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Autore: martos95    04/05/2020    2 recensioni
Artù é morto, e la pace, a Camelot, sembra destinata a perire sotto i colpi di scure di una terribile profezia che la dea Freya rivelerà ad Emrys. Ma il destino non può essere mutato, non senza conseguenze, ed a volte, per quanto dolorose siano, le profezie devono essere rispettate. Un nuovo lungo viaggio tra il dolore ed il coraggio attenderà Emrys, ora più che mai Albion reclama il suo legittimo re.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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  CAPITOLO 2 : L’ALBA DI UNA NUOVA ERA
 
Era la sua prima notte al castello senza Artù, pensò, con la fronte appoggiata alla finestra dello studio di Gaius. La prima notte da quando era lì, in cui non aveva niente da fare. Nessun inseguimento, nessuno da sorvegliare, nessun incantesimo da dover imparare o armatura da lucidare, nessuna chiave da dover sottrarre dalle stanze di quello zuccone di Artù. L’aria gli sembrava di un’ insolita, strana immobilità e le sue membra, ancora una volta, faticavano ad arrendersi al sonno. Aveva persino perso l’appetito, e la sua ciotola di riso era ancora lì sul tavolo, eppure sembrava non preoccuparsene. Il suo respiro creò un alone sul vetro gelido e, pensieroso, vi disegnò un cerchio con le dita, poi un altro, e poi un altro ancora: 2 vicini che si intersecavano tra loro, ed un altro più sotto, che intrecciava entrambi. Domani, avrebbe fatto a Ginevra un nuovo regalo, nella speranza che potesse essere di buon auspicio per l’alba della nuova era che li stava attenendo. Avrebbe pagato oro per la certezza di dover correre, come ogni mattina da ormai qualche anno a quella parte, a svegliare il suo sire e doverlo letteralmente buttare giù dal letto con tutta la forza possibile. Scosse il capo quasi a voler scacciare quella malinconia, ripetersi che Artù non sarebbe tornato forse, prima o poi, avrebbe fatto effetto. Se si concentrava, poteva ancora sentirlo bofonchiare “Merlino vattene via” con una voce impastata dal sonno, e come sempre avrebbe dovuto rispondergli “Sire è ora, oggi avete una giornata piena di impegni”….. Certo, dopo avrebbe dovuto schivare un vaso volante, un cuscino o quel maledetto solito cucchiaino con cui Artù spesso lo minacciava, ma avrebbe pagato per rivivere tutto ciò, solo una volta ancora. Si scoprì a sorridere tristemente a quel ricordo, ed una ruga si increspò all’angolo destro della bocca. Chissà… forse un giorno, lo avrebbe rivisto. 
 
 
- “Merlino” disse Gaius riportandolo bruscamente alla realtà, “non riesci a dormire?” chiese, non troppo sorpreso di trovarlo sveglio. Gli si avvicinò piano, sospirò e si sedette faticosamente accanto a lui su uno sgabello. Gli anni cominciavano a pesargli addosso come un’armatura e le sue ginocchia diventavano sempre meno forti. “Mi sono sempre chiesto cosa ti passasse per quella mente complicata, ma credo dovresti smetterla di torturarti Merlino… è la legge del mondo. Ci sono destini che non possono essere arrestati….se così fosse, non godrebbero della gloria che meritano”. Disse appoggiandogli una mano sul ginocchio. “Dobbiamo andare avanti. Artù non vorrebbe che ci fermassimo proprio ora.”
 
Merlino annuì ma non rispose, sapeva che aveva ragione, ma doveva farci l’abitudine, ammesso che al dolore ci si potesse abituare. Continuò distratto a guardare nel vuoto di quella stanza buia e si inumidì le labbra con la lingua per cercare di ordinare in qualche modo alle lacrime di tornare indietro.
 
- “ come vuoi, io torno a dormire, spero tu ci rifletta meglio. Buonanotte Merlino” 
- “buonanotte Gaius”.
 
Ma Gaius restò lì nel letto a guardarlo seduto alla finestra, senza spiegarsi come quel ragazzo così gracilino potesse avere in sé la storia del mondo, come un corpo così minuto potesse possedere così tanta conoscenza, così tanta potenza senza esserne dilaniato. Il mago più potente del mondo, nel corpo di un ragazzo che non riusciva a darsi pace. Un ragazzo che portava sulle spalle il peso del destino di un amico e di un impero. Troppo per una sola persona, eppure, tra tutte le sue medicine, non ve n’era una per l’anima. Quella si cura col tempo, e col tempo soltanto. 
 
