Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Biblioteca    09/05/2020    2 recensioni
In un diario, un'anonima protagonista racconta una brutta esperienza.
Perseguitata da incubi e in particolare da un mostro (che appare anche fuori di essi), convinta di non poter trovare conforto nè in famiglia nè con la terapia condotta dal dottor Callisto, si butta tra le braccia di ASIM, un guru del web che ha le sue stesse visioni e che dipinge ossessivamente immagini di quello e altri mostri.
Ma quando il lavoro di "purificazione" inizia, la protagonista capisce che qualcosa non va e inizia a sospettare che forse il mostro e il guru non sono nemici ma alleati.
Nasce così una nuova teoria della cospirazione che sconvolgerà definitivamente il precario equilibrio della ragazza.
(Storia in via di pubblicazione su Wattpad: https://www.wattpad.com/908112403-mostro-7-dicembre-2019)
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9 maggio 2020
Devo scrivere.
Oggi mi ha chiamato Billy. La chiamata risultava come “numero sconosciuto” perché stata usando il telefono di una delle psicologhe del centro. Di solito non rispondo mai a “numero sconosciuto”. Meno male che oggi ho pensato di farlo.
Appena ho sentito la sua voce ho avuto un tuffo al cuore e per poco non sono scoppiata a piangere. Ero onestamente felicissima di sentirlo.
Siamo stati a parlare per oltre mezz’ora, ho messo giù solo pochi minuti fa e sono rimasta stesa sul letto ad ascoltare il battito del mio cuore per cercare di riprendermi dall’emozione.
Billy mi ha detto di non essere in prigione, ma in un centro psichiatrico. A quanto pare sta in camera con uno anoressico con cui però va d’accordo. Mi ha spiegato che è chiuso lì e che ci resterà per un po’, ma la galera non sarà per lui.
Mi ha chiesto se avevo sentito i tg, o letto qualcosa. Io ho ammesso che non avevo avuto il coraggio di farlo. Billy mi ha detto che in ogni caso non è stato detto molto sia perché il virus è ormai l’argomento principale che perché le indagini sono ancora in corso. Ecco i fatti: Billy si era messo a cercare quel libro per me, era sicurissimo che qualcosa non andasse nelle meditazioni di ASIM ma non sapeva cosa ci fosse di sbagliato. Alla fine, siccome non si trovava, è andato a cercarlo nell’unico posto dove non aveva ancora guardato, ovvero nella casa che hanno sul mare, in provincia, una proprietà del suo patrigno da sempre, un posto dove però io non sono mai andata.
Comunque, lì ha trovato sia il libro che tutto il materiale conservato, non da lui ma dal suo patrigno, del suo periodo nel gruppo ufologico. Senza sapere perché, ha pensato che siccome ormai era lì (raggiungere la casa inventandosi una buona scusa per superare tutti i controlli non era stato facile), voleva mettere un po’ a posto, magari spolverare, anche come gesto di gentilezza per i suoi genitori e gli sforzi fatti durante la quarantena. Mentre sistemava, ha però rotto una specie di grosso barattolo di ceramica, simile a un pentolone con il coperchio. Un cimelio di famiglia vecchio e impolverato e inaspettatamente pesante. Tra i cocci Billy ha però trovato delle foto. Foto di lui e di altri bambini, nudi, tenuti per le braccia e le gambe da adulti che indossavano delle maschere.
Mentre mi raccontava è scoppiato a piangere e mi ha detto che all’improvviso una serie di tremendi ricordi gli avevano bucato il cervello: quelle orribili e nebbiose visioni di bambino erano all’improvviso chiare e reali, come se qualcuno avesse appena pulito un vetro appannato; non erano stati gli alieni a rapirlo, era stato qualcun altro. E quelli che aveva subito, purtroppo, non erano stati degli esperimenti medici…
Mi ha detto che ha pensato subito che la colpa fosse del suo patrigno perché era stato proprio lui a convincerlo a frequentare il gruppo ufologico, a dare credito alle voci di quello che poi si era rivelato un truffatore. L’intero gruppo era rimasto stupito dal sostegno che la famiglia gli aveva dato. Ma dopotutto, quale modo migliore di levarsi un testimone se non convincendolo a dare la colpa a qualcun altro? Magari addirittura a qualcosa che non c’è?
