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Autore: Teo5Astor    06/05/2020    14 recensioni
Nessuno poteva immaginare che una vecchia lampada apparentemente senza valore avrebbe potuto cambiare il destino di così di tante persone, perché nessuno sapeva che conteneva sette sfere magiche in grado di evocare un Genio-Drago capace di realizzare qualunque desiderio, a patto che non fossero più di tre.
Non lo immaginava Aladdin Goku, un giovane ladro dal cuore d’oro, e nemmeno la principessa Chichi, la futura regina del regno di Agraba che sognava il vero amore e rifiutava qualsiasi matrimonio politico nonostante le pressioni del padre, il sultano.
Non potevano immaginarlo nemmeno un’ancella, un principe e una principessa venuti da lontano e una tigre molto speciale.
Non lo immaginava neppure il Genio in persona che il destino potesse cambiare anche per un essere immutabile come lui.
Lo immaginava solo il malvagio Gran Visir di quel regno, perché aveva in mente un perfido piano da tanto tempo e aspettava solo l’occasione giusta per concretizzarlo. E, allo stesso modo, lo sperava anche il suo astuto pappagallo, che aveva un sogno segreto nel cuore.
Rielaborazione a tema Dragon Ball di Aladdin.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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9 – Intruso a palazzo
 
 
«Era davvero la principessa quella ragazza, Bubbles?!» domandò Goku alla sua scimmia, ancora incredulo, non appena furono riusciti a far perdere le proprie tracce da quelle guardie che ormai li avevano catturati e che invece erano stati poi distratti dall’intervento di Chichi. Era incredulo, tutto gli sembrava assurdo. Si era davvero innamorato della principessa? Stava sul serio per baciarla? Lui, un povero straccione? No, probabilmente si era illuso, doveva aver frainteso. Ma perché, allora, lei l’aveva aiutato? Solo perché lui l’aveva salvata da quel venditore al mercato che voleva tagliarle una mano?
«Uh, uh?» allargò le braccia Bubbles, inclinando leggermente la testa. Non ci vedeva niente di così strano, era solo una ragazza che non gli stava nemmeno troppo simpatica perché si era presa la sua mela, oltre che le attenzioni del suo amico.
«Penserà che sono uno stupido! E che sono solo un poveraccio!» sbottò il giovane, portandosi le mani tra i capelli.
«Uh, uh! Uh, uh!» gli saltellò allegramente davanti la scimmia, sorridendogli e indicando che aveva nascosto qualcosa sotto il suo gilet. Voleva tirar su di morale il suo amico.
«Cosa c’è Bubbles?»
«Uh, uh, uh!» rispose con fierezza, mostrando a Goku la fascetta per capelli di Chichi con incastonato al centro il diamante blu. Non avrebbero patito la fame per tanto tempo, questo doveva per forza tirarlo su di morale!
«M-ma… quella è la fascetta della principessa?! Gliel’hai rubata?!» sgranò gli occhi il giovane, alzando il tono della voce.
«Uh!» annuì la scimmia, che si aspettava tutt’altra reazione.
«Era un ricordo di sua mamma! Non hai sentito la sua storia?!» lo sgridò Goku, strappandogli di mano la fascetta e avvicinandosela al volto. Un delicato profumo di sandalo lo avvolse e gli riportò alla mente i meravigliosi occhi neri di Chichi, mentre Bubbles abbassava la testa e si stringeva nelle spalle, mortificato. Era una scimmia avida e bramosa di ricchezza perché era cresciuta nella povertà, ma soprattutto era intelligente e di buon cuore. Goku sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere se avesse ascoltato sul serio la storia della principessa, senza farsi distrarre dalla mela che lei teneva in mano e che voleva riprendersi.
«Dai, possiamo ancora sistemare questa cosa e tu mi darai una mano, ok?» sorrise Goku, abbassandosi e appoggiando una mano sulla spalla di Bubbles. «Tra poco scenderanno le tenebre e io farò irruzione nel palazzo reale di nascosto per restituirle la fascetta» aggiunse, mentre sentiva l’adrenalina cominciare a scorrergli dentro perché questa situazione inaspettata gli aveva dato il coraggio di tentare di rivedere la ragazza dei suoi sogni, pur consapevole che tutto quello che stava succedendo era, appunto, solo un sogno. Lui era un poveraccio e lei una principessa, non avrebbero mai potuto amarsi… tuttavia non voleva che lei lo considerasse un volgare ladro senza scrupoli o un bastardo che si era approfittato dei suoi sentimenti. Era un poveraccio, sì, ma era soprattutto una persona sincera e buona.
 
