Spezzati
È il suo quindicesimo compleanno
– Juvia si guarda il braccio e piange.
Ha desiderato per tutta la vita
di poter vedere il filo rosso che l’avrebbe portata dalla sua anima gemella,
dall’unica persona che avrebbe potuto capirla e accettarla come nessun altro.
Juvia piange, perché ora che può
finalmente vederlo sa che questo incontro non avverrà mai – piange perché il suo
filo è spezzato.
Si sentiva sola e incompresa ma ora
lo è di più, senza neanche il sogno dell’anima gemella a farle
compagnia.
Il volto rigato di sale, non
festeggia quel giorno – resta in casa, sola com’è destinata a
essere.
♦
Il corto filo spezzato attorno
al suo braccio è l’ennesima amara ironia della sua vita, ma Gray non se ne
preoccupa molto. Non ha mai pensato sul serio all’anima gemella,
preferendo concentrarsi sulle persone al suo fianco nel presente e non su
quelle nel futuro.
Le ha perse tutte ugualmente,
però.
Suo padre e sua madre quand’era
quasi troppo piccolo per capirlo davvero, Ur. Persino Lyon se n’è andato
dopo avergli riservato un ultimo sguardo d’odio.
Un odio che Gray è convinto di meritare
– forse è proprio quell’odio ad avergli negato un’anima gemella. O forse l’ha
avuta, ma ha perso anche lei prima ancora di conoscerla.
In ogni caso, gli sembra adatto –
il suo filo è spezzato tanto quanto lui.
♦
Non sa cosa sia a colpirla tanto
in quel ragazzo, ma le basta incrociarne lo sguardo per avvampare. Forse è il
vuoto nei suoi occhi – forse i segni di una tristezza simile alla sua.
Juvia china la testa, non osando
approcciare il bello sconosciuto.
Non saprebbe cosa dirgli; il suo
pensiero, però, l’accompagna lungo tutta la giornata – quella notte nel letto
ripensa al suo volto e si sente piacevolmente calda.
Scivolando nell’incoscienza,
pensa che vorrebbe conoscere il suo nome.
♦
Non riesce a scrollarsi di dosso
la sensazione di essere osservato. Non è spiacevole, solo strano.
Porta l’ordinazione a una
ragazza seduta da sola con lo sguardo basso. «Aspetti qualcuno?»
Lei alza la testa di scatto e la
scuote rapidamente. Gray ne nota gli occhi blu.
Annuisce, allontanandosi per
tornare al bancone. La ragazza è carina, anche se un po’ strana.
♦
Ormai va
tutti i giorni a lavorare al bar del ragazzo di cui ancora non sa il nome. È
uno dei vantaggi del fare la traduttrice: le basta un pc e può mettersi
ovunque. Un vantaggio, o l’ennesima condanna alla solitudine – nessun collega
con cui prendere un caffè.
Più l’osserva,
più scopre lati gentili del suo carattere: l’inspiegabile attrazione che prova
per lui dal primo istante non fa che crescere. A Juvia non dispiace – è come
avere un legame con qualcuno, anche se sa benissimo di illudersi. L’anima
gemella del ragazzo è davvero fortunata.
♦
Gray
soffoca un’imprecazione, colpito dalla prima goccia. Naturalmente doveva
iniziare a piovere proprio il giorno in cui ha scordato l’ombrello a
casa, nel preciso istante in cui ha finito il turno.
Scruta
torvo il cielo che ha deciso di aiutare il destino a giocargli l’ennesimo scherzo.
Sta per muovere
il primo passo della corsa che lo porterà a casa bagnato da capo a piedi quando
si sente tirare la manica. Si volta stupito e riconosce la ragazza del pc.
Vede le
labbra muoversi, ma non coglie una parola. «Dovrai alzare un po’ la voce» dice,
ma non è seccato – genuinamente curioso, più che altro.
«…ombrello»
distingue alla fine. «Possiamo dividere il mio ombrello».
Solo
allora nota l’oggetto, ancora chiuso, che tiene in mano. È un bel colpo di
fortuna.
«Mi
faresti un vero favore, grazie» dice, prendendolo per aprirlo. «Lo reggo io, va
bene?»
La
ragazza annuisce. Ha le guance rosse – che sia raffreddata?
«Allora,
tu dove devi andare?»
