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Autore: Mari Lace    04/05/2020    7 recensioni
Soulmate!AU: filo rosso.
È il suo quindicesimo compleanno – Juvia si guarda il braccio e piange.(...)
Juvia piange, perché ora che può finalmente vederlo sa che questo incontro non avverrà mai – piange perché il suo filo è spezzato.

Un odio che Gray è convinto di meritare – forse è proprio quell’odio ad avergli negato un’anima gemella. O forse l’ha avuta, ma ha perso anche lei prima ancora di conoscerla.
In ogni caso, gli sembra adatto – il suo filo è spezzato tanto quanto lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Spezzati

Spezzati

 

 

È il suo quindicesimo compleanno – Juvia si guarda il braccio e piange.

Ha desiderato per tutta la vita di poter vedere il filo rosso che l’avrebbe portata dalla sua anima gemella, dall’unica persona che avrebbe potuto capirla e accettarla come nessun altro.

Juvia piange, perché ora che può finalmente vederlo sa che questo incontro non avverrà mai – piange perché il suo filo è spezzato.

Si sentiva sola e incompresa ma ora lo è di più, senza neanche il sogno dell’anima gemella a farle compagnia.

Il volto rigato di sale, non festeggia quel giorno – resta in casa, sola com’è destinata a essere.

Il corto filo spezzato attorno al suo braccio è l’ennesima amara ironia della sua vita, ma Gray non se ne preoccupa molto. Non ha mai pensato sul serio all’anima gemella, preferendo concentrarsi sulle persone al suo fianco nel presente e non su quelle nel futuro.

Le ha perse tutte ugualmente, però.

Suo padre e sua madre quand’era quasi troppo piccolo per capirlo davvero, Ur. Persino Lyon se n’è andato dopo avergli riservato un ultimo sguardo d’odio.

Un odio che Gray è convinto di meritare – forse è proprio quell’odio ad avergli negato un’anima gemella. O forse l’ha avuta, ma ha perso anche lei prima ancora di conoscerla.

In ogni caso, gli sembra adatto – il suo filo è spezzato tanto quanto lui.

Non sa cosa sia a colpirla tanto in quel ragazzo, ma le basta incrociarne lo sguardo per avvampare. Forse è il vuoto nei suoi occhi – forse i segni di una tristezza simile alla sua.

Juvia china la testa, non osando approcciare il bello sconosciuto.

Non saprebbe cosa dirgli; il suo pensiero, però, l’accompagna lungo tutta la giornata – quella notte nel letto ripensa al suo volto e si sente piacevolmente calda.

Scivolando nell’incoscienza, pensa che vorrebbe conoscere il suo nome.

Non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservato. Non è spiacevole, solo strano.

Porta l’ordinazione a una ragazza seduta da sola con lo sguardo basso. «Aspetti qualcuno?»

Lei alza la testa di scatto e la scuote rapidamente. Gray ne nota gli occhi blu.

Annuisce, allontanandosi per tornare al bancone. La ragazza è carina, anche se un po’ strana.

Ormai va tutti i giorni a lavorare al bar del ragazzo di cui ancora non sa il nome. È uno dei vantaggi del fare la traduttrice: le basta un pc e può mettersi ovunque. Un vantaggio, o l’ennesima condanna alla solitudine – nessun collega con cui prendere un caffè.

Più l’osserva, più scopre lati gentili del suo carattere: l’inspiegabile attrazione che prova per lui dal primo istante non fa che crescere. A Juvia non dispiace – è come avere un legame con qualcuno, anche se sa benissimo di illudersi. L’anima gemella del ragazzo è davvero fortunata.

Gray soffoca un’imprecazione, colpito dalla prima goccia. Naturalmente doveva iniziare a piovere proprio il giorno in cui ha scordato l’ombrello a casa, nel preciso istante in cui ha finito il turno.

Scruta torvo il cielo che ha deciso di aiutare il destino a giocargli l’ennesimo scherzo.

Sta per muovere il primo passo della corsa che lo porterà a casa bagnato da capo a piedi quando si sente tirare la manica. Si volta stupito e riconosce la ragazza del pc.

Vede le labbra muoversi, ma non coglie una parola. «Dovrai alzare un po’ la voce» dice, ma non è seccato – genuinamente curioso, più che altro.

«…ombrello» distingue alla fine. «Possiamo dividere il mio ombrello».

Solo allora nota l’oggetto, ancora chiuso, che tiene in mano. È un bel colpo di fortuna.

