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Autore: ballerina 89    05/05/2020    2 recensioni
Emma e Killian dopo le disavventure di Camelot e quelle dell’oltretomba tornano finalmente a casa ma non sono soli. C’è un piccolo ospite con loro, un ospite speciale... un ospite salito a bordo proprio nel periodo a loro più buio... seguitemi per capire di cosa si tratta.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per comunicare la lieta notizia alla famiglia aspettarono qualche tempo, non che non volessero condividere la loro gioia... al contrario, non stavano nella pelle, sopratutto Killian, ma con tutto lo stress subito a causa della loro ultima lotta negli inferi volevano essere sicuri che tutto procedesse nel migliore dei modi prima dei grandi festeggiamenti. Whale era l’unico oltre a loro due ad essere messo al corrente della cosa e fu lui il primo a dire ad Emma di stare molto riguardata: il bambino, in base alle analisi svolte, stava bene ma anche lui voleva evitare tutte quelle possibili problematiche che nel prime trimestre erano più consuete manifestarsi. 

Rallentare i ritmi senza far sospettare gli altri non fu semplice ma riuscirono comunque nell’impresa inventando qualche piccolissima bugia a fin di bene. Killian aumentò i suoi orari in stazione facendo più turni di pattuglia mentre Emma nonostante continuasse a lavorare anche lei, non potevano far insospettire David che ogni tanto continuava a lavorare con loro, si limitava più che altro al lavoro di ufficio. Per la prima volta da quando era diventata sceriffo  tutte quelle scartoffie che tanto odiava erano in ordine e pronte per essere inviate ma questo avrebbe potuto ritorcerlesi contro: Regina aveva l’occhio lungo per questo genere di cose e e non ci avrebbe messo molto a fare due più due smascherandola pertanto, nonostante Emma fosse in pari con tutto, e addirittura  anche in anticipo, decise di inviare a Regina i moduli  che richiedeva volutamente in ritardo in modo da non dover rispondere a domande scomode. 

Andarono avanti in questo modo per un paio di mesi ma poi essendo quasi arrivata a metà del terzo mese di gestazione e avendo difficoltà ad entrare nella sua taglia 38 di jeans decise che forse il momento di dire la verità era arrivato. Preferiva di gran lunga essere lei a comunicare la notizia alla

Sua famiglia e sapeva benissimo che non sarebbe successo se avesse continuato ad aspettare

ancora. Andare in un centro commerciale a comprare nuovo guardaroba avrebbe portato con se l’ iconveniente di dover provare vestiti, sopratutto dovevo scegliere nuove taglie e questo avrebbe portato ad insospettire le commesse che non avrebbero esitato un solo secondo a fare un passaparola di notizie stuzzicanti che sarebbero presto arrivate alle orecchie dei suoi familiari. Conoscevano tutti Emma in città pertanto il tempo di nascondere il suo erede era ufficialmente concluso. Organizzò una cena intima in casa, l’unico che venne escluso momentaneamente fu Henry, volevano aspettare ancora un po’ per dirlo a lui e dopo averli rimpinzati di cibo per tutta la sera, avevano perso il conto di quante pietanze avevano assaggiato, anche se il cuore le batteva all’impazzata decise di confessare. 

 

La lieta notizia venne presa da tutti nel migliore dei modi, tutti tranne che da un membro: David! Lui a differenza degli altri i quali corsero tra pianti di gioia e euforia totale, ad abbracciare i futuri neo genitori, rimase seduto a tavola a scrutare sua figlia ma in particolar modo suo genero. I due non se ne accorsero subito visto il gran chiasso che il restante della famiglia stava facendo ipotizzando già se si trattasse di un maschietto o di una femminuccia ma quando i loro occhi incrociarono lo sguardo di David tutto fu più chiaro. 

