Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sallythecountess    08/05/2020    1 recensioni
Mina è una donna bellissima, con un enorme passato oscuro alle spalle e molte cicatrici sul corpo e nell'anima. Non è mai stata amata, ma sempre e solo posseduta come un bell'oggetto di valore da sfoggiare in giro. Mille amanti, centinaia di regali preziosi, eppure nessuno si è mai preoccupato di fare la cosa più semplice, ossia regalarle un vero amore. Riuscirà a trovare la persona che sanerà le sue ferite?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 37: il viaggio a Londra
In aereo Mina si addormentò pianissimo sulla sua spalla e Juan, con il cuore in tempesta, rimase a disegnarla, soffrendo come un cane per le parole che lei aveva detto sul loro rapporto. Juan Jimenez viveva un terribile conflitto: l’amava e voleva starle accanto, ma si rendeva perfettamente conto che Mina non avrebbe mai perdonato quel suo stupido scatto d’ira verso Pablo e non voleva farsi illusioni. Si disse che non sarebbe mai stato suo amico, perché quello che voleva era tutt’altro. Desiderava disperatamente che lei lo guardasse con quella dolcezza che aveva sempre usato e rimpiangeva terribilmente i suoi abbracci, i complimenti sussurrati con occhi sognanti e quella piccola mano che lo cerca in continuazione. Voleva fare l’amore con lei, averla solo per lui e avere un bambino con quegli occhi blu così belli. Non poteva davvero sopportare di tenerla accanto se lei non era sua, ma non poteva forzarla, così si disse che dopo quel viaggio a Londra le avrebbe detto tutto chiaro e tondo e avrebbe chiuso con lei, perché doveva assolutamente togliersi dalla testa tutte quelle idee stupide su un'amicizia improbabile, ma poi lei fece un verso da gattino nel sonno e lui morì.  Senza sapere neanche bene come o perché si trovò a baciarle la fronte.
“Hola…” sussurrò lei, spalancando uno di quei due fari azzurri su di lui, e Juan fu costretto a distogliere lo sguardo pensando solo “che imbarazzo” ma lei non ci fece minimamente caso, e con un atteggiamento molto prepotente occupò il suo petto e fece per riaddormentarsi.
“…sono un cuscino, quindi per te?” sussurrò Juan con un filo di voce, perché si sentiva completamente sopraffatto, ma lei ridacchiando rispose “…un cuscino, un vibratore, un detective, un dittatore brontolante…” e lo lasciò a chiedersi cosa diavolo volesse dire.
Mina era confusa e sconvolta per la storia di Johanna e aveva deciso di mettere in pausa tutta quella storia di Juan, anche perché desiderava disperatamente toccarlo. Ne aveva parlato con la sua psicologa, ma a grandi linee. Le aveva chiesto se fosse normale che una donna cresciuta con un padre violento s’innamorasse disperatamente di un altro violento, e la psicologa le aveva spiegato che poteva succedere, ma era un meccanismo molto dannoso.
“E sia…” si disse, accoccolandosi sul petto di Juan “…abbandoniamoci a questo meccanismo dannoso, anche se per una volta sola…”.
Juan la lasciò fare, si lasciò toccare e trattare da cuscino, ma quando si accorse che stava per svegliarsi iniziò anche lui ad accarezzarle il collo e la schiena e Mina pensò solo “…no, non così…” ma lo lasciò fare e lui si accorse che era sveglia quando capì che l’aveva scossa un tremito.
“Direi che hai dormito abbastanza…” le disse, con voce molto profonda e straordinariamente sexy e Mina pensò “non fare quello seducente con me, per favore!” ma cercando di sembrare rilassata si alzò dal suo petto e sussurrò “…perché vuoi propormi altro?”