Si svegliarono entrambi alle prime luci dell’alba, e come ogni mattina, iniziarono a riordinare lo studio e a controllare i nomi dei pazienti da visitare, mettendo nella solita borsa di cuoio quanto necessario per il consueto giro di visite. Lo studio era un disastro, ma…a Merlino bastò uno schiocco di dita perché tutto tornasse immediatamente al proprio posto. Quando lo aveva fatto in passato Gaius si era infuriato, ma stavolta si limitò a guardarlo minacciosamente per poi sfociare in una fragorosa risata. “Va bene Merlino…ora puoi farlo” disse, alzando le mani in segno di resa, “ma non credo che la vasca delle sanguisughe si pulisca da sola, dubito che per quella ci sia un’apposita magia” e rise nuovamente.
 
- “allora vorrà dire che dovrò inventare qualcosa anche per quella ” rispose divertito il giovane mago. “Gaius… cosa farò io adesso? Resterò qui con te ad aiutarti?” chiese passandogli la borsa che intanto aveva riempito per lui.
 
- “se lo desideri….” Chiosò Gaius, mostrandogli con un solo sguardo, che quella sarebbe sempre stata casa sua.
 
“Gaius E’ permesso?” Tuonò la voce di sir Lion dall’altro lato della porta appena prima che Merlino potesse rispondere. 
 
- “Entrate prego, come posso aiutarvi di così buon mattino?”
 
- “sono qui per ordine della regina, vuole vedervi e….Merlino, vuole vedere anche te”
 
- “molto bene” disse Gaius. Merlino fece solo un cenno con il capo.
 
- “è bello rivederti Merlino, io…. Penso di parlare a nome di tutti noi, anche se solo io e Parcifal abbiamo l’onore di potertelo dire dal vivo. Ma sono certo che Galvano ed elyàn direbbero lo stesso se potessero”. 
 
- - “grazie sir Lion, è bello anche per me” ed i due si abbracciarono calorosamente. “Ehy ehy sir Lion, non sono un cavaliere” scherzò Merlino
 
- “ diciamo che è da parte di 4 amici” e gli diede un pungo sulla spalla in segno di affetto.
 
Entrarono in 3 nell’ampia sala che ospitava la ormai leggendaria tavola rotonda: Gaius e Merlino davanti, sir Lion dietro. Si inchinarono dinanzi a Ginevra e lei stessa li invitò a prendere posto. Gaius e Sir Lion si sedettero ai propri posti, quelli di sempre. Merlino invece, come di consueto,si sistemò in piedi accanto alla porta principale, esattamente dietro la sedia del re,ora occupata da Ginevra. 
 
- “Bene” Disse Ginevra alzandosi in piedi e girando sul proprio dito l’anello col sigillo reale per stemperare il nervosismo “questa è…” dovette schiarirsi la voce tremante di pianto, come se un colpo di tosse bastasse a lavar via il dolore dal cuore, “..la prima riunione del consiglio da quando Artù…non è più tra noi. Tante cose sono cambiate qui a Camelot da quando sul nostro regno è rischiarata l’alba di un nuovo giorno. Camelot non ha più nemici, e non è più nemica, dovrà prosperare in questa nuova luce… e sono sicura, che con l’aiuto di noi tutti, il disegno di Artù potrà dirsi presto realizzato.” “ Cavalieri”, prese fiato, “ Artù, ed Uther prima di lui, avevano bandito la magia da questo regno, ma si sbagliavano. E’ stata la magia che ci ha salvati tutti, è stata la magia ad arrestare l’avanzata dei sassoni, ed è stata la magia a fermare Morgana. Coloro che sono stati feriti dalla magia, alla fine hanno trovato la pace in essa ed è ad essa che devono essere grati per la salvezza di Camelot. Questa guerra ha dimostrato che non importa ciò che siamo, cavalieri,dame, re, servi…” si fermò incrociando per un attimo lo sguardo di Merlino, “importa chi scegliamo di essere con le nostre azioni, e con quelle soltanto” disse non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi. “Da vostra regina, annuncio la rinascita di Camelot in una nuova luce, una Camelot giusta, fondata sull’uguaglianza, sulla lealtà e sulla giustizia, che ora e per sempre, saranno i suoi simboli” “ Che a nessuno sia mai negato aiuto qui a Camelot, che nessuno debba mai più avere paura di essere ciò che è, o debba vergognarsene, Camelot darà a tutti una possibilità”.
Un fragoroso applauso risuonò nella grande stanza del consiglio, e l’euforia colse i cavalieri.  
 
