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Autore: lmpaoli94    07/05/2020    3 recensioni
Una storia immersa nelle lande verdi dei castelli e dei prati irlandesi.
Famiglie alleate e trame nascoste per distruggere la felicità o addirittura la vita dell’altro.
La gioia non può far parte in quel mondo pieno di ingiustizia e di crudeltà.
I sogni sembrano un lontano ricordo e la spensieratezza dei giovani sembra sparita per sempre.
ma non per Anastasia Steele, contessa di Limerick e figlia di una delle famiglie più importanti del regno d’Irlanda.
La volontà di trovare l’uomo giusto per rendere la sua vita perfetta sarà ostacolata dalla gelosia delle persone più vicine a lei e da trame di matrimonio che mineranno per sempre il suo futuro
Ma la giovane Steele sarà talmente determinata da non fermarsi mai dinanzi a nulla pur di portare a termine il suo amore proibito e mai nascosto del lord più invidiabile della corte irlandese.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Elena Lincoln, Leila Williams
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La giovane Leila Williams, figlia nascosta del Conte Raymond Steele, si apprestava a ritrovare la sua agognata libertà dopo diciotto anni che era rimasta rinchiusa nell’abbazia di Kylemore.
Il giorno in cui era nata grazie ad una serva del castello, il Conte Raymond non volle sapere niente di lei, minacciandola che l’avrebbe uccisa.
Ma la giovane serva non ci stette alle minacce del suo padrone, scatenando uno scandalo a cui non si sarebbe potuto sottrarre.
Dopo ore di estenuanti litigi e di accordi, alla fine la madre e il Conte decisero che sarebbe stata rinchiusa nell’abbazia di Kylemore, una dei tanti possedimenti del Conte di Limerick.
Le suore madri si sarebbero fatte peso di un pargolo così innocente che erano sicure, non avrebbe mai visto la luce della libertà.
Ma alla povera bambina non mancò niente di quello che le suore madri potevano offrirgli: un tetto sopra la testa, tre pasti al giorno, il vestito da suora e la reverenza verso l’altissimo Dio, senza dimenticare le preghiere.
Così la giovane Leila (nome dato dalla madre) aveva trascorso le sue giornate, fino a quando un anno prima del suo diciottesimo compleanno la suora madre, Elena Lincoln, non gli rivelò chi fosse veramente.
< Quindi io sarei figlia di un conte? > domandò la giovane ragazza non riuscendo a credere a quello che aveva appena udito.
< Sì, la figlia rinnegata per essere precisi… Ti hanno portato qui per proteggere la tua debole vita che poteva essere interrotta dalla furia di quell’uomo potente e senza scrupoli. >
< Madre misericordiosa, perché avete deciso solo ora di raccontarmi tutto? >
< Perché sei abbastanza grande per simili racconti… Ma non dimenticare che un giorno di questi la tua libertà potrebbe essere fulminea. >
< Che cosa volete dire con questo? >
< Molto probabilmente non rimarrai qui ancora a lungo… Tutto sta nelle decisioni del Conte Steele. >
< Il Conte Steel emi rivorrebbe a corte? >
< Forse un giorno di questi, sì… Ma vedi di non montarti troppo la testa. Fino a quando rimarrai a Kylemore, dovrai dare la tua vita a Cristo e pregare ler il salvataggio della tua anima. Se mancherai ad una sola di queste adempienze, non potrò fare altro che punirti con la sospensione dei pasti. Sono stata abbastanza chiara? >
< Sarò una brava fedele di nostro Cristo, Madre. Ve lo prometto. >
E difatti fu proprio così, fino a quando la notizia che avrebbe lasciato per sempre Kylemore non scosse il suo animo e il suo futuro.
Dopo aver ricevuto la notizia, Leila fu chiamata nell’ufficio della suora madre per decidere cosa avrebbe potuto fare nel suo imminente futuro.