Juan rise soltanto, ma quando si morse il labbro Mina capì che la risposta era ovviamente sì, e impazzì di desiderio per qualche minuto. Rimasero a fissarsi per un po’, quando lui fece una cosa assurda. Vedete Mina aveva indossato una camicetta che oltre ad essere trasparente e sexy, aveva i primi bottoncini aperti, e dunque gli aveva garantito una vista da svegliare un morto che lo aveva torturato per ore. Juan allora si avvicinò piano al petto di Mina e con molto rispetto sfiorò la camicetta e chiuse quei bottoncini, lasciandola a morire di desiderio. E poi, dopo cinque minuti in cui non riuscirono a fare altro che fissarsi intensamente desiderando solo di spogliarsi reciprocamente, Juan tornò razionale e le disse “…meglio pensare a Johanna, dai…” così le raccontò di quello che aveva letto, ma  senza smettere di guardarla con lo sguardo che usava quando facevano l’amore e questo impedì totalmente a Mina di capire quello che le stava dicendo.
“…insomma la storia esiste. E combacia anche con quello che ho trovato su tuo padre. Cioè su quell’uomo che lei sostiene essere tuo padre…” e Mina si congelò a quelle parole.
“…Non mi hai chiesto di fare ricerche su di lui, non ti avrei dato il permesso…” ringhiò severissima, con un atteggiamento orgoglioso da regina ribelle che sfida gli oppositori e Juan le sorrise con fare colpevole.
“…era l’unico modo Mina.” Rispose piano, con infinita dolcezza e lei con occhi bassi chiese “insomma mi ha rapita, vero?”
“E’ un discorso complesso. Esistono due uomini con anagrafica simile, e foto segnaletica identica, che però hanno passaporti diversi, uno siriano e uno americano. Uno di questi uomini è ricercato dall’Interpol per rapimento e l’altro…è tuo padre…” concluse, perché non voleva dirle delle denunce per violenza domestica di cui aveva letto.
Mina sbuffò forte e ringhiò “bene, ora lo sai. Immaginerai come stanno le cose, no?”
Juan annuì e lei fece lo stesso, restando in silenzio per un po’, poi concluse molto rigida “…ma non ne parleremo. Mai” e lui le baciò piano la testa, ma le sussurrò all’orecchio “…per quello che vale Mina, comunque, piuttosto mi faccio vent’anni di carcere, ma non permetterò a nessuno di farti ancora del male…”
A quel punto Mina avrebbe dovuto dirgli mille cose, ma era troppo confusa e anche agitata per Johanna, così gli strinse solo la mano e lui pensò per l’ennesima volta di essere stato un coglione totale.
Erano quasi arrivati e lei dedicò il resto del viaggio alla lettura del dossier di Johanna e lui la fissò e basta, ma senza parlare, stringendo quella minuscola mano tra le sue.
Si erano dati appuntamento con Johanna direttamente in clinica e in taxi non si dissero una parola: Mina era tesissima e Juan non aveva buone capacità dialettiche normalmente, immaginate come sapesse gestire le emergenze.
Johanna e suo marito Liam li aspettavano in ospedale, davanti alla porta del laboratorio di analisi e la povera mamma era letteralmente stravolta. Aveva chiesto mille “e se…?” a Liam e lui, che generalmente aveva la pazienza di un Santo, le aveva sempre risposto con molta calma, ma iniziava a spazientirsi. All’ennesimo “e se…?” però potè finalmente rispondere “chiedilo a lei” mostrando a Johanna una donna bellissima vestita di nero che si stava avvicinando mano nella mano con un tizio che a Liam ricordò un personaggio di Sin city.
Si presentarono tutti, e Johanna abbracciò in modo decisamente inopportuno Juan sussurrandogli solo “grazie, grazie per averla portata”, ma lui sorrise e basta imbarazzato. Le due entrarono insieme in ambulatorio, lasciando i due uomini a chiacchierare. Juan squadrò quel tizio con attenzione e lo trovò stranamente simpatico. Era un ometto super magro e completamente anonimo, con corti capelli castani, occhi di un insulso color castano e un paio di occhiali di quelli da cinque dollari al supermarket.
“Insomma io sono un insegnante, sono il marito di Johanna e sono anche quello che le ha scattato la foto in cui assomiglia a Mina. Insegno arte, sai…” gli disse orgogliosissimo e Juan si sforzò di non ridere, perché lui era convinto che non si potesse imparare l’arte, dunque trovava quella frase così ridicola. Non gli disse molto, ma quando gli chiese il suo nome e Juan rispose, Liam rimase per qualche minuto a chiedersi dove avesse sentito quel nome, ma non potè pensarci a lungo, perché le due donne uscirono dal laboratorio. Mina sorrideva in un modo tanto bello da far bene al cuore e quando gli chiese se potevano andare a fare colazione con loro Juan sussurrò solo “niente tè però…” facendo ridere tutti.
“…insomma Mina leggevo che ti piace molto Londra, no?” le disse Johanna nervosissima a quel tavolo e lei annuì cortese. Non era facile intavolare una conversazione, ma Mina sorridendo disse “state insieme da molto?” e questo stampò un sorriso sul volto di entrambi.
“Troppo!” rispose Johanna ridacchiando, ma immediatamente prese la mano di Liam e stringendola forte sussurrò “…ma stiamo insieme da sempre. E’stato il mio primo ragazzo e ci eravamo lasciati per Salim…”
“Sapete come si dice, no? Persi di vista, ma non dimenticati. Perché puoi perdere di vista il tuo vero amore, puoi avere dubbi, ma non lo puoi dimenticare…” rispose Liam con una dolcezza infinita, mettendo un dito sulla guancia di Johanna, che gli sorrise in modo bellissimo, e i nostri due protagonisti letteralmente tremarono. Mina sorrise piano, cercando involontariamente lo sguardo di Juan, che era esattamente su di lei.
“…e poi ci siamo ritrovati per caso a insegnare nella stessa scuola. Era il mio primo anno d’insegnamento e non ci capivo proprio nulla, così l’ho stalkerato per avere tutte le informazioni possibili e lui invece mi stalkerava per uscire insieme. Ma quando ci siamo innamorati, io ero piena di ferite, non mi fidavo…”
“Sarà genetico…” pensò Juan, e fissando Mina si accorse che lei stava inseguendo un pensiero simile.
“… ma Liam mi è stato accanto e ha combattuto con me per Ahmina, così ho capito che non potevo vivere senza di lui e in pochi mesi l’ho sposato…” concluse Johanna dolcemente. Sia lei che suo marito avevano notato la strana espressione di quei due così decisero di metterci lo zampino chiedendo “…e voi quando vi sposate?”
A Juan andò letteralmente di traverso lo schifosissimo caffè inglese che stava sorseggiando per sforzarsi di essere cortese, ma Mina rise soltanto molto forte.
“Oh andiamo, siamo insegnanti: abbiamo i superpoteri. Riconosciamo gli innamorati a chilometri…” aggiunse Liam con quell’ antipatico sorriso di chi sa esattamente tutta la storia prima che tu gliela racconti, ma né Juan né Mina dissero una parola e Johanna aggiunse con fare molto materno “…probabilmente adesso non state più insieme, no? Però è evidente che era una storia importante per entrambi…”
“…e che siete vergognosamente innamorati…” concluse Liam, alzando un sopracciglio e Juan pensò solo che quei dannati insegnanti dovevano avere doti paranormali, ma si alzò per andare a fumare quando Mina disse “…è stato un grande amore, temo…” paralizzandolo totalmente.
Che diavolo voleva dire quel “temo”? rimase in piedi confuso per qualche secondo, ma poi decise che era troppo ridicolo in quella posizione e si allontanò solo per andare a prendere lo zucchero. Juan prendeva il caffè amaro, lo sapevano tutti, e Mina sorrise piano.
“…e perché è finita?” aggiunse Liam, con lo stesso tono con cui parlava con i suoi ragazzi e Mina strinse le spalle e sussurrò “…perché è complicato”.
Juan voleva disperatamente ascoltare cosa avesse da dire, ma il suo cellulare iniziò a suonare e lui sbuffò perché doveva per forza rispondere.
“…e credo che lui sia tornato con la donna con cui stava prima di me…” aggiunse Mina, addolorata per quella telefonata. Nessuno chiamava mai Juan, solo lei e Beth e pensò immediatamente che fosse lei.
“…ma lo hai lasciato tu?” le disse Johanna, morendo di tenerezza per quella sua bambina così triste e lei annuì e basta.
“…allora starà con lei per quello. Magari aveva solo bisogno di dimenticare, succede…” aggiunse Johanna con fare incredibilmente materno e poi fece una sciocchezza: vedete Mina aveva gli occhi bassi ed era evidente che non si sentisse a suo agio a parlarne, così Johanna pentitissima per averla fatta stare male le prese la mano e per un attimo entrambe tremarono. Liam, invece, sorrise con una dolcezza infinita e quando Juan rientrò rimase per qualche secondo sorpreso da quella scena, ma non disse nulla.
