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Autore: runami_ lu99    09/05/2020    7 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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PRIMO CAPITOLO: È TEMPO DI CAMBIAMENTI




La distruzione di Fairy Tail e di Fiore aveva portato grande scompiglio nel mondo, gli abitanti del regno erano stati decimati, uccisi a sangue freddo senza risparmiare né donne né bambini, solo alcuni erano sopravvissuti sottomettendosi a colui che aveva raso al suolo la loro patria, di cui era diventato il sovrano indiscusso spodestando il Re e piegando ogni cittadino al suo volere con il suo enorme esercito. Da quel fatidico giorno il Concilio e ogni gilda del continente furono sciolti e i membri che ne facevano parte furono uccisi anch'essi, in modo che non potessero ribellarsi alla sua tirannia. Senza protezione da parte delle gilde e del Concilio gli abitanti rimasti furono preda delle percussioni dei soldati del sovrano, riducendosi ad uno stato di povertà assoluta.
Successivamente sott'ordine del nuovo Re furono istituite delle compagnie chiamate "Vasileias", create per mantenere l'ordine e il controllo su tutto il paese, di questi assembramenti ne venivano disposti uno per ogni grande città, i suoi membri pattugliavano le strade, anche dei paesi più piccoli nei dintorni, facendo rispettare le leggi con la violenza e la sottomissione.
Tuttavia, la cosa peggiore non era la situazione in cui versava il popolo, bensì il processo di pena di morte per accusa di ribellione, chiunque fosse responsabile di atti illeciti volti alla sommossa, veniva privato della propria vita in un modo alquanto singolare: l'imputato veniva portato davanti ad una corte di giudici, che però non avrebbe deciso se risparmiare o meno tale persona, ma avrebbe dovuto scegliere per essa il modo più meritevole di morire, e la maggior parte delle volte quel modo era "Vivat Rex", quando si arrivava a questa conclusione il "criminale" veniva condotto davanti al Re che con i suoi poteri prosciugava il malcapitato di tutta la sua essenza vitale fino a quando il suo cuore non smetteva di battere, non era un processo lungo, ma per quelli che erano stati sottoposti a tale pena sembrava un eternità di sofferenza e paura.
Il sovrano incuteva timore a chiunque, nessuno lo aveva mai visto in viso se non i condannati poco prima di morire, e nessuno sapeva come riuscisse ad utilizzare tale magia, un incantesimo che non era scritto sui libri di testo, che non faceva parte di questo mondo, e che non rispettava le normali leggi della natura, ma che a quanto pare gli era valso il nome di "Theos Velona" l'immortale, gli abitanti della nazione lo conoscevano tutti così e ormai era sul trono da cinquecento anni.


Nonostante tutti i pattugliamenti e le ronde da parte dei soldati nella città di Magnolia, c'era sempre stato un ragazzo che, veloce come un'ombra, riusciva ad intrufolarsi all'interno della sede dei Vasileias rubando le scorte di cibo per poi uscirne senza che nessuno se ne accorgesse. Ne rubava sempre una quantità tale da sfamare quei pochi abitanti rimasti, ma non tanto da destare sospetti nei soldati, in questo modo negli ultimi dieci anni aveva aiutato la gente di lì a sopravvivere.