«Uh, uh, uh,! Uh, uh, uh, uh!» cominciò a sbraitare Bubbles in prossimità dell’angolo più remoto delle mura che cingevano il palazzo reale, all’esterno proprio della stessa uscita dalla quale era fuggita Chichi quel pomeriggio.
«Ehi, che succede!» gridò Yamcha, dall’interno.
«C’è qualcuno che si sta agitando in strada e continua a fare versi, ma non riesco a vedere bene con questo buio!» rispose Tensing, dall’alto, mentre svolgeva il suo ruolo di sentinella.
Era una serata particolarmente buia, soprattutto in quel momento, visto che la luce della luna era lievemente offuscata da una nuvola passeggera, una rarità nel cielo di Agraba. E fu quello il momento perfetto scelto da Goku per mettere in scena il suo piano. Col favore dell’oscurità si era già arrampicato sulle mura, rapido e agile come un gatto.
«Oh, Tensing! È solo una povera scimmietta! Forse ha fame!» disse Riff, aguzzando la vista.
«Tutto sotto controllo, Yamcha! È solo una scimmia, ora gli lancio una banana così magari si calma!» spiegò Tensing, gettando un frutto a Bubbles, che si zittì e lo mangiò avidamente. Era felice, il suo compito, infatti, l’aveva svolto alla perfezione.
«Perfetto! Allora riprendo il giro di ronda nel giardino! A dopo!» li salutò Yamcha, allontanandosi dalle mura senza potersi rendere conto che, nel frattempo, un intruso si era introdotto all’interno e ora si stava già arrampicando su una balconata, veloce e silenzioso come il vento.
«Quello che si sta arrampicando non è il ragazzo di ieri? Quello che quel soldato ha insultato durante la nostra parata?» disse Lazuli, seduta in giardino nei pressi della grande fontana, intenta a guardare le stelle. Le piaceva leggere e perdersi guardando le stelle, anche se nessuno sapeva a cosa pensasse in quei momenti. Nemmeno Lapis e Sedici, che erano lì con lei.
«Con quei capelli è inconfondibile. Non dirmi che ti piace, sorellina…» la provocò suo fratello, ghignando, mentre Sedici si era già alzato in piedi e aveva portato la mano alla spada.
«Non mi piacciono gli scimmioni come quello lì. E nemmeno i cretini come te» sibilò lei, incenerendolo per un istante con lo sguardo, prima di riprendere a osservare il cielo. Non gliene fregava nulla del motivo per cui quel giovane si fosse introdotto a palazzo. Non lo reputava una minaccia, l’aveva capito il giorno prima che era una brava persona e questo le bastava.
«Sai che novità… a te non piace nessuno» ribatté Lapis.
«Principe, vado ad avvisare le guardie o vado a fermarlo io personalmente? Si sta introducendo nel palazzo» intervenne Sedici, interrompendo quel battibecco.
«Lascialo fare, Sedici. Avrà un buon motivo per rischiare così tanto, no? E io apprezzo chi sa rischiare» sorrise. «L’hai detto proprio tu che quel tipo è un diamante allo stato grezzo, no? Ad ogni modo, io vado a farmi un giro…».
«Già, un diamante allo stato grezzo…» disse il generale venuto dal nord, voltandosi poi in direzione di Lazuli mentre Lapis camminava verso il palazzo. Voleva anche il suo parere, non amava fare distinzioni tra i due fratelli come invece tendevano sempre a fare tutti dando più importanza al principe, in quanto erede al trono. «Principessa?»
«Lascialo fare. È innocuo» stabilì la bionda, facendo spallucce.
 
