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Autore: DeadlyNadder 92    06/05/2020    1 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 15:00. Dopo aver lavato i piatti, essersi sistemate loro usufruendo dell'ospidalità di Vör, il gruppo di donne iniziò a preparare la sposa seriamente. 
Purtroppo, però, un dramma sussistette portando il corteo a dividersi in due opposto team.
Sulla destra Valka, Iðunn, Inka, Astrid  e Lofn per sistemare la parte più complicata: I capelli.
Sulla sinistra Testa Bruta, Valkyrja Jr, Hel e Hildegard per farle indossare immediatamente la parte meno difficile: L'abito. 
Nella zona neutrale Vör e Gothi che si guardavano senza dire nulla, eccetto quando decisero di dare un fermo a quella sciocca disputa. 
Inutile dirlo ma tutti gli sguardi si fermarono su Vör che, con un sospiro andò a spiegare che era molto meglio fare prima i capelli dato che lei solidamente ci metteva tre ore per sistemarli in quella abituale acconciatura con cui tutti erano abituati a vederla. 
La squadra A esclamò a vittoria andandosi immediatamente a posizionare ai propri posti per iniziare quella bella sfida che prevedeva l'acconciare i capelli alla sposa.
Dopo sette ore di pura fatica e dispiacere da parte della fanciulla ecco li la lunga chioma dorata essere sistemata per le nozze.
Le ciocche precedentemente divise per pettinarle più facilmente furono unite tra di loro per riportarle ad una normale cascata d'oro, successivamente una ciocca dopo l'altra fu messa a cavallo con le altre sino a creare una scomposta e morbida treccia a spina di pesce. Scomposta perché, alla fine, non si preoccuparono di renderla liscia e perfetta, ma bensì diedero quel tocco di ondulato e morbidezza che avevano in mente Valka e Iðunn. 
La lunghezza si ridusse così tanto che Vör non riuscì a crederci.
Da una seta lunga almeno una ventina di metri si ridusse velocemente ad una lunghezza si notevole, ma non da essere shoccante.
La futura Ingerman poté sentirsi sollevata nel vedere che, comunque, quella lunghezza era pari alla sua abituale treccia con la sola differenza che le ciocche più corte ricadevano intorno al volto incorniciandolo mentre la frangia, adesso, venne tirata di lato così da non oscurare la vista di quei turchesi sfavillanti. 
Iðunn lasciò cadere gli occhi sul tavolo, quella piccola confezione ricoperta di stoffa nera richiamò la sua attenzione. 
'Manca qualcosa, però.' aveva detto la donna mentre prendeva tra le mani la confezione porgendola, solo qualche istante dopo, a Vör che delicatamente andò ad aprirla. 
E quando aprì quel delicato involucro nero quel qualcosa al suo interno brillò come una galassia intera.
Rimase senza parole, la piccola Sovrana dei Draghi mentre a bocca aperta andò a porgere il tesoro alle due donne che con delicatezza andarono a posizionarlo alla destra del capo. 
Ed era un ramo, con fiori e foglie di cristalli scintillanti e di pietre trasparenti.
Era luce allo stato puro e nella chioma dorata di Vör sembrò prendere vita mentre alcuni riflessi color fuoco si espandevano all'interno dei cristalli. 
'Ora possiamo passare al vestito?' chiese Hel a braccia incrociate. Lo sguardo di tutte si portarono su di lei mentre la maggior parte di chi la conosceva sbatteva le ciglia più e più volte.
'Ti vedo tutti i giorni e tra una faccenda e l'altra non te lo chiedo mai... Ma non eri bionda tu?' aveva chiesto Astrid mentre si domandava ancora come fosse possibile che in breve tempo fosse divenuta scura di capelli. Certo, avrebbe potuto usare il trucco che adottò tantissimo tempo indietro per spacciarsi per Heather, ma quella dava l'impressione di essere permanente. 
'Si, ero bionda. Ma era arrivato il momento che io tornassi ad essere nera.' aveva risposto immediata Hel mentre uno sbuffo prendeva forma sulle labbra di lei, piegate in una smorfia infastidita. Non l'avrebbe ammesso ma tornò ad essere scura solamente perché non le andava di chiedere a Vör quel sapone particolare che le schiariva i capelli ogni volta che li lavava.
'E mio fratello lo sa che sei nera?' chiese Bruta mentre un sospiro esasperato prese luogo in tutte le donne che erano nella stanza. A volte si domandavano se le domande le facesse perché non sapeva la risposta o solamente perché curiosa di sapere come l'altro avrebbe risposto.
'Non so, credo che Tufo si sia fatto una vaga idea. Nonostante io mi lava giornalmente non uso lo schiarente in quel posto, è abbastanza violento come sapone e non ci tengo ad avere problemi. Quindi si, il pelo di sopra non corrisponde al pelo di sotto.' cosa ci si poteva attendere da Hel? una risposta secca e poco chiara? No di certo. La giovane Thorston andò a spiegare in quelle parole tutto quello che c'era da sapere.
'Bene, ora sappiamo tutto quanto. Vogliamo vestire Vör?' aveva chiesto Valka facendo segno a Gothi di tirare fuori dall'anta di quell'agognato armadio l'abito che da tanto Vör desiderava vedere. 
A dirla tutta quello non era esattamente un armadio.... era solamente un baule molto alto, largo e lungo posto eretto contro una parete per fungere da spazio dedito solamente agli indumenti vestiari.
Certo, era dipinto di bianco e decorato con fiori, come se fosse l'armadio di una bambina, ma infondo era un regalo della nonna e Vör non poté fare a meno di usarlo... almeno sperare di usarlo invece di tenerlo li solo per bellezza. 

