebbe che lo dicessi alle autorità locali e che
se ne occupassero loro.”
“E pensi che i suoi ricattatori non lo
scoprirebbero subito?”
“Forse no e mi sembra la cosa più
ragionevole da fare.”
“Davvero lo pensi, Lisbon? Pensi che io e
te non riusciremmo da soli ad aiutare quel poveretto?”
“Forse sì, ma…”
Posa un dito sulle mie labbra e scuote la
testa. “Niente forse e niente ma… ce ne occuperemo noi. Domani
però, adesso vorrei preoccuparmi di altro.”
E detto da uno che potrebbe aver accidentalmente
incasinato il nostro idilliaco soggiorno a Islamorada scoprendo un affare losco
di contraffazione, beh, è tutto dire! Ma mi trattengo dal farglielo presente
quando scorgo una scintilla maliziosa attraversare i suoi occhi azzurri. Un
tenue chiarore lunare che entra dalla finestra del terrazzo illumina appena i
contorni del suo viso, mettendo in evidenza gli zigomi increspati da un sorriso
sornione.
“E di cosa vorresti preoccuparti, in piena
notte e in un letto d’albergo, per di più?” Ho il suo stesso identico sorriso
sulle labbra. Inizio a far scorrere lentamente la mano sotto la maglia del suo
pigiama giusto per sentire la sua pelle liscia diventare pelle d’oca al
passaggio del mio tocco leggero.
Prendo l’iniziativa e mi giro, posizionandomi
sopra di lui.
“Di questo.” E subito coglie l’occasione
per prendermi il viso tra le mani e per baciarmi con passione. Io afferro
d’istinto i suoi capelli mentre il mio battito accelera immediatamente e il
respiro si fa più affannoso.
Continuiamo a baciarci con trasporto mentre
le sue mani ora si occupano di togliermi la canottiera che finisce chissà dove
tra le lenzuola. Mi sistemo meglio a cavalcioni su di lui e lascio che mi guardi
in quella mezza penombra che profuma di passione e sospiri. Profuma di me,
Teresa, e di lui, Patrick. Profuma di noi. Poi gli sorrido, gli tolgo la maglia
e faccio finta di coprirmi. Ed è allora che lui gioca sporco. Inizia a farmi il
solletico ai fianchi e sulla pancia e io mi piego in due. Cerco di trattenere
le risate per non svegliare tutto l’albergo mentre provo a respingere i suoi
subdoli attacchi, ma Jane ottiene il suo scopo. Lascio andare la sua maglietta
scoprendo di nuovo i seni che lui inizia a baciare. Una scarica di passione mi
attraversa la spina dorsale e mi inarco lasciandolo fare. E ci sa fare, non c’è
dubbio alcuno! Anche se, ovviamente, non glielo dico. Non voglio alimentare il suo
ego.
Non mi accorgo nemmeno di non avere più
indosso neanche i pantaloncini del pigiama e le mutandine: ha fatto tutto lui.
E in attimo lo sento. Siamo di nuovo uniti, lui dentro di me e io che mi spingo
sopra di lui per sentirlo sempre di più. Le sue mani sono impegnate a tenermi i
fianchi mentre insieme ondeggiamo di piacere come le onde dell’oceano che ora,
nel silenzio della stanza, rimbombano come un eco lontano. Dopo un tempo che
sembra non finire mai i nostri sospiri si spezzano all’unisono e si ritrovano
in un bacio lento che è preludio di un torpore paradisiaco e ristoratore. Sento
l’eccitazione scemare poco per volta mentre il battito del mio cuore ritorna costante
e i miei occhi si chiudono assecondando il sonno interrotto poco prima. L’ultima
cosa che vedo è Jane che mi sorride.
“Buongiorno” mi sussurra all’orecchio mentre
mi posa un leggero bacio sulla guancia.
Ha un aspetto sereno e presumo che il mio
non sia da meno. Sto così bene con lui che ho quasi paura. Ho paura che tutto
possa finire all’improvviso, non so esattamente perché. Ma cerco di conservare
quella beatitudine che sento quando lui mi sta accanto.
“Buongiorno.”
“Dormito bene?” mi chiede con una punta di
ironia nella voce.
“Direi di sì. A parte che mi sono
svegliata nel bel mezzo della notte e qualcuno mi ha fatto i dispetti”
metto un piccolo broncio mentre assottiglio lo sguardo nello scrutarlo.
“Dispetti? Che genere di dispetti?” Ha
un’aria fintamente innocente che mi fa impazzire mentre si mette a sedere
appoggiandosi alla testiera del letto, pronto ad ascoltarmi.