«Si è messo in trappola da solo, il mio diamante allo stato grezzo. Tutto come previsto» ghignò Freezer da un’altra balconata, osservando Goku sparire all’interno del palazzo reale. «Vegeta, fai venire qui la squadra Ginew, muoviti! Dovrebbero essere qui fuori!»
«Tsk!» borbottò il pappagallo, alzandosi in volo di malavoglia dalla spalla del Gran Visir per raggiungere quei soldati che reputava incapaci e su cui non vedeva l’ora di potersi vendicare, un giorno, quando il suo piano si sarebbe finalmente realizzato. Non li sopportava perché lo schernivano sempre se non c’era Freezer nei paraggi, ma lui non aveva mai perso la calma. Non gli aveva mai mostrato la sua intelligenza superiore.
«Freezer vi vuole! Freezer vi vuole!» ripeté Vegeta, non appena trovò la squadra Ginew in uno degli ampi corridoi del palazzo reale, guardandoli con occhi fintamente inespressivi. Stavano provando delle coreografie e delle pose assurde per i balletti con cui amavano entrare in scena. Lui li odiava dal profondo del cuore anche per questo, ovviamente. Si vergognava per loro. «Tutti da Freezer! Tutti da Freezer!»
«Oh! È arrivato l’uccellino del capo! Ah, ah, ah!» scoppiò a ridere Ginew.
«Ciao, piccione viaggiatore!» lo derise Reekom.
«Lo vuoi un biscottino, eh?!» chiese Jeeth.
«Voglio il biscottino! Voglio il biscottino!» rispose Butter, imitando la voce atona da pappagallo di Vegeta e muovendo il collo come fosse un volatile, scatenando l’ilarità generale.
«Tienilo il biscottino, inutile e stupido uccello!» gridò Guldo, scagliandogli addosso un biscotto raffermo che, fortunatamente, Vegeta riuscì a schivare, riprendendo poi a volare verso la stanza di Freezer e distanziando i cinque soldati che lo seguivano senza smettere di prenderlo in giro e ridere, dandosi pacche sulle spalle a vicenda.
«La pagherete cara un giorno, bastardi. Io… io ve lo giuro! Nessuno si prende gioco del grande Vegeta!» sibilò, serrando il becco, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
Già, un giorno lui sarebbe diventato un uomo, e poi avrebbe ottenuto il titolo di sultano. Oltre all’immortalità, ovviamente. Era tutto nella sua testa quel piano, sentiva anche sempre più vicino il momento in cui l’avrebbe concretizzato. E allora sì che si sarebbe divertito.
 
«Stanno arrivando, tsk!» sbottò Vegeta, appollaiandosi sulla spalla di Freezer dopo essere entrato dalla finestra, proprio mentre qualcuno bussava alla porta di quella stanza.
«Entrate!» disse il Gran Visir.
«Rekoom!» urlò il primo dei componenti della squadra Ginew, spalancando la porta e correndo all’interno, prima di bloccarsi all’improvviso, di lato rispetto a Freezer che lo osservava stranito, sollevando poi il braccio destro in diagonale verso l’alto.
«Butter!» gridò il secondo, entrato di corsa insieme agli altri, alzando una gamba e allargando entrambe le braccia.
«Jeeth!» esclamò il soldato dai lunghi capelli bianchi e il viso arrossato, inginocchiandosi e portando in alto le braccia.
«Guldo!» aggiunse il grassoccio pelato dalla carnagione verdastra, inginocchiandosi a sua volta davanti agli altri, con le braccia tese verso il basso.
«Ginew!» sbraitò il capitano, posizionandosi davanti a tutti e dando le spalle a Freezer, prima di divaricare le gambe e abbassarsi, per guardarlo da sotto.
«Squadra Ginew! In azione!» conclusero in coro, restando poi immobili per pochi ma interminabili secondi, nel silenzio imbarazzato rotto solo dal leggero vento serale che soffiava dal deserto e faceva capolino dalla finestra.
«Ehm…» si schiarì la voce Freezer, portandosi un pugno chiuso davanti alla bocca e tossendo leggermente. Sentiva il disagio crescere dentro di sé e faticava persino a trovare le parole. «Sì…» aggiunse, con un filo di voce, prima di schiarirsi di nuovo la voce.
«Teste di cazzo! Teste di cazzo!» ruppe il silenzio Vegeta, irritato, che pensò così di prendersi una piccola rivincita pur continuando a fingersi un semplice pappagallo, prima di volare via.
«Ehi! Maledetto pennuto! Io…» protestò Guldo.
«Silenzio!» urlò il Gran Visir, battendo il bastone dorato a terra e recuperando tutta la sua autorità. «Non ho tempo da perdere!»
«Lo scusi, capo» accennò un inchino Ginew, dopo aver dato una scappellotto sulla nuca al più basso dei suoi uomini.
Proprio in quel momento Vegeta passò sopra di loro e al momento giusto sganciò degli escrementi che colpirono Ginew su una spalla e Guldo in piena testa, per poi allontanarsi in volo con nonchalance.
«Lurido uccello!» sbraitò il capitano.
«Che schifo! Io… io ti ammazzo!» aggiunse il suo sottoposto, con un rivolo bianco e denso che gli colava lungo la testa pelata e cominciava a scendergli verso il collo.
«Vi ho detto di stare zitti! È un ordine! Non permettetevi di farmi perdere la pazienza!» gridò il Gran Visir, inferocito, riportando l’ordine.
«S-scusi!» balbettarono in coro le due guardie, improvvisamente docili.
«Lo straccione che vi avevo ordinato di arrestare è appena entrato a palazzo e si è diretto verso le stanze della principessa» spiegò Freezer. «Voglio che lo catturiate non appena uscirà di lì, con discrezione e senza attirare l’attenzione di nessuno, soprattutto di quella ragazzina. Chiaro?!»
«Sì! Andiamo, uomini!» rispose Ginew, correndo fuori dalla stanza seguito dalla sua squadra, mentre il Gran Visir sorrideva sadicamente e si avviava lui stesso, camminando, nella stessa direzione.
 
