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Autore: RyodaUshitoraITbis    05/05/2020    3 recensioni
Zootropolis, 2035.
Un anno dopo essere ritornato per dare l'ultimo saluto a sua madre, Nick ha ripreso a lavorare come agente del corpo di polizia cittadino al fianco di Judy, in modo da instaurare un rapporto più profondo e duraturo non soltanto con lei, ma anche con il suo primogenito Nicholas. Nel frattempo, dovranno avere nuovamente a che fare con due vecchie conoscenze e sventare una nuova, terribile minaccia che rischia ancora una volta di gettare nel caos la metropoli in cui ogni mammifero - almeno in apparenza - può aspirare a diventare ciò che desidera.
Riusciranno i nostri eroi in divisa a proteggere i loro cari da questo pericolo e a chiudere definitivamente i conti con gli errori commessi in passato?
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellwether, Doug, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XIX

Corsa contro il tempo

 

(dal punto di vista di Judy)

 

Nick e io siamo pronti a riprenderci i nostri figli. Indossiamo entrambi delle protezioni a prova di proiettile sopra i nostri abiti civili, dal momento che non abbiamo avuto a disposizione né il tempo né tantomeno il luogo per poterci cambiare in modo appropriato. Nel mio caso, si tratta essenzialmente di una versione potenziata della divisa che indosso quando lavoro in polizia ed è costituita da un’armatura pettorale che copre anche la schiena, schinieri, ginocchiere e guanti di protezione. Siamo stati entrambi equipaggiati con pistole spara-tranquillanti; i fucili prodotti in serie della squadra d’assalto TUSK sono troppo grandi da imbracciare sia per me sia per Nick, poiché il più piccolo di essi è a misura di lupo.

Il piano che tutte le forze a disposizione dello ZBI e del Dipartimento di Polizia di Zootropolis devono seguire è fare irruzione nell’edificio da ingressi separati una volta aver occupato il primo piano; saremo noi ad andare avanti, ma solamente perché questo è un caso eccezionale. Di norma, nel corso delle operazioni congiunte le squadre della polizia e della TUSK intervengono in fase di copertura e non fanno da apripista, ma le richieste di Michael nei nostri confronti rendono impossibile eseguire la normale procedura. Per quanto possa sembrare completamente pazzo, dobbiamo agire supponendo che ucciderà i nostri figli se non prendiamo sul serio le sue minacce.

Nick e io ci troviamo uno accanto all’altra. Gli altri agenti della TUSK procedono a coppie, con Rhinowitz a capo della formazione. È un vero e proprio carro armato su due zampe.

Rhinowitz solleva uno zoccolo e lo fa ondeggiare avanti e indietro, ordinando a tutti noi di procedere raccolti in una singola colonna. Dopodiché si accovaccia e si scaglia contro la porta dell’edificio, usando il suo stesso corno come se fosse la testa metallica di un ariete. Con un potente schianto, abbatte la porta al suolo e rallenta la sua corsa, fermandosi nell’atrio dopo aver percorso pochi metri. Ancora una volta, alza lo zoccolo e lo sposta in avanti, indicandoci che dobbiamo seguirlo. Rivolgo un breve cenno a Nick e lo seguiamo, tenendo le armi ben in alto.

L’atrio è costituito da numerosi uffici che dobbiamo ripulire uno per uno. L’operazione richiede pochi minuti, il che è sorprendente. Alzo le zampe e ammetto candidamente di non essere un’esperta in fatto di strategie. Dopotutto, io sono la coniglia che anni addietro si era fiondata nel quartiere di Little Rodentia senza tener conto delle vite dei suoi abitanti soltanto per inseguire un ladruncolo da strapazzo, ma mi sembra strano che non ci sia alcun mammifero a darci un ‘benvenuto’ a base di piombo.

Rhinowitz ci ordina di andare dietro il bancone della reception subito dopo aver completamente sgomberato l’atrio. Eseguiamo e ci ritroviamo lì.

******

“Gli ascensori sono fuori servizio.” osservò Rhinowitz, “Perciò dovremo salire le scale e ripulire ogni singolo piano. Secondo i progettisti, hanno bloccato l’accesso alle scale su questo lato dell’edificio dal sesto piano in su, perciò dovremo dirigerci verso la rampa di scale situata sul versante sud. Dovrete agire in coppia. Nessuno dovrà essere lasciato solo.” Rhinowitz guardò Nick e Judy, “Tutto chiaro?”

“Sissignore.” risposero entrambi all’unisono.

“Bene.” ribadì Rhinowitz, “Allora muoviamoci. Capeson, con me.”

“Agli ordini.” esclamò un leone dalla criniera nera mentre si staccava dal resto del gruppo.