Se ne andava passeggiando come se niente fosse nel bel mezzo della via principale, un sacco grosso quanto lui sulle spalle straripante di cibo, una mantella nera con i bordi blu e il cappuccio tirato su, gli copriva i capelli spettinati color castano e i due occhi bicolore: il destro rosso, quasi il riflesso del colore del suo sangue; il sinistro azzurro ghiaccio, come se la sua personalità fredda fuoriuscisse da quell'unico punto, essi risaltavano sulla sua pelle color caramello, così come i denti bianchissimi serrati in un ghigno appena accennato. La mantella era legata solo all'altezza del collo da un medaglione, in modo che nel suo veloce avanzare i lembi di quel pezzo di stoffa svolazzassero, lasciando scoperto un fisico scolpito dai duri allenamenti e quella cicatrice a forma di cuore sul lato sinistro del petto, che ogni tanto tornava a bruciare. Le gambe si muovevano veloci facendo oscillare la corda che gli teneva su i pantaloni larghi, neri e lunghi fino alle ginocchia, come facesse a camminare a quella velocità indossando solo delle semplici infradito era un mistero, eppure se ne andava sgusciando tra la gente come se avesse importanti commissioni da fare. Due Vasileias gli passarono di fianco e proseguirono senza neanche voltarsi, quasi come se la gigantesca falce completamente coperta da bende che aveva sulla schiena non fosse un dettaglio importante.
Una volta che i soldati si furono allontanati si fermò davanti alla porta di una casa e bussò.
-Mary sono io!- disse ad alta voce alla persona dall'altro lato rivelando il suo timbro di voce molto profondo.
-Entra pure!- rispose una voce femminile. La porta di legno si aprì con un cigolio e la luce del mezzogiorno entrò nella piccola stanza inondandola, lui si chinò per entrare vista la sua statura molto alta. Una donna bellissima, dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda da una bandana che le copriva anche la fronte imperlata di sudore, stava lavando dei vestiti in una tinozza piena di bolle.
-Ti ho portato la scorta di oggi- le disse il ragazzo porgendole un piccolo sacchetto, la donna gli sorrise caldamente e lo ringraziò, poi sentì un rumore di passi, flebile ma veloce provenire dalla stanza di fianco, in un attimo una piccola figura attaccò alle spalle puntando dritto al suo collo, lui quasi si sbilanciò per l'urto ma rimase in piedi.
-Mamma! Mamma! Guarda è arrivato Tyson!- urlò una bambina, gli stessi capelli rossi della madre le coprivano i grandi occhi nocciola, celando l'espressione di felicità nel vedere il ragazzo.
-Ho visto Asuka, ora scendi, dai- le disse dolcemente Mary chiedendo scusa per l'ennesima volta a Tyson il quale ogni volta che entrava in quella casa era assalito da quella bambina iperattiva.
-No! Perché se lo lascio andare dopo lui non ritorna fino a domani!- rispose gonfiando le guance e mettendo un broncio a cui il ragazzo non resistì, i bambini erano sempre stati il suo punto debole. La prese da sotto le braccia e se la staccò dal collo.
-Sai piccola Asi, un uccellino mi ha detto che oggi è il tuo compleanno- le disse, la bambina fece un enorme sorriso annuendo vigorosamente con la testa.
-Si! Ne compio cinque!- disse fiera di sè mostrando il numero con le dita e facendo ridere Tyson.
-E allora ti ho portato un bel regalo- gli occhi della bambina si spalancarono dall'emozione e dalla curiosità, il ragazzo frugò nel suo grosso sacco e ne tirò fuori un grande lecca lecca che gentilmente diede alla piccola: il suo sguardo cominciò a brillare.
-Ma dove lo hai trovato Tyson?- chiese la madre sbalordita, caramelle e dolci erano molto rari da trovare visto che tutto veniva sequestrato dai Vasileias.
-Ho i miei metodi- sorrise.
-E poi quante volte ti ho detto di chiamarmi Ty- disse lui posando a terra Asuka e incrociando le braccia. La donna sorrise imbarazzata, ormai quel ragazzo era di famiglia.
-È buonissimo!- urlò la bambina gustandosi il suo regalo.
-Ti piace?- chiese il castano, la piccola annuì troppo impegnata ad assaggiare quella delizia, Tyson le fece un caloroso sorriso, poi si caricò il sacco pieno di cibo sulle spalle e si voltò in direzione della porta.
-Devo finire di fare il giro anche dagli altri, ci vediamo domani- salutò con un cenno della mano prima di venire fermato da Asuka che lo stava tirando per i pantaloni, si voltò e la vide allungare le piccole mani verso di lui, la prese in braccio e lei le stampò un piccolo bacio sulla guancia, Tyson rimase stranito.
-Sai, un giorno quando sarò diventata grande, ti sposerò!- disse sghignazzando, il ragazzo sorrise, la mise nuovamente sul pavimento e accarezzandole la testa le rispose:
-Allora diventerai la signora Asuka Knightbuster- i bambini dicevano sempre cose del genere, ma per Ty quella era la prova che lei gli voleva davvero bene, e non lo avrebbe mai dimenticato. Sorrise la piccola, sentendo quelle parole, poi saltellando raggiunse Mary e insieme salutarono il ragazzo che si avviò verso l'esterno.

Era ormai quasi il tramonto quando Tyson consegnò l'ultimo sacchetto ad un anziano signore che viveva in una casa ai confini della città. Il Sole aveva da poco toccato la linea dell'orizzonte e lentamente stava scomparendo dietro di essa, il cielo cominciò a tingersi prima di rosa e poi di arancione intenso, la luce divampò, creando con le poche nuvole che vi erano, un gioco di riflessi e colori. Il mare era un incendio puro e il vento che muoveva le onde, sembrava invece alimentare le sue fiamme, ingrandendolo e restringendolo costantemente. Tyson se ne stava lì, sulla scogliera a strapiombo, le gambe a penzoloni e il vento che gli scompigliava i capelli già arruffati, con una mano cercò a tentoni nel sacco, che fino a poche ore prima era pieno di cibo, qualcosa da mettere sotto i denti, senza mai staccare gli occhi dall'orizzonte infuocato, le sue dita trovarono qualcosa di morbido, senza curarsene afferrò l'oggetto e diede un morso per poi fare un'espressione di disgusto, guardò finalmente cosa aveva in mano scoprendo un pezzo di pane con le noci.
-Che schifo- si disse, guardò la sua cena indeciso per qualche minuto, poi se la mangiò in un sol boccone e mandò giù senza neanche masticare, un brivido gli corse lungo la schiena, non era certo uno dei cibi che preferiva, ma lui aveva imparato a non buttare via niente.
Inspirò a pieni polmoni, un meraviglioso profumo di fiori e salsedine gli fece accennare un sorriso, amava il tramonto, era uno dei pochi momenti della giornata in cui ogni cosa si fermava, quasi come se tutti mettessero in pausa le loro vite per guardare quello spettacolo che si ripeteva ogni giorno, eppure era sempre diverso, ed era proprio per questo che lui lo considerava unico: amava la serenità di quel momento, il profumo della sera che si avvicinava, la freschezza del vento, e soprattutto amava quel silenzio, che per lui significava pace.
Purtroppo però quella quiete ebbe fine molto in fretta, un boato si propagò nell'aria, come se volesse farsi beffe di quel momento, e insieme ad esