Film > La Maschera di Ferro
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Autore: JennyPotter99    05/05/2020    0 recensioni
Quanto sto per narrarvi in parte è leggenda, ma una cosa almeno è realtà. Quando i cittadini francesi insorti distrussero la Bastiglia, scoprirono nei suoi archivi questa misteriosa iscrizione: "Prigioniero numero 64389000 - l'uomo dalla maschera di ferro".
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ci avviciniamo al cibo e Luigi mi porge un grappolo d’uva.- Forza, mangia.-
Ogni volta che i miei occhi si posano su qualcosa da mangiare, penso ai bambini che non hanno nemmeno un pezzo di pane e mi passa la fame.
Luigi lo sa e mi guarda male.- Che stai aspettando?-
Lo poso.- Non ho fame.-
Si irrigidisce tutto e strappa un grappolo, per poi afferrarmi la bocca e spingercelo dentro.- Ho detto mangia!- esclama, digrignando i denti.
Sono costretta a mandarlo giù a fatica, anche se tossisco.
Luigi viene chiamato da D’Artagnan e si allontana.
Successivamente, Aramis appare dal nulla e riempie un calice d’acqua.- Tenete.-
Lo prende e bevo tutto, liberandomi finalmente la gola.
-Grazie.- gli dico, riprendendo fiato.- Siete ancora qui?-
-Sì, volevo darvi questo.- Si toglie la collana e me la mette in mano, con un sorriso rassicurante.- Serve più a voi che a me.-
Probabilmente ha ragione: solo Dio può salvarmi dalla situazione in cui sono, anche se le mie preghiere sono inutili.
La chiesetta dietro al castello sa che ogni tanto vado a fargli visita.
La maggior parte delle volte ci trovo anche la regina Anna.
Prega spesso, non so per chi.
La cosa curiosa, è che sulle banchine, ogni volta, la regina ci trova una rosa rossa.
Prima mi porto il crocifisso al cuore e poi lo indosso: in un certo senso, mi fa sentire più al sicuro.
D’Artagnan è preoccupato per i Gesuiti che continuano ad insorgere per la città.
Pensa che sia stato un gesto sconsiderato quello di Luigi di organizzare una caccia al maiale.
Un barbaro gioco in cui un povero maialino corre per i giardini, con legato al collo un banale gioiello che qualcuno dovrà acchiappare per accaparrarselo.
Raoul corre via insieme agli altri, lasciando Christine da sola.
Quanto vorrei che lei prendesse il mio posto.
D’Artagnan si accorge del mio macabro aspetto e mi viene incontro.- Dovreste mangiare qualcosa.-
Scuoto appena la testa.- Non riesco, D’Artagnan.-
Mi porge il suo braccio.- Facciamo una passeggiata?-
Sono rari i momenti in cui qualcun altro della corte, che non sia Luigi, mi dà attenzioni.
Nessuno, invece, nota la mia sofferenza.
-Probabilmente vi starete chiedendo perché il re non vi ancora cacciato dalla corte.- mi dice lui, mentre ammiriamo le fontane.
-Non so se mi faccia piacere essere la sua favorita.- commento, guardandolo negli occhi: nei suoi, azzurro chiaro, vedo qualcosa di familiare, ma non so cosa.
E in quel momento, incrociandoli, mi ricordo il perché ho accettato di essere la sua dama di corte.
Io e Luigi siamo cresciuti insieme.
E più passavano gli anni, più io mi innamoravo di lui.
Ma lontani sono i giorni in cui mi ricordo di aver mai provato qualcosa che fosse vicino ad essere amore per Luigi.
Ora provo solo disprezzo e odio.
No, non è vero.
Nel profondo del mio cuore lo amo ancora.
Ho sentimenti contrastanti.
-So quanto voi cosa avete sentito per Luigi, in passato. Vi ho visto crescere e correre in questi stessi giardini. Dovete avere pazienza con lui…Tutt’ora, io ho la speranza che possa divenire un grande re, un giorno.- continua D’Artagnan, mentre arriviamo alla cappella.
Proprio lì, dietro una piccola fontana, Christine e Luigi stanno parlando.
Improvvisamente però, sia io che D’Artagnan vediamo uno strano uomo dietro l’angolo: è malconcio e stretto tra le mani ha un pugnale affilato.
A quel punto, capiamo che ha intenzione di colpire il re alle spalle.
Il moschettiere estrae la sua spada e gliela tira contro, come una freccetta, colpendolo al petto.
Luigi sobbalza e l’uomo cade a terra.
D’Artagnan si avvicina per vedere se Luigi stia bene e anche io.
-Gesuiti.- borbotta Luigi, prendendo il suo stesso pugnale e piantandolo dritto nel suo cuore, dandogli il colpo di grazia.
A quel punto capisco che D’Artagnan aveva ragione ad essere preoccupato.
***
Nel cuore della notte, tra le lenzuola, mi rendo davvero conto di come sia la situazione.
La gente sta arrivando perfino al punto di voler uccidere Luigi per il cibo.
Capisco che è ora di fare qualcosa.
Di fare la mia parte.
Dio mi proteggerà, ne sono sicura.
Nella mia camera, c’è un passaggio segreto, dietro un quadro, che conduce alle cucine.
Dietro l’armadio, quello che Luigi usa per venire dalle sue camere nella mia.
Infine, posteriormente ad un affresco, un passaggio che arriva alla sala da pranzo del re.
Uso quello per la cucina: prendo un cestino e ci metto tre pagnotte di pane, silenziosamente, anche se la servitù non c’è.
Lo copro con telo e uso uno dei miei mantelli per uscire dal castello indisturbata, nell’oscurità.
Attraverso il villaggio e vedo per strada una famiglia composta da una mamma e due gemelli: sembrano non avere casa e sono magri quanto un chiodo.
Prendo un po' di pane e glielo porgo.
Non basta per l’intera città, ma almeno so di aver aiutato qualcuno.
Quando si fa l’alba però, i cittadini sono sempre più arrabbiati: non solo perché non hanno da mangiare, ma perché gli è stato distribuito cibo marcio.
Seguo la calca di persone che corre furiosa verso il castello, ma i moschettieri, fermi, non gli permettono di avanzare.
A quel punto, ecco uscire D’Artagnan, ascoltando le loro lamentele.
Mi copro il volto con il cappuccio, per non farmi riconoscere.
Ad un tratto, un contadino gli tira contro un pomodoro.
Ma prima che lo colpisca, il moschettiere estrae la spada ed esso va a conficcarsi nella lama.
D’Artagnan lo assaggia e poi lo sputa.- Avete ragione, è marcio.- urla verso il popolo.- Parlerò io stesso con il re.-
Prima che chiudano i cancelli, mi intrufolo e torno a corte, mischiandomi tra i moschettieri.
Se Luigi mi avesse scoperto, mi avrebbe fatto ghigliottinare, come minimo.
Ma voglio appellarmi al mio coraggio.
Semmai ce ne sia rimasto un po'.
   
 
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