Goku, nel frattempo, era riuscito a entrare in un ampio e buio corridoio del palazzo e cercava di orientarsi in mezzo a tutto quello sfarzo: suppellettili dorati, vasi preziosi, dipinti giganteschi, drappi e tende realizzate dai migliori artigiani del regno e un lieve profumo d’incenso a riempire l’aria.
«Ehi! Ti sei perso? Aspetta… chi sei?!» domandò una ragazza dai lunghi capelli blu, uscita in quel momento da una stanza con in mano dei panni puliti e piegati.
Era Lunch, solo che lei e Goku non si erano mai visti. E, soprattutto, il giovane non poteva sapere che era arrivato casualmente proprio in prossimità del suo obiettivo.
«Shhh!» le disse lui, tappandogli la bocca con una mano e spingendola contro il muro, premendosi poi contro di lei per bloccarla, visto che continuava a dimenarsi e cercava di urlare.
«Non ho cattive intenzioni, davvero! Sto solo cercando la principessa! Puoi aiutarmi?» sussurrò Goku. Lunch annuì e smise di muoversi freneticamente, sgranando gli occhi e poi arrossendo vistosamente. Erano praticamente uno addosso all’altra contro il muro e si fissavano negli occhi. Lo sguardo di quel ragazzo non gli sembrava cattivo, tuttavia quella situazione la metteva terribilmente in imbarazzo.
«U-urcaaa! N-non volevo… io, scusa…» farfugliò Goku, allontanandosi di scatto da lei, visibilmente a disagio. «Non urlare, ti prego».
«Certo che ne hai di fegato per chiedermi di non urlare! Chi sei?! Cosa vuoi?!» sbottò Lunch, senza alzare troppo la voce, sistemandosi i vestiti e raccogliendo poi i panni che erano caduti a terra. Era ancora scossa da quel contatto. Non che le piacesse quel ragazzo, nonostante fosse carino e decisamente muscoloso. Preferiva il principe Lapis, se doveva proprio fare un paragone sugli ultimi due con cui si era cacciata, suo malgrado, in situazioni equivoche. E poi c’era anche Yamcha, volendo… ma perché tutti a lei, ultimamente?!
«Io oggi ho conosciuto la principessa in città, volevo parlarle, anche solo per qualche minuto!»
«Ah, tu devi essere il ragazzo del mercato!» sbottò l’ancella, mollando un ceffone sulla guancia di Goku. «L’hai illusa e poi derubata della cosa più cara che aveva! Come osi presentarti qui?!»
«Ahia, che male!» si lamentò il giovane, portandosi istintivamente le mani sul volto. «Sono qui per questo, guarda!» aggiunse, tirando fuori dalla tasca la fascia per capelli della principessa. «È stato tutto un equivoco, non gliel’avrei mai rubata!»
«Mi sembri sincero…» convenne Lunch, scrutandolo da capo a piedi. «In effetti, solo un folle entrerebbe a palazzo sperando di non essere scoperto da nessuno… vuoi davvero restituirglielo? O è una scusa per rubare altro?!»
«Io… io vorrei solo rubare il suo cuore, ma so anche da solo che è una cosa impossibile per un povero ladruncolo come me…» accennò un sorriso malinconico Goku, lasciando la fascia di Chichi tra le mani di Lunch. «Sei sua amica, vero? Daglielo tu… mi basta sapere che possa avere ancora con sé il ricordo di sua mamma».
«Io non sono solo una sua amica, sono piuttosto come una sorella maggiore per lei» sorrise l’ancella, colpita dalle parole di quel ragazzo spuntato fuori da chissà dove. Dentro di sé pensò che sarebbe stato perfetto se fosse stato un principe, che era lui quello giusto se non fosse mai esistita quella stupida legge a cui doveva attenersi Chichi. «Daglielo tu e spiegale tutto. Seguimi» aggiunse, camminando per qualche metro, prima di aprire un’elegante porta decorata di elegantissime finiture dorate e blu scuro. «Hai pochi minuti a disposizione, tra poco passeranno le guardie per la ronda. Vedi di fare in fretta e di non farti scoprire!» gli spiegò, per poi afferrarlo per un braccio e spingerlo in una sontuosa e profumatissima stanza, illuminata dalla luce di molte grosse candele e riempita di ricchezze assortite in ogni suo angolo.