Rhinowitz si diresse verso le scale con Capeson al seguito. Nick e Judy lo seguirono, così come gli altri agenti della forza d’assalto. Salirono rapidamente le scale e proseguirono fino al secondo piano. In fila contro il muro, l’intera squadra aspettava gli ordini di Rhinowitz con le armi pronte all’uso.

“Capeson, apri la porta.” ordinò Rhinowitz. Il leone annuì e mentre si avvicinava, aprì la porta e puntò in avanti la sua pistola. Rhinowitz si staccò dal muro e fece irruzione.

Il secondo piano era un enorme spazio aperto costituito da scomparti adibiti a uffici, con stanze separate presenti su ambo i lati. Le finestre erano ricoperte da tavole di compensato e mancavano i pannelli dal soffitto, da cui facevano capolino diversi cavi e tubi scoperti. Annuendo al resto della squadra, Rhinowitz andò avanti seguito dagli altri agenti.

“Hopps, Wilde, occupate le stanze sul fianco sinistro.” ordinò il rinoceronte a capo della squadra d’assalto, “McHorn, Maneford, voi occupate quelle sul fianco destro. Voialtri, sparpagliatevi.”

Nick e Judy si scambiarono un cenno d’intesa mentre si dirigevano verso l’obiettivo. Le porte erano tutte chiuse e le persiane abbassate. Aprivano ogni porta con la dovuta cautela, facevano irruzione e liberavano ogni stanza prima di passare a quella successiva. Una volta aver eseguito il compito assegnato, si riunirono agli altri elementi della squadra in prossimità della tromba delle scale.

“Non abbiamo trovato nulla dalla nostra parte.” disse Maneford.

“Qui è tutto silenzioso come un gatto.” dichiarò Nick, attirandosi gli sguardi lievemente infastiditi dai felini del reparto d’assalto.

“Allora dobbiamo andare al terzo piano.” annunciò Rhinowitz, “Stessa procedura. Per prima cosa sgombereremo l’area principale, poi controlleremo stanza per stanza affinché non ci siano sgradite sorprese.”

******

Tutta questa quiete è decisamente strana. Mi sta mettendo alle corde, come se gli scagnozzi agli ordini di Michael dovessero saltare fuori dall’ombra da un momento all’altro. Ciò che è ancora più strano è che questa situazione si protrae anche nei quattro piani superiori. Tutto tace. Nessun segno di attività, a parte i lavori di costruzione ancora da ultimare.

Mentre saliamo le scale sul lato nord del sesto piano per accedere al settimo, inizio a pensare che Michael, dal momento che non riusciamo a scovarlo da nessuna parte, ci abbia preso in giro e la cosa mi fa ribollire il sangue dalla rabbia.

Arriviamo finalmente al settimo piano, quello che ci separa dal luogo in cui Michael, stando alle sue parole, ci avrebbe aspettato. Se succederà davvero qualcosa, questo sarebbe il momento più adatto.

Queste si rivelano le ultime parole famose; in fin dei conti, il destino spesso adora prendere i pesci all’amo.

******

Gli agenti della squadra TUSK stavano tutti per attraversare la porta, quando una violenta esplosione investì la rampa di scale.

“Siamo in trappola!” esclamò Nick.

Non appena Nick ebbe finito di parlare, qualcosa colpì uno dei lupi, facendolo crollare a terra. Si poteva notare una macchia scura sulla base del suo collo, mentre i suoi occhi spalancati fissavano il soffitto.

“A terra!” urlò Rhinowitz non appena un proiettile aveva sibilato a pochi centimetri dalla sua testa. Gli altri agenti si rifugiarono dietro le pareti divisorie, le cataste di assi di legno e qualsiasi altra cosa fosse abbastanza ampia per potersi nascondere. Lo stesso Rhinowitz trovò rifugio all’interno di uno degli uffici vuoti. Nick e Judy rimasero uno vicino all’altra, riparandosi dietro il muro divisorio più vicino.

“Fate fuoco!” ordinò Rhinowitz, mentre i suoi sottoposti caricavano le pistole spara-tranquillanti. Il rinoceronte, non potendo usarne una, si limitò a tenersi il più in basso possibile.

“Non vi colpiranno.” disse Rhinowitz a Judy e Nick, “Se andate avanti, sarà più facile per noi farli fuori dopo che saranno usciti allo scoperto.”

“Beh, non posso certo controbattere…” brontolò Nick.

“Aspetta…” lo interruppe Judy, “Cosa ti fa credere che Michael terrà fede alla sua parte dell’accordo? Per quanto ne sappiamo, potrebbero colpire anche noi!”

“Perché quel pazzoide vuole ucciderci con le sue stesse zampe!” affermò la volpe.

