Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: DrarryStylinson    04/05/2020    0 recensioni
Stiles è frutto di un esperimento genetico mal riuscito: metà uomo e metà lupo. Quando l’animale prende il sopravvento, la rabbia e l’istinto di far del male al prossimo sono impossibili da controllare. Solo un altro come lui potrebbe avere le capacità per fronteggiarlo.
Derek, rimasto solo al mondo e con un conto in sospeso con Stiles, si offre volontario per diventare anch’egli un mezzo lupo per poter così catturarlo.
Quando però la verità viene a galla entrambi dovranno rivalutare le loro posizioni in questa sorta di guerra.
Sterek!AU
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1


Passai diverse settimane senza vedere quasi nessuno. Solo la dottoressa Martin, il giovane ragazzo che si premurava di farmi avere da mangiare (che scoprii chiamarsi Scott) e qualche altro medico o scienziato che si occupava dei mei corsi intensivi.
Mi avevano detto che faceva parte del mio addestramento: prima di stare a contatto con le altre persone avrei dovuto imparare a controllare le mie nuove abilità. Perché, parola di Argent, se mi fossi trovato in mezzo alla folla con tutti quegli odori e rumori avrei rischiato di impazzire e di attaccare qualcuno. Questo non doveva succedere. C’era già un lupo mannaro aggressivo a Beacon Hills, impossibile da abbattere e da catturare, io dovevo essere l’esperimento perfetto.
E, per essere perfetti, c’erano sensazioni che non si potevano provare. Il dolore, per esempio. La dottoressa Martin mi legava ad una sedia e mi faceva l’elettroshock. All’inizio era terribile, continuavo a ringhiare e a sbavare, mi conficcavo gli artigli nella carne fino a lacerarmi la pelle. Poi, col tempo, divenne sopportabile. Era un segno che stavo diventando più forte e che quando avrei incontrato Stiles lui non avrebbe potuto fermarmi.
Stavo imparando a controllare la trasformazione. Prima diventavo un lupo mannaro ogni volta che mi arrabbiavo e capitava spesso a causa dei ricordi che rivivevo come sogni ad occhi aperti. Ora invece, se mi concentravo, riuscivo a trasformarmi in qualsiasi momento volessi. Potevo tirare fuori solo gli artigli, o le zanne, addirittura riuscivo a far illuminare gli occhi di blu quando era necessario.
Non vedevo il dottor Argent da un po’. Dicevano che aveva altre cose a cui pensare, che stava lavorando anche per me, per permettermi di uscire nel mondo reale senza combinare una strage.
Qualcuno bussò alla porta della mia stanza. Riuscii a riconoscere l’odore di Scott anche attraverso la parete che ci separava.
“Entra” dissi.
Lui obbedì e lo vidi varcare la soglia con un vassoio pieno di pietanze. Posò il cibo su una mensola, poi mi guardò insospettito. Avevo capito già da un po’ che aveva paura di me, di quello che ero. Sicuramente non riusciva a comprendere per quale motivo io avessi acconsentito a quest’esperimento.
“Il dottor Argent vuole vederti” esordì timoroso.
Mi alzai in piedi di scatto precipitandomi alla porta con una velocità disumana e lui sobbalzò dallo spavento per quel gesto fulmineo.
“Ha detto che prima devi mangiare” alzò la voce gridandomi dietro.
Non lo ascoltai e, servendomi dell’olfatto, cercai di raggiungere Argent. Distinsi la sua voce in mezzo alle altre e mi concertai su di lui. Presi le scale e saltai i gradini, feci quasi dieci piani in meno di trenta secondi e dopo pochi minuti ero al suo fianco.
Lui mi scrutò dalla testa ai piedi. “Deduco che tu sia ancora a digiuno” mormorò per niente sorpreso dalla mia comparsa improvvisa e silenziosa. Un altro uomo, con un camice azzurro, mi fissava sbigottito.
