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Autore: chia1000    07/05/2020    2 recensioni
-Ti fa male parlare di lui?- chiese guardandolo di sbieco per non fissarlo. Ron sorrise e negò con la testa
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hugo e Rose erano seduti sul tavolo della sala intenti a svolgere i loro compiti quel Sabato mattina due Maggio. La preside li rimandava sempre a casa in quella occasione, ma entrambi non ne capivano, o comunque non ne condividevano il motivo. Nel mondo magico il due maggio era una data molto importante, era un giorno di festa: ad Hogwarts si sospendevano le lezioni e si faceva un banchetto a cui seguiva un ballo, i maghi e le streghe non lavoravano e nelle strade c’erano le bande di paese, le bancarelle e le luci.
I loro genitori ogni anno erano invitati a fare discorsi o a presenziare nei più disparati eventi, talvolta anche ad Hogwarts, proprio come sarebbe successo quella sera e loro, insieme ai loro cugini, erano costretti a tornare a casa per poi ritornare a scuola con la loro famiglia. Se avessero potuto, lo avrebbero evitato volentieri, perché mentre nel resto del mondo quello era un giorno di festa, nelle loro case c’era sempre un’aura di tristezza. Certo, pranzavano tutti insieme alla tana, ma a differenza di tutte le altre feste, ognuno di loro tornava a casa prima del dovuto e capitava spesso che, poi, nel corso del pomeriggio, si rincontrassero a far visita o portare fiori alla tomba di Fred.
Nonostante la pesantezza di quei giorni né Hugo e Rose, né James, Albus e Lily si muovevano mai da casa per passare le giornate insieme come erano soliti fare durante l’estate o le vacanze di Natale. Era come se da una parte avrebbero voluto essere altrove a festeggiare e dall’altra, essendo stati rimandati a casa, si sentissero in dovere di condividere la tristezza che aleggiava nella loro famiglia. Ad un certo punto, il rumore di loro padre che scendeva dalle scale li fece distrarre.
-Rose- sussurrò Hugo per richiamare la sua attenzione sul libro che teneva in mano Ron –Papà che legge qualcosa che non sia il quotidiano, alle dieci di mattina?!?-
-Magari glielo ha dato la mamma- obbiettò lei, osservandolo mettersi sul divano e aprire quel libro.
-Sì, insieme ad una bella maledizione Imperius- cercò di soffocare una risata Hugo –Guardalo, sta leggendo davvero, e non si tratta di Quidditch-
-Niente piedi sul tavolino, niente posa scomposta , niente sorrisi o imprecazioni. Hai ragione! Non può essere Quidditch. Scacchi?!?-
-Bo. E’ strano comunque- disse Hugo rimettendo la testa sui libri.
-Magari è triste, sai con la cosa che oggi è il due Maggio- questa volta fu Rose a richiamare la sua attenzione.
-Oh menomale che me lo hai ricordato, non vedevo l’ora di andare a festeggi… ah no. Noi siamo i figli di quelli che hanno salvato il mondo- rispose senza entusiasmo.
-Lo zio Fred è morto quella notte, Hugo- cercò di essere comprensiva Rose.
-Posso dirti una cosa senza sembrarti un egoista Rose?!?- al cenno della sorella continuò. –Io non riesco a soffrire per la perdita dello zio Fred. Noi non lo abbiamo mai conosciuto e anche se ogni tanto ne parlano, non è che mi manchi. Cioè penso che sarebbe stato bello se fosse ancora qui, ma più che altro per papà, per lo zio George e per tutti gli altri. Io oggi starei tranquillamente fuori a festeggiare, ad Hogwarts, ma poi lo vedo così buttato sul divano che fissa il vuoto e lui mi fa tristezza- disse indicando suo padre. –E’ per lui che mi dispiace- 
-Non sei egoista, è così anche per me. Quindi che facciamo chiamiamo la mamma?!?-
-Se non è con lui si starà facendo la doccia. Lo sai che in questi giorni lei è super attenta a stargli vicino-
-Allora ti tocca Hugo- disse lei, ovviamente.
-Perché io?!?-
-Perché che ne so, “robe da uomini”?!?-
-Le donne hanno più tatto- obbiettò Hugo.
-Sì, ma vabbè Hugo è meglio che vai tu- tagliò corto Rose, che si sentiva un po’ in imbarazzo nel cominciare quella conversazione. Hugo si passò una mano nei capelli e si alzò.
-Ei pa- si avvicinò al divano, battendo una pacca sulla spalla di suo padre.
-Cucciolo dimmi- disse lui sollevando lo sguardo dal suo libro.
-“Cucciolo” papà?!?- Hugo era partito con tutte le buone intenzioni e cercò di essere comprensivo. –Ho tredici anni… comunque, senti- disse passandosi nuovamente una mano nei capelli. –Volevo chiederti se è tutto apposto-
-Sì, perché?!?- Ron cercò di essere vago.
