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Autore: sallythecountess    08/05/2020    1 recensioni
Superata la soglia dei famosi quaranta, un gruppo di amici storici si ritrova e finisce col confessarsi le paure, gli sbagli e i desideri. C'è chi ha deciso di crescere e mettere la testa a posto, chi invece è tornato ragazzino, chi aspetta un figlio da un uomo sconosciuto e poi ci sono loro: lo chef Dubois e la sua storica amata, che dopo un doloroso divorzio continuano ad amarsi ai lati opposti del globo, senza avere il coraggio di provare a recuperare il loro rapporto, fino ad un'estate speciale...
Ricordo a tutti che questa storia è il capitolo conclusivo della serie "La ragazza di Tokyo" e potete leggerla da sola, oppure iniziare a leggere qui la serie https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 6: la favola della ragazza di Tokyo


Come sempre in aeroporto Lor si era dedicato alle piccole pesti, perché erano i più bisognosi di controllo e attenzioni, ma aveva  mandato un bacio bellissimo a quelle sue due ragazze tanto simili a quella matta che aveva sposato. Era incredibilmente distratto, però, e terribilmente felice e tutti, persino la domestica fecero battutine su questa cosa. Rivedere i suoi bambini era sempre straordinariamente doloroso, perché avevano davvero troppe cose che gli ricordavano lei ed era come passare del tempo con tante piccole Ai, ma quella volta fu tutto diverso. Lor non smetteva di sorridere pensando a quei baci e aveva i brividi ricordando quelle parole sussurrate piano in aeroporto.
Dopo un simpatico momento di lite tra lui e la tata, che aveva osato chiedere di cucinare la cena, Monsieur Dubois fece una cosa che amava: andò dritto dalla sua ragazza e le disse in francese “allora, cuciniamo?” lasciandola un attimo perplessa.
Beatrice amava la cucina, ed era anche straordinariamente dotata, per questo i genitori avevano provato a spingerla verso quel settore, ma non si sa perché, aveva scelto una scuola incredibilmente difficile, in cui stava trovando non poche difficoltà.
Rimasero spalla contro spalla per qualche minuto, poi lui le disse in francese una cosa che la fece letteralmente trasalire. Stava sfilettando il pesce, come lui le aveva insegnato e improvvisamente si trovò due mani sulle sue e sentì:
 “ Certo che sei veramente uno schianto. Hai gli occhi verdi più belli del mondo, i capelli più interessanti e le tue lentiggini sembrano disegnate con molta cura da un artista. Però non hai ancora imparato a desquamare un pesce come si deve, e questo è grave… ”
Lor rise forte allora, e lei sbuffò soltanto, ma fu immediatamente avvolta da un abbraccio tanto forte da soffocarla quasi. Aveva messo su un certo tono malinconico e dolce, perché davvero Beatrice stava diventando troppo grande e troppo in fretta e lui non era pronto all’idea di lei quasi adulta. Quando Alice gli aveva detto del fidanzatino, poi, era letteralmente imploso.
“Donc, non sono più l’amore della sua vita…che fregatura!” aveva detto sconvolto ad Alice e lei aveva solo sorriso.
“…adesso amore della sua vita a quattordici anni mi sembra troppo, eh”
Aveva risposto divertita da morire, ma non c’era stato verso di calmare Lor.
“mi sei mancato tanto…” sussurrò Bibi immersa in quell’abbraccio e lui la strinse ancora più forte e sussurrò con gli occhi chiusi “anche tu, piccola mia. Non potrai mai capire quanto” e poi con una dolcezza infinita sussurrò solo “…e poi hai lo stesso assurdo profumo di caramelle di tua madre…”
“Perché le ho rubato lo shampoo, probabilmente…”rispose cercando di farlo ridere e…ci riuscì.
Lor stava ancora disperatamente cercando di capire come comportarsi da padre figo, da uomo moderno che non si preoccupa per…beh diciamo l’incolumità della propria figlia, ma non sapeva bene come parlarne. Poteva davvero darle consigli sugli uomini? Beh certo che sì, ma probabilmente l’avrebbe solo traumatizzata a vita e non voleva aggiungere altre ragioni alla già corposa lista di motivazioni che l’avrebbero portata dallo psicologo da adulta. No, no non poteva farlo, doveva pensarci Alice, anche se lui era l’ex di Alice, quindi non c’era assolutamente da fidarsi del suo gusto in fatto di uomini. E poi ricordò un commento fastidiosissimo di George, che gli aveva detto “oh questo giapponese è un figo spaventoso, una specie di Itachi Uchiha figherrimo e poi è un genio! Ha tirato fuori delle cose straordinarie e ha solo ventinove anni…” e alzò soltanto un sopracciglio. Magari aveva davvero scelto in modo saggio questa volta, peccato che poi avesse baciato lui all’aeroporto, quindi quell’idiota era fregato.