«Siamo sicuri che quello sia l'abito giusto? E' troppo sfarzoso per essere indossato da una come me.» aveva chiesto Vör mentre guardava affascinata e rapita l'abito che ora Valka teneva in mano.

«Una come te? Perché, cosa hai in meno di tutte noi?» chiese Astrid, il suo sguardo fermarsi severo sulla giovane Vör che continuava a guardare il vestito decisamente fuori dalle loro tradizioni. 

«Vör, ragazza mia, ricordati che sei una Dèa e, questo, è l'abito che indossò la Signora dei Cieli in prossimità del suo sposalizio.
O almeno è quello che ricordo, perché anche quando venne processata Loki indossava un abito dal taglio più o meno il medesimo.
Le stoffe però sono assolutamente quelle, riconosco il taglio decisamente inusuale e, soprattutto, le decorazioni che non sono decisamente parte della nostra tradizione.
Certo, c'è la mano di Gothi e si vede ma è stata capace ad integrare il suo intervento in maniera eccezionale.» aveva esclamato Iðunn mentre scoccava una occhiata divertita alla piccola donna che venne aiutata da Valka ad aprire le stringature dietro la schiena.

«E' che... Insomma, è sontuoso e io non credo che mi stia, sono troppo.... tonda? Vorrei essere una sposa come tutte...» aveva detto a bassa voce Vör guardandosi interessata le mani. 

«Vör. Adesso basta. Indossa quel maledetto vestito e metti fine a questa autocommiserazione. Se ti è stato dato quel vestito, diverso da quelli che abbiamo usato tutti noi, un maledetto motivo ci sarà! Indossalo o sul serio me ne vado via.» la voce di Hel spezzò l'aria amorevole che si era creata intorno alla ragazza, lo sguardo di lei imbattersi in quello di Vör che deglutendo numerosamente si era alzata e esclamato un fermo 'Indossiamolo.' che venne accorto con gran clamore da tutte e soddisfazione da parte della nuova Thorston.
E quando il vestito fu indossato, la vichinga poté sentirsi più carina oltre al fatto di avvertire un leggero fastidio nei movimenti che fu cacciato via da quella visione in bianco latte. 
Il collo alto scendeva sul petto con una scollatura a v, questi era circondato da folta pelliccia bianca, al suo interno vi erano alcuni ricami ove dei cristalli rilucevano di una nuova luce. 
L'abbondante seno fu fasciato da un bustino del medesimo colore, innanzi al seno l'intreccio di lacci si univano per stringerlo mentre una fascia rigida color latte presentava un fitto lavoro di ricami e applicazioni cingevano la vita andando a ricordare dei fiori e dei fiocchi di neve.
Le maniche scendevano dritte lungo le braccia sino a che, a metà avambraccio si aprisse con uno sbuffo di stoffa niveo ove da bordo vi era della seta trasparente ricamata. 
Gli occhi della giovane Vör ricaddero sulla gonna dove strati di stoffa bianca venivano sormontati da altri petali di seta ricamata.
Al di sotto della gonna vi erano dei stivaletti di pelliccia bianca dove un piccolo fiocco sormontava la pelliccia stessa andando a conferire una maggiore aderenza.
Certo, in per se l'abito le era stretto sul seno ma, in per se, quel che poté vedere si sentì davvero bellissima. 
Non c'è da mancare che Valka, per completare il tutto, forse in maniera un po troppo eccessiva, andò a posare sulle spalle della bionda una folta pelliccia color crema che legò al collo del vestito con dei fiocchi.
 
