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Autore: se solose    05/05/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lorenzo mi ha chiesto di non andarmene a spasso per la città, data la gravidanza, e io gliel’ho accordato. Salvo casi strettamente necessari. Portare una sacca piena di monete da distribuire ai poveri alle porte della chiesa mi sembra davvero strettamente necessario. Sono certa che Lorenzo non si accorgerà neanche della mia piccola fuga da Palazzo.
Guardo fuori dal finestrino della carrozza, ho la tenda aperta, non voglio perdermi i raggi di sole di questa bellissima giornata, seppure fredda. Le strade pullulano di gente, le voci riecheggiano nelle orecchie ma non riesco a percepire nessun discorso. Sorrido alla cupola che ci guarda dall’alto della sua bellezza.
Nel riabbassare gli occhi qualcosa cattura la mia attenzione, proprio davanti Palazzo Vecchio. Lorenzo è fermo e sta parlando con qualcuno. Una fitta mi trafigge da parte a parte il petto.
Riconoscerei quei capelli corvino acconciati con eleganza ovunque, tante volte li ho sognati nei miei incubi peggiori. Si guardano, si sorridono e non posso fare altro che notare la loro complicità. Pensavo di aver superato quei momenti, quel senso di inadeguatezza provato negli anni della mia gioventù. Lorenzo aveva detto addio a quella donna e al suo letto tanti anni fa, eppure, sono sempre stata convinta che, in cuor suo, lui non l’abbia mai davvero dimenticata. Potranno essere anche semplici paure, le mie, ma ogni volta che provo a mettermi a paragone di quella donna così raffinata, io perdo.
Oh, la mia insicurezza.
 
Scendo dalla carrozza mancando il gradino, se non fosse stato per la prontezza di Vanni sarei sicuramente caduta a terra. Gli sorrido, in rimando ricevo un’occhiata preoccupata.
Vanni è al servizio di mio marito, della nostra famiglia, praticamente da sempre. Oserei dire che è il suo più fidato alleato in tutta questa follia di trame e complotti e, da diverse settimane, da quando ha scoperto della mia gravidanza, Vanni è al mio fianco. Lorenzo mi ha detto che non si fiderebbe a lasciare la mia sicurezza nelle mani di nessun’altro per sostituirlo a lui. E’ un pensiero molto dolce.
 
Arrivo nella mia stanza di corsa, non riesco a rispondere neanche a Lucrezia tanto il fastidio di un conato di vomito. Arrivo alla mia tinozza giusto in tempo.
Lucrezia, che mi aveva seguito assieme ad una delle cameriere, mi passa una mano sulla schiena. Porge la tinozza sporca alla donna che esce dalla stanza, mi prende una mano e mi fa accomodare sulla sedia poco distante, vicino la finestra, porgendomi un bicchiere d’acqua. La mando giù a grandi sorsi e sento l’acido bruciare nella gola.
“Ti senti meglio?” E’ sempre premurosa.
Ancora non riesco a parlare, ma annuisco per evitare che si preoccupi ulteriormente. Poso d’istinto una mano sul ventre, come ad accertarmi che tutto sia in ordine.
“Preferisci che chiami il medico, Clarice?” mi chiede ancora, capendo la mia ansia.
“Sono certa che sia tutto in ordine, ma preferirei che me lo confermasse” dico con il cuore in gola e lei mi sorride di rimando. Esce dalla stanza chiamando uno dei messaggeri.
 
Lorenzo irrompe nella stanza in modo prepotente, seguito dalla madre.
“Lorenzo!” lo chiama con fare di rimprovero.
“Ho visto il medico uscire da Palazzo” si precipita verso di me.
“Che succede?” Continua a fissarmi senza preoccuparsi delle proteste della madre.
“Sto bene” mi passo una mano sul ventre, rettifico le mie parole “Stiamo bene, non preoccuparti”
Gli poso una mano sulla guancia e sento i suoi muscoli distendersi e la tensione calare mentre si siede al mio fianco. Guardo Lucrezia e capisce che può uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
“Quando l’ho visto alla porta io…io…ho pensato subito al peggio” chiude gli occhi e poggia la mano sulla mia prima di stamparle sopra un lungo bacio, la sposta fino a portarla al cuore dove posso sentirlo correre veloce, come un cavallo nel più verde dei campi.
“Perché è venuto?”
“Questo pomeriggio ho avuto il lieve malessere e, in via precauzionale, ho lasciato che mi visitasse” gli spiego.
“Perché non sono stato informato?”
“Ho pensato che non ci fosse bisogno” replico, ma Lorenzo è già furente.
“Questo dovrei deciderlo io, non trovi? Mia moglie, incinta, sta male e tu pensi che non ci sia bisogno che venga informato?”
Lo vedo andare su tutte le furie e questo non migliora certo il mio stato d’animo o di salute. Il pensiero vaga all’incontro a cui ho assistito e tutto quello che vorrei fare sarebbe rivangare il passato.
“Sapevo che eri molto impegnato” sottolineo con fare ironico e Lorenzo coglie la mia frecciatina perché il suo sguardo si fa interrogativo.
“Avrei rimandato qualsiasi impegno” dice deciso.
“Anche se avevano a che fare con Lucrezia Ardinghelli?” Lo dico senza pensare, è uscito dalla mia bocca senza che potessi controllarmi. Odio sentirmi in questo modo, odio dover tornare indietro in un passato che mi fa stare male, che mi fa sentire una bambola in un gioco di potere più grande di me. Vedo Lorenzo aprire bocca per poi richiuderla, non sa neanche lui cosa dire.
“Vi ho visti, mentre parlavate davanti il palazzo dei Priori” spiego, per dare una logica a quelle parole che altrimenti sarebbero potuti essere i deliri di una moglie insicura.
“Stavamo solo parlando”
“Ho degli occhi che sono in grado di vedere, Lorenzo” dico in modo acido, ormai sono un fiume in piena.
“Clarice, sai bene come la penso su questo argomento. Non ho intenzione di tornarci ancora una volta”
“Se tu la incontri a mia insaputa, sono cose che mi riguardano. Sai anche tu come la penso su questo argomento e non ho intenzione di cambiare il mio punto di vista” Mi alzo dal letto furente. E’ facile voler chiudere una conversazione quando si sa di avere la ragione contro e non ho intenzione di cedere.
“Clarice, ti giuro sul mio cuore che niente è stato fatto a tua insaputa, alle tue spalle. Ci siamo incontrati per puro caso”
Cerca di calmarmi prendendomi i polsi portandomi ancora a sedere. Si inginocchia tenendo il mio viso, pieno di lacrime, tra le mani.
“Clarice non c’è niente di più che un semplice ricordo d’affetto tra me e Lucrezia”
La mia emotività mi distrugge e le lacrime non accennano a fermarsi. Lorenzo sta facendo il possibile per calmare il mio stato di ansia e questo peggiora le cose perché non riesco a distinguere se le sue parole siano veritiere. Sposto il viso dalle sue mani, mi asciugo le lacrime salate con la manica della veste.
“Ho bisogno di riposare adesso”
Ho un tono di voce piatto, quasi apatico. Non capisco bene come siamo arrivati ad avere questo diverbio, il punto è che c’è stato e non si può tornare indietro. Il forte ronzio nelle orecchie fa in modo che tutto prenda una piega ovattata, anche se Lorenzo non proferisce parola. Si limita ad annuire, a guardarmi come si fa con un pazzo, con estrema accondiscendenza, fino ad uscire dalla stanza lasciando la porta leggermente accostata.
   
 
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