“Solletico. Per poco non morivo soffocata
nel trattenere le risate.”
“Ma non mi dire! Pensa che io non ho
sentito nessuna risata. Ero convinto di aver ascoltato dei gemiti, piuttosto.”
Gli tiro addosso il mio cuscino che si
stampa sul suo ghigno canzonatorio.
“Ehi, cosa ho detto? È questa la
ricompensa per aver dichiarato il vero? Dopo per forza che la gente mente!”
Riemerge appena dal bordo del cuscino e indaga: “Ma poi quel qualcuno si
è fatto perdonare?”
Ok, d’accordo. Alzo gli occhi al cielo e
gli faccio un cenno affermativo mentre non posso fare a meno di arrossire al
ricordo del modo in cui questo qualcuno si è fatto perdonare.
Allora si riavvicina a me e mi bacia. Non
è esattamente il bacio dolce e fugace che mi aspettavo perché in un attimo mi
pare di perdere nuovamente il controllo della situazione. Le mie mani volano
tra i suoi capelli ma per fortuna mia, questa volta è lui che mi frena.
“Devo farmi perdonare ancora per
qualcosa?” mi guarda fintamente perplesso staccandosi appena da me.
“Ne avresti di cose da farti perdonare.”
Non riesco a credere a ciò che ho detto. Ho meglio, a come l’ho detto. Il mio
tono è suadente e audace al tempo stesso. Ma poi la razionalità prevale. È un
nuovo giorno e non possiamo passarlo tutto quanto a letto. Anche se sarebbe
allettante, devo ammetterlo. Quasi non mi riconosco. Con Jane sto perdendo
tutti i miei freni inibitori. Devo riacquistare un po’ di buon senso e decenza.
Insomma, Teresa, sei o non sei una donna adulta e indipendente? Non posso
davvero pensare di non poter resistere un po’ senza dover necessariamente
saltare addosso al mio uomo. Oddio, il mio uomo. Non posso credere a
quello che la mia mente ha appena partorito.
“Lo so che sono irresistibile, Lisbon, ma
vorrei ricordati che abbiamo un caso da risolvere. E prima lo risolviamo e
prima, sicuramente, avrò qualcos’altro per cui farmi perdonare.”
Lo centro di nuovo con il mio cuscino.
“Accidenti! Devi trovare un modo migliore
per sfogarti.”
“Ringrazia che sia solo un cuscino, Jane.”
“In effetti non hai tutti i torti. Ah, se
vuoi farti una doccia fai prima tu. Che ne dici se facciamo colazione in uno di
quei bar sulla spiaggia?”
“Per me va bene. Così iniziamo a pensare a
cosa fare sul caso di Leonardo.”
Mi alzo dandogli le spalle e, tirandomi
dietro il lenzuolo, vado verso il bagno. Con la coda dell’occhio vedo che
percorre il mio corpo seguendone la silhouette con uno sguardo ammirato.
Sorrido e mi chiudo in bagno. Diciamo che non sono solo io ad avere problemi di
autocontrollo quando sto con lui anche se, decisamente, devo migliorare nel
mostrare un po’ meno la mia disponibilità. Ecco tutto.
“Allora il tuo piano sarebbe tutto qui? Convincere qualcuno della multinazionale a venire direttamente a controllare i
suoi affari ammettendo bellamente di essere a capo della falsificazione delle
carte per opera di Leonardo?”
“Non sminuire così il mio piano. Detto in
questo modo lo fa apparire brutto.” Jane si lamenta come un bambino.
“Beh, ma è quello che mi hai appena
detto.”
“Ok, è il fine ultimo. Ma sicuramente
verrà un pesce piccolo a controllare gli affari. E lui ci porterà, se non
direttamente al pesce grosso, almeno a ritrovare il figlio di Leonardo. Penso
sia la priorità al momento.”
“Non siamo equipaggiati per investigare su
un presunto rapimento, Jane!”
“Perché presunto?”
“Perché, ci pensavo prima, non sappiamo
nulla del figlio di Leonardo. Nulla di più di quello che ci ha detto suo padre.
Potrebbe essere coinvolto anche lui in questo raggiro altrimenti perché avrebbe
proposto al padre di gestire il bazar? E poi non ti pare strano che Leonardo
non sappia nulla su questa multinazionale per cui lavora il figlio?”
“Tutte domande lecite, Lisbon, ma secondo
me il ragazzo non è colpevole dell’inganno. Tutt’al più gli si può imputare la
colpa dell’essere un sempliciotto, un po’ ingenuo, ecco.”
“E cosa te lo fa affermare con sicurezza?”