 
 
Parallelamente alle difficoltà riscontrate nel vestire la futura Ingerman, il nucleo maschile sembrò andare liscio come l'olio o, almeno, risultava essere quella l'impressione primaria che la serenità e il gradasso all'interno dell'abitazione degli Ingerman dava.

«Andiamo, mi state prendendo in giro per caso?» aveva sbottata indignato Gambedipesce mentre si guardava come meglio poteva. 
 
«Cosa c'è che non va, figliolo?» chiese Stoick. Lo sguardo dell'uomo fermarsi sul volto interrogativo dello sposo che cercava di muovere le braccia.
Tufo, invece, seduto a terra a braccia incrociate se la rideva di cuore nel vedere come si sentiva a disagio il corpulento amico.
Contrariamente da quel che si pensi, Moccicoso, seduto sul cornicione della finestra guardava compiaciuto il vestiario del collega. Da sempre lo Jorgenson lo vedeva una femminuccia a cui sarebbe stata a meraviglia una di quelle maglie lunghe che legate in vita creassero in basso una specie di gonnella invece, ora, come con la comparsa del suo alterego, Thor, poté solamente che vederlo in maniera del tutto diversa e completa. Gustav, invece, a quell'abbigliamento era abituato e garantì che, infondo, non risultava ne così ridicolo e neppure scomodo anzi.
Sapeva essere d'aiuto per nascondere certe reazioni.
Bragi, alle parole del giovane uomo, in contemporanea con Stoick andò a coprire le orecchie agli unici bambini presenti che, nel ramo Jorgenson, tutto sapeva e nulla lasciava all'ignoranza. 

«E'.... strano. Non riesco a muovermi come vorrei, mi sento un pezzo di legno...» rispose sconsolato Gambedipesce che si lasciò cadere seduto sul letto, i gomiti puntellati sulle ginocchia e il capo biondo tra le mani.
Incominciò a pensare che tutto stesse andando storto in quel momento e che, semmai gli avessero donato la possibilità di cambiare quel preciso istante, beh, l'avrebbe fatto seduta stante perché proprio non gli andava giù quello.

«Ti fa strano sapere che ti stai per sposare, più che altro. Non è vero?» la voce di Skaracchio tintinnò scintillante alle orecchie del biondo che annuì lentamente.
Aveva così tanti pensieri e progetti che ancora stentava a realizzare che il giorno dopo si sarebbe rivolto alla fidanzata come moglie. 

«Ragazzo. Stai avendo dei ripensamenti?» domandò Sangueputrefatto che trascinò una sedia davanti a Gambedipesce.
Non era un buon incoraggiatore, come si definiva lui, ma in quel momento poté solamente lasciare le parole fluire da sole. Il biondo rimase in silenzio, non parlò ma scosse lentamente il capo. 

«E' normale avere paura, sai? Aah, ricordo ancora quando sposai tua madre. Ero così terrorizzato di uscire fuori casa che minacciavo chiunque mi si avvicinasse per accompagnarmi da Iðunn. E' difficile sposare una ragazza normale, pensa tu una dea!» esclamò apprensivo Bragi ponendo sulle labbra unicamente una fragorosa risata melanconica. Quella donna, l'avrebbe sposata all'infinito. 

«La mamma è una Dèa?» domandò Gambedipesce sbalordito. In tutto quel tempo non aveva mai pensato che in realtà l'amorevole madre incarnasse proprio una Dèa. I restanti uomini annuirono all'ultima frase pronunciata da Bragi. 

«Ti ricordi come la chiamavi da bambino? 'Mamma Mela'.» aggiunge Bragi posando un braccio intorno alle spalle del figlio. Ecco, gli occhi verdi di Gambedipesce splenderono di una particolare luce nel ricordare quel particolare che gli sfuggì da sotto la memoria. 

