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Autore: sallythecountess    04/05/2020    1 recensioni
Mina è una donna bellissima, con un enorme passato oscuro alle spalle e molte cicatrici sul corpo e nell'anima. Non è mai stata amata, ma sempre e solo posseduta come un bell'oggetto di valore da sfoggiare in giro. Mille amanti, centinaia di regali preziosi, eppure nessuno si è mai preoccupato di fare la cosa più semplice, ossia regalarle un vero amore. Riuscirà a trovare la persona che sanerà le sue ferite?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo 33: i demoni di Mina
Quant'è la distanza tra Brooklyn e Manhattan? Non moltissima in termini geografici, ma un abisso in termini culturali e sociali. Mina si era interrogata per settimane su di lui, sui suoi sentimenti e continuava a chiedersi cosa diavolo sarebbe successo finito il servizio fotografico. Le diceva sempre che era sua, ma non si era mai esposto più di tanto ed era sempre lei quella che gli diceva frasi come “poi ti porterò in questo o quest’altro posto a New York” e lui sorrideva e basta, confondendola ancora di più. Non ci stava all'idea di dover tornare alla sua vecchia vita, al poker del venerdì e ai solitari viaggi allietati da amici rock star tristi e soli quanto lei. Lo amava disperatamente e voleva una relazione con lui e si era persino scoperta a fantasticare su cose come un matrimonio e un bambino suo, ma Juan non le parlava e lei non aveva il coraggio di chiederglielo.
Erano in vacanza da qualche giorno, perché complice la loro bellissima storia, Juan le aveva scattato il quadruplo delle foto richieste. Insieme avevano già selezionato quelle da proporre, ma avevano anche scelto quelle da appendere in casa di Mina e lui per la prima volta aveva ceduto e si era fatto delle foto con lei, solo perché lei ne voleva una di loro due insieme “per ricordo” aveva detto, sconvolgendo totalmente lui. Juan, esattamente come Mina, si faceva migliaia di domande su quel loro rapporto e soprattutto su cosa sarebbe successo dopo il suo ritorno alla vita da diva. Doveva lasciarla? O magari era implicito che sarebbe finita? E se invece ci fossero state delle possibilità di restarle accanto come poteva fare a scoprirlo?
Una persona sana di mente gli avrebbe solo urlato “chiedendoglielo!”, ma Juan non condivise i suoi pensieri con nessuno, però giunse alla medesima conclusione. Doveva parlarle, chiederle se lo amasse e se voleva stare con lui, ma continuava a chiedersi “come diavolo si chiede una cosa del genere?”. Decise che l’avrebbe rapita e portata fuori a sorpresa per quel loro ultimo weekend insieme e lì le avrebbe detto di amarla, e se fosse andata male sarebbe letteralmente fuggito a New York a leccarsi le ferite.
A pochi giorni da quel weekend, Mina fingeva di dormire, ma in realtà lo guardava lavorare, pensando a quanto avrebbe voluto che lui fosse rimasto con lei ancora per un po’. Era rimasta a guardarlo sempre negli ultimi giorni e lui non se ne era accorto perchè assorto nei suoi pensieri. Improvvisamente crollò sfinito accanto a lei, e come sempre la strinse forte per addormentarsi sulla sua schiena, ma lei non riusciva a dormire, così gli disse piano“Juan è finita?”
Lui fu letteralmente soffocato da quelle parole, ma ci mise un po’ a realizzare che era una domanda, non un’affermazione, e dopo qualche minuto stringendola sussurrò “vuoi uccidermi ragazzina? Le devi dire diversamente queste cose e sicuramente non mentre dormo…”
Mina sorrise piano, ma non aveva più voglia di fingere, così scoprì totalmente le sue carte, sussurrando solo “…sarò in viaggio sempre nei prossimi mesi, la mia vita funziona così, però se potessi decidere io, mi piacerebbe trovarti a casa quando torno…”
“…e chi pensi che debba decidere, eh nena?” le disse con tono estremamente dolce, che fece letteralmente impazzire Mina. Lei si girò per baciarlo e gli diede uno schiaffone fortissimo dicendo “ce la fai a dirmi una cosa carina almeno quando ti chiedo di non lasciarmi?”
“Ti amo disperatamente” pensò Juan fissando quegli occhi, ma le disse solo “te ne ho dette tante e ti ho chiesto di essere mia, credevo bastasse…non mi sembra di aver detto “sii mia solo per un paio di mesi”.”
