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Autore: Marti Lestrange    09/05/2020    1 recensioni
Dal testo:
❝ Non si ode rumore che non sia quello del buio - e il buio rumore non ne fa. [...] Le dita senza unghie grattano la pietra, incidono nomi dimenticati, antiche vestigia di tempi mitici. La carne scarna pende dalle ossa, se ne sentono gli spigoli sporgere innaturali, e dormire per terra fa ogni giorno meno male, intanto che le ossa diventano parte della pietra. ❞
[ Rabastan Lestrange ad Azkaban; flashfic — 311 parole; angst, introspettiva ]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rabastan Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'RABASTAN LESTRANGE — head of the serpent'
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Piccola premessa: non so cosa sia, non so da dove sia uscita, e non so perché; il protagonista è Rabastan Lestrange, durante i suoi anni ad Azkaban. Detto ciò, ve la lascio qui. Ritorno a pubblicare su questo sito dopo... beh... 4/5 anni? Siate clementi. 



Una corrente sopita di immortalità
[ flashfic, 311 parole ]

 

 


Non si ode rumore che non sia quello del buio - e il buio rumore non ne fa. 


Il buio ti si espande addosso, si restringe e ti soffoca per poi dilatarsi e guardarti precipitare; il buio ti fagocita, ti stritola le membra e le risputa fuori insieme al sangue; il buio ti invade, si mischia alle ossa e tutto ciò che rimane di te è solo cenere, mista all’inconfondibile arrancare del tempo, minuti che, nel loro continuo avanzare, diventano ore, e giorni, e anni. Secoli. 

 

Le dita senza unghie grattano la pietra, incidono nomi dimenticati, antiche vestigia di tempi mitici. La carne scarna pende dalle ossa, se ne sentono gli spigoli sporgere innaturali, e dormire per terra fa ogni giorno meno male, intanto che le ossa diventano parte della pietra. 

 

Voci flebili cantano vecchie canzoni, pronunciano incantesimi, urlano maledizioni - e tutto finisce nel vento, si perde nell’eco di quei muri che sono più alti delle montagne più alte, e oltre i quali persino il mondo sparisce, perduto per sempre in quel fiume di tenebre e ineluttabilità. 

 

Tutto ciò che rimane sono le urla - urla moderate, urla disperate, urla sussurrate. Anche io urlo, quasi sempre. Urlo per sentirmi vivo, urlo per liberare i miei demoni, urlo per ricordarmi che esisto e che non sono solo un corpo a metà e che c’è altro, oltre di me - fuori da qui.

 

Urlo per il mio nome, per la mia famiglia, per la mia dignità. Urlo per ricordare al mondo che c’è ancora qualcosa, che cova in queste profondità, una miccia di disperazione e rabbia e dolore, un fuoco acceso di odio e furore e oscurità. Una corrente sopita di immortalità. 

 

«Rabastan Lestrange».

 

Ancora, ancora e ancora. 

Mentre la sera mi avvolge, mentre la morte bussa alla porta, mentre il buio preme contro i bordi.

 

L’eco mi risponde. Lestrange.

 

Io sorrido. 

 




Nota dell'autrice: non ho particolari note finali da aggiungere, ho già anticipato tutto all'inizio. Ringrazio chiunque sia arrivato in fondo a questo nonsense. Grazie ♥︎

 

 

   
 
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