Quando richiuse la porta e si voltò, si ritrovò davanti due occhi di ghiaccio e un sorriso beffardo che emergevano dall’oscurità, illuminati dalla luce della luna che era tornata a risplendere quella notte. Si lasciò sfuggire un urlo soffocato e sgranò gli occhi per lo stupore e lo spavento, con i panni che le sfuggirono di nuovo di mano.
«Ti faccio questo effetto?! Sono solo io» si avvicinò Lapis, facendo qualche passo verso di lei e raccogliendo lui stesso i panni dal pavimento, prima di appoggiarli su un mobiletto.
«P-principe… non deve! M-mi scusi… io, non…» balbettò lei, riprendendosi dalla sorpresa e andando verso di lui.
«Shhh… shhh…» la zittì Lapis, appoggiandole il dito indice sulle sue morbide e carnose labbra. «Non vorrai che ci scoprano» sibilò in un ghigno.
Il cuore di Lunch cominciò a palpitare più forte e il suo voltò arrossì di nuovo. Come aveva potuto cacciarsi di nuovo in una situazione equivoca con un uomo?! E il principe si era accorto del ragazzo del mercato?! L’aveva visto di sicuro… perché non aveva dato l’allarme, allora?
«Chiamami Lapis e dammi del tu. Te l’ho già detto, Lunch».
«S-sì…» annuì, distogliendo lo sguardo da quello di lui e afferrandogli delicatamente l’avambraccio per spostargli il dito dalla sua bocca. «Perché… perché sei qui?» disse con un filo di voce, sentendosi terribilmente a disagio nel porsi alla pari con una persona di un rango così diverso dal suo.
«Perché volevo controllare che quel ragazzo non fosse qui per te» sorrise enigmatico il principe, appoggiando una mano sul muro accanto al volto di Lunch, che si rese conto solo in quel momento di essere, appunto, ormai con le spalle contro la parete del corridoio. «Ma, a quanto pare, è solo un amichetto della principessa…».
«N-non… non dare l’allarme, per favore…».
«Oh, non ne ho nessuna intenzione» sorrise di nuovo, appoggiando anche l’altra mano contro la parete e bloccando così ogni via di fuga per l’ancella.
«G-grazie…» sospirò Lunch, deglutendo il nulla e perdendosi per un istante di troppo nello sguardo magnetico del principe. Cosa stava facendo? Perché gli stava dando corda? Perché, soprattutto, si sentiva così bene in quel momento? Era tutto un errore, probabilmente, ma non riusciva ad andarsene da lì. Non voleva.
«Perché volevi sapere se quel ragazzo era qui per me?» gli domandò tutta d’un fiato, stupendosi della sua stessa sfacciataggine, senza riuscire a distogliere gli occhi dai suoi.
«Beh, perché tu sei mia» ribatté Lapis, baciandola all’improvviso e togliendole il fiato.
Lunch sgranò gli occhi e si paralizzò con le braccia lungo e fianchi, ma dischiuse la bocca e lo lasciò fare. Il cuore le batteva come mai prima, mentre una piacevole sensazione di calore che non aveva mai sentito la avvolse da dentro. Chiuse gli occhi a sua volta e lo abbracciò, ricambiando quel bacio. Un bacio delicato eppure passionale. Un bacio che la sconvolse e la fece anche sentire una principessa. Un bacio che forse non avrebbe avuto un domani, ma che era troppo bello nel presente per non goderselo appieno. Quel principe non le aveva mentito: era davvero attratto da lei, non da Chichi. Non sapeva se era sincero fino in fondo con lei o se voleva solo divertirsi con un’ancella, non riusciva a capirlo, era una persona enigmatica e che conosceva troppo poco. Ma si sentiva bene, ed era questo ciò che contava.
«Sei mia, Lunch…» accennò un sorriso Lapis, staccandosi lentamente e a fatica da lei, che annuì, confusa e ancora scossa da quello che era successo, prima di sciogliersi a sua volta in un sorriso.
«Considera questo bacio un anticipo» continuò con un filo di voce, arretrando senza smettere di guardarla nei suoi occhi nocciola che aveva trovato irresistibili sin dalla prima volta in cui li aveva incrociati. «Ci rivedremo, se vorrai» aggiunse, sparendo silenzioso nell’oscurità.
 