Jane alza le spalle noncurante. “Ho visto
una foto della famiglia di Leonardo dietro il bancone del ristornate, ieri
sera. E si vede. È un bravo ragazzo che si è fatto fregare, alla grande devo
ammetterlo, ma non è un delinquente.”
Scuoto il capo. È vero che Jane nel
guardare le persone ha un acume particolare ma a volte mi mette ancora in crisi
il fatto che riesca a capire le cose solo guardando delle semplici realtà di
vita quotidiana. Una foto. Rimango comunque perplessa anche se, ovviamente, non
posso fare a meno di fidarmi.
“Grazie, Lisbon.”
“Di cosa?”
“Che ti fidi ancora una volta di me, del
mio giudizio.”
Gli do un pizzicotto sul braccio destro.
“Smettila di rispondere ai miei pensieri. Non fare sempre il saccente!”
“D’accordo, d’accordo." Mi si avvicina e
mi sussurra all’orecchio: “Mi farò perdonare. Segnalo nella tua lista.”
Vorrei davvero tirargli un pugno perché mi
ha fatto imbarazzare, di nuovo, come tante altre volte. Ma decido di andare
oltre.
“Ok, quindi il ragazzo non è coinvolto.
Come pensi di far venire il pesce piccolo nella nostra rete?”
“Per
questo devo consultarmi con Leonardo. Avrò bisogno di ottenere
qualche dettaglio in più. Andiamo.”
Iniziamo
così a parlare con Leonardo. Veniamo a conoscenza che se ogni
due settimane non raggiunge un numero minimo di carte clonate, qualcuno si presenta
a ricordargli che la posta in gioco era, prima il suo ristornate e ora,
direttamente suo figlio. E a questo qualcuno non interessa se ci sono
stati pochi clienti da truffare: certi criminali non sono decisamente
magnanimi.
Il fato ha voluto che, in queste due ultime
settimane, il numero minimo non sia stato raggiunto. Sempre il fato – ma comincio
a pensare che il destino in fatto di casi impegnativi da risolvere ce l’abbia
un po’ con me in questo ultimo periodo – ha stabilito che le due settimane scadranno
proprio domani – sì esatto, domani. –
Siamo sicuri che non si tratti di sfiga
nera? Per fortuna non credo al malocchio! Altrimenti...
Jane procede nello spiegargli il piano. In
sostanza, Leonardo non dovrà fare altro che aspettare al negozio che qualcuno
si presenti.
Non ha mai capito come, ma chi controlla
tutto, sa esattamente quante carte vengono clonate. Leonardo ci ha detto che
non ha mai trovato telecamere e Jane è convinto del fatto che non ci siano perché,
altrimenti, si sarebbe già presentato qualcuno quando Leonardo aveva restituito
la carta a Jane senza avergliela clonata. Un errore da dilettante, l’ha chiamato
Jane, il fatto di non aver messo telecamere, oppure il bazar è una fonte
redditizia talmente periferica di questa multinazionale fantasma che i grandi
capi non hanno ritenuto necessaria una simile sorveglianza. Il che mi mette
ancora una pulce nell’orecchio riguardo il coinvolgimento del figlio di
Leonardo, Kevin. Ma sull’onestà del ragazzo, Jane è pronto a metterci la mano
sul fuoco. Domani Jane si fingerà un cliente e sarà nel negozio con Leonardo ad
aspettare che compaia il tramite della grande società. Poi interverrò io,
naturalmente.
È un piano abbastanza semplice. Jane è
sicuro che il pesce piccolo abboccherà e io, malgrado tutto, mi fido di lui.
“Non so davvero come ringraziarvi, agente
Lisbon… signor Jane… io…”
Leonardo è sudato e agitato.
Il mio tono è professionale anche se l’indagine
non è ufficiale: il poliziotto che è in me non si riposa mai. “Aspetti a
ringraziarci, signor Leonardo. Prima vediamo come andrà domani.”
“Andrà tutto bene, Lisbon. Non mettergli
paura inutilmente.” Il sorriso di Jane è così incoraggiante che convincerebbe
anche i sassi e Leonardo smette di tremare.
“Jane, dobbiamo comunque procedere con
cautela.” Poi mi rivolgo di nuovo a Leonardo. “Questa non è un’indagine ufficiale
e quindi lei capisce che quando prenderemo l’uomo in questione potrebbe non
essere così facile trattenerlo il tempo necessario per fargli rivelare tutto, se
non metteremo al corrente la polizia locale che dovrà tenerlo in custodia.”
“Ma il signor Jane mi ha assicurato che ci
avreste pensato solo voi.” Lo vedo fremere per l’ansia.