Mina rise e basta, ma si abbandonò alle sue braccia e Juan la strinse fortissimo, con il cuore in gola e poi sussurrò “…adesso non ho idea dei miei impegni per i prossimi mesi, ma potrei anche provare a raggiungerti qualche volta, se tu vuoi…” e Mina allora annuì e sussurrò “Mio Dio, sarebbe bellissimo…” facendolo sorridere.
Quando aprì gli occhi al mattino lei era così stanca e così bella, che decise di lasciarla dormire e non tormentarla con gli allenamenti. Scese a fare colazione più taciturno del solito e improvvisamente fu travolto dall'euforia di Neide che gli disse “stasera abbiamo organizzato una grande festa per Mina e anche per te, è ovvio. Tutto il quartiere vuole partecipare e sarà una festa d'addio latina. Ti piacerà, vedrai.”
Juan annuì, ma era sicuro che più che un addio quello era un inizio e decise che voleva provare a fare qualcosa per farle capire quanto speciale lei fosse per lui, così lasciando tutti di stucco, prese un vassoio e decise di portarle la colazione a letto. Mina, nel frattempo, si era svegliata e stava preparandosi per andare a correre e rimase estremamente perplessa nel trovarselo così: dolce, indifeso e bellissimo con un vassoio per la colazione tra le mani.
“Dormivi mezzo secondo fa...” le disse sorpreso, e lei sorridendo rispose “mi hai svegliata uscendo.”
Si rintanarono a letto per tutto il giorno, ignorando le proteste di Felipa che ormai era più che decisa a chiamare un esorcista per quel suo figlio pazzo, completamente soggiogato da quel demonio con gli occhi azzurri. Uscirono solo il pomeriggio per prepararsi per la festa di Mina, e Carlos decise di fare un discorsetto a suo fratello.
“Oye hermano…” gli disse serissimo, con una cartellina tra le mani e Juan sbuffò pensando che stava per arrivare una grossa rogna, ma non era così.
“Tu lo sai vero chi è questa donna per cui ti umili costantemente eh?” chiese con sguardo molto rigido e suo fratello pensò “ecco, ha scoperto che faceva la prostituta…” ma annuì e basta e Carlos gli passò una cartellina con foto di Mina nuda o seminuda. Erano servizi fotografici professionali, c’erano anche quelli che le avevano fatto per Playboy che Juan aveva già visto, e altre immagini che si trovavano comunemente online cercando il suo nome.
“E allora?” ruggì serissimo Juan, pensando solo che evidentemente non aveva fatto le ricerche come si deve, o chissà cosa sarebbe venuto fuori, ma Carlos strinse solo le spalle chiedendo “…e allora ti sta bene stare con una così, davvero?”
 Juan non rispose, semplicemente gli voltò le spalle e andò via, senza dare peso alle sue parole. Era geloso di Mina, era ovvio, ma non poteva rinunciare a lei e se per lavoro doveva spogliarsi, lo avrebbe sopportato. Avrebbe sopportato qualsiasi cosa per tenerla accanto, ma presto avrebbe scoperto che era lei a non sopportare delle cose di lui.
Si divertirono molto alla festa e Mina riuscì persino a convincerlo a ballare con lei e a farsi altre foto infinitamente tenere fronte contro fronte, e poi successe il disastro. Josefina scomparve e Mina rimase a ballare con Neide per un po’, mentre lui la guardava da lontano pensando solo che quello fosse il sorriso più bello del mondo. Alla quarta sigaretta, però,  l’accendino di Juan smise di funzionare e lui decise di andare a recuperarne uno che aveva a casa, perciò tranquillo e vergognosamente felice, si allontanò per un attimo dalla festa. Aveva mille cose per la testa, si chiedeva se a Mina sarebbe piaciuto il posto dove aveva deciso di portarla e come avrebbe reagito a sentirsi dire  quello che lui provava, ma poi avvicinandosi a casa qualcosa lo destò da quelle riflessioni. Sentì che qualcuno stava urlando, ma non individuò bene chi fosse e da lontano riusciva a scorgere solo due figure sul patio, ma poi avvicinandosi rabbrividì. Era Pablo a urlare e anche a imprecare, ma la cosa peggiore era che lo stava facendo contro una ragazza grande neanche la metà di lui. Stava urlando fortissimo contro sua sorella, la strattonava e le teneva i polsi. Josefina era completamente inerme e gli parve quasi una bambola di pezza nelle mani di quello stronzo. Era chiaramente ubriaco e forse anche altro e continuava a insultarla, perché non aveva fatto che mettersi in mostra ballando con quelle due puttane. Josefina era completamente sovrastata da quella figura malvagia che la tormentava, e Juan pensò che doveva intervenire in fretta così afferrò la pistola piano, ma Pablo fece una cosa assurda: l’afferrò per il collo urlandole insulti e la spinse contro il muro e mezzo secondo dopo rabbrividì sentendosi il freddo della pistola contro la nuca.