“Non ho tempo per mangiare. Voglio sapere tutto” dissi riuscendo a soffocare il ringhio che stava nascendo dalla mia gola.
“Bene” acconsentì indicandomi con una mano la sedia di fronte a me.
Mi accomodai con un gesto meccanico e lui prese posto dall’altra parte della scrivania piena di fascicoli. Con un cenno della testa invitò l’altro medico ad andarsene per lasciarci soli.
“Non c’è bisogno che ti dica quale sia il tuo scopo. Il motivo per cui ti ho creato” cominciò scrutandomi attentamente.
Scossi la testa.
“D’accordo” disse semplicemente. “Il tuo unico obiettivo è Stiles” spiegò aprendo una cartelletta e tirando fuori una mezza dozzina di foto.
Mi mise sotto gli occhi la prima in cui era ritratto uno Stiles bambino, all’incirca sui dieci anni che teneva tra le braccia un peluche a forma di koala. Era magrissimo, pallido e si vedeva chiaramente che era malato.
“All’età di nove anni gli venne diagnosticata una malattia: il morbo di Batten” illustrò il dottor Argent. “È una malattia neurodegenerativa e non c’è cura”.
Io annuii assorto mentre la seconda foto veniva posizionata sopra la prima. Il bambino era ancora più magro di prima ma era sdraiato e aveva gli occhi incavati e socchiusi. Dei tubi di plastica erano infilati nella braccia.
“Suo padre, il pioniere della licantropia, decise di sottoporre suo figlio alla mutazione per salvarlo da morte certa. A neanche quindici anni, Stiles divenne un licantropo”. Argent mostrò la terza foto di Stiles, ora adolescente, trasformato in lupo mannaro. I suoi occhi, a differenza dei miei, erano giallo oro.
La quarta immagine invece ritraeva il ragazzo in versione umana. Aveva le guance ancora pallide, ma era un colorito più sano. Gli occhi erano castani e i capelli quasi neri. Aveva un sorriso accennato mentre guardava qualcuno che non era incentrato nell’obbiettivo della macchina fotografica. Indossava una felpa rossa e tra le mani aveva una mela smangiucchiata.
La quinta foto non ritraeva Stiles. Nell’immagine si vedeva il laboratorio con la stessa incubatrice dalla quale ero uscito anche io solo poche settimane prima, era completamente distrutto e c’era un corpo a terra ricoperto di sangue. Mi soffermai su quell’immagine a lungo, non capendo.
“Chi è quest’uomo?” chiesi. Non riuscivo a distinguere il suo volto. Era macchiato di rosso ed era troppo lontano.
“Era suo padre” mormorò Argent. Sentii il battito del suo cuore accelerare e lo guardai. Aveva gli occhi lucidi e un’espressione addolorata. “Il mio migliore amico” aggiunse con voce tremante.
Stiles aveva ucciso il proprio stesso padre per scappare da quel posto.
“L’unica giustificazione che ho trovato per quello che ha fatto è…” si interruppe, la voce scossa dai singhiozzi. Si coprì il volto con le mani tenendo in mano l’ultima fotografia che non avevo ancora visto. “C’era la luna piena quella notte. È uno dei difetti di questo esperimento”.
“Che succede durante la luna piena?” domandai. Nessuno mi aveva detto niente quando mi ero offerto volontario e nei documenti che avevo firmato non si parlava di qualche falla nella mutazione.
“La luna piena vi rende più forti e più aggressivi. L’istinto del lupo prende il sopravvento” chiarì il dottore.
“Quindi non è stata colpa sua?” chiesi.
“Stiles, quando questo è avvenuto, era un licantropo da più di un anno. Sapeva già controllarsi” negò Argent.
“Per cui ha lasciato che il lupo prendesse il controllo” dedussi io. “Oppure sapeva quello che stava facendo” sussurrai tra me e me sapendo che il dottore mi avrebbe comunque sentito.