  • papà... tu non dici nulla? - chiese timidamente Emma attirando involontariamente tutta l’attenzione dei presenti sul principe. 
  • Che vuoi che ti dica: brava? - rispose con riluttanza ricevendo una gomitata da sua moglie la quale lo richiamò subito all’ordine per quel commento del tutto fuori luogo. 
  • David!!!!!!!! 
  • Che c’è? Non posso neanche più esprimere la mia opinione? 
  • Emh... - guardanosi attorno Snow vide gli sguardi  di tutti puntati su di loro e capì che non poteva di certo discutere con suo marito li - David, tesoro, ti dispiacerebbe seguirmi un secondino in giardino per favore??? - gli propose alzandosi in piedi e avviandosi verso la porta. 
  • Possiamo parlare anche qui, non devo mica nascondermi. 
  • David per cortesia vieni fuo...
  • No mamma va bene, lascialo stare. - si intromise a quel punto Emma per poi guardare suo padre dritto negli occhi. Era ferita da quel suo modo di comportarsi ma cercò ugualmente di non farglielo vedere, non voleva mostrarsi debole. - c’è qualche problema per caso papà??? - aveva immaginato che sarebbe stato un po’ geloso della cosa,ma non si sarebbe mai aspettata una sceneggiata del genere da lui.  
  • No! - rispose andando dritto per la sua strada. Non era d’accordo, non doveva mica esserlo per forza. 
  • E allora???? Tutta questa riluttanza da dove viene fuori? 
  • Non sono riluttante Emma, semplicemente non sono d’accordo! Che c’è, devo esserlo per forza? - guardó sua figlia negli occhi mentre pronunciò quelle parole e per Emma fu come ricevere una coltellata in pieno petto. Credeva che suo padre avesse ormai accettato Killian, l’aveva aiutata addirittura a salvarlo.... perché si stava comportando in quel modo? I suoi occhi iniziarono a farsi lucidi nonostante stesse combattendo con tutte le sue forze per non piangere e come se non bastasse tutte le incertezze su quella gravidanza avute agli inizi tornarono a farsi sentire in maniera ancora più intensa. 
  • Amico aspetta un secondo!  - intervenne a quel punto Killian vedendo la sua donna in evidente stato di difficoltà. - Vorresti forse venirmi a dire che non sei felice di diventare nonno??? 
  • Certo che Sono felice di diventare nonno! Non mettermi in bocca cose che non ho detto pirata! - esclamò confondendo i pensieri di tutti. 
  • E allora qual’è il problema? Sono io per caso? No perché se il problema sono io David mi dispiace ma devi fartene una ragione. Amo tua figlia e non intendo minimamente farmi da parte solamente perché tu non mi accetti! 
  • Davvero mi stai chiedendo  quale sia il problema???? Non ci arrivi da solo? 
  • Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti in realtà! - anche Regian provò a dire la sua. 
  • Non è Killian il problema! - si limitò a dire. 
  • A no? E allora di che si tratta David??? 
  • Desidero di più per mia figlia, è un reato forse? non sono ancora spostai,  convivono da tre mesi forse??? E non per ultimo stanno insieme ufficialmente da quando? Un anno circa? È troppo presto per avere un bambino. 
  • Amico sei serio? - Non credeva alle sue orecchie, erano precipitati senza volerlo nel medioevo? 
  • Sono serissimo Killian! Serissimo... ma non mi aspetto di certo che tu capisca. 
  • Non sono mica stupido! 
  • No, ma non sei padre.... o meglio... - si corresse visto le circostante del momento. - Non lo sei ancora. Forse un giorno capirai quello che sto dicendo ma per il momento non puoi! Non sai cosa significa fare sacrifici per un figlio, spaccarsi la schiena per garantirgli un futuro felice.... puoi immaginarlo è vero ma non lo sai. 
  • Perché tu si papà???? - Emma si pentì nell’esatto momento in cui quelle parole uscirono l dalla sua bocca ma ormai era troppo tardi per rimediare alla gaffe fatta. Chiese immediatamente scusa,  aveva esagerato, ma dallo sguardo di David capì che quelle scuse non erano servite. Lo vide alzarsi dalla sedia, prendere le sue cose e avviarsi verso la porta d’ingresso. 
  • No Emma a quanto pare non lo so neanche io! Ci vediamo in stazione. - non le diede modo di replicare, uscì e andó via senza neanche aspettare sua moglie o suo figlio minore. 

