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Autore: ladypink88    06/05/2020    8 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La campana che decretava l’inizio della pausa pranzo iniziò a suonare. Per fortuna, la lezione di Economia Politica dopo un po’ diventava davvero complicata da seguire, e Laura aveva il cervello in totale black out.
Aveva decisamente voglia di un po’ di aria fresca, un caffè, e di assaporare con calma il suo pranzetto che si era preparata con perizia il giorno prima. Prima di tutto però doveva andare al bar a comprarsi una bottiglietta d’acqua perché l’aveva finita.
“ Manuel tu per caso devi andare al bar? Oggi è una bella giornata, ti va se pranziamo in giardino?” ma si accorse che non avrebbe avuto risposte alle sue domande perché Manu non era al suo fianco.
“Ma dove diamine si è cacciato quel ritardatario cronico?” si chiese Laura fra sé e sé cercandolo  con lo sguardo fra la moltitudine di studenti che lasciavano l’aula 110 , la famosa Aula del Giudizio, talmente bella maestosa e grande, che creava sempre un certo imbarazzo specialmente quando uno studente vi entrava per la prima volta.
Era persa fra i suoi pensieri quando Laura vide Manu che stava parlando con lei.  Si sentì come un nodo in gola e il nervoso che le ribolliva nel sangue : fu automatico dare le spalle e incamminarsi da sola verso il Giardino delle Vergini.


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“ Accidenti che fame! E poi in questo momento non me ne frega niente di sapere cosa sia l’oligopolio, ho solo voglia di staccare, sono 4 ore che sono qua  e mi esplode la testa!”
Manuel stava iniziando a sentirsi decisamente stufo e non vedeva l’ora di poter finalmente lasciare l’aula del Giudizio per poter pranzare con la sua puffa e sparare un po’ di battutacce facendola indispettire. Non sapeva esattamente perché, ma quella sua espressione corrucciata che poi si trasformava in un sorriso radioso lo faceva stare meglio, e gli faceva venire voglia di vederla sorridere un po’ più spesso.
Il biondino perennemente spettinato aveva sempre pensato che il sorriso donava davvero a quella puffa piena di energia perennemente corrucciata . Era perso nei suoi pensieri quando vide entrare Serena.
Lei non aveva bisogno di grandi presentazioni, quando lei entrava in qualsiasi posto sembrava che il tempo si fermasse per un attimo, che delle trombe l’annunciassero e che una sfilata di moda stesse per avere inizio : un corpo longilineo ed armonioso, lunghi capelli lisci e biondi che incorniciavano un visino da bambolina truccato con maestria perfino alle 8 del mattino.
Passando di fianco al suo banco Serena fece l’occhiolino a Manuel, e lui rimase di sasso. La campanella suonò e lei veloce come una pantera si avvicinò a lui e gli chiese con fare pietoso “ Manuel, ti prego mi passeresti gli appunti della lezione di oggi?” “ Sono stata in ufficio da mio padre e non mi sono accorta dell’ora!” “Ok biondina, ma solo per stavolta che non diventi un’abitudine!” “ Oh grazie Manu!Per sdebitarmi se vuoi ti offro il pranzo!” disse Serena sorridendo, “ Oh ti ringrazio ma avrei già un impegno con…“e si girò verso dove era seduta Laura fino ad un momento prima ma ora il banco era vuoto.
Manuel rimase sorpreso nel vedere che la puffa se ne fosse già andata, ma Serena non rimase con le mani in mano e rispose prontamente “ Bè, se il tuo impegno se ne è andato, allora non hai ragione per rifiutare il mio invito!” . A quel punto il biondino non aveva argomenti per controbattere. Cercò Laura tra la moltitudine di studenti che stavano uscendo ma non riuscì a vederla.
“Ma dove diavolo è andata quella puffa imprevedibile?” disse tra sé e sé, e senza risposta seguì quasi rassegnato Serena che lo prese per mano e lo guidava verso uno dei ristorantini poco lontano dall’università.