“Questo non gli ha impedito di lasciare campo libero a Doug!” ribatté la coniglia.

“Stiamo davvero discutendo di queste cose adesso, Carotina?”

“Andate!” ordinò Rhinowitz a entrambi.

******

Non abbiamo bisogno di farcelo ripetere due volte. Nick va per primo. Andiamo dritti verso l’obiettivo, mentre i lupi e i leoni ci forniscono copertura con i loro fucili spara-tranquillanti. Due dei mammiferi sotto il comando di Michael cadono a terra prima ancora di poter attraversare la stanza. Mentre passiamo davanti a un lupo intento a difendersi dietro una scrivania, lo colpisco con un dardo e crolla prontamente sul pavimento.

Se non ci spareranno, ci renderanno le cose più facili.

Nick abbatte un altro lupo nascosto dietro un pilastro e io mi accovaccio, mirando a una lepre dalla pelliccia a strisce intenta a ricaricare la propria arma.

Siamo dall’altra parte del piano, ma non appena arriviamo in prossimità della porta d’uscita, un proiettile si infrange contro il pavimento sotto le nostre zampe e schegge di legno duro schizzano in ogni direzione. Nick salta su un piede e per un attimo temo che sia stato colpito, ma poi continua ad avanzare. Un altro proiettile colpisce il pavimento, facendomi inciampare. Proprio mentre ci apprestiamo ad aprire la porta… una pecora dal manto nero esce dal suo nascondiglio, uno degli uffici situati nelle vicinanze della rampa di scale.

È Woolter e non sembra intenzionato a seguire l’ordine di Michael di non ucciderci, perché la sua pistola è puntata contro di noi.

Per un istante, sento la rabbia divampare dentro di me. Quel montone è coinvolto nel sequestro dei nostri figli per opera della banda di criminali che dobbiamo fermare a tutti i costi. Per un altro breve lasso di tempo, accarezzo l’idea di scaricargli addosso l’intero caricatore di dardi tranquillanti, ma non appena Nick si avvicina e sento la sua zampa stringermi la spalla, ritorno in me. Mi ci vogliono pochi secondi per realizzare che Woolter impugna un’arma da fuoco capace senza dubbio di abbatterci prima ancora che potessimo sparare abbastanza munizioni da farlo stramazzare a terra.

******

“Aveva ragione… alla fine siete venuti.” sogghignò Woolter, “Detesto ammetterlo, ma farete la fine di un gregge di agnelli al macello.”

“Togliti di mezzo.” disse Judy.

“Vedo che non siete così minacciosi quando il vostro nemico non vi dà le spalle.” osservò Woolter, “Oh, e non dimenticatevi di questa…” concluse chinando la testa verso la pistola tenuta ben salda nei suoi zoccoli.

“Non ci spareresti mai.” disse Nick, sebbene non fosse particolarmente sicuro delle sue stesse parole, “Se lo venissero a sapere, Michael e Doug pretenderebbero la tua lana su un piatto d’argento.”

“Sono bravo a mentire.” ribatté il montone, “Sapete come sono sfuggito all’arresto? Hanno preso Jesse, ma io sono riuscito a scappare e Clawford mi ha posto sotto la sua protezione, fintanto che obbedisco alle sue direttive. Ma voi… sarete una tragica fatalità. Dirò che la mia pistola ha avuto un malfunzionamento e che voi due vi siete messi in mezzo mentre stavo mirando a un altro agente.”

Detto questo, Woolter sollevò l’arma, ma prima che potesse premere il grilletto, la pistola scivolò via dai suoi zoccoli e andò a finire sul pavimento. Una macchia scura e bagnata si formò sopra di esso. Woolter si guardò rapidamente intorno prima di cadere lui stesso a terra, con la zampa ricoperta dalla stessa macchia scura presente sul pavimento.

******

Alziamo lo sguardo e c’è un orso polare che ci sovrasta, con uno di quei fucili che sparano proiettili a base di Risveglio dei Morti fra le sue enormi zampe.

L’orso indica la scala con la testa e noi seguiamo il suggerimento, correndo verso di essa. Mentre saliamo, Nick si gira e spara un dardo soporifero che finisce alla base del collo dell’orso polare, prima di… scendere. Nick si limita a scrollarsi le spalle, mentre raggiungiamo la porta che ci separa dall’ottavo piano dell’edificio. Non appena oltrepassiamo la soglia, sentiamo un bip provenire da sopra lo stipite della porta. Correndo con quanta forza abbiamo nelle zampe, arriviamo a pochi passi dalla porta nel preciso momento in cui un’altra esplosione ci taglia qualsiasi via di fuga.

Dovremo cavarcela da soli.