Quella che doveva  essere una serata di gioia e festeggiamenti si rivelò con gran sorpresa di tutti una piccola faida di famiglia in piena regola. Emma presa dallo sconforto più totale scoppio in lacrime disperata e a nulla servirono le parole di incoraggiamento dei presenti. Suo padre le aveva voltato le spalle e questo la faceva sentire un vero schifo. Totnó a sentirsi come quando era imprigionata in quella  casa famiglia che tanto odiava e non riusciva a pensare ad altro che agli occhi delusi di suo padre nonostante gli altri provassero in ogni modo a spronarla. Mandó tutti via  avendo ormai perso la voglia di festeggiare e chiese addirittura a Killian di essere lasciata da sola. 

  • io non vado prorpio da nessuna parte, non ti lascio a casa da sola in queste condizioni! Scordatelo prorpio. - le disse cercando di farla Ragionare.
  • Ho detto che voglio restare per conto mio! 
  • E io ho detto di no! 
  • Vuoi restare qui????? - chiese lei con aria di sfida. 
  • Certamente! - rispose a tono
  • Bene allora vado via io! - prese la sua giacca di pelle rossa dall’appendi abiti e imitando i gesti di suo padre di poco prima tentó di uscire  di casa ma  Killian prontamente riuscì a piazzarsi  davanti alla porta impedendole di procedere oltre  - spostai! - gli ordinò.
  • Love per favore! Ci sei rimasta male, lo so, ma lo sai come è fatto tuo padre: se non si distingue dalla massa non è lui; e poi credi seriamente che mi avrebbe abbracciato e detto “compimenti genero” conoscendo l’antipatia repressa che prova nei miei confronti? Sei la sua bambina Emma, per quanto tu possa essere adulta, matura e indipendente resterai sempre la sua bambina e non credo che sia per nulla facile per lui accettare che un uomo ti porti via dalle sue braccia. 
  • Mah...
  • È così fidati! Come ha detto lui non saprò ancora a pieno cosa significa essere padre ma posso provare ad immaginarlo e fidati che se dentro di te sta crescendo una piccolina quello che ha fatto tuo padre stasera sarà niente in confronto a quello che farei io se solo mi ritrovassi al suo posto. - le fece davvero piacere sentire quelle parole. - Con questo non dico che do ragione a tuo padre, ci mancherebbe altro, dico solo che in fondo capisco perché abbia agito così. - le accarezzò il viso! - devi stare serena, domani di sicuro ti chiamerà per fare pace ma adesso però non farmi preoccupare ora ok? asciugati il viso e andiamo a dormire. Si vede lontano un km che sei stremata.
  • Killian io.... ti ringrazio per le belle parole, davvero, le apprezzo molto ma io ero seria prima... vorrei sul serio restare sola stanotte. Sto bene, tranquillo, ma ho bisogno di stare un po’ per conto mio. 
  • Love...
  • Non insistere ti prego. - sarebbe servito a qualcosa mettersi a discutere ancora? Assolutamente no, Ema era una capocciona, questo Killian lo sapeva bene e di conseguenza, pur di non farla stranire ancora di più, assecondó, anche se con un po’ di riluttanza, il suo desiderio. 
  • D’accordo, come vuoi tu amore mio ma ad una condizione:  che mi chiamerai semmai dovesse servirti qualcosa... qualsiasi cosa. 
  • Te lo prometto.... grazie! - si scambiarono un bacio a fior di labbra. 