«Le torte di mele...» disse a bassa voce ripercorrendo silenziosamente il giorno in cui attribuì quel soprannome alla madre.
Era ancora un bambino, piccolo e paffuto; con le guance rosee. le labbra a cuore e una zazzera di capelli biondi spettinati in testa. Contrariamente da quel che i suoi coetanei; con ciò solo di Moccicoso; Gambedipesce fu abituato a seguire un regime alimentare che includesse tutto quanto a giuste dosi, eppure questo non impedì al bambino di mostrare i primi segnali stereotipati del 'bambino vichingo'.
La donna amava particolarmente la frutta ed era una coltivatrice come la maggior parte delle donne e alcuni uomini in Villaggio, ovviamente. La sola differenza con tutte le altre si rispecchiava nel fatto che le sue mele, lucide, brillanti, succulente e appetitose erano le più amate di Berk.
La madre era conosciuta prima di tutto per le sue torte, tutte quante fatte di mele fresche e profumate tant'è che il bambino, ogni volta che ritornava a casa le correva incontro chiamandola, per l'appunto, Mamma Mela in memore dell'amore spassionato per quel salutare frutto.
Sembravano essere fatte d'oro e, Gambedipesce poté giurare che in un bauletto riposto in un ripiano alto ci fossero realmente delle mele dello stesso colore dei capelli di Vör: Oro puro scintillante. 

«Esatto. Se Loki era il braccio destro di Thora, tua madre ricopriva il ruolo di quello sinistro. Perché sinistro? Thora combatteva con la sinistra e sosteneva che alla destra vi erano coloro che avrebbero tradito mentre alla sinistra vi risiedevano i sempre fedeli.
Diversi anni dopo Loki tradì Thora, sia per proprio volere che per carattere e per strada aperta dalla madre che firmò un contratto matrimoniale con un giovane uomo sanguinario, Madguts.
Quando Loki se ne andò la madre ammise che non vedeva l'ora di levarsela dai piedi. Lei era quella che dava più problemi e risultava scomoda sistemare per via del proprio essere.
Thora si arrabbiò così tanto con la madre che decise di partire per conto suo e convincere la sorella ad abbandonare quel matrimonio sbagliato per rimanere li con lei.
Non senti ragione e preferì sbandierare i punti deboli di Thora stessa a tutti i principali nemici dell'Isola.
Quando Thora scoprì che non rivelò solo le sue debolezze ma usò la sua capacità di mutare forma e presentarsi in altre vesti senza mai essere riconosciuta per danneggiarla.
Così la guerra tra le due scoppiò.
Iðunn rimase sempre al fianco di Thora, combatterono insieme e il loro legame divenne così forte che neanche la cattiveria o i giochi di Loki per dividerle funzionarono.
Un giorno, quando la madre di Thora morì, lei decise di partire e di ricreare dal nulla quel Villaggio che lentamente raggiungeva la distruzione per mano della madre stessa. Potrà sembrare stupido o persino ilare se non strano, ma è questo quello che succede a chi è una Berserker con poca stabilità psicologica, peggio ancora emotiva.
Come la madre anche Thora e la tua Vör conservano una scheggia di questo sangue, con la sola differenza che loro due sono state abbastanza forti, caparbie e intelligenti da non farsi controllare da quella particolarità che sa, si essere utile, ma soprattutto distruttiva per se stessi e gli altri. Una Dèa nata da una coppia di Berserker è anche peggio, non trovi, figliolo? Arrivò ad odiare le sue stesse figlie e il suo regno solamente perché gli uomini di quel Villaggio non la videro  più capace di guidare una Tribù.
E' un controsenso molti direbbero e, io, non sono nessuno per contraddirli però posso dire che per i primi anni insegnò alle due; Thora e Loki; l'importanza di essere nate donne, dell'amare il prossimo come se stessi ma, soprattutto, il saper rispettare ogni creatura vivente. Insegnò loro l'arte del saper combattere, la forza del credere in se e sempre negli altri e, in tutto questo, i regimi della magia. Ma quando Loki, la più silenziosa e taciturna volle sapere e apprendere sempre di più sulla magia, appunto, con l'ingordigia di un troll, la donna decise di coinvolgere anche altre Dèe nella speranza che queste la indirizzassero verso la retta via.
Thora non trovò mai interessante la magia, lei preferiva giocare e combattere con Iðunn, sua migliore amica da sempre. E quando gli uomini, precedentemente cacciati via dall'Isola per femminicidio e abusi sulle Dèe, tornarono, nonostante tutto Loki tornò e combatterono tutte e tre al fianco. Loki alla destra e Iðunn sulla sinistra, sempre fu così, anche negli ultimi tempi. Mi sono perso?
Ah si!
Quando l'Isola andò nel potere di Thora, questa decise di donare alle sue Dèe la pace e la sicurezza che meritavano dopo tante sofferenze patite.
Così, Thora dei Fulmini nelle Montagne e Iðunn delle mele dorate arrivarono qui a Berk, la bellezza di quelle due donne colpì tutti quanti, due persone prima di tutto.
Stipulammo un contratto di pace, che durò per lunghi anni. Il fratello di Stoick e io ci innamorammo perdutamente di loro, ma quando Iðunn decise di rimanere qui a Berk per sempre, Thora, invece di privarla del titolo di Dèa la dichiarò non solo Ambasciatrice delle Dèe a Berk, lasciandole il compito di coltivare sia le mele normali; quelle usate per le torte; che quelle dell'Immortalità; inviate sulla sua Isola natia.
Quando convolammo a nozze, Thora fu la prima nel corteo di tua madre e viceversa. Solo dopo scoprimmo che eravamo nati per stare insieme, che i nostri nomi si completavano in maniera tanto perfetta.
Strano ad ammetterlo, ma se non fosse stato per quel fulmine che squarciò il soffitto friggendomi quasi non sarei mai riuscito a superare la paura di sposarmi e, di certo, a quest'ora non sarei qui a raccontarti tutto questo.
Vedi, il nucleo di tutto è che non importa da dove veniate o se avete paura di sposarvi, il destino vi ha portato sino a questo punto e se avete sognato per tanto tempo le vostre nozze, allora, bambino mio, Vör è quella giusta.
In quanto a tua madre e quella di Vör devi sapere una cosa sola; Nonostante siano lontane, tua madre e Thora rimangono sempre grandi amiche, alleate e soprattutto sorelle.
Le amicizie, che siano appena nate o se esistono da anni sono sempre importanti e non conta quanto tu tema qualcosa, loro saranno sempre qui pronti a scuoterti e a spingerti verso la giusta strada.
E ora alzati, dobbiamo prepararti per le nozze perché tu vuoi ancora, non è vero? » certo, Bragi raccontò tutto in maniera abbastanza confusa e difficilmente si riusciva a interpretare cosa volesse realmente raccontare, fatto sta che Gambedipesce riuscì a collegare quel che lesse nel libro di Vör con quello che Gustav gli raccontò sull'Isola durante il suo Training. Lasciò vagare lo sguardo sui volti degli amici, adulti o ragazzi che essi fossero stati non importava, in quel preciso istante tutti quanti gli donavano una forza che credeva inesistente. Si alzò. 