“Il signor Jane…” e gli lancio un’occhiataccia.
“è un consulente dell’FBI e sulle questioni burocratiche non ha voce in
capitolo. Io, per fortuna, rappresento pienamente la legge. Le assicuro che
fermeremo l’uomo, ma non posso ammanettarlo e tenerlo relegato nel suo negozio finché
non ci dirà dov’è suo figlio. Non è legale, capisce?”
“Invece sì, Lisbon!”
Guardo Jane sconcertata. “Come hai detto?”
“Aspetta, mi spiego meglio. So che non è
legale ma faremo esattamente come hai detto. Lo costringeremo a parlare e in
cambio gli concederemo di non essere consegnato alla polizia locale. Un finto
accordo che poi ci porterà anche ad indagare sulla società per cui lavora. Devo
ammetterlo, Lisbon, questa volta ti sei davvero superata!”
“Jane! Non puoi manipolare così le mie
parole! Sai esattamente che non possiamo farlo! Siamo anche in un altro Stato,
io sono in congedo temporaneo e rischieremmo davvero grosso!”
“E sarebbe forse la prima volta?” Un
sorriso sfacciato fa capolino sulle sue labbra.
Io non ho più parole. Davvero! Non riuscirò
mai a frenare i piani di Jane. A pensarci bene non sono riuscita a fermarlo
nell’uccidere John il Rosso, come posso pensare di fermarlo in questo semplice
piano di sequestro di persona – perché, legalmente, se tutto
andasse secondo il piano di Jane sarebbe proprio questo che metteremmo in atto –?
Cerco di dire qualcosa ma le parole
proprio non vogliono uscire.
“Tutto apposto, Leonardo. L’agente Lisbon
si occuperà della burocrazia e entro domani sapremo dove sta tuo figlio.” Jane
abbraccia con fare cameratesco Leonardo mentre io ancora non riesco ad
articolare nulla.
“Adesso direi che potremmo mangiare
qualcosa. Più tardi andremo al negozio e ti spiegherò che atteggiamento dovrai
tenere con l’uomo che arriverà. Non ti preoccupare. Andrà tutto bene!”
Sussulto appena quando le mani di Jane si
posano sulle mie spalle e iniziano a farmi un lento massaggio.
“Perché così tesa, Lisbon? Andrà tutto
bene.”
“Se lo dici tu.”
“È per caso sarcasmo quello che sento?”
“Nooooo, Jane.”
Smette di massaggiarmi le spalle e si
mette accovacciato di fronte a me. Apro gli occhi e mi ritrovo a fissare i suoi.
Sono così sicuri che paiono di un azzurro più scuro.
“Teresa, fidati. Tutto andrà come
previsto. Non permetterò che la tua carriera vada a rotoli per un mio capriccio.
So quello che faccio. Abbiamo affrontato cose peggiori.”
Mi accarezza piano le mani disegnando sul
dorso dei cerchi immaginari con i suoi pollici. Non so come ma inizio a rilassarmi
e a sentirmi stanca. Spero per lui che non stia cercando di ipnotizzarmi,
sarebbe la volta buona che lo ammazzo sul serio. Riuscirei dove persino John il
Rosso ha fallito. Ma in fondo io non lo voglio morto, Jane. Lo voglio qui,
accanto a me. E adesso so cosa mi preoccupa. Il fatto che lui domani si esporrà
ad un eventuale pericolo. Lo ha sempre fatto ma adesso qualcosa è cambiato. Non
voglio perderlo ora che l’ho appena cominciato a vivere sul serio. Non lo
permetterò. E, anche se da sola, lo proteggerò come e più di prima.
“Andiamo a letto. Domani dovremo essere in
perfetta forma. Dobbiamo acchiappare un truffatore e i truffatori sono difficili
da prendere, non credi?” Ride di nascosto prendendomi per mano e
accompagnandomi in camera.
Gli sorrido. “Sì, hai ragione. Quella dei
truffatori è proprio una brutta razza.”
Ed io, Teresa Lisbon, lo so perfettamente.
To be continued...
Angolo Mirty_92
Beh, cosa ne pensate?
Vorrei dire solo due cose. La prima è che
spero di non essere stata troppo OOC nel descrivere l’intimità dei
protagonisti. Sto cercando davvero di mantenerli il più originali possibili ma
visto che non ci è mai stato mostrato davvero nulla nella serie, devo per forza
immaginare. Qualche peccaminosità me la concedete, vero? Siate buoni!
La seconda cosa è che mi auguro sia interessante
anche la trama in sé e non isulsa da lapidazione.
Spero vi sia piaciuto il seguito. E grazie
per essere passati!