Capitolo
XIX
Corsa
contro il tempo
(dal
punto di vista di Judy)
Nick
e io siamo pronti a riprenderci i nostri figli. Indossiamo entrambi
delle
protezioni a prova di proiettile sopra i nostri abiti civili, dal
momento che
non abbiamo avuto a disposizione né il tempo né tantomeno il luogo per
poterci
cambiare in modo appropriato. Nel mio caso, si tratta essenzialmente di
una
versione potenziata della divisa che indosso quando lavoro in polizia
ed è
costituita da un’armatura pettorale che copre anche la schiena,
schinieri,
ginocchiere e guanti di protezione. Siamo stati entrambi equipaggiati
con
pistole spara-tranquillanti; i fucili prodotti in serie della squadra
d’assalto
TUSK sono troppo grandi da imbracciare sia per me sia per Nick, poiché
il più
piccolo di essi è a misura di lupo.
Il
piano che tutte le forze a disposizione dello ZBI e del Dipartimento di
Polizia
di Zootropolis devono seguire è fare irruzione nell’edificio da
ingressi
separati una volta aver occupato il primo piano; saremo noi ad andare
avanti,
ma solamente perché questo è un caso eccezionale. Di norma, nel corso
delle
operazioni congiunte le squadre della polizia e della TUSK intervengono
in fase
di copertura e non fanno da apripista, ma le richieste di Michael nei
nostri
confronti rendono impossibile eseguire la normale procedura. Per quanto
possa
sembrare completamente pazzo, dobbiamo agire supponendo che ucciderà i
nostri
figli se non prendiamo sul serio le sue minacce.
Nick
e io ci troviamo uno accanto all’altra. Gli altri agenti della TUSK
procedono a
coppie, con Rhinowitz a capo della formazione. È un vero e proprio
carro armato
su due zampe.
Rhinowitz
solleva uno zoccolo e lo fa ondeggiare avanti e indietro, ordinando a
tutti noi
di procedere raccolti in una singola colonna. Dopodiché si accovaccia e
si
scaglia contro la porta dell’edificio, usando il suo stesso corno come
se fosse
la testa metallica di un ariete. Con un potente schianto, abbatte la
porta al
suolo e rallenta la sua corsa, fermandosi nell’atrio dopo aver percorso
pochi
metri. Ancora una volta, alza lo zoccolo e lo sposta in avanti,
indicandoci che
dobbiamo seguirlo. Rivolgo un breve cenno a Nick e lo seguiamo, tenendo
le armi
ben in alto.
L’atrio
è costituito da numerosi uffici che dobbiamo ripulire uno per uno.
L’operazione
richiede pochi minuti, il che è sorprendente. Alzo le zampe e ammetto
candidamente di non essere un’esperta in fatto di strategie. Dopotutto,
io sono
la coniglia che anni addietro si era fiondata nel quartiere di Little
Rodentia
senza tener conto delle vite dei suoi abitanti soltanto per inseguire
un
ladruncolo da strapazzo, ma mi sembra strano che non ci sia alcun
mammifero a
darci un ‘benvenuto’ a base di piombo.
Rhinowitz
ci ordina di andare dietro il bancone della reception subito dopo aver
completamente sgomberato l’atrio. Eseguiamo e ci ritroviamo lì.
******
“Gli
ascensori sono fuori servizio.” osservò Rhinowitz, “Perciò dovremo
salire le
scale e ripulire ogni singolo piano. Secondo i progettisti, hanno
bloccato
l’accesso alle scale su questo lato dell’edificio dal sesto piano in
su, perciò
dovremo dirigerci verso la rampa di scale situata sul versante sud.
Dovrete
agire in coppia. Nessuno dovrà essere lasciato solo.” Rhinowitz guardò
Nick e
Judy, “Tutto chiaro?”
“Sissignore.”
risposero entrambi all’unisono.
“Bene.”
ribadì Rhinowitz, “Allora muoviamoci. Capeson, con me.”
“Agli
ordini.” esclamò un leone dalla criniera nera mentre si staccava dal
resto del
gruppo.
Rhinowitz
si diresse verso le scale con Capeson al seguito. Nick e Judy lo
seguirono,
così come gli altri agenti della forza d’assalto. Salirono rapidamente
le scale
e proseguirono fino al secondo piano. In fila contro il muro, l’intera
squadra
aspettava gli ordini di Rhinowitz con le armi pronte all’uso.
“Capeson,
apri la porta.” ordinò Rhinowitz. Il leone annuì e mentre si
avvicinava, aprì
la porta e puntò in avanti la sua pistola. Rhinowitz si staccò dal muro
e fece
irruzione.
Il
secondo piano era un enorme spazio aperto costituito da scomparti
adibiti a
uffici, con stanze separate presenti su ambo i lati. Le finestre erano
ricoperte da tavole di compensato e mancavano i pannelli dal soffitto,
da cui
facevano capolino diversi cavi e tubi scoperti. Annuendo al resto della
squadra, Rhinowitz andò avanti seguito dagli altri agenti.
“Hopps,
Wilde, occupate le stanze sul fianco sinistro.” ordinò il rinoceronte a
capo
della squadra d’assalto, “McHorn, Maneford, voi occupate quelle sul
fianco
destro. Voialtri, sparpagliatevi.”
Nick
e Judy si scambiarono un cenno d’intesa mentre si dirigevano verso
l’obiettivo.
Le porte erano tutte chiuse e le persiane abbassate. Aprivano ogni
porta con la
dovuta cautela, facevano irruzione e liberavano ogni stanza prima di
passare a
quella successiva. Una volta aver eseguito il compito assegnato, si
riunirono
agli altri elementi della squadra in prossimità della tromba delle
scale.
“Non
abbiamo trovato nulla dalla nostra parte.” disse Maneford.
“Qui
è tutto silenzioso come un gatto.” dichiarò Nick, attirandosi gli
sguardi
lievemente infastiditi dai felini del reparto d’assalto.
“Allora
dobbiamo andare al terzo piano.” annunciò Rhinowitz, “Stessa procedura.
Per
prima cosa sgombereremo l’area principale, poi controlleremo stanza per
stanza
affinché non ci siano sgradite sorprese.”
******
Tutta
questa quiete è decisamente strana. Mi sta mettendo alle corde, come se
gli
scagnozzi agli ordini di Michael dovessero saltare fuori dall’ombra da
un
momento all’altro. Ciò che è ancora più strano è che questa situazione
si
protrae anche nei quattro piani superiori. Tutto tace. Nessun segno di
attività, a parte i lavori di costruzione ancora da ultimare.
Mentre
saliamo le scale sul lato nord del sesto piano per accedere al settimo,
inizio
a pensare che Michael, dal momento che non riusciamo a scovarlo da
nessuna parte,
ci abbia preso in giro e la cosa mi fa ribollire il sangue dalla rabbia.
Arriviamo
finalmente al settimo piano, quello che ci separa dal luogo in cui
Michael,
stando alle sue parole, ci avrebbe aspettato. Se succederà davvero
qualcosa,
questo sarebbe il momento più adatto.
Queste
si rivelano le ultime parole famose; in fin dei conti, il destino
spesso adora
prendere i pesci all’amo.
******
Gli
agenti della squadra TUSK stavano tutti per attraversare la porta,
quando una
violenta esplosione investì la rampa di scale.
“Siamo
in trappola!” esclamò Nick.
Non
appena Nick ebbe finito di parlare, qualcosa colpì uno dei lupi,
facendolo
crollare a terra. Si poteva notare una macchia scura sulla base del suo
collo,
mentre i suoi occhi spalancati fissavano il soffitto.