-Papà tu stai leggendo qualcosa che non tratti di Quidditch e stai fissando il vuoto da dieci minuti-
-Ah questo- sorrise Ron, che alzò le spalle mentre chiudeva il libro ma ad Hugo saltò agli occhi il titolo.
-Dodici Passi Infallibili Per Sedurre Una Strega?!?- chiese sospettoso. –Stai scherzando?!? Papà, la mamma…- Hugo non ci stava più capendo niente, un minuto prima pensava che suo padre stesse soffrendo un minuto dopo lo avrebbe ucciso se avesse scoperto che avrebbe potuto fare del male a sua madre.
-Vedi che a volte sei un cucciolo?!?- gli pizzicò una guancia Ron. –E’ tua madre, la strega. O meglio era. Comunque fra quattro anni sarà tuo- gli sbatté il libro sulla testa, prima di alzarsi e di posargli un bacio sui capelli. –Volete un caffè, ragazzi?-
-Papà, a noi dispiace vederti così triste- intervenne Rose per bloccarlo prima che scappasse in cucina.
-E’ tutto apposto ragazzi-
-No non lo è, papà. E’ il due maggio e stai leggendo, sorvoliamo sul titolo del libro perché avresti molte cose da spiegarci, ma…-
-Allora- Ron bloccò sua figlia Rose e si sedette sul divano tra loro due. –Partiamo dal libro. Questo libro qua me lo hanno regalato lo zio Fred e lo zio George ad un compleanno e ci sono scritte tante assurdità che sulla mamma non hanno mai funzionato ma che ci hanno fatto ridere per molto tempo- spiegò, girandosi il libro tra le mani. –Parlando con lei, ieri sera, ricordavamo quei giorni e mi è venuta voglia di riprenderlo in mano, per ricordare dei momenti felici e spensierati-     
-Papà, ti manca ancora tanto lo zio Fred?-  chiese Hugo poggiandogli una mano sulla spalla. Ron non si aspettava quella domanda, o meglio aveva capito un po’ dove volessero andare a parare i suoi figli, ma non si aspettava che avessero affrontato l’argomento con quella schiettezza. Esclusa Hermione, che era stata in grado di leggergli nell’animo, di vedere quelle ferite e di curarle con dolcezza, egli non aveva mai parlato con nessuno del dolore causato dalla morte di Fred, forse per uno stupido concetto secondo il quale gli uomini devono essere sempre forti e non devono mai piangere. Ma davanti a lui, ora, c’erano i suoi figli, che gli stavano offrendo una mano e non se la sentì proprio di rifiutarla per fingersi forte. Non solo avrebbe mentito a quei ragazzi, ma avrebbe perso anche l’occasione di insegnare loro che non si deve necessariamente essere sempre forti, che nessuno si salva da solo e che spesso quando ci sentiamo soli in realtà è solo perché non permettiamo a chi amiamo di aiutarci, che, per altro è una delle cose più belle che ci siano. Così colse un pizzico di coraggio e cominciò ad aprirsi.   
-Non ve lo so spiegare, ragazzi. Quando lo zio Fred se ne è andato, io non riuscivo più a fare niente: parlare, mangiare, dormire, mi faceva male pure respirare. Poi ad un certo punto mi faceva così tanto male, che decisi che sarebbe stato meglio non pensarci più per niente. Evitai l’argomento, evitai i ricordi, evitai i pensieri. Ma anche questa è una cosa sbagliata perché non puoi evitare in eterno di guardarti allo specchio e di vedere che sei vuoto. Così cominciai a riempire quel contenitore vuoto, con la consapevolezza che non sarebbe tornato più pieno al cento per cento. Questo significa imparare a convivere con il dolore. Ci sono dei momenti di equilibrio in cui non sento tanto quel vuoto, poi ci sono dei giorni in cui quello spazietto vuoto fa crollare tutti gli altri e mi sento esattamente a pezzi. Oggi è un po’ uno di quei giorni- provò a sorridere Ron poggiando le mani sulle ginocchia dei figli, Rose ed Hugo si guardarono: erano andati lì perché gli dispiaceva non vederlo come al solito, allegro, scherzoso, che punzecchiava Hermione o loro sul fatto che stessero studiando, ma non erano più sicuri di sapere come risollevargli il morale. La mamma insisteva sempre su quanto fosse importante e liberatorio il dialogo e Rose pensò che c’era una cosa di cui non avevano mai parlato, perché non faceva parte di un ricordo di infanzia, che però avrebbe potuto aiutare anche loro a sentirsi più vicini allo zio Fred.
-Ti fa male parlare di lui?- chiese guardandolo di sbieco per non fissarlo. Ron sorrise e negò con la testa, così lei riprese. –Se ci conoscesse, cosa penserebbe lo zio Fred di noi?- una risata nervosa aiutò il papà a cominciare a rispondere.