«Ho da sempre considerato Vör mia moglie, non voglio tirarmi indietro proprio ora che posso confermare ciò.» aveva concluso lui, più serio e determinato che mai. Sul volto un fermo e ampio sorriso sicuro di se. Adesso più nulla l'avrebbe spaventato, soprattutto non avrebbe lasciato alla sua paura di crescere e divenire un ostacolo per la felicità.

«Allora? Come ti senti questi abiti, adesso?» chiede Stoick sistemando una cinta di cuoio marrone intorno alla vita del giovane. Ascoltare quel racconto intrigato e abbastanza scoordinato nei pensieri gli ricordò i vecchi tempi cancellando la realtà che chi lo narrò fosse morto diversi anni fa.
Gambedipesce confermò che, infondo, stava incominciando ad abituarsi al vestiario nuziale.

«Anche perché se Thora avesse avuto un maschio e Iðunn una femmina vi sarete dovuti sposare lo stesso, ovviamente è il contrario.» ammise improvvisamente Bragi lasciando tutti i presenti; vecchio e nuovo Capo di Berk a bocca aperta.

«E tu che stavi pensando di sposare Heather e poi Bruta ancor prima di conoscere Vör.» aveva canzonato Tufo tirandosi su da terra. Inutile dire che il biondo si voltò, gli sorrise e rispose con un lieto 'Errore fatale, sarebbe stato. Già ho avuto il mio bel da fare con Dagur, imparentarmelo anche sarebbe stato peggio.' al che, il padre, corrucciando la fronte andò ad intromettersi con una risata sottolineando quanto quella fosse stata una vera fortuna. Una pesante pelliccia fu posata sulla spalla sinistra del giovane che barcollò lievemente. 
Infondo andò bene così, vi era bisogno di un po di conforto per affrontare un passo enorme come quello.
   
 
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