  • Per te questo ed alto amore mio ma sia ben chiaro: che sia l’ultima volta che mi cacci da quella che ormai è anche casa mia e che mi tieni lontano da mio figlio!! - la fece ridere per l’espressione imbronciata che fece ma quella risata non bastó per nulla a tranquillizzarlo.  Le  diede un secondo bacio, più intendo questa volta, per augurale la buonanotte e per farle capire che non era arrabbiato o deluso da lei per quella richiesta e come promesso uscì di casa. Le aveva detto che sarebbe andato sulla jolly Rogers come ai vecchi tempi ma la realtà fu assai diversa. Decise di restare ad attendere l’alba seduto sui scalini del loro porticato, non aveva alcuna intenzione di lasciarla da sola, non si sentiva sicuro. Si mise ad osservare il cielo, le stelle e la strada completamente isolata. Storybrooke di notte era un vero paradiso, aveva solo un problema: quando c’era il vento era davvero freddo. Nonostante fossero ancora in estate c’era un vento fastidiosissimo quella sera e non potendone più  verso le tre del mattino, quando l’aria iniziò a farsi un po’ più gelida, decise di spostarsi da quegli scomodi scalini per trovare un po’ di riparo. non abbandonò la sua casa e la sua donna... si rifugiò all’interno del loro maggiolino giallo e attese che il sole sorresse. Il tempo sembrava non passare mai, le lancette dell’orologio non ne volevano sapere di camminare ma poi ecco che la sua attenzione venne attratta da qualcosa, o meglio... da qualcuno che gli fece perdere finalmente la cognizione del tempo. 
  • Ti credevo sulla jolly! - disse Enna una volta averlo raggiunto in macchina sorpresa si vederlo lì - cosa ci fai qui fuori? 
  • E me lo chiedi? Proteggo la mia famiglia in caso di necessità! - rispose con fare ovvio regalandole un magnifico sorriso. - tu invece che ci fai qui? Fa freddo, non dovresti uscire a quest’ora... potresti prendere un malanno. 
  • Stavo venendo da te! - confessò 
  • Da me? - chiese confuso non aspettandosi quella risposta. 
  • Già... volevo venire a chiederti scusa. Non... non mi sono comportata per nulla bene nei tuoi confronti poco fa. Tu non centri nulla con quello che è successo a cena Killian, non dovevo mandarti via. 
  • Oooh tesoro mio.... - la strinse a se - non hai fatto nulla di male credimi. Stare un po’ per conto prorpio è quello che alle volte serve per schiarirsi le idee. È tutto ok, davvero, non devi assolutamente scusarti con me. 
  • Si peró... 
  • peró cosa? 
  • Beh... non è solo per questo che stavo venendo da te... - disse lasciando la frase in sospeso e mettendo così curiosità all’uomo che aveva davanti a se. - io... 
  • tu? - cercó di spronarla. 
  • Beh io non sono più abituata a dormire da sola e... mi.... mi mancavi! - le sue guance diventarono rosse come due mele e Killian non poté non sorridere per quella sua inpacciataggine. Al tempo stesso però si sciolse al suono di quelle parole e senza aggiungere altro annullò le distanza che lo separavano da lei baciandola. 
  • Mi sei mancata terribilmente anche tu love ma se vuoi, per recuperare il tempo perso potremmo.... beh ecco.... potremmo rientrare in casa coccolarci un po’! - propose malizioso. - che ne pensi? 
  • Mmmh... idea davvero allettante capitano mah - scavalcò in maniera agile il cambio e il freno a mano  e andò a sedersi tra le sue braccia. - non mi va di aspettare oltre per potermi inebriare del tuo profilo e rientrare in casa ci farebbe perdere solamente del tempo prezioso. - intervallò le parole con dei baci sul collo  mentre contemporaneamente  sbottonó parte della camicia in modo tale da poter ammirare il suo petto scolpito. Killian rimase piacevolmente colpito dalla sua audacia e, come potete immaginare, non ne fece mistero. 
  • Mi piaci così intraprendente Swan! Se me lo avessero detto mesi fa che eri così maliziosetta sarei scoppiato a riderti in faccia! - la prese in giro.
  • Zitto e baciami. 