“Carlos?” chiese sconvolto, lasciando immediatamente Josefina, ma lei urlò “Juan, no!” terrorizzata all’idea che potesse fare del male all’uomo che amava.
“Vattene” le disse senza neanche guardarla e Josefina, presa dal panico, andò a cercare aiuto e chiamò Mina che accorse sconvolta a casa loro. La scena che vide le fece un male terribile: Juan aveva messo Pablo esattamente nella stessa posizione in cui lui aveva appeso Josefina e lo fissava con uno sguardo spaventoso.
“Mi amor…calmati, ti prego” lo supplicò Mina senza fiato, terrorizzata da quella scena, ma lui non la guardò neanche, la scansò soltanto con il braccio libero. Per lei fu come risvegliarsi brutalmente da un sogno splendido: era felice con l’uomo che amava, voleva sposarlo e fare un bambino, ma quell’uomo non era il mostro che aveva davanti. Josefina non le aveva spiegato cosa fosse successo, le aveva solo chiesto aiuto con Juan e lei era corsa, ma le faceva un male terribile vederlo così crudele e violento. Pablo lo supplicava di smettere, provava a divincolarsi, ma Juan esattamente come un demone non mostrava nessun tipo di emozione e non si muoveva di un millimetro.
 Le scesero migliaia di lacrime e per qualche minuto non potè parlare, ma poi si disse che doveva riprovare, doveva farlo calmare, così asciugandosi gli occhi sussurrò piano  “Ti prego Juanito, lascialo, parliamone…” ma lui non la guardò neanche e ancora una volta la respinse, ma involontariamente usò troppa forza e lei finì contro la staccionata e a quel punto non ne potè più di quella scena e fuggì in casa. Aveva la nausea, era terrorizzata e con le mani tremanti chiamò Jen e le chiese di mandarle immediatamente qualcuno perché doveva andare via il prima possibile e poi si chiuse a chiave nella sua stanza e si accasciò in posizione fetale sul pavimento a piangere, come aveva fatto sempre da bambina, singhiozzando disperatamente al pensiero di essersi innamorata di un uomo violento, proprio come suo padre.
Vedete, Mina aveva accettato tutto di lui, e razionalmente sapeva che Juan aveva un temperamento aggressivo, ma era stata quella scena a spaventarla. Quel déjà-vu le aveva portato alla mente ricordi terribili, di tutte le volte in cui era stata appesa al muro da suo padre, e tutte le cicatrici che lei pensava sanate dentro di lei si erano spaccate insieme, distruggendo il fragile equilibrio che si era creata. Suo padre l’aveva picchiata sempre, da che lei aveva memoria, ma l’ultima volta l’aveva afferrata proprio come Juan teneva Pablo e le aveva addirittura rotto la testa a forza di percuoterla contro il muro perché Mina aveva un fidanzato. Si disse che probabilmente Juan aveva fatto la stessa cosa, che doveva averli visti ad amoreggiare ed era diventato pazzo, esattamente come quell’uomo che odiava così tanto e che l’aveva tormentata per tutta la sua vita, e si sentì tanto male da non riuscire a respirare.
“Mina…” le sussurrò lui piano, fuori alla porta. Aveva lasciato Pablo solo perché temeva di aver fatto del male a lei, ma non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo. La sentiva piangere disperatamente e il cuore gli faceva malissimo all’idea di averle provocato quelle lacrime, ma serio disse “ti ho fatto male?”
“Vattene Juan, è finita…” urlò tra i singhiozzi e a lui mancò un attimo l’equilibrio. Si sentì come se le gambe non riuscissero a reggerlo e appoggiandosi alla porta le sussurrò “…ma che dici ragazzina? Aprimi!”