“A
terra!” urlò Rhinowitz non appena un proiettile aveva sibilato a pochi
centimetri dalla sua testa. Gli altri agenti si rifugiarono dietro le
pareti
divisorie, le cataste di assi di legno e qualsiasi altra cosa fosse
abbastanza
ampia per potersi nascondere. Lo stesso Rhinowitz trovò rifugio
all’interno di
uno degli uffici vuoti. Nick e Judy rimasero uno vicino all’altra,
riparandosi
dietro il muro divisorio più vicino.
“Fate
fuoco!” ordinò Rhinowitz, mentre i suoi sottoposti caricavano le
pistole
spara-tranquillanti. Il rinoceronte, non potendo usarne una, si limitò
a
tenersi il più in basso possibile.
“Non
vi colpiranno.” disse Rhinowitz a Judy e Nick, “Se andate avanti, sarà
più
facile per noi farli fuori dopo che saranno usciti allo scoperto.”
“Beh,
non posso certo controbattere…” brontolò Nick.
“Aspetta…”
lo interruppe Judy, “Cosa ti fa credere che Michael terrà fede alla sua
parte
dell’accordo? Per quanto ne sappiamo, potrebbero colpire anche noi!”
“Perché
quel pazzoide vuole ucciderci con le sue stesse zampe!” affermò la
volpe.
“Questo
non gli ha impedito di lasciare campo libero a Doug!” ribatté la
coniglia.
“Stiamo
davvero discutendo di queste cose adesso, Carotina?”
“Andate!”
ordinò Rhinowitz a entrambi.
******
Non
abbiamo bisogno di farcelo ripetere due volte. Nick va per primo.
Andiamo
dritti verso l’obiettivo, mentre i lupi e i leoni ci forniscono
copertura con i
loro fucili spara-tranquillanti. Due dei mammiferi sotto il comando di
Michael
cadono a terra prima ancora di poter attraversare la stanza. Mentre
passiamo
davanti a un lupo intento a difendersi dietro una scrivania, lo
colpisco con un
dardo e crolla prontamente sul pavimento.
Se
non ci spareranno, ci renderanno le cose più facili.
Nick
abbatte un altro lupo nascosto dietro un pilastro e io mi accovaccio,
mirando a
una lepre dalla pelliccia a strisce intenta a ricaricare la propria
arma.
Siamo
dall’altra parte del piano, ma non appena arriviamo in prossimità della
porta
d’uscita, un proiettile si infrange contro il pavimento sotto le nostre
zampe e
schegge di legno duro schizzano in ogni direzione. Nick salta su un
piede e per
un attimo temo che sia stato colpito, ma poi continua ad avanzare. Un
altro
proiettile colpisce il pavimento, facendomi inciampare. Proprio mentre
ci
apprestiamo ad aprire la porta… una pecora dal manto nero esce dal suo
nascondiglio, uno degli uffici situati nelle vicinanze della rampa di
scale.
È
Woolter e non sembra intenzionato a seguire l’ordine di Michael di non
ucciderci, perché la sua pistola è puntata contro di noi.
Per
un istante, sento la rabbia divampare dentro di me. Quel montone è
coinvolto
nel sequestro dei nostri figli per opera della banda di criminali che
dobbiamo
fermare a tutti i costi. Per un altro breve lasso di tempo, accarezzo
l’idea di
scaricargli addosso l’intero caricatore di dardi tranquillanti, ma non
appena
Nick si avvicina e sento la sua zampa stringermi la spalla, ritorno in
me. Mi
ci vogliono pochi secondi per realizzare che Woolter impugna un’arma da
fuoco capace
senza dubbio di abbatterci prima ancora che potessimo sparare
abbastanza
munizioni da farlo stramazzare a terra.
******
“Aveva
ragione… alla fine siete venuti.” sogghignò Woolter, “Detesto
ammetterlo, ma
farete la fine di un gregge di agnelli al macello.”