 

 


Ascoltavamo musica dalla radio locale e all’improvviso venne interrotta bruscamente dalla voce di una donna. “Chiunque si trovi nei pressi dell’azienda Stilinski Corporation è pregato di fare attenzione: polizia e ambulanze stanno convogliando sul luogo per un grave incidente. Alcune strade potrebbero essere chiuse al traffico”. Udii in quel momento un elicottero passare sopra le nostre teste, vidi Cora sporsi dal finestrino del passeggero per guardare mentre Laura cambiava stazione radio per rimettere la musica. Fu allora che mi madre urlò qualcosa di incomprensibile.

 

 


“Quando successe?” domandai allarmato.
“Hai capito, vero?” mi chiese lui.
“Capito cosa?” gli chiesi cominciando a perdere il controllo, gli artigli si conficcarono nel legno della scrivania.
Il dottor Argent posò l’ultima foto sopra le altre. Una macchina ribaltata, distrutta dal fuoco ormai spento. Un tappeto di vetri infranti. Tre cadaveri carbonizzati distesi uno di fianco all’altro: la mia famiglia. Mia madre e le mie due sorelle.
“Accadde tutto due anni fa: la stessa notte in cui Noah Stilinski morì, tu persi la tua famiglia”.

 

 


La vidi sterzare il volante per evitare qualcuno che si era messo in mezzo alla carreggiata. L’auto colpì qualcosa e inaspettatamente si ribaltò. Girò due, tre, quattro volte su se stessa. Un dolore lancinante mi colpì la gamba. I vetri dei finestrini mi perforarono la pelle, mi morsi la lingua dalla quale uscì sangue. Aprii gli occhi, sentivo un fischio nelle orecchie e vidi le fiamme che cominciavano a prendere vita.

 

 


“Derek? Derek, tutto bene?”.
Ritornai lentamente alla realtà mentre Argent mi richiamava. Guardai le mie unghie conficcate nel legno e ritirai gli artigli. Non volevo che pensasse che non ero in grado di ritornare umano quando si rivelava necessario. Doveva sapere che avevo imparato a gestire le mie abilità.
“Era Stiles, vero? Quello in mezzo alla carreggiata” chiesi anche se una risposta l’avevo già.
“Non sappiamo quello che sia scattato nella sua testa quella notte, forse un problema con la mutazione dovuta alla luna piena. Forse qualcuno lo aveva fatto arrabbiare” cercò di scusarlo.
Lo interruppi con un solo sguardo e Argent chiuse la bocca notando i miei occhi verdi diventare blu elettrico. “Ha ucciso la mia famiglia, non giustificarlo”.
Il dottore sollevò le mani in segno di scuse e abbassò leggermente il capo, assecondandomi.
“Dottor Argent, quando potrò affrontarlo?” chiesi impaziente.
Ero pronto. Volevo andare là fuori e catturarlo e poi lo avrei portato nel laboratorio e lo avrei torturato con ogni mezzo a disposizione. Tanto avrebbe potuto guarire in fretta, il che rendeva tutto più facile e più divertente.
“Ti prego, chiamami Chris” disse con un sorriso. “Non sei ancora pronto, esercitati per un altro paio di mesi. Non hai nemmeno affrontato la luna piena e non conosci il suo modo di pensare e di combattere. Dovrai studiare questi fascicoli, c’è scritto ogni cosa che c’è da sapere su Stiles”.
Sbuffai dal naso, irrequieto e in disaccordo.
“Lo so che sei smanioso e non vedi l’ora di testare le tue abilità all’aperto ma, fidati di me: in questo momento Stiles è molto più forte di te. Datti solo un po’ tempo e diventerai più forte di lui e allora catturarlo sarà come schioccare le dita”. Si alzò dalla sedia, aggirò la scrivania e mi raggiunse. “Facciamo un giro” ordinò radunando le cartellette e porgendomele.