- “ Un’ultima cosa ancora cavalieri….Questa tavola rotonda è così per un motivo preciso…ci insegna che tutti siamo uguali” Disse Ginevra accarezzando delicatamente gli intarsi della tavola accuratamente incisi, quasi come a voler cercare tra le trame del legno le parole che suo marito avrebbe usato. “…e che tutti dobbiamo continuare a camminare nella speranza di Artù e dei suoi valori dallo stesso punto di partenza. Ma…c’è una cosa che Artù,sono certa, vorrebbe che vi dicessi… per lui eravate più che cavalieri,eravate amici. Ognuno di voi in questa stanza era parte di lui, ed è in ognuno di voi che io, oggi, lo rivedo. Lui avrebbe voluto che vi ringraziassi, uno ad uno, per quello che avete fatto per il vostro re, per un amico, e per Camelot.” Un altro lungo applauso commosso seguì le parole della regina. “C’è una sedia vuota lì, tra sir Lion e sir Parcifal” Disse Ginevra indicandola con la mano. “ Quella sedia apparteneva a Galvano, ma io….vorrei offrirla a te Emrys, per quello che hai fatto per noi, per tutti noi…. E per quello che hai fatto per Artù. Sarebbe fiero di te, ma so che ha fatto in tempo a dirtelo.” Disse Ginevra fiera e solenne, dando le spalle a Merlino. 
 
Nessuno capì. Nessuno se non Gaius, che poggiò la sua mano su quella della regina esattamente accanto a lui accennando un sorriso conformtante.  I cavalieri cominciarono a bisbigliare confusi guardandosi intorno per cercare di scorgere quel vecchio barbuto vestito di rosso, aspettandosi che sbucasse da qualche angolo della sala. Merlino restò lì pietrificato ed incapace di dire qualunque cosa, si chiese ancora se stesse respirando. Solo ora aveva colto: il destino di Artù ed il suo si erano finalmente compiuti, ed una lacrima rigò ancora il suo volto quando Gwen si girò a guardarlo. La Magia sarebbe stata di nuovo la benvenuta.
 
- “Emrys… mia signora? Lo…stregone del tuono di Camlann?” chiese dubbioso sir Lion percependo lo stesso dubbio negli occhi degli altri cavalieri e guardando Ginevra con l’aria di chi crede di non aver capito. “ma…non abbiamo idea di dove sia, dalla battaglia nessuno lo ha più visto”.
 
- “non tutto è come sembra sir Lion, non è così Merlino?... potresti…spiegarlo tu.” Disse Gwen incamminandosi verso il mago e fermandosi a poca distanza da lui.
 
- “io…io…non credo di poter….” Disse Merlino in un flebile sussurro che a fatica gli uscì dalla gola, e che solo lei riuscì a sentire.
 
- “Artù avrebbe voluto così” rispose lei d’un fiato.
 
Merlino si incamminò piano, verso il posto vuoto di sir Galvano, nel silenzio generale, tra i volti che lo osservavano dubbiosi e desiderosi di una spiegazione. Proseguì verso il posto con lo sguardo basso di chi non avrebbe mai creduto di poter riuscire a convincere gli altri. Nella stanza piombò il silenzio, un silenzio così profondo che si sentì il rumore delle sue dita che sfioravano lo schienale della sedia con estrema incredulità, o della saliva che a fatica cercava di ingoiare in quella gola diventata secca tutto d’un tratto. 
 
- “ Non è facile per me spiegare….” Alzò lo sguardo terrorizzato ed incrociò quello di Gaius, quasi a chiedergli di suggerirgli le parole, ma ebbe in cambio solo un cenno del capo che gli suggerì che il tempo della verità era ormai giunto. “io….” E fece una lunga pausa in cerca delle parole più adatte, ammesso che vi fossero. “io vi chiederei di posare i vostri scudi davanti a voi, qui sul tavolo”. 
I cavalieri si guardarono tra loro straniti.
 