Lor e Bibi si rimisero a lavoro allora, e lui guidò la mano di Beatrice con il coltello per farle capire come e dove incidere. E poi, fingendo nonchalance, sussurrò “…allora esiste un Paul, n’est pas?”
Non era esattamente quello che Beatrice si aspettava da lui e per un attimo rimase estremamente perplessa. Si immaginava di doverci litigare per ore, perché “era troppo giovane per avere un fidanzato” o anche di doversi difendere da un interrogatorio stile fumetti, in cui l’ avrebbe gettato in una cella di un sotterraneo e l’ avrebbe torturata per estorcerle informazioni,  eppure Lor si sforzava di sembrare molto sereno.
Je crois qu'il y a plus d'un…”rispose quella piccola peste, cercando di restare vaga, ma lui mordendosi il labbro per trattenere una risata ribattè “...mais il y a un Paul spécial”
“Beh sicuramente, da qualche parte nel mondo, per ogni donna c’è un Paul speciale…”
Rispose quella matta ridacchiando, ma lui scuotendo la testa sussurrò “chissà…magari nel quartiere Omotesandō di Tokyo?”
Ecco, sapeva persino quello? Beatrice ci rimase malissimo, ma capì che era stata la mamma a raccontagli tutto e si riempì di speranze.
“Ma cos’hai gli agenti speciali?”
Chiese, spalancando gli occhi per la sorpresa e lui ridacchiando rispose “non, ma tres petite, solo tua madre. E credimi: è meglio di un detective ninja!”
 Beatrice sorrise pensando solo “e allora cavolo fate pace!” ma non  si sentiva a suo agio a parlare di sentimenti con suo padre e ad aprirgli il mio cuore.
 “Non mi va di parlarne…” sussurrò con fare lamentevole, ma lui strinse solo le spalle e abbracciandola ribattè “non sei mica obbligata a farlo? Però credevo che lo avresti fatto.  Da bambina ti piaceva tanto parlarmi, eravamo così legati…”
“Porcaccia miseria!” pensò Beatrice seccatissima, ma non disse nulla e lui dolcemente concluse “comunque, capisco che tu voglia viverti questa storia, ma… tu lo sai vero come funzionano i ragazzi? Insomma gli hai dato delle regole e dei paletti?”
“Papà!” gridò Beatrice furiosa e completamente rossa, ma Lor sbuffando aggiunse “ eh Beatris, sono fatti così: un po’ stronzi. Ma tu non devi…”
Beatrice divenne letteralmente violacea, e Lor pensò solo “cacchio!” ma fu letteralmente salvato dal suo telefono e la piccola Dubois rispose per lui urlando “mamma, mi sta facendo i discorsi sui ragazzi, per favore intervieni…”
Alice era in vivavoce e scoppiò in una risata fortissima, lasciando entrambi a fissare il telefono con occhi di brace per qualche minuto.
“Oddio Lor, lasciala stare, sa già tutto e stava letteralmente morendo quando gliene ho parlato io, figurati tu…”
Disse, cercando di tornare seria, ma  continuando a lacrimare per le risate e Lor rispose solo “sì, ma tu sei una donna. Strana, con mille amici uomini e totalmente diversa da tutte le altre, d’accordo, ma resti comunque una donna. Qualcuno deve spiegarle quello che passa per la testa dei maschi…” ma madre e figlia convennero che non fosse il caso e il discorso finì lì perché una donna speciale giunse a reclamare la piccola Dubois.
Nonna Diane, ormai molto in là con gli anni, non vedeva l’ora di rivedere quei nipotini così lontani, e la strinse molto forte, ma quando capì che erano a telefono con Alice s’irrigidì. Diane ce l’aveva con lei per il divorzio e per aver portato via i bambini a quel suo ragazzo così dolce, ma quando Alice le disse “stavo pianificando di venire il prossimo weekend, se non disturbo” pensò soltanto “finalmente!” e con tono gentile le rispose che era la benvenuta, ma poi Lor ridendo fece un occhiolino a sua nonna e mettendole una mano sulla spalla puntualizzò “tanto è mia la casa, non poteva dire di no” provocando l’ira di tre donne contemporaneamente.