Goku non aveva ancora finito di guardarsi intorno, affascinato e stupito dalla quantità di ricchezza ed eleganza che si trovava in quella stanza, quando un ruggito soffocato lo fece tornare alla realtà. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un magnifico esemplare di tigre, molto più affascinante e maestoso di tutti quelli che aveva visto in vita sua da lontano nelle gabbie dei mercanti. Era una tigre stupenda, ma c’era solo un piccolissimo problema: gli mostrava i denti, mentre si avvicinava a passi lenti senza distogliere da lui quegli occhi azzurri che la rendevano ancora più elegante, coi muscoli tesi e il pelo striato straordinariamente lucido. Sembrava pronta a saltargli addosso da un momento all’altro, e non certo per giocare.
«Ehm… c-ciao!» balbettò Goku, intimorito. «I-io… io sono un amico della principessa e devo darle una cosa!» aggiunse, grattandosi i capelli sulla nuca e ridacchiando nervosamente. «Vieni… micio, micio, micio!» disse con un filo di voce, abbassandosi e allungando un braccio verso di lei. «Anzi, micia, micia micia! Direi che sei una gattona, con quegli occhioni azzurri che hai!»
Bulma fece un passo in avanti, guardandolo ancora con sospetto e fiutando l’aria intorno a sé. I suoi sensi superiori riuscivano a percepire la paura di quel ragazzo, ma anche e soprattutto la sua bontà d’animo e sincerità. Si avvicinò con un balzo repentino e strusciò la testa contro il suo ginocchio, lasciandosi accarezzare.
«Tutto bene, Bulma? Ho sentito un rumore e…» intervenne Chichi, facendo capolino da un angolo nascosto di quella gigantesca stanza. La spazzola con cui si stava pettinando i suoi lunghi capelli neri le cadde a terra per la sorpresa, sia per l’aver visto la sua tigre, solitamente diffidente, dare corda a uno sconosciuto, sia, ancora di più, nel vedere chi era quello sconosciuto. «E tu cosa ci fai qui?!» sbottò, avanzando a passo di carica verso Goku e dandogli anche lei una sberla in faccia.
«Ahia! Lasciami parlare almeno!» si lamentò il ragazzo, mentre Bulma si allontanava dai due e continuava a osservare la scena, incuriosita.
«Con che faccia ti presenti qui dopo quello che mi hai fatto ogg?i! Io mi sono anche esposta per te!»
«Sono qui per questo…» le sorrise Goku, tirando fuori dalla tasca la fascia col diamante e mettendola direttamente sulla testa di Chichi, sistemandogliela tra i capelli.
Lei lo lasciò fare, mentre tratteneva il respiro e sentiva il cuore batterle più forte. Non si sarebbe mai aspettata quel gesto, tantomeno quel contatto.
«A-ah… s-scusa!» si allontanò di un passo Goku, rendendosi conto solo in quel momento di quello che stava facendo. Il cuore gli martellava nel petto e stava sudando. Quella ragazza era così bella da confonderlo, lo faceva apparire più stupido di quanto già non si sentisse nell’illudersi che una come lei potesse amare davvero un povero ladro come lui. «T-tu sei la principessa e… e io non dovevo…».
«Non ricordarmi chi sono…» disse Chichi con un filo di voce, abbassando leggermente la testa e arrossendo. «Cioè, non c’entra nulla adesso il fatto che sono la principessa».
Goku la guardava come inebetito, stregato da quel suo lungo vestito blu con inserti velati che lasciavano intravedere la sua pelle abbronzata e tutte quelle decorazioni color bronzo che sembravano brillare al pari dei gioielli che indossava e dei suoi occhi. Non l’aveva mai vista coi capelli sciolti, e questo gli fece seccare la gola da quanto le piacesse anche così, nonostante l’avesse ammirata per la prima volta con una coda alta che adorava al pari di questa acconciatura.