Un bacio ne portò via con se un altro, un altro e un altro ancora ed è così che finirono per trascorrere il restante della notte ad amarsi in quello stretto maggiolino. A nessuno dei due inportò più di tanto che con molta probabilità  il mattino seguente si sarebbero ritrovati con un fastidiosissimo mal di schiena, avevano sentito la mancanza l’uno dell’altra in quelle poche ore che erano stati distanti e avevano bisogno di rimediare. Grazie a lui Emma riuscì addirittura a cacciare i suoi fantasmi dalla mente per qualche ora ma questo non voleva di certo dire  che si fosse buttata la discussione di quella sera alle spalle o che non le importasse più. Aveva semplicemente messo il cervello in stand bye per una notte: avrebbe ripreso in mano l’argomento, a mente decisamente più lucida rilassata, solo quando ce ne sarebbe stata di nuovo l’occasione. 

Quando il mattino seguente arrivó staccarsi dalle braccia del suo amato pirata non fu affatto semplice ma non potè fare altrimenti: il lavoro chiamava e iniziare una nuova discussione con suo padre per un motivo così futile come un ritardo non le sembrava affatto una buona idea. Non si sentiva al massimo delle forse quel giorno, il nervosismo della sera prima non era ancora scomparso del tutto e come se non fosse abbastanza un leggero fastidio di stomaco aveva deciso di farle visita rendendola particolarmente suscettibile. Killian lo notò subito ma a parte consigliarle di rimanere a casa e riposare non disse altro: bastava un niente per farla scattare e non voleva di certo discutere con lei. Si auguró a mente sua che il caro principino non facesse niente di stupido nel vederla così ma a quanto pare il caro David non fu così intelligente come di solito vuole far credere. 

Quando Emma arrivò in stazione non lo degnò di uno sguardo: si mise alla sua scrivania e con un silenzio surreale  cominciò a trascrivere al pc una serie di noiosissimi fascicoli. 

  • buongiorno anche a te Emma! - esordì David in maniera del tutto sarcastica non sentendosi minimamente calcolato. A mente sua era Emma quella in torto e di conseguenza era lei che avrebbe dovuto fare il primo passo. La ragazza però non sembrava dello stesso avviso: non rispose alla sua provocazione e non lo fece neanche le successive volte che lui in qualche modo cercò di attirare la sua attenzione. Era immersa nel suo lavoro, o almeno così sembrava  e nulla sembrava suscitare il suo interesse. 

Il caro David mollò la presa per un po’ e la lasciò stare, se non aveva intenzione di parlare non poteva di certo costringerla... ragione o torno che avesse era comunque sua figlia e non voleva di certo farle fare qualcosa contro la sua volontà. Aveva un pochino esagerato anche lui con le parole in fondo, per quanto potesse essere giusto il suo pensiero non si era prorpio comportato come un padre amorevole e di questo ne era consapevole e allo stesso tempo dispiaciuto. Avrebbe dovuto approcciarsi in maniera diversa con sua figlia e forse lei non sarebbe arrivata al punto di dire tutte quelle atrocità. L’aveva  abbandonata per darle opportunità migliore, se avesse saputo a cosa l’avrebbe mandata in contro molto probabilmente non l’avrebbe fatto e l’avrebbe tenuta con se ma il punto è che lo credeva ormai un argomento superato. A quanto pare però non era così... lei non lo aveva ancora perdonato per averla lasciata da sola ad affrontare la vita.  La osservò lavorare per più di un’ora senza dire neanche mezza parola poi però provò a tornare all’attacco: quel silenzio lo stava distruggendo dentro e doveva far qualcosa. Lasciò da parte il rancore e le paure della sera precedente e provò solamente a fare il papà, in fin dei conti per quanto arrabbiato potesse essere lei era comunque la sua bambina e tra i due era lui il più grande, sortilegio a parte... spettava a lui in quel momento  abbassare la testa per primo e cercare per quanto possibile di risolvere le cose rasserenando gli animi della sua bambina . 