-Oh intanto non crederebbe ai suoi occhi se vedesse che la mamma mi ha sposato- sorrise  –Lo zio George e lo zio Fred mi prendevano sempre in giro, perché non ero proprio abilissimo con le ragazze. Loro probabilmente si erano accorti prima di me di quanto mi piacesse la mamma e allora facevano sempre battute. Ma Hermione piaceva molto a Fred, perché lei non si lasciava intimorire dai loro scherzi o dalle loro prese in giro e gli teneva sempre testa. Se Fred avesse saputo di diventare zio avrebbe fatto battute poco eleganti sul concepimento per vedere vostra madre arrossire, ma alla vostra nascita sarebbe stato così felice, di una felicità talmente incontenibile da diventare serio perché non avrebbe potuto mascherarla con nessuna battuta.
 Tu Rose, gli saresti piaciuta perché ami il Quidditch e perché sei una ragazza bella, solare, forte, simpatica, socievole e anche se hai il cervello di tua madre, non ti impegni troppo per ottenere i risultati migliori a  scuola. E in questo, mentre i tuoi genitori sono costretti a sgolarsi e sgridarti, magari lo zio si sarebbe rivisto e ti avrebbe supportata e appoggiata. E Hugo, Hugo lo avrebbe fatto morire. Tu figliolo con la capacità innata che hai di cacciarti nei guai lo avresti fatto divertire un sacco. Non so se avrebbe preso in giro più te o la mamma quando ti urla dietro come fa sempre, però sicuro avrebbe riso come un matto. E poi, vogliamo parlare della tua abilità nel fare battute associata al fatto che sei un battitore di Quidditch? Saresti stato il suo idolo, considerando inoltre che sei un showman, che sai far ridere la gente, che te ne intendi di tutto, che sei sempre aggiornato su come gira il mondo, queste sono tutte cose che lui amava e queste sono un po’ le cose che lo zio avrebbe amato di voi.
Sapete ragazzi, avete colto nel segno- Ron poggiò le sue mani sulla testa di entrambi per far loro una carezza –Ciò che più mi manca dello zio Fred, è condividere con lui la cosa più bella che io sia riuscito a fare in tutta la mia vita. Voi, la mamma, la nostra famiglia. Lui sarebbe stato orgoglioso di voi, dei ragazzi meravigliosi che siete e di essere vostro zio e vi avrebbe voluto bene, un mondo di bene, a modo suo, che era un modo veramente buffo di voler bene- Ron si dovette asciugare una lacrima che gli era sfuggita al controllo.
-Pa- disse Hugo richiamando la sua attenzione. –Noi siamo orgogliosi di lui, che sia nostro zio- disse posando un pugno amichevole sulla guancia di suo padre. Ron gli sorrise posandogli un bacio sulla fronte.
-E poi, anche tu sei la cosa più bella che ci potesse capitare, papà- lo abbracciò Rose. Ron la strinse forte e con l’altro braccio tirò a sé anche Hugo.
-Mi dispiace che per voi questo non sia un giorno di festa come per tutti gli altri, ragazzi- Ron posò un bacio sulla testa di entrambi.
-Papà, siamo una famiglia- rispose Rose stringendolo un po’ di più.
 In quel momento scese dalle scale Hermione che rimase incredula e sorpresa di fronte a quella scena: Rose e soprattutto Hugo non si lasciavano più abbracciare così da almeno due o tre anni ormai e lei non seppe se interromperli o rimanere a fissarli in silenzio per cercare di imprimere ogni singolo istante nella sua mente, ma, senza che se ne accorgesse sul suo volto comparve un sorriso e una strana sensazione di vuoto colse il suo stomaco. Quell’abbraccio era tutto quello che ci potesse essere di più bello ai suoi occhi.
-E lo sapete perché siamo una famiglia?!?- chiese Ron, riassumendo un tono giocoso. –Perché oggi, oltre tutte le cose brutte, sono anche 23 anni che la mamma mi sopporta- risero tutti e tre e diedero modo ad Hermione di scendere dalle scale.
-La mamma deve essere proprio una persona paziente, Ronald- rise anche lei poggiando un bacio sui capelli di suo marito prima di raggiungerli sul divano.
-Vieni qua- Ron la fece accomodare sulle sue gambe, per stringere anche lei.
-Ma quanto siete belli- Hermione posò amorevolmente un bacio sulla testa dei suoi figli ed intrecciò le sue mani a quelle di Ron. Entrambi chiusero gli occhi cercando di assaporare ogni particolare di quel momento, di inspirare il profumo dei loro figli, di sentire i loro respiri… ma fu un secondo e una statuetta oscena che Fleur aveva regalato loro, si infranse al suolo facendoli sobbalzare tutti, prima di scoppiare a ridere.
-Diglielo Hermione! Questo è stato sicuramente Fred che, quando sentiva nell'aria troppe emozioni, doveva fare per forza lo scemo- Hermione annuì, continuando a ridere con i suoi figli e suo marito, ma gli strinse forte la mano, sapendo che quella non sarebbe stata una giornata per niente facile, ma che come 23 anni prima sarebbero stati insieme.
   
 
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