«Mi faresti un vero favore, grazie» dice, prendendolo per aprirlo. «Lo reggo io, va bene?»

La ragazza annuisce. Ha le guance rosse – che sia raffreddata?

«Allora, tu dove devi andare?»

Superato l’imbarazzo iniziale, parlare con Gray diviene facile. Juvia scopre di trovarsi a suo agio con lui come non si è mai sentita con nessun altro, neanche con i suoi amici delle elementari.

Dalla sera in cui sono tornati a casa insieme – i loro appartamenti sono nello stesso quartiere, hanno scoperto! – Gray la saluta ogni mattina, al suo arrivo. Un giorno mentre è immersa nella traduzione di una frase particolarmente complessa le porta un caffè e lo posa sul tavolo.

«Offre la casa» afferma, un sorriso solo accennato. «Sembri in difficoltà».

Juvia lo ringrazia e, mentre l’osserva allontanarsi, pensa che Gray non sorride spesso e questo è un vero peccato.

«Chi è la ragazza con cui parlavi?»

Gray non smette di sciacquare i bicchieri. «Una cliente abituale» risponde rapido.

«Sì, l’ho notato» insiste Erza con un tono stranamente divertito. «Viene qui per te, no?»

Spegne l’acqua. «Non dire sciocchezze».

«Sembri star bene con lei, hai un’espressione più rilassata. Perché non le chiedi di uscire?»

È un’idea semplicemente ridicola, ma Gray si trova senza parole per ribattere e opporsi. Lo sguardo gli corre al braccio destro, dove ai suoi occhi è ben visibile ciò che rimane del suo filo rosso. Che gli viene in mente? Non è destinato a una simile relazione.

Le parole di Erza, tuttavia, suonano vere. Pian piano si è affezionato a Juvia – si trova bene con lei.

E poi c’è qualcosa di strano, che non riesce bene a cogliere, nella ragazza – non le ha mai parlato della sua anima gemella, né di nessun altro, ora che ci pensa. Viene sempre sola al bar.

Parlandoci a volte ha la sensazione che ci sia qualcosa, nascosto sotto la superficie gentile e sorridente di Juvia – ne vede le tracce quando un’ombra cala sul suo sguardo, mentre lavora senza immaginare di essere osservata da un barista che evidentemente non ha di meglio da fare.

Sarebbe davvero tanto assurdo provare a uscire – da amici! – un’unica volta?

Juvia è al settimo cielo. Non avrebbe mai sperato in un invito da Gray, ma è successo. Guarda esitante il filo interrotto attorno al suo polso: che si stia solo illudendo?

Scuote la testa; non vuole pensarci ora.

Raggiunge il bar all’aperto che il ragazzo ha proposto per incontrarsi e l’individua in pochi secondi: le fa cenno da uno dei tavolini vicini al lago. Affretta il passo, sente il cuore accelerare il battito.

Seduta di fronte a Gray, si calma di colpo. Prova una strana sensazione, come se si trovasse esattamente dove dovrebbe essere. Incrocia lo sguardo del ragazzo e si sorridono.

È un attimo: il braccio si solleva, guidato da una volontà che non le appartiene, il filo spezzato si tende…

…per un attimo vede due fili incompleti: Juvia ne ha uno identico al suo. La sorpresa per aver scorto il filo di un’altra persona viene subito inghiottita da quel che avviene dopo, però: un lampo rosso, accecante, e le due estremità si fondono in un unico legame – il loro.

Gray si sente improvvisamene completo, e incrociando lo sguardo di Juvia capisce di non essere il solo a provarlo.

Delle lacrime hanno iniziato a scendere lungo le guance della ragazza, ma non si preoccupa: sa che sono di felicità.

«Mamma, mi racconti una storia?»

La donna dai capelli blu sorride dolcemente, accomodandosi accanto al letto del figlio. Il marito è al suo fianco. «Quale storia vuoi, tesoro?»

«Lo sai quale!»

«I due frammenti che si trovano, allora. C’era una volta…»

Juvia avverte lo sguardo di Gray su di sé, mentre racconta la storia del loro miracolo.

Quando alla fine Gris si addormenta, si volta a ricambiarlo. «Hai un sorriso bellissimo» mormora, come fa ogni sera.

«Tu sei bellissima» replica lui, avvicinandosi per baciarla.

Lo fa per accertarsi che non sia tutto un sogno, le dice sempre – non è un sogno ma una favola, risponde Juvia ogni volta. Una di quelle che finisce con per sempre.

  
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