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Autore: VigilanzaCostante    05/05/2020    2 recensioni
500 parole in cui Dean si sente estremamente ordinario, ma Luna lo prende per mano e gli scaccia via tutti i Gorgosprizzi.
Flashfic
[Dean Thomas/Luna Lovegood]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Thomas, Luna Lovegood | Coppie: Dean/Luna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Stupefacente
 
 
"Perché non c'è
Nulla di più stupefacente di te
Dovevo starti lontano
Ma tu mi hai insegnato a volare
E non importa se cado
Neanche se mi farò del male"
- Stupefacente, Frah Quintale
 

“Dean! Dean, aspetta!”
La voce trasognata di Luna risuonava per quei corridoi estremamente vuoti e silenziosi. Nella Sala Grande la gente festeggiava per la morte di Voldemort, i parenti delle vittime si stringevano intorno a quei corpi congelati nel tempo.
Dean correva alla ricerca di un momento di solitudine, di respiro.
Non poteva sopportare il volto tumefatto di Neville e Seamus, che da veri guerrieri avevano tenuto testa alla guerra dall’interno. Non poteva sopportare l’Ordine della fenice dimezzato, i Weasley intorno al corpo di Fred, Harry scombussolato e ferito ma vincitore.
Lui era scappato, come un vigliacco. Non aveva potuto fare niente se non disperdersi nei boschi per allontanarsi di più da quel mondo magico che l’aveva accolto e poi ripudiato.
Ma Luna lo stava seguendo, a passi leggiadri ma inconfondibili. Impari a riconoscere i passi della persona con cui hai cercato di guarire le tue ferite di guerra. Proprio lei, quella Luna, che per chissà quanto tempo era stata rinchiusa in quella cella umida a Villa Malfoy. Luna che da Fleur e Bill gli aveva ridato un barlume di speranza, che con quei suoi orecchini così buffi lo aveva fatto per la prima volta sorridere e che non smetteva, ora, di scrutarlo con quegli occhi trasparenti, vivi.
Era genuina, Luna, pura. Aveva un modo di fluttuare tutto suo, di ergersi nella sua personalità fuori dall’ordinario. Dean, al contrario, era ordinario. Uno come gli altri, un ragazzo normale.
Se a 11 anni non avesse scoperto di essere un mago, probabilmente si sarebbe iscritto a un istituto scientifico, pur amando disegnare. Avrebbe evitato il liceo artistico per paura di non essere accettato nella sua monotona ordinarietà. Eppure, lui amava disegnare.
Forse il destino d’essere un mago lo aveva salvato da una vita che non avrebbe mai voluto davvero. Ma essere un mago lo aveva anche ferito, distrutto, deluso. Sempre un passo indietro, come figlio di Babbani, tanto poi da dover darsela a gambe per non essere ucciso. Come solo e unico crimine d’essere nato.
“Hai troppi Gorgosprizzi intorno, Dean.”
Dean, senza neanche accorgersene, ridacchiò e strabuzzò gli occhi contemporaneamente. Luna lo sorprendeva sempre. Anche dopo una battaglia, con quegli occhi carichi di parole, ma sinceri.
Era innocente nei suoi sentimenti più puri, innocente nel prendergli la mano e accarezzargli il palmo con il pollice, innocente nel sorridergli per tentare di rassicurarlo.
E forse, Dean, poteva accettare di non essere ordinario, goffamente in piedi a quella ragazza così particolare. Erano proprio goffi, nel loro immacolato silenzio: erano lì, lontani dalla gioia e dal dolore, fermi in un corridoio vuoto, a tenersi per mano.
Dean sospettava di non avere più nessun Gorgosprizzo per la testa. Luna li aveva cacciati via tutti.
 
   
 
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