< Dunque è giunto il fatidico giorno, Leila > fece Madre Elena fissando l’orizzonte dalla sua finestra < Stai per diventare una nobile. >
< In verità lo sono sempre stato, madre. >
< E la cosa non ti dispiace? >
< In verità un po’ sì… Dovrò lasciare questo posto per sempre? >
< Finché la situazione non potrebbe essere nefasta o irrecuperabile, tu non farai mai più ritorno qui. Il tuo futuro è alla Corte di Limerick. >
< Quindi vuol dire che non ci rivedremo più, madre? >
< Ho paura di sì, figliola. Sei stata una giovane apprendista devota e con l’animo buono. Ma è giunta l’ora che le nostre strade si dividano per sempre. >
< Madre Elena, se voi volete, posso rifiutare il desiderio del Signor Conte e rimanere qui fino alla fine dei miei giorni. >
< Non essere sciocca! Non si discutono i voleri del Conte. Sai anche tu che la nostra sopravvivenza è legata alle sue finanze. Se decidi di non acconsentire al suo desiderio, moriremo tutte di fame. Le preghiere in quel momento non potrebbero essere più inutili. >
< Capisco, madre. Mi dispiace di questo mio pensiero peccaminoso. Dirò dieci Padre Nostro e cinque Ave Maria prima di lasciare per sempre questo posto. >
< Le altre suore hanno già preparato le tue poche cose sulla carrozza. Partirai immediatamente… Ma non posso impedirti di pregare un’ultima volta in questa chiesa, figliola > rispose la Madre superiore con tono calmo e pacato < Abbi cura di te. io pregherò per sempre per la tua anima. >
< Vi ringrazio, Madre. Anch’io pregherò per voi. >
Ma prima che Madre Elena potesse lasciare da sola la giovane Leila, quest0ultima desiderò di rimanere a pregare con lei.
< E’ il mio ultimo volere, Madre. Acconsentite alla mia richiesta. Vi prego. >
Non potendogli dire di no, alla fine Madre Elena accettò senza rimpianti, rimanendo un’ultima volta insieme alla sua prediletta fino a dargli l’addio insperato.
< Non avrei mai creduto che questo giorno potesse arrivare… Ma ecco ci qua > mormorò la vecchia donna piangendo.
< Non fate così, Madre. Non rendete l’addio più doloroso. >
< Mi dispiace. Salderò la mia penitenza pregando e facendo lo sciopero della fame. >
< Madre, adesso non pensateci… Addio e grazie di tutto. Vi devo la vita. >
< Eri un pargoletto quando ti vidi per la prima volta in braccio a tuo padre… Ringrazierò per sempre il Signore per avermi portato un dono dal cielo come te. >
< E di mia madre? Non si sa niente? >
< Purtroppo no. Molto probabilmente il Conte l’ha fatta sparire in circostanze che non conosco… Ma quando ti ritroverai al suo cospetto, potresti domandarglielo di persona, ma senza affrettare i tempi. Mi hai capito? Stai molto attenta. >
< Lo farò. >
Dopo l’ultimo e definitivo saluto, Leila Williams pianse per gran parte del tempo su quella carrozza, ripensando tutti ai bei momenti avuti in quella prigione di Cristo che lei definiva la sua unica casa.
 
 
La Contessa Carla non era mai stata più preoccupata prima d’ora.
Nel mentre l’assenza di suo marito si allungava sempre di più, non riusciva a ricevere nessuna notizia da parte di sua figlia.
< Allora? Non avete ancora trovate niente? >
< Purtroppo no, Contessa. Abbiamo controllato in tutti i possedimenti vicini di vostro marito, ma la giovane Anastasia non c’è nemmeno l’ombra. >
< Forse si è confusa con la gente comune. Per questo non riuscite a trovarla. >
< I miei uomini stanno perlustrando le principali città del Regno. Stasera riceveremo una risposta da loro. >
< Mio marito sarà ancora fuori il castello per un bel po’ di tempo. Dobbiamo sfruttare questi momenti. Non deludetemi, Capitano. >
< Non lo farò, Contessa. Abbiate fiducia in me. >
< Deve essere tu a ripagarla per primo. >
< Sicuramente… Contessa. >
Dopo essere rimasta sola, Linc entrò in biblioteca dove la Contessa cercava di distrarsi leggendo un libro o riordinando il disastro fatto da sua figlia.