«Ehm… stai bene coi capelli sciolti! Cioè, eri bellissima anche con la coda, non saprei scegliere! Eh, eh!» ridacchiò nervosamente Goku, facendola arrossire ancora di più. «Cioè, scusa, volevo dire che mi dispiace per la fascia che ti aveva regalato tua madre, è stato tutto un equivoco per colpa di Bubbles, mi scuso anche da parte sua e poi…».
«E poi va bene così…» gli sorrise Chichi, avvicinandosi all’improvviso e abbracciandolo. «Sono contenta che sei venuto qui. Che abbiamo chiarito questa cosa» aggiunse, stringendolo forte e facendogli deglutire il nulla, più volte.
Goku restò come paralizzato per qualche istante, prima di riuscire a tornare in sé e accarezzarle delicatamente quei morbidi capelli che emanavano un piacevole profumo di cocco.
«Un giorno sarai libera, vedrai. Troverai qualcuno che potrà aiutarti» le disse.
«Lo pensi davvero?»
«Sì, cerca di stare tranquilla e di avere fiducia. Ti fidi di me, giusto?»
«Sì!» sorrise Chichi, guardandolo negl’occhi.
«E allora ci rivedremo domani sera, parleremo con più calma. Tua sorella mi ha detto che avevo solo pochi minuti a disposizione stasera» disse Goku, allontanandosi da lei e dirigendosi verso l’ampia balconata di quella stanza.
Salì sulla balaustra e si voltò di nuovo, per guardarla un’altra volta. Sapeva che non sarebbe più riuscito ad andarsene da lì se fosse rimasto un minuto di più, gli piaceva troppo quella ragazza. Ma era tutto assurdo, tutto sbagliato. Lui era una straccione che non avrebbe mai dovuto trovarsi nella stanza di una principessa. E, proprio per questo, reputò ancora più folle quello che aveva appena fatto. Ma ne fu felice, perché non poteva fare altrimenti. Era il cuore a dirglielo, e lui non poteva fare altro che dargli retta.
«Domani?! Ma… ma è pericoloso qui! È pieno di guardie, e se ti trovassero?!» chiese Chichi, rincorrendolo. Non voleva che se andasse, anche se sapeva che era la cosa più giusta. E dentro di sé voleva invece con tutta sé stessa vederlo tornare lì da lei, pur sapendo che era una cosa sbagliata, assurda e rischiosa.
«È pericoloso solo se ti prendono, no?» le fece l’occhiolino il ragazzo, pronto a saltare.
«A-aspetta… non so nemmeno il tuo nome!»
«Mi chiamo Goku. Aladdin Goku, principessa. Per servirla» rispose lui, accennando un inchino per farla ridere.
«Dimmi una cosa, Aladdin Goku: perché vorresti ritornare domani sera?» gli domandò maliziosa, senza tuttavia riuscire a impedire a sé stessa di arrossire lievemente.
«Oggi sono venuto a ridarti la fascia, domani devo riportarti questo» sorrise Goku, tirando fuori dalla tasca un orecchino rosso con una grossa perla bianca come pendente.
«Ma… t-tu… quando?!» farfugliò Chichi, portandosi le mani tra i capelli e constatando che solo su una delle sue orecchie era rimasto l’orecchino gemello di quello che le aveva appena mostrato Goku.
«Sono il figlio di uomo che era detto “Il principe dei ladri”… forse sono anch’io un principe, nel mio campo» le fece l’occhiolino Goku. «Aspettami domani sera, quando la luna sarà alta sopra il minareto» aggiunse, saltando giù dalla balaustra.
La principessa corse a guardare, ma non trovò altro che tenebre e silenzio.
Col cuore che le martellava nel petto si lasciò cadere a pancia in giù sul letto, con la faccia sprofondata tra le lenzuola. Afferrò un cuscino e se lo premette sulla nuca, chiuse gli occhi e scalciò delicatamente prima con una gamba e poi con un’altra il soffice giaciglio su cui era distesa. Non era mai stata così felice, non si era mai sentita così viva. E. soprattutto, non era mai stata innamorata.
Nessuno poteva vedere il suo volto in quel momento. Né Bulma, che la osservava , né tantomeno Lunch, che era entrata in quel momento nella stanza. Ma non avevano bisogno di vederlo, perché la conoscevano benissimo: il suo volto stava sorridendo, come del resto il suo cuore.
 