♦
Superato
l’imbarazzo iniziale, parlare con Gray diviene facile. Juvia scopre di trovarsi
a suo agio con lui come non si è mai sentita con nessun altro, neanche con i
suoi amici delle elementari.
Dalla
sera in cui sono tornati a casa insieme – i loro appartamenti sono nello stesso
quartiere, hanno scoperto! – Gray la saluta ogni mattina, al suo arrivo. Un
giorno mentre è immersa nella traduzione di una frase particolarmente complessa
le porta un caffè e lo posa sul tavolo.
«Offre
la casa» afferma, un sorriso solo accennato. «Sembri in difficoltà».
Juvia lo
ringrazia e, mentre l’osserva allontanarsi, pensa che Gray non sorride spesso e
questo è un vero peccato.
♦
«Chi è
la ragazza con cui parlavi?»
Gray non
smette di sciacquare i bicchieri. «Una cliente abituale» risponde rapido.
«Sì, l’ho
notato» insiste Erza con un tono stranamente divertito. «Viene qui per
te, no?»
Spegne l’acqua.
«Non dire sciocchezze».
«Sembri
star bene con lei, hai un’espressione più rilassata. Perché non le chiedi di
uscire?»
È un’idea
semplicemente ridicola, ma Gray si trova senza parole per ribattere e
opporsi. Lo sguardo gli corre al braccio destro, dove ai suoi occhi è ben
visibile ciò che rimane del suo filo rosso. Che gli viene in mente? Non è destinato
a una simile relazione.
Le parole
di Erza, tuttavia, suonano vere. Pian piano si è affezionato a Juvia – si
trova bene con lei.
E poi c’è
qualcosa di strano, che non riesce bene a cogliere, nella ragazza – non le ha
mai parlato della sua anima gemella, né di nessun altro, ora che ci pensa.
Viene sempre sola al bar.
Parlandoci
a volte ha la sensazione che ci sia qualcosa, nascosto sotto la superficie gentile
e sorridente di Juvia – ne vede le tracce quando un’ombra cala sul suo sguardo,
mentre lavora senza immaginare di essere osservata da un barista che
evidentemente non ha di meglio da fare.
Sarebbe
davvero tanto assurdo provare a uscire – da amici! – un’unica volta?
♦
Juvia è
al settimo cielo. Non avrebbe mai sperato in un invito da Gray, ma è
successo. Guarda esitante il filo interrotto attorno al suo polso: che si stia
solo illudendo?
Scuote
la testa; non vuole pensarci ora.
Raggiunge
il bar all’aperto che il ragazzo ha proposto per incontrarsi e l’individua in
pochi secondi: le fa cenno da uno dei tavolini vicini al lago. Affretta il
passo, sente il cuore accelerare il battito.
Seduta
di fronte a Gray, si calma di colpo. Prova una strana sensazione, come se si
trovasse esattamente dove dovrebbe essere. Incrocia lo sguardo del
ragazzo e si sorridono.
È un
attimo: il braccio si solleva, guidato da una volontà che non le appartiene, il
filo spezzato si tende…
♦
…per un
attimo vede due fili incompleti: Juvia ne ha uno identico al suo. La
sorpresa per aver scorto il filo di un’altra persona viene subito inghiottita
da quel che avviene dopo, però: un lampo rosso, accecante, e le due
estremità si fondono in un unico legame – il loro.
Gray si
sente improvvisamene completo, e incrociando lo sguardo di Juvia capisce di non
essere il solo a provarlo.
Delle
lacrime hanno iniziato a scendere lungo le guance della ragazza, ma non si
preoccupa: sa che sono di felicità.
∞
«Mamma,
mi racconti una storia?»
La donna
dai capelli blu sorride dolcemente, accomodandosi accanto al letto del figlio.
Il marito è al suo fianco. «Quale storia vuoi, tesoro?»
«Lo sai
quale!»
«I due
frammenti che si trovano, allora. C’era una volta…»
Juvia avverte
lo sguardo di Gray su di sé, mentre racconta la storia del loro miracolo.
Quando
alla fine Gris si addormenta, si volta a ricambiarlo. «Hai un sorriso
bellissimo» mormora, come fa ogni sera.
«Tu sei
bellissima» replica lui, avvicinandosi per baciarla.
Lo fa
per accertarsi che non sia tutto un sogno, le dice sempre – non è un sogno ma
una favola, risponde Juvia ogni volta. Una di quelle che finisce con per
sempre.