“No, lasciami andare senza toccarmi…” gli disse spaventata e lui battè forte la testa contro la porta e sussurrò confuso “…che cosa diavolo dici? Adesso vuoi andare via? Ma stamattina volevi stare con me…”
Disse le ultime quattro parole con una voce talmente flebile da tradire l’inferno che stava provando, ma lei neanche se ne accorse.
“Basta, lasciami in pace…” sussurrò piangendo sempre più forte e solo allora Juan riuscì a forzare quella dannata porta, ma lei ebbe una reazione assurda: si spaventò e fuggì accanto alla finestra, spezzandogli letteralmente il cuore.
“Non ti faccio niente ragazzina…” disse, alzando le mani, con il cuore in gola, ma lei sembrava un animale selvatico che ha il terrore di essere ferito, rannicchiata in un angolo e tremante.
“Non volevo spaventarti o farti del male, scusa…” sussurrò pianissimo, ma lei scosse la testa e rispose “è finita Juan, è arrivata la mia macchina, lasciami andare…”
“vai dove vuoi” le disse piano, ma con un groppo in gola fortissimo. Nessuno dei due si mosse, però, e Juan capì: doveva averla spaventata tanto da farle credere che le avrebbe fatto del male se si fosse avvicinato. Adesso, per la prima volta Mina aveva paura di lui e niente gli aveva fatto mai tanto male, così per dimostrarle che non avrebbe fatto nulla, uscì dalla stanza e l’attese sulla porta.
“Mina possiamo parlarne, per favore?” le sussurrò piano, quando lei uscì dalla stanza, ma Mina non smetteva di singhiozzare e respirava malissimo, e disse solo “non ho niente da dirti” con una freddezza spaventosa.
 “…dimmi almeno perché. E’ finita perché ho picchiato Pablo, davvero?” e Mina si gelò.
“E’ finita perché i tuoi demoni hanno spaventato i miei…” sussurrò pianissimo dandogli le spalle, e il cuore di Juan nettamente si spezzò. Provò ad afferrarle la mano, allora, ma lei tremò spaventata e lui decise di lasciarla andare e sussurrò “non ti farei mai del male Mina, ti supplico ripensaci…”
Era la frase che suo padre le diceva sempre dopo averla ferita e lei fu letteralmente avvolta da un moto di disgusto e ringhiò “E’ esattamente quello che direbbe un violento per farsi perdonare, te lo garantisco. Ma ben presto inizierai a dire che è colpa mia, e che lo fai perché io non imparo le lezioni…”
“Possibile che tu abbia completamente cambiato idea su di me in due secondi?” le urlò ferito e lei scosse solo la testa.
 “Mi dispiace, ma c’è una cosa sola che ho giurato a me stessa Juan. Posso stare con un porco infedele, posso amare il peggior stronzo del mondo e posso sopportare di essere l’amante a vita, ma una sola cosa non posso proprio fare: dare il mio cuore ad una persona che potrebbe mettere le mani addosso a me o ai miei figli.”
“Mina io…” provò a dirle disperato, cercando in tutti i modi di fermarla, ma senza toccarla per non farle paura. La inseguì di sotto dove c’era tutta la sua famiglia, e quando lei aprì la porta che l’avrebbe fatta uscire da quella casa per sempre, le sussurrò “Mina ti prego, davvero, ti supplico. Sono disposto a qualsiasi cosa, ma non andartene…” ma lei scosse solo la testa e senza guardarlo sussurrò piano “Addio Juanito”.
Fuggì singhiozzando nella macchina che le aveva mandato Jen e lui rimase per un po’ a fissare il vuoto seduto nel patio. Provò a chiamarla, ma Mina aveva spento il cellulare. Le scrisse allora centinaia di messaggi, ma lei non li lesse mai. Disperata aveva deciso di chiudere ogni contatto con quell’uomo e così aveva chiesto ai suoi assistenti di procurarle un cellulare nuovo e un nuovo numero. Juan la cercò ovunque, con tutti i suoi mezzi, ma non riuscì ad incontrarla. Voleva dirle una cosa sola, soltanto che l’amava, e provò con tutte le sue forze a trovarla, passò serate intere fuori al portone di casa sua a New York, ma Mina sembrava sempre completamente irraggiungibile e dopo un po’ il povero pittore si convinse che fosse tutto un bellissimo sogno.
Nota:
Allora eccoci qui, con un capitolo triste. Avevate capito dei problemi familiari di Mina? E chi pensate abbia ragione? Fatemi sapere!
   
 
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