Camminammo per i corridoi, io con i fascicoli su Stiles sottobraccio, lui con le braccia dietro la schiena. I medici, gli scienziati e tutte le persone che incrociammo evitavano il mio sguardo. Fiutai la loro paura.
“Quanto ci è voluto per farmi diventare così?” domandai al dottore.
“Ti sei sottoposto per otto mesi ad intensa attività fisica e il tuo corpo è stato bombardato a intervalli regolari di Felafol, Doramina, Prizmac, KL27, …”.
Aggrottai le sopracciglia mentre Chris Argent mi elencava i nomi di tutti i medicinali che avevo preso, per bocca, via endovena, addirittura iniettati nei muscoli e nelle ossa.
“Senza dimenticare la trasfusione di sangue, abbiamo mescolato il tuo DNA a quello di un lupo” spiegò come se mutare geneticamente gli umani fosse una cosa che faceva tutti i giorni. “Il dottor Stilinski era un genio” mormorò con nostalgia.
“Poi sei stato quindici mesi nell’incubatrice. Ad ogni luna piena studiavamo la tua metamorfosi e, quando sei riuscito a trasformarti anche senza l’aiuto della luna, abbiamo dedotto che fossi pronto” delucidò con cadenza regolare.
Mi meravigliai: otto mesi di medicinali e quindici rinchiuso in una capsula. Quasi due anni della mia vita per diventare un lupo mannaro.
“Stiles ce ne mise di più. Forse per via del morbo di Batten. Si sottopose a venticinque mesi di medicinali” rivelò mettendo le mani in tasca.
“E quanto restò in incubazione?” volli sapere.
“Tre anni”.
Inspirai profondamente, cercando di non farmi coinvolgere emotivamente. Quel ragazzino era un mostro e il mio compito era catturarlo per impedire che facesse del male ad altre persone. Ma tre anni, perdio! Tre anni dentro quella capsula di metallo buia e fredda, con tubi e aghi infilati nella pelle a provare dolore ad ogni trasformazione.
Senza che me ne accorgessi eravamo arrivati davanti alla stanza in cui alloggiavo. Chris aprì la porta ed entrò prima di me, lo seguii a ruota e notai che il vassoio di cibo che mi aveva portato Scott era sparito. Il dottore infilò una mano in tasca e tirò fuori un apparecchio elettronico, un cellulare. Si connesse ad internet, digitò qualcosa e mi fece vedere.
Era la prima pagina di un giornale e il titolo diceva a caratteri cubitali: LUPO-01 SVALIGIA NEGOZIO DI ALIMENTARI. QUATTRO FERITI, UNO IN PROGNOSI RISERVATA.
“Potrai anche provare pena” mi disse Argent “ma è questo quello che fa. La notizia risale a sei settimane fa, da allora non abbiamo avuto più notizie. Nessun avvistamento. È così già da un po’: lui compare una volta ogni tanto, ferisce qualcuno, terrorizza a morte gli abitanti di Beacon Hills, poi scompare nel nulla per giorni” disse gravemente guardandomi negli occhi.
Lo fissai di rimando stringendo i fascicoli in una mano e sentendo gli artigli cominciare ad uscire e bucare i fogli.
“Studia. Conosci il tuo nemico. Resisti alla luna piena. Appena sarai pronto potrai andare lì fuori e catturarlo”.
I miei occhi dovettero diventare blu perché l’espressione di Chris cambiò. Io non volevo solo catturarlo, volevo strappargli la gola con i denti, trafiggergli il cuore con gli artigli, volevo che soffrisse come soffrivo io da quella notte.
“Catturalo e poi portamelo qui, devo sapere perché ha ammazzato il mio migliore amico. Devo sapere perché ha ucciso suo padre e la tua famiglia e poi la giustizia farà il suo corso” disse puntandomi un dito contro, quasi come un ammonimento a non fare quello che la mia testa mi stava dicendo di fare.
Abbassai gli occhi e annuii.
Quando il dottore se ne andò lasciandomi da solo nella mia stanza fin troppo pulita e ordinata, mi sedetti sul letto e sfogliai il primo dei tanti fascicoli.