A quel punto, Billy è scoppiato in una risata isterica, sembrava un pazzo. Le foto erano polaroid, alcune molto rovinate, ma ha riconosciuto uno dei bambini, uno dei nostri compagni delle elementari, che poi era andato via a metà del terzo anno. Ha anche detto che è sicuro che in una delle sue foto, a tenergli un polso era una mano femminile. Per questo ha accoltellato anche sua madre, perché non era sicuro che non fosse colpevole. E, in ogni caso, non lo aveva protetto abbastanza. Ha nascosto le foto in un punto sicuro della casa, ne ha presa solo una, è tornato a Firenze e ha affrontato direttamente i suoi genitori. Vedendo che entrambi erano chiaramente spaventati e davano risposte vaghe, ha capito che probabilmente non avrebbe ottenuto né verità né giustizia con una semplice chiacchierata.
Così ha preso un coltello dalla cucina e li ha colpiti più volte, assicurandosi di non prenderli “troppo bene”. Poi ha chiamato la polizia. Si è costituito. Ha mostrato la foto, ha detto dove erano nascoste le altre e anche, se lo ricordava, il nome del bambino che aveva riconosciuto. È venuto fuori che si è impiccato a sedici anni, lasciando una lettera nella quale dichiarava di sentirsi un pervertito perché da bambino aveva “fatto l’amore con creature semi-animali” e ora quello era rimasto il suo solo gusto sessuale.
Le indagini sono ancora in corso, ma il patrigno a già detto che vuole parlare, perché non vuole finire in galera da solo.
Continuando a ridere, Billy mi ha detto di sentirsi benissimo, ora non ha più paura di nulla. Dice che lo Stato lo manterrà per un bel po’ dentro a quell’ospedale, quindi non è preoccupato del fatto che “dopo il virus non ci sarà lavoro”.
Poi è sceso un silenzio inquietante, tanto che io ho anche chiesto se era ancora in linea.
Billy allora mi ha finalmente parlato con il suo tono di voce di sempre: mi ha chiesto scusa, si è sentito responsabile di avermi coinvolto con ASIM e ora più che mai, ora che vede il mondo da una prospettiva più realistica, vorrebbe non averlo mai fatto. Mi ha detto di non fidarmi di nessuno dell’ambiente, mai più. Mi ha detto di troncare subito qualsiasi rapporto umano con ASIM. Che per quanta roba ci possa essere sopra e intorno a noi, per quante creature soprannaturali malvagie possano vivere nell’universo, i mostri che più ci fanno male sono proprio gli altri esseri umani, nostri diretti concorrenti. Un immortale non ha paura di un mortale, perché lo vede nel suo limite, un mortale può aver paura di un immortale ma nulla può contro l’infinito. Mentre un mortale può imporre limiti a un altro mortale. E trarne benefici.
Proprio come ha fatto il suo patrigno e probabilmente tutti gli altri adulti che lo circondavano. Ma adesso, al sicuro tra quelle mura, può essere finalmente lui a usare gli adulti.
“Come hai fatto a farti rinchiudere in un ospedale psichiatrico? Credevo fossi a casa con i carabinieri.”
“È stato facile, ho tentato di ammazzarmi mentre loro non guardavano. Ho fatto una scenata e mi hanno subito portato qui. Non volevo restare più in quella casa.”
Poi mi ha detto che doveva ridare il telefono alla psicologa che aveva fatto proprio una grande eccezione per lui, dopo aver “simulato” una crisi durante la colazione, ma che ci saremmo sentiti presto comunque.
Ci siamo salutati e ha riattaccato.
 
Dal cinque sono chiusa in casa. Ora devo uscire. Volevo scrivere di più ma prima devo uscire e raccogliere le i dee. Ho infilato le scarpe da ginnastica e la tuta. Il parco vicino casa mia è riaperto.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Biblioteca