< Quell’inetta buona a nulla non riesce nemmeno a sistemare ciò che prende. >
< Infatti sarebbe ordine dei servitori > rispose Linc < Mi dispiace che voi abbiate trovato tutta questa confusione. Farò rapporto immediato e i servitori che puliscono questa parte del castello verranno puniti. >
< Lascia stare, Linc. Non c’è tempo per le punizioni. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i servitori se vogliamo ritrovare mia figlia. >
< Contessa, scusate la mia franchezza, ma come potrebbero aiutarci i servitori? >
< Magari sanno qualcosa di Anastasia o della sua dama di compagnia nonché sua unica amica che ci sfugge… Tu hai per caso scoperto qualcosa, Linc? >
< Anche se la servitù non fa altro che parlare di lei, non sono venuto a conoscenza di niente in particolare. >
< Tienile tute d’occhio, mi sono spiegata? Se scopri che qualcuno sa qualcosa, portalo subito da me. >
< Sicuramente, Contessa… Ah, scusate la dimenticanza, ma il pranzo sta per essere servito. >
< Mangerò qui in biblioteca. Ho bisogno di distrarmi e non voglio essere disturbata in nessun modo, tranne per informazioni importanti che possono riguardare mia figlia. >
< Come volete. Vi faccio portare la colazione qui in biblioteca > disse infine il maggiordomo prima di riunirsi con la servitù.
< Evitate di parlare della signorina Anastasia. La madre sta già soffrendo molto. >
< Non c’è nessuna notizia sul suo conto? > domandò una servitrice.
< Ancora no e vorrei tanto che non ce ne fossero. Quella ragazzina è sempre stata un problema in questo castello. >
< Ma è l’unica erede della famiglia Steele, Signor Linc. Non possiamo rinnegarla. >
< Non lo faremo. Ho solo espresso una mia opinione… E comunque sono convinto che il Signor Conte Steele abbia altri figli bastardi sparsi per il regno. La sua voglia di portarsi a letto una donna va ben oltre il suo dovere di padre di famiglia. >
< Signor Linc, moderate i termini! >
< E perché mai? Sono il maggiordomo di corte e qui i nobili non possono dire niente. In questo paese esiste ancora la libertà di parola. >
< Cercate lo stesso di tenere i vostri desideri per voi, Signor Linc. >
< Va bene… Se vi da’ così fastidio a tutti, eviterò di espormi troppo. >
 
 
Nel mentre il Conte Steele stava recuperando le sue forze nel Castello di Malahide, il maggiordomo Bob lo accudiva e lo faceva stare bene come se fosse il suo stesso figlio.
< Vedo che siete già sveglio, Signor Conte. >
< Non riesco a dormire, Bob. E mi annoio molto. >
< Ancora cinque giorni e potremmo tornare a casa… Sempre con il benestare del medico. >
< Benestare o no, non rimarrò qui in questo castello dimenticato da Dio più del dovuto… Allora, ci sono novità? >
< Vostra figlia Leila è partita da Kylemore e tra qualche giorno arriverà al Castello di Limerick. >
< Mi raccomando Bob: non deve dire a mia moglie che si tratta di mia figlia. La giovane Leila è una lontana nipote della mia famiglia e Carla non deve sospettare niente. >
< Ma vostra moglie non si farà troppe domande? >
< Credo proprio di sì… Ma non riuscirà a scoprire niente al riguardo. Nemmeno con la servitù… Ho fatto sparire sua madre prima che mi potesse rovinare del tutto e adesso sono ancora un uomo intoccabile. >
< E anche il più rispettato del Regno, se mi consente di dire. >
< Ma purtroppo ho ancora molti nemici, Bob. Come ad esempio il Dica di Ashford. >
< Sono andato in città quest’oggi, passando dinanzi alla biblioteca dove si era consumata la sparatoria ma non ho trovato nessuna traccia di lui. >
< Sei entrato nella biblioteca? >
< Non potevo. La polizia sta continuando ad indagare e spero tanto che non arrivi a voi. Vi potrebbero mettere alle strette. >
< Tu ti preoccupi troppo, Bob. Lo sai che negherei fino alla morte… E poi se sono uno degli uomini più potenti d’Irlanda ci sarà il suo vantaggio, no? è tutto sotto controllo. >
< E se vi intimidiranno di non lasciare Malahide? >
< Non lo faranno. Per la loro incolumità. >
< Bene… Comunque basta parlare di supposizioni. Vi ho portato un po’ di té con i biscotti e la medicina che dovrete prendere. Coraggio. >
Appena il Conte Steele si mise in bocca il farmaco, per poco non fece rovesciare tutto il vassoio della colazione per il disgusto.
< Ma è amara! >
< E’ un medicinale, Signor Conte. Dovrete prenderlo se tra cinque giorni volete farvi trovare in forze dal medico Isaac. >
< Non ho mai sentito parlare di lui. Spero che ci possiamo fidare. >
< E’ il migliore della zona. Con lui siamo in una botte di ferra > disse infine Bob senza alludere minimamente alle idee rivoluzionare di quel misterioso uomo.
   
 
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