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Istinto. Rabbia. Impulso. Solitudine. Gelosia.
Ma non è possibile. Non ci penso minimamente. Gelosa di chi poi? Di quell’imbecille? Più questo pensiero le rimbalzava nella mente più lei lottava per scacciarlo via.
L’inverno stava lasciando spazio ad una timida primavera, e nel giardino delle Vergini  dell’università c’era un’atmosfera così tranquilla e accogliente che Laura si sentì subito più a suo agio.
Un rapido sguardo alla sua panchina preferita e in men che non si dica si ritrovò seduta  nel suo angolo preferito dell’Università.
Il Giardino delle Vergini dell’Università Cattolica di Milano era sempre stato uno dei suoi luoghi preferiti , uno dei pochi in cui non si sentiva  a disagio, forse perché era un posto accogliente, invitante, ma solitario, che non pullulava di ragazze effervescenti  che facevano a gara per mostrare l’ennesimo accessorio alla moda , che lei non si sarebbe potuta permettere.
Ma a pensarci bene, non era un luogo così solitario per lei. Il Giardino delle Vergini lo aveva scoperto per la prima volta con Manuel : in teoria c’era una diceria quel giardino, fino agli anni ’50 l’ingresso era concesso solo alle ragazze vergini dell’Università, ma poi con gli anni quell’utilizzo era andato in disuso.
Semplicemente ora era accessibile a chiunque riuscisse a trovarlo, perché in realtà questo piccolo e grazioso giardino era davvero nascosto , e in quell’istante un ricordo riemerse dalla sua memoria…

Quel pomeriggio , durante un quarto d’ora accademico stava correndo da un’aula all’altra con Manuel per non arrivare in ritardo a lezione, ma all’improvviso lui aveva decretato che doveva assolutamente comprare un pacchetto di sigarette altrimenti non ce l’avrebbe fatta a reggere altre due ore di lezione senza fumare,tanto valeva entrare un po’ in ritardo per lui.
“ Va bene, ritardatario cronico, se sei più lento di un pensionato e hai bisogno di prenderti le tue sigarette io mi affretto e inizio ad entrare. Poi ti passo gli appunti!” esordì lei con sguardo ironico. Manuel, preso in contropiede,la guardò con aria da cane bastonato dicendole “ Ma puffa! Che amica sei? Perché non vieni con me a prendere le sigarette? “ “ Ah sì ? Sentiamo e cosa ci guadagnerei io per perdere mezz’ora di lezione? “ “ Bè,ci guadagni che ti offro il cappuccino del bar che ti piace tanto!” la guardò lui con quegli occhioni blu di cui lei aveva un gran debole.
“ E d’accordo, stavolta hai vinto tu! Se però il prof ci scopre dico che è colpa tua!”  disse lei in tono irriverente scoppiando alla fine in una fragorosa risata, talmente contagiosa che alla fine si ritrovarono entrambi a ridere senza rendersi conto di quale corridoio avessero preso .
Presi dai loro discorsi non si erano accorti del fatto che avevano sbagliato strada e che quella parte di Università non la conoscevano. “ Manu, tu hai idea di dove sia la tua macchinetta di sigarette?” “Onestamente non ne ho la più pallida idea”  rispose lui un po’ incerto.
Fu in quel momento che si trovarono di fronte al Giardino delle Vergini : un piccolo angolo di Cattolica fuori dal tempo e dallo spazio, talmente grazioso e accogliente che sembrava per un attimo di aver cambiato dimensione.


In quel momento Laura si accorse che alcune gocce le stavano cadendo sul volto. Stava iniziando a piovigginare, e persa com’era nei suoi ricordi non aveva realizzato che il tempo stava cambiando molto velocemente : il tiepido sole di qualche minuto prima stava cedendo il passo ad un acquazzone.
In quel momento però Laura si rese conto che i suoi occhi erano umidi: “ma che diamine vuol dire? Perchè ora sto piangendo ? Credo sia il caso di rientrare e andare a prendermi il caffè!” .
Si alzò , fece per sistemare il suo zaino e lo vide : con due cappuccini da portare via in mano e il sorriso caldo di sempre. A lei mancò un battito per l’emozione, le sembrava di rivedere un’altra persona in quell’istante, tuttavia la sua solita irriverenza l’ebbe vinta ed esclamò “ E tu che ci fai qui?” “Bè se non sbaglio dovevamo pranzare qua assieme, solo che te ne vai sempre via prima” “Potrei dire che sei tu che sei sempre in ritardo!” disse lei senza accorgersi che stava quasi urlando.
“L’importante è che ora ci siamo ritrovati!”, disse lui dolcissimo e in un attimo la baciò con un tocco delicato sulle labbra lasciandola senza fiato.
 

   
 
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