“Togliti
di mezzo.” disse Judy.
“Vedo
che non siete così minacciosi quando il vostro nemico non vi dà le
spalle.”
osservò Woolter, “Oh, e non dimenticatevi di questa…” concluse chinando
la
testa verso la pistola tenuta ben salda nei suoi zoccoli.
“Non
ci spareresti mai.” disse Nick, sebbene non fosse particolarmente
sicuro delle
sue stesse parole, “Se lo venissero a sapere, Michael e Doug
pretenderebbero la
tua lana su un piatto d’argento.”
“Sono
bravo a mentire.” ribatté il montone, “Sapete come sono sfuggito
all’arresto?
Hanno preso Jesse, ma io sono riuscito a scappare e Clawford mi ha
posto sotto
la sua protezione, fintanto che obbedisco alle sue direttive. Ma voi…
sarete
una tragica fatalità. Dirò che la mia pistola ha avuto un
malfunzionamento e che
voi due vi siete messi in mezzo mentre stavo mirando a un altro agente.”
Detto
questo, Woolter sollevò l’arma, ma prima che potesse premere il
grilletto, la
pistola scivolò via dai suoi zoccoli e andò a finire sul pavimento. Una
macchia
scura e bagnata si formò sopra di esso. Woolter si guardò rapidamente
intorno
prima di cadere lui stesso a terra, con la zampa ricoperta dalla stessa
macchia
scura presente sul pavimento.
******
Alziamo
lo sguardo e c’è un orso polare che ci sovrasta, con uno di quei fucili
che
sparano proiettili a base di Risveglio dei Morti fra le sue enormi
zampe.
L’orso
indica la scala con la testa e noi seguiamo il suggerimento, correndo
verso di
essa. Mentre saliamo, Nick si gira e spara un dardo soporifero che
finisce alla
base del collo dell’orso polare, prima di… scendere. Nick si limita a
scrollarsi le spalle, mentre raggiungiamo la porta che ci separa
dall’ottavo
piano dell’edificio. Non appena oltrepassiamo la soglia, sentiamo un
bip
provenire da sopra lo stipite della porta. Correndo con quanta forza
abbiamo
nelle zampe, arriviamo a pochi passi dalla porta nel preciso momento in
cui
un’altra esplosione ci taglia qualsiasi via di fuga.
Dovremo
cavarcela da soli.
Annuendo
a Nick, controlliamo entrambi le armi che abbiamo a disposizione. Ci
basterebbe
un singolo colpo indirizzato alla testa di Michael per finire gran
parte del
lavoro. La minaccia sarebbe sventata e i nostri figli sarebbero
nuovamente al
sicuro.
Sembrerebbe
tutto così semplice, almeno a parole.
Mentre
rivolgo un altro cenno d’intesa a Nick, procediamo con cautela su per
le scale
fino all’ottavo piano, cercando di fare il meno rumore possibile.
Prendiamo
posizione vicino all’ingresso. Afferro la maniglia, apro la porta e la
spingo
delicatamente, sbirciando all’interno.
Proprio
dalla parte opposta del piano, notiamo la presenza di una grande
macchina con
un computer collegato a essa. Ci sono cataste di assi di legno sparse
ovunque,
insieme a cavi e barili.
Non
riesco a vedere Nicholas o Robin da nessuna parte.
Rivolgo
un cenno a Nick e lui apre delicatamente la porta. Lancia una breve
occhiata,
prima di tirarsi indietro e darmi una serie complicata di segnali con
la zampa.
Conosco
Nick abbastanza a lungo da sapere che, a un occhio non allenato, quei
gesti
possono sembrare complicati e privi di senso. Tuttavia, ho imparato a
riconoscerli.
Due
dita in una direzione e due dall’altra indicano di procedere a piedi.
Mi
suggerisce di avanzare da due posizioni diverse.