 
 
 
 
 
 
Note: allora, ve lo aspettavate il bacio a sorpresa tra Lapis e Lunch? Vi è piaciuto? E di Goku e Chichi che sono riusciti a rivedersi cosa ne dite?
Un capitolo carico di emozioni e di amore direi, spero anche di risate grazie alla piccola vendetta che riesce a ritagliarsi Vegeta contro le angherie della Squadra Ginew.
Ai principi venuti dal nord, tra l’altro, sembra non sfuggire nulla di quello che succede a palazzo intorno a loro.
Goku è riuscito facilmente a eludere la sorveglianza di Yamcha e Tensing, ma non quella di Lazuli e, soprattutto, di Freezer, che lo stava aspettando. Riuscirà a uscire dal palazzo il nostro eroe? Potrà tornare da Chichi la sera dopo, come le ha promesso?
 
Ringrazio tantissimo come sempre tutti voi che mi sostenete ogni settimana e mi lasciate il vostro pensiero, siete la mia forza! Ci tengo a dirvi grazie a tutti stavolta. A Vale, Eevaa-chan e Summer, che adorano Vegeta in versione principe dei pappagalli, a Dark che ama i miei amatissimi cyborg (ti è piaciuto il regalo che ti ha fatto Lapis in questo capitolo?!), a Misato e Sapphir per i loro splendidi disegni, a Kiki e Hilary per aspettare con tanta trepidazione e pazienza il nostro amico Rad, a MyManga, Nala e Paige per le loro puntuali e precise riflessioni, a Moriko, Karen e Sana per tutto il loro entusiasmo, ad Alice “Zero Two” Liddel per il sostegno di sempre e a Il Corsaro Nero.
Grazie anche a Bunny, Chimera, DarkAngelMax, Lady Tsuki, a chi ha inserito la storia nelle liste e a chi continua a leggere in silenzio. Se volete battere un colpo ne sarò onorato.
 
Bene, settimana prossima entriamo davvero nel vivo della storia e un momento atteso da tanti di voi si avvicina sempre di più. Il titolo è “La Caverna delle Meraviglie” ed entreranno in scena un paio di personaggi nuovi in questa long, chissà chi saranno… se volete scoprirlo ci vediamo mercoledì prossimo, ci sarà anche uno strano travestimento, una ragazza tutta d’oro e una certa nuvola specialissima. Grazie ancora!
 
Teo
 
   
 
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