Johanna e Liam, terribilmente pentiti, si offrirono di trascorrere anche il pomeriggio con loro e Mina moriva dalla voglia, ma aveva paura che lui la rimproverasse e quando le disse “facciamo quello che vuoi, ragazzina…”  sorrise pianissimo.
 Juan non aveva dubbi sul risultato di quello stupido test, perché vederle insieme era come guardare in uno strano specchio: Mina aveva la pelle più scura, era più giovane e più bella, ma erano letteralmente identiche. Li trascinarono in giro per la città e Juan e Liam rimasero a guardarle mentre chiacchieravano, si scoprivano e si avvicinavano sempre di più. E quando Juan si accorse che ridevano insieme e Mina aveva il braccio sulla spalla di Johanna non resistette e iniziò a scattargli delle foto, ignorando totalmente le chiacchiere del suo accompagnatore.
“Oh mio Dio, tu sei quello che ha fatto le foto del libro!” disse Liam, stravolto e lui annuì e basta, con la sua solita sigaretta tra le labbra.
“…quindi è così che vi siete innamorati, no? E’ una storia incredibilmente romantica!” gli disse felice e Juan annuì e basta, ma poi fu costretto a rispondere di nuovo e Mina assunse un’espressione tristissima nel vederlo ancora a telefono.
Girarono ancora per un po’, ma alla terza telefonata Johanna gli disse a bruciapelo “…Juan vogliamo sapere con chi sei sempre a telefono, perché questa cosa ci manda in paranoia.”
Era stata assolutamente scortese e anche prepotente, ma Juan aveva capito che parlava a nome di Mina e rispose “…è Toby. Per venire a Londra ho fatto una cazzata e adesso lui sta cercando di rimediare e di non farmi finire in causa con il giornale a cui non ho finito il servizio fotografico…”
“Non è una donna, quindi…” disse Johanna entusiasta, perché quello strano ragazzo le era simpatico e Mina sorrise e basta.
“…torniamo a New York…” gli disse piano, ma lui scosse solo la testa e facendole l’occhiolino sussurrò “risolverò, tranquilla ragazzina…” facendola completamente sciogliere.
“…quindi Juan Jimenez sei un fotografo famoso?” chiese Liam incredibilmente interessato e lui rise soltanto, ma Mina prendendogli la mano rispose  “…è un pittore e fotografo. Credo che famoso lo diventerà a breve, se io smetto di impedirgli di fare i servizi fotografici…”
“ma non mi interessa, e lo sai” le disse con molta dolcezza e Mina lo strinse fortissimo e cominciò a baciargli le guance, facendolo tremare
 “…se fai così rinuncio ad altri duecento servizi fotografici…” le sussurrò pianissimo e per un attimo si fissarono come se stessero per baciarsi, ma poi Johanna commentò che era tutto incredibilmente romantico e lui rise soltanto.
Alla fine, le due donne misteriose, senza quasi accorgersene  trascorsero tutta la giornata insieme e nessuna delle due voleva lasciare l’altra, ma Johanna doveva tornare a casa dalle sue bambine così provò a chiedere “Posso invitarvi per cena? Posso fare uno sformato e un arrosto per la donna più bella del mondo e il suo artista bohemien?”
“…se pensi che lei lo mangi…” rispose Juan ridacchiando, ma Mina gli diede solo un pugno sulla spalla e sussurrò “certo”.
Non si era mai sentita tanto contenta e in pace e si disse che se anche Johanna non fosse stata sua madre, le avrebbe chiesto di diventare amiche perché le piaceva stare con loro. Eppure la cosa che la faceva sentire meglio, erano gli occhi di Juan e quella sua mano che la stringeva forte.

Nota:
Ciao a tutti, allora che ne pensate di questa situazione? Vi piacciono Johanna e Liam? Vi piacciono Johanna e Mina insieme? E vi siete un po' emozionati quando Mina si riavvicina a Juan? fatemi sapere, vi attendo
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sallythecountess