Salutata Alice, Lor e Beatrice cucinarono una cena fantastica ed entrambi furono felici di aver condiviso un momento così bello, ma prima di andare a cena Lor afferrò Beatrice per un braccio, come faceva sempre con Alice, e sussurrò “comunque se vuoi tornare prima per viverti la storia con questo tizio, ti porto io a Tokyo. Ti amo, ma petite, voglio solo che tu sia felice…”
“Vuoi davvero andare a fargli il discorsetto, vero?” rispose lei incrociando le braccia con la stessa espressione che usava Alice per dirgli “tanto non sono scema, ho capito” e luì allargò le braccia per far finta di nulla, ma sorrise.
 Cenarono tutti insieme, con nonna Diane, zio Mat, zio Dug e zia Cris che faceva prove generali di maternità, provando a far mangiare le due pesti con scarsissimi risultati.
“Non è sempre così difficile, eh. Sono questi due che sono particolarmente complicati…” le disse con fare straordinariamente affascinante Dug, che li conosceva benissimo, ma lei sorrise soltanto trovando particolarmente fastidioso il tono di lui. Si disse che ci mancava anche che la sua versione maschile ci provasse con lei, e che era terribilmente ridicolo.
In quel momento, però, super Lor decise di intervenire e come per miracolo riuscì a far mangiare il pesce a quei ragazzini. Le pesti erano in vena di capricci e lui disse solo “bien, niente storia della ragazza di Tokyo, allora…”
I due si calmarono immediatamente e lui dovette rispondere a mille richieste di spiegazioni. Eppure le pesti si erano calmate per un motivo, e urlarono a gran voce che pretendevano una storia, così Lor accarezzandogli i capelli incominciò dal principio, facendo sorridere un po’ tutti a quel tavolo.
“… allora c’era una volta una strana ragazza, dai capelli fucsia, le scarpe strane e i vestiti larghi…”
“La mamma!” Sussurrarono contemporaneamente i due cuccioli, con un tono quasi malinconico, che fece sorridere gli adulti a quel tavolo, e Lor annuì serio.
 “Sì, una certa Alis Mac Neil, che all’epoca era ancora Alice. Lei era strana e decisamente non convenzionale, ma letteralmente straordinaria. Non credeva nelle sue capacità, non immaginava di essere piena di una speciale magia e…”
“Sembra Harry Potter questo, papà…” disse Sophie brusca e lui scosse solo la testa.
“Alice non aveva i poteri normali, no. Aveva il potere di sembrare sempre una donna diversa e poi era forte come nessuno, ma il suo vero asso nella manica era che riusciva sempre a far fare alle persone quello che voleva. Era scozzese, ma giapponese nell’anima, e una mattina tornando da Tokyo, incontrò uno strano chef francese che tornava a casa sua con un milione di strane idee per la testa. Divennero amici, senza sapere che si conoscevano già benissimo, e cominciarono a frequentarsi, a uccidere mostri insieme, a salvare principesse, a mangiare torte e a disegnarsi draghi…insomma divennero una cosa sola, ma poi la ragazza di Tokyo fu costretta a tornare alla sua vita, e lo chef prima di farla partire, le regalò la bacchetta più potente che c’era in circolazione. Lui sapeva che lei era piena di magia, e che solo lei avrebbe potuto far funzionare quella bacchetta, ma lei non ci credeva.
 Passarono giorni e settimane, ma i due erano separati, e soffrivano terribilmente di nostalgia. Lui continuava a chiedersi, tutte le notti, se lei pensasse mai alle loro avventure, se gli volesse bene, e improvvisamente una notte lui scomparve e senza sapere come si ritrovò dall’altra parte del mondo. Lei, la ragazza di Tokyo, lo fissò incredula e sconvolta e dopo aver riabbracciato quello strano chef sussurrò solo ‘finalmente’. Sapete cos’era successo? Aveva finalmente capito di avere un bellissimo potere, e aveva imparato ad usare la sua bacchetta magica e da allora non si sarebbero più separati…”
“Insomma…” commentò Bibi scocciata, ma lui le sorrise soltanto e quando le pesti chiesero un’altra storia rispose “ah il pesce lo avete finito, per stasera siete a posto. Andate a chiedere Naruto a vostra madre…” facendo ridere letteralmente tutti, ma loro insistettero, così dovette caricarseli  di peso sulle spalle per portarli a letto, ma poco dopo Beatrice e Sophie lo trovarono steso in mezzo alle pesti a raccontare un’altra favola.