- “perché?” chiese sir Lion tra il sospetto ed una consapevolezza che cercava di voler trovare assurda.
 
- “ Sir Lion, fate come dice” Tuonò Ginevra.
 
E lui fu costretto a posare lo scudo dinanzi a sé, e così tutti gli altri. Merlino distese le mani aperte verso il centro della tavola, pronunciò a voce solenne un qualcosa di incomprensibile, e tutti gli scudi a punta , che prima recavano il drago verde simbolo di Camelot, divennero tondi, e sopra vi furono impressi 3 anelli: 2 vicini che si intersecavano, ed uno sottostante che si intrecciava ad essi. I cavalieri sobbalzarono all’indietro spaventati ed attoniti, qualcuno sguainò la spada, altri alzarono le mani in segno di difesa. Quel ragazzo, il servo del re….era uno stregone, era LO STREGONE. Ma prima che potessero dire qualcosa, Merlino prese la parola. “ Questi anelli rappresentano ciò che Artù voleva fosse Camelot; UGUAGLIANZA…” e con il dito ricalcò l’intarsio del primo cerchio, “ LEALTA”, e ricalcò il secondo….” E GIUSTIZIA”, ripercorse le linee del terzo. “ Questa era la Camelot che Artù sognava e per la quale è morto, ed è la Camelot che lui ha affidato a voi, a tutti noi. Mia signora….io non sono un soldato di Camelot, e non ho diritto a sedermi a questo tavolo. Sono sempre stato e sempre sarò, umile servo del mio re….e vostro, fino a che vorrete, ma…questo posto è di Galvano, è di elyàn, è di Lancillotto… e di tutti coloro che sono morti per un’idea che era Camelot….. Anche loro erano miei amici, ed anche loro combattevano per il sogno di Artù. Mi dispiace non abbiano fatto in tempo a vederlo realizzato. “Miei signori, questo scudo….” Si fermò, prese lo scudo con entrambe le mani e lo rivolse verso di sé, “…spero possa sempre ricordarvi chi siete, per chi avete combattuto, per quali ideali i vostri amici hanno perso la vita”. Ed alzò lo sguardo verso i cavalieri… “Artù non sarà morto invano se ognuno di noi ricorderà quello che siamo, e quello che diventeremo in suo onore. La Camelot che agognava, è appena risorta. ….” E per un attimo, mentre pronunciava quelle parole, in quello stesso scudo, avrebbe giurato di aver visto Artù accanto alla sua immagine annuire sorridendo.
 
- “Merlino tu….” Provò a chiedere Lion scuotendo lentamente il capo e non riuscendo a completare la frase, quasi a volersi convincere del contrario…
 
- “ Sì, Lion… Io. È me che avete visto su quella rupe. Quel tuono…è stata opera mia. “ disse quasi sentendosi in difetto. “Mi dispiace non avervelo detto prima, ma….non potevo, spero che questo non cambi la vostra fiducia”.
 
Lion si accasciò pensoso sullo schienale della sedia, e Parcifal incorciò il suo sguardo con un’espressione confusa e sconvolta. Quante volte erano stati in compagnia di quel ragazzo… quante battute di caccia, quante spedizioni. Quante volte lo avevano preso in giro, o trattato duramente, eppure…non si erano mai accorti di nulla, non lo avevano nemmeno sospettato.
 
- “Artù lo sapeva?” chiese Parcifal non riuscendo a guardarlo negli occhi.
- “no Parcifal….gli è stato rivelato al momento opportuno” rispose Merlino stringendo i pugni. 
 
Parcifal annuì ad occhi bassi, sospirò, si alzò in piedi e disse “non mi importa cosa sei Merlino, o chi sei…. Io sarò con te per Camelot”.
 
- “anche io” rispose sir Lion destandosi e battendosi il pugno sul petto. E tutti presero a seguirlo.
 
Un raggio di sole illuminò il trono di Artù, e tutti i cavalieri alzarono le spade in nome del proprio re, giurando fedeltà a quegli anelli incisi nel ferro del proprio scudo. "Ora e per sempre" urlò sir Lion, "ora e per sempre" risposero tutti gli altri. Ognuno in quella stanza sapeva che nulla sarebbe più stato come prima, e che Artù avrebbe vegliato su di loro. 
   
 
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