  • Sto andando da Granny, voi... vuoi un caffè? - disse  rompendo il ghiaccio, non aveva minimamente pensato alla storia  gravidanza o non le avrebbe proposto un caffè, ma lei a prescindere da tutto non lo degnò di uno sguardo neanche in quella circostanza: rimase con gli occhi incollati al pc come se oltre a lei non ci fosse nessun’altro nella stanza... - Deduco sia un no! - il primo tentativo era dunque fallito ma David non aveva minimamente intenzione di arrendersi.  Prese a parlare a vanvera: parlò del tempo, del lavoro, di Neal e dei suoi buffi comportamenti.... niente sembrava attirava la sua attenzione e di conseguenza, non sapendo cos’altro fare, decise di andare dritto al punto. “È  la soluzione migliore” pensò tra se e se, non poteva immaginare però che quel piccolo scambio di parole avrebbe trascinato con se un problema assai più grave. 
  • Signorina guarda che dovrei essere io quello più arrabbiato tra i due! - disse prendendo la situazione di petto. la vide trattenersi: con una mano stringeva il mouse del pc come a volerlo rompere e con l’altra tamburellava nervosamente con le dita sulla scrivania. Aveva ottenuto la sua attenzione finalmente ma ancora non bastava a farla parlare: doveva fare di più.- Non sono state proprio belle parole quelle che mi hai detto ieri sera non trovi? 
  • Non posso parlare, se non lo vedi sto lavorando e vorrei essere lasciata in pace.  - rispose con voce bassa.  
  • Non morirà nessuno se lascerai per due secondi quei fascicoli sul tavolo. 
  • Allora diciamo che non voglio parlare: va meglio così? È più chiaro il concetto? - replicò alzando leggermente i toni ma mantenendo comunque un certo contegno. 
  • Dobbiamo farlo però perché io non sopporto questo clima di tensione con te! Ieri...
  • POTEVI PENSARCI PRIMA DI VENIRE A SPUTATE FANGO SULLA MIA VITA!!!!!! 
  • Emma.... 
  • NOOOO! EMMA UN CAVOLO! NON PUOI DIRMI CHE NON ACCETTI LA FAMIGLIA CHE MI STO COSTEUENDO, ESORDIRE CON UN “brava” IRONICO E POI VENIRE A FARE L’AMICO O IL PAPARINO AMOREVOLE!  
  • Tesoro mio hai frainteso le mie parole, io non  volevo assolutamente crit...
  • NON MI INTERESSA QUELLO CHE VOLEVI O NON VOLEVI FARE OK? DEVI LASCIARMI IN PACE! NON VOGLIO PARLARE CON TE! - nel dire quell’ultima frase prese il foglio che teneva tra le mani e dopo averlo accartocciato in maniera nevrotica lo lancio nel cestino con una cattiveria talmente assurda  che della magia uscì dalle sue mani creando una sfera di fuoco che andò a bruciare tutto il contenuto che vi era nel cestino. Rimase di stucco nel vedere ciò che aveva appena combinato ma oltre a fissare incredula le sue mani e il cestino ormai in fiamme non riuscì a fare altro. Fu David a prendere in mano la situazione vedendo sua figlia conpletamente sotto shock: prese l’estintore e allontanandola da lì spense  il piccolo incendio prima che divampasse. 
  • Ecco fatto! È tutto ok! - disse una volta aver riportato la situazione alla normalità ma questo non basto a far riprende Emma dal suo stato di trans. Era nel panico, bianca in volto e le sue mani tremavano quasi a far paura. Le si avvicinò per poterle prestare aiuto, ne aveva davvero bisogno, ma non riuscì a dire o a fare nulla che vide sua figlia portarsi una mano alla bocca e correre in direzione del bagno. La raggiunse, non voleva lasciarla da sola dopo quello che era successo,  ma venne cacciato in malo modo e di conseguenza attese dietro la porta nella speranza che uscisse al più presto. 
  • Ti senti meglio? - le chiese David quando mezz’ora dopo la vide finalmente uscire ma la sua era una domanda retorica... si vede lontano un miglio che non stava bene affatto. 
  • Io.... io non... - non riusciva neanche a parlare tanto era lo shock... continuava a fissarsi le mani impaurita come poche volte nella vita. 
  • Vieni a sederti, vuoi dell’acqua? Posso fare qualcosa per te? - anche David era parecchio preoccupato da quanto visto e lasció immediatamente ogni tipo di conflitto esistente per dedicarsi completamente a sua figlia. 
  • Chiama Killian.... - fu l’unica cosa che riuscì a dire. Aveva bisogno di lui in quel momento, aveva bisogno di lui più di qualsiasi altra cosa. Non era normale quello che era successo e prima che il suo cervello iniziasse a vagare per meandri oscuri bisognava che qualcuno la tenesse con i piedi per terra. Solo Killian era in grado di tenerla ancorata alla realtà pertanto aveva bisogno che la raggiungesse quanto prima. David non se lo fece ripete due volte: chiamò suo genero dicendogli di raggiungerlo immediatamente dopodiché, mentre Emma era ancora distratta, chiamò anche sua moglie e regina! Quanto visto non lo faceva star per nulla tranquillo e di conseguenza aveva bisogno che qualcuno smentisse ogni suo presentimento negativo riguardante la cosa. Il fuoco non era assolutamente un elemento magico per definizione “buono” e se sua figlia aveva iniziato a far uscire sfere infuocate dalle mano voleva dire solo una cosa: la tranquillità a Storybrooke era finita.
  
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