Annuendo a Nick, controlliamo entrambi le armi che abbiamo a disposizione. Ci basterebbe un singolo colpo indirizzato alla testa di Michael per finire gran parte del lavoro. La minaccia sarebbe sventata e i nostri figli sarebbero nuovamente al sicuro.

Sembrerebbe tutto così semplice, almeno a parole.

Mentre rivolgo un altro cenno d’intesa a Nick, procediamo con cautela su per le scale fino all’ottavo piano, cercando di fare il meno rumore possibile.

Prendiamo posizione vicino all’ingresso. Afferro la maniglia, apro la porta e la spingo delicatamente, sbirciando all’interno.

Proprio dalla parte opposta del piano, notiamo la presenza di una grande macchina con un computer collegato a essa. Ci sono cataste di assi di legno sparse ovunque, insieme a cavi e barili.

Non riesco a vedere Nicholas o Robin da nessuna parte.

Rivolgo un cenno a Nick e lui apre delicatamente la porta. Lancia una breve occhiata, prima di tirarsi indietro e darmi una serie complicata di segnali con la zampa.

Conosco Nick abbastanza a lungo da sapere che, a un occhio non allenato, quei gesti possono sembrare complicati e privi di senso. Tuttavia, ho imparato a riconoscerli.

Due dita in una direzione e due dall’altra indicano di procedere a piedi. Mi suggerisce di avanzare da due posizioni diverse.

Le dita rivolte dapprima verso i suoi occhi, poi verso i miei e infine nuovamente verso i suoi indicano di tenerci l’uno nella visuale dell’altra.

Un movimento a scatto fatto con due dita simboleggia una manovra a tenaglia.

I pugni chiusi e poi aperti mentre li tira indietro significano che dobbiamo tirare fuori da qui i nostri figli.

Annuisco e scivoliamo attraverso la porta. Il primo ad avanzare è Nick, con la pistola sollevata. Lui va a destra, mentre io vado a sinistra. Ci guardiamo a intervalli di tempo regolari mentre avanziamo verso l’altra estremità del piano, giungendo dinanzi a una specie di barriera fatta di materiale edilizio, piani di lavoro, cumuli di assi di legno e pile di tubi. Sebbene non riusciamo a vedere oltre, non passa molto tempo prima di raggiungere l’altra parte del piano.

Eccoli. Nicholas e Robin sono qui. Mentre Nick ci raggiunge, sembrano sorpresi di vederci.

È in questo momento che sento un lieve suono, come se qualcosa di molto piccolo avesse colpito una superficie legnosa. Sia io sia Nick ci giriamo. Notiamo una figura seduta su un piano di lavoro, accanto a una catasta di assi di legno che non avevo pensato di controllare prima di procedere.

Non può essere altri che Michael.

Le voci su di lui sono vere. È un incrocio, proprio come Nicholas. Assomiglia molto a un lupo, sebbene il suo muso sia più corto. Il suo naso è di colore rosa, mentre le sue orecchie sono decisamente più lunghe rispetto a quelle di qualunque canide. Ha degli strani segni sulla sua pelliccia candida; sembrano delle strisce che ho visto solo su conigli e lepri.

Il suo volto fa scattare qualcosa nei meandri della mia memoria. Sono sicura di averlo già visto da qualche parte.

Eppure, è quello che sta facendo ad aver attirato la mia attenzione.

In questo momento non ci sta neppure guardando. Al suo fianco c’è una scacchiera pronta all’uso.

******

“Sapete qual è la cosa che più mi affascina degli scacchi?” domandò Michael, “È il fatto che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di strategia. Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa avventata, in modo da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha più valore delle altre. Tutte hanno uno scopo ben preciso. E adesso…”

Michael spostò la regina nera nella fila dove si trovava il re bianco.

“Stallo.” annunciò l’ibrido con un ghigno di compiacimento. Si alzò dal suo posto e posò il suo sguardo su Judy, tenendo una pistola nella sua zampa, puntata verso di lei.





Note dell’autore: Eccoci arrivati al diciannovesimo capitolo!

Come vi avevo preannunciato, in questa fase della storia non sarebbero mancati né l’adrenalina né tantomeno l’azione e direi che questo capitolo ha mantenuto le promesse. Nonostante fossero guidati da un vero e proprio carro armato su due zampe come Rhinowitz, Nick e Judy si sono ritrovati a dover percorrere gli ultimi piani dell’edificio da soli, ma grazie alle loro capacità e a un pizzico di fortuna che in casi come questi non guasta mai, sono infine riusciti a raggiungere Michael. Se vi state domandando come andrà a finire lo scontro fra i due agenti e l’ibrido bramoso di vendetta, non vi resta altro da fare che attendere i prossimi capitoli!

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XIX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-20-Rescue-Attempt-737052734

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true


Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!

   
 
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