“…e così io, la mamma e zio George, ci decidemmo ad affrontare il brutto tizio cattivo che aveva osato minacciare lo zio Mat…”sussurrava con enfasi, mentre quei due lo ascoltavano con occhi spalancati “…e la mamma, che doveva essere l’unica ad aver paura, fu la prima ad affrontare il brutto ceffo. Lei credeva che la sua magica spada giapponese l’avrebbe protetta, ma in realtà furono…beh i suoi occhi ad incantare quel brutto tizio, che invece di combattere, provò in ogni modo a sbaciucchiarla, prendendosi un sacco di ceffoni da mamma…”
Le pesti cominciarono a ridere in quell’istante, perché lui iniziò ad imitare la voce di Alice che gridava in lingue strane “lasciami perdere brutto omone” e poi quella del tizio che le rispondeva con voce sgraziata “no, mi piaci troppo bella principessa”.
E proprio quando i due si stavano sbellicando continuò “…e a quel punto ho capito di dover salvare la mia principessa, così le ho sottratto la spada magica, che era ancora bloccata nel fodero e dunque non poteva esercitare i poteri magici, e dopo averla sguainata ho detto al villano ‘tu non toccherai la mia principessa!’”…
“la mamma…” gridò Fred confuso e Lor dolcemente ribattè “beh sì, ma all’epoca non era la vostra mamma, era solo la mia principessa.”
 La spiegazione placò per qualche istante quelle irrequiete creature, e Lor concluse con “…e una volta liberata la mamma, lei ha deciso di riprendersi la spada e combattere l’omone, che comunque ha continuato a dire, per secoli, che lei era la donna più bella che avesse mai incontrato. Fin.”
“No, no fin. Fin un corno. È durata troppo poco.”
Protestò Fred, e George aggiunse “Ne vogliamo un’altra! Quella del matrimonio incantato.”
“No, è troppo tardi e voi avete viaggiato tanto. Quella è una favola troppo lunga…” sussurrò con dolcezza, accarezzandogli i capelli dolcemente, ma i piccoli non erano affatto stanchi e stavano sperimentando quel tremendo stato mentale che prende il nome di jet lag, e così ribatterono ancora più attivi di prima “…allora un’altra! Quella della bacchetta magica, quella è corta!”
E in quel momento Lor sorrise con un’espressione davvero triste e sussurrò “c’est bien, ma è l’ultima, ok?”
I due annuirono e lui accettò, chiedendo alle altre due di raggiungerli a letto. Poi appoggiando la testa contro lo schienale del letto sussurrò “ci fu un periodo in cui la ragazza di Tokyo e il suo degno compare chef non andavano molto d’accordo. Una cosa normale, che capita a tutti, ma la nostra eroina aveva deciso di andare a combattere il male da sola dall’altra parte del mondo. C’era solo un problema però: vedete la loro magia era assolutamente collegata, così una volta separati nessuno dei due fu più in grado di combattere. Entrambi vennero sconfitti da un sacco di nemici e presero un sacco di botte, senza capire esattamente cosa fosse successo. Poi una notte la nostra eroina stava combattendo contro un terribile drago crudele in Giappone e per un secondo solo pensò “vorrei che ci fosse lo chef” ma con tanta intensità da fare riattivare la sua magia e teletrasportarlo dove lei stava combattendo. Così ricominciarono a combattere insieme e…”
“Non dire fin.”Ringhiò George, che ovviamente non aveva capito nulla di quella storia, ma Beatrice invece sorrise accarezzando i capelli del padre. Lor, però, sbadigliando li sbaciucchiò e disse “buonanotte”.
 Uscendo, però Beatrice gli disse piano “avete cominciato a combattere di nuovo insieme, quindi?” ma lui stringendo le spalle sussurrò solo “Chissà…”
“Ma siete sicuri? Insomma non è proprio finita bene!” gli disse piano, ma lui sussurrò dolcemente “A tutti può succedere di voler stare soli per un po’…non significa proprio niente.”
“Non era mica sola…” gli disse piano, senza saper bene perché. Voleva essere rassicurata, ma finì col farlo arrabbiare molto.
“Sì Bibi, lo so. Non c’è bisogno che finisci la frase. Lo so da prima di te e so molto più di te.” ribattè seccato come lei non lo aveva mai sentito, e poi aggiunse “…ma è complicato e non pretendo che tu possa capire. Però non è come credi tu.”
Com’era realmente, lo capì veramente poco tempo dopo, quando la famigerata ragazza di Tokyo tornò finalmente in Francia per la prima volta in due anni.
Nota:
Ciao a tutti, non so bene se c'è qualcuno che sta leggendo questa storia, ma provo a chiedervelo comunque: cosa ne pensate di Lor come padre? Vi piacciono le favole? E i ragazzi come sono? fatemi sapere o...battete un colpo se ci siete.
   
 
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