Le
dita rivolte dapprima verso i suoi occhi, poi verso i miei e infine
nuovamente
verso i suoi indicano di tenerci l’uno nella visuale dell’altra.
Un
movimento a scatto fatto con due dita simboleggia una manovra a
tenaglia.
I
pugni chiusi e poi aperti mentre li tira indietro significano che
dobbiamo
tirare fuori da qui i nostri figli.
Annuisco
e scivoliamo attraverso la porta. Il primo ad avanzare è Nick, con la
pistola
sollevata. Lui va a destra, mentre io vado a sinistra. Ci guardiamo a
intervalli di tempo regolari mentre avanziamo verso l’altra estremità
del
piano, giungendo dinanzi a una specie di barriera fatta di materiale
edilizio,
piani di lavoro, cumuli di assi di legno e pile di tubi. Sebbene non
riusciamo
a vedere oltre, non passa molto tempo prima di raggiungere l’altra
parte del
piano.
Eccoli.
Nicholas e Robin sono qui. Mentre Nick ci raggiunge, sembrano sorpresi
di
vederci.
È
in questo momento che sento un lieve suono, come se qualcosa di molto
piccolo
avesse colpito una superficie legnosa. Sia io sia Nick ci giriamo.
Notiamo una
figura seduta su un piano di lavoro, accanto a una catasta di assi di
legno che
non avevo pensato di controllare prima di procedere.
Non
può essere altri che Michael.
Le
voci su di lui sono vere. È un incrocio, proprio come Nicholas.
Assomiglia
molto a un lupo, sebbene il suo muso sia più corto. Il suo naso è di
colore
rosa, mentre le sue orecchie sono decisamente più lunghe rispetto a
quelle di
qualunque canide. Ha degli strani segni sulla sua pelliccia candida;
sembrano
delle strisce che ho visto solo su conigli e lepri.
Il
suo volto fa scattare qualcosa nei meandri della mia memoria. Sono
sicura di
averlo già visto da qualche parte.
Eppure,
è quello che sta facendo ad aver attirato la mia attenzione.
In
questo momento non ci sta neppure guardando. Al suo fianco c’è una
scacchiera
pronta all’uso.
******
“Sapete
qual è la cosa che più mi affascina degli
scacchi?”
domandò Michael, “È il fatto
che si tratta di un gioco complesso. Devi usare una certa dose di
strategia.
Devi ingannare il tuo avversario per fargli fare una mossa avventata,
in modo
da poter prendere le sue pedine. Nessuna di esse ha più valore delle
altre.
Tutte hanno uno scopo ben preciso. E adesso…”
Michael
spostò la regina nera nella fila dove si trovava il re bianco.
“Stallo.” annunciò l’ibrido con un ghigno di compiacimento. Si alzò dal suo posto e posò il suo sguardo su Judy, tenendo una pistola nella sua zampa, puntata verso di lei.
Note
dell’autore: Eccoci
arrivati al diciannovesimo capitolo!
Come
vi avevo preannunciato, in questa fase della storia non sarebbero
mancati né
l’adrenalina né tantomeno l’azione e direi che questo capitolo ha
mantenuto le
promesse. Nonostante fossero guidati da un vero e proprio carro armato
su due
zampe come Rhinowitz, Nick e Judy si sono ritrovati a dover percorrere
gli
ultimi piani dell’edificio da soli, ma grazie alle loro capacità e a un
pizzico
di fortuna che in casi come questi non guasta mai, sono infine riusciti
a raggiungere
Michael. Se vi state domandando come andrà a finire lo scontro fra i
due agenti
e l’ibrido bramoso di vendetta, non vi resta altro da fare che
attendere i
prossimi capitoli!
Come
è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:
Pagina
DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/
Capitolo
XIX di Waking Death: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Waking-Death-20-Rescue-Attempt-737052734
Storia
completa: https://archiveofourown.org/works/11441793?view_full_work=true
Questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. Al prossimo capitolo!