 

 

 

 


Altri tre mesi erano trascorsi. In quei novanta giorni c’era stata solo una segnalazione da parte di alcuni civili, studenti della Beacon Hills High School. Dicevano di averlo visto durante il ballo di primavera. Era fuori dalla loro scuola e gli occhi giallo fluo spiccavano nella notte. Aveva minacciato i ragazzi per farsi dare i loro soldi e aveva ferito una ragazza nel tentativo di strapparle una collana d’oro. L’aveva graffiata sul petto con gli artigli, ora stava bene (a parte gli incubi che avrebbe avuto per il resto della sua adolescenza).
Io avevo studiato. Sapevo ogni cosa su Stiles. Era nato il 27 settembre 2075, alle ore 2.41 del mattino. Bilancia. 175 centimetri, 66 chili. Sua madre era morta nel 2083 a causa di una malattia, suo padre - Noah Stilinski - non fece in tempo a sperimentare il gene della licantropia su di lei. Riuscì quando si ammalò suo figlio. Gli salvò la vita e in cambio venne ammazzato.
Durante i primi otto mesi, dopo la sua fuga dal laboratorio in cui uccise quattro persone (tre delle quali erano la mia famiglia), causò diversi incidenti, rapine, furti. Molte persone rimasero coinvolte. Ogni sua retata finiva sempre con qualche ferito. Da ormai quasi sedici mesi però le sue comparse erano diventate sporadiche. Veniva avvistato una volta ogni tanto, commetteva il suo crimine, feriva qualcuno e poi se ne ritornava nell’ombra.
La polizia della contea offriva ricompense a chiunque forniva informazioni utili, un paio di volte erano riusciti ad affrontarlo con il solo risultato di avergli scaricato le pistole e i fucili addosso senza fargli davvero tanto male. Stando alle mie ricerche, Stiles aveva meno forza di me, ma una capacità di guarigione più elevata della mia. Veniva colpito da un proiettile, il corpo rigettava la pallottola e la ferita si richiudeva in pochi secondi.
Avevo trovato dei video su internet di alcuni attacchi da parte di Stiles girati dai passanti che, anziché scappare, si fermavano a riprendere il mostro. Ero anche riuscito ad accedere ad alcune telecamere di video sorveglianza di negozi che aveva svaligiato, perlopiù di abbigliamento e alimentari. La sua tecnica era sempre quella: entrava nel negozio, i suoi occhi cominciavano a brillare di giallo e le zanne comparivano dalla sua bocca, tirava un ringhio potente tanto che persino la telecamera tremava. Intimava a tutti di stare immobili e con calma prendeva i prodotti alimentari che necessitava o i vestiti di cui aveva bisogno, poi svuotava la cassa e infine scappava prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Gli abitanti di Beacon Hills erano stufi e qualcuno si era armato. Pessima decisione. Sparare ad un lupo mannaro come Stiles equivaleva solo a farlo diventare più rabbioso.
Udii i passi di qualcuno avvicinarsi alla porta e dopo una trentina di secondi distinsi l’odore del dottor Deaton, uno dei tanti con cui lavoravo. Guardai l’orologio appeso alla parete di fronte a me, segnava quasi la mezzanotte. Deaton si fermò ma non bussò. D’un tratto tutte le luci si spensero e il dottore spalancò la porta lanciando qualcosa dentro la mia stanza: una granata fumogena.
Mi alzai in piedi continuando ad ascoltare il rumore dei passi del dottore che si mescolava a quelli di altre persone. Non riuscivo a vedere nulla a causa del buio e del fumo. Percepii gli occhi cambiare colore, diventare automaticamente azzurri per adattarsi all’atmosfera improvvisamente cambiata. Il mio corpo si era ormai legato alla parte da lupo.
Corsi fuori dalla mia stanza e seguii Deaton con l’olfatto. Grazie solo all’udito riuscii a capire che si trovava al piano di sotto, avevo isolato il suo battito del cuore, riuscendo a distinguerlo da tutti gli altri.
Un uomo venne verso di me, il volto coperto da una maschera antigas e un dissuasore elettrico in una mano. Lo scopo era raggiungere Deaton senza perdere il controllo. L’uomo mi colpì con una scarica di cinquantamila volt. Mi piegai su me stesso restando umano. Incontrai altre dieci persone, tutte mascherate, tutte che mi attaccarono con oggetti contundenti o elettrificati. Mantenni il controllo. Solo i miei occhi erano trasformati per permettermi di vedere attraverso il fumo.
Arrivai all’ultima stanza. C’era un rumore assordante, una sorta di grido stridulo, come le unghie contro la lavagna. Strinsi i denti ma mi impedii di ringhiare. Lì c’era Deaton. Sentivo il battito del suo cuore. Il suo odore però era più sfuggente. In quella stanza piena di persone tutte vestite uguali e con addosso la maschera antigas c’era un insieme di profumi devastante. Odore di erba e di fiori, odore di gas lacrimogeno che su di me non aveva effetto, odore di liquirizia e caffè. Avanzai tra quelle persone scrutandole e mantenendo il mio aspetto umano nonostante i mille stimoli che mi spingessero a trasformarmi.
D’un tratto mi fermai e afferrai per il collo un uomo alla mia destra, mi avvicinai di scatto alla sua faccia coperta dalla maschera, spalancai la bocca e gli feci vedere i miei canini che crescevano davanti ai suoi occhi.
La luce si riaccese, il gas venne risucchiato dalle valvole d’areazione e quel grido fastidioso smise di trapanarmi i timpani. Un uomo applaudì.
Lasciai andare Deaton, il quale si tolse la maschera, e mi voltai a guardare Chris Argent che batteva le mani con forza per congratularsi con me. Avevo resistito all’elettricità, agli odori e ai rumori  e avevo trovato il dottor Deaton tra tutte quelle persone con il volto coperto.
Anche loro si tolsero la maschera, vidi i volti dei dottori e delle persone che lavoravano in quel posto. Notai Scott fissarmi confusamente e non ne capii il motivo.
“Sei pronto” annunciò Argent.
Lo guardai sorpreso. Ce l’avevo fatta: avevo superato l’ultima prova. Quella notte c’era la luna piena ed io, nonostante tutto, ero rimasto umano. Avevo il pieno controllo sul lupo. L’esperimento era riuscito.

 

 


La mattina dopo, quando mi svegliai, la prima cosa che feci fu andare su internet a cercare notizie di Stiles. Volevo sapere se nella notte appena trascorsa, con la luna piena alta nel cielo, aveva combinato qualche casino in città. Non trovai niente su di lui, ma inaspettatamente scovai un articolo che riguardava me.
“LUPO-02. IL SECONDO UMANO MODIFICATO GENETICAMENTE” diceva il titolo. C’era anche una mia foto di qualche anno fa allegata. Lessi qualche riga che parlava di come Chris Argent avesse preso le redini della Stilinski Corporation e avesse portato avanti il lavoro di Noah sulla mutazione genetica. Di come, con il consenso del governo, avesse creato me: un licantropo migliore e non difettoso per aiutarli a catturare LUPO-01.
Scorsi la pagina e lessi i commenti di alcuni lettori che si dicevano contrari a questo esperimento, arrabbiati del fatto che le loro tasse venissero utilizzate per creare abominevoli uomini-lupo. Altri lo ritenevano immorale, contro natura. Un atto contro Dio. Alcuni avevano scritto che sarebbe stato meglio se il morbo di Batten avesse ucciso uno Stiles di appena dieci anni e non ancora colpevole di tutti i crimini commessi. Altri dicevano che sarei dovuto morire anche io. Altri ancora speravano che ci ammazzassimo a vicenda durante uno scontro. Solo pochi dicevano cose razionali, come il fatto che Stiles fosse stato esposto a qualcosa di molto più grande di lui quando era appena un bambino e non aveva avuto nessuna voce in capitolo: stava morendo e il padre aveva deciso per lui di farlo diventare un lupo mannaro.
Sbuffai un ringhio e ripresi a cercare qualcosa che riguardasse Stiles. Era su di lui che mi dovevo concentrare. Presi la foto che diverse settimane prima Argent mi aveva mostrato, quella in cui sorrideva a qualcuno che era seduto al suo fianco ma che l’obbiettivo non inquadrava. In quei giorni avevo fissato quella foto, era diventata il mio chiodo fisso. Avevo imparato a memoria ogni sfaccettatura del suo viso in modo che se lo avessi riconosciuto in giro avrei potuto attaccarlo.
Il mio cellulare vibrò e lo schermò si illuminò. Era un messaggio da parte di Argent che mi diceva di andare all’ingresso dell’edificio. Mi alzai e presi la giacca di pelle dalla sedia, la indossai e infilai la foto nella tasca interna. Diverse settimane prima qualcuno si era premurato di andare a recuperare i miei effetti da casa mia. Io non ci avevo più rimesso piede da quel giorno e non avevo intenzione di viverci, per cui quella stanza e quell’edificio erano diventati la mia casa. Mi avevano portato i miei vecchi vestiti e avevo notato che ora mi stavano un po’ stretti dato che il processo di mutazione aveva influito anche sul mio aspetto umano, gonfiando i muscoli delle gambe, delle braccia e della schiena.
Quando arrivai all’ingresso vidi Chris Argent aprire la porta a vetri ed esortarmi ad uscire. Non rallentai, non volevo fargli sapere che avevo paura. Era la prima volta che mettevo il naso fuori dall’edificio. Subito il caos mi avvolse, il rumore del traffico, l’odore della città, dello smog. Il caos che regnava e le tante persone che passavano. Focalizzai la mia attenzione solo su Argent, isolai il battito del suo cuore e mi concentrai sul suo respiro e su quello che aveva in mano: la chiave di una macchina.
“Che vuol dire?” chiesi accigliato prendendo la chiave dalla sua mano.
“Un regalo” rispose semplicemente.
Schiacciai il pulsante dell’apertura centralizzata e i fari della macchina parcheggiata vicino al marciapiede si illuminarono con un bip bip elettronico. Era una Camaro nera, talmente lucida e pulita da potercisi specchiare.
“È mia?” domandai sbalordito. Era sempre stato il mio modello preferito e ora era lì davanti ai miei occhi.
“Va’ a farti un giro. Svagati un po’. Ne hai tutto il diritto” mi consigliò Argent.
Non me lo feci ripetere due volte. Salii in macchina e sgommai via. L’odore di pelle nuova arrivò come una zaffata alle narici.

 


Lasciate traccia del vostro passaggio: una recensione, anche breve, è pane quotidiano per gli scrittori.
I nomi delle medicine che avete letto in questo capitolo sono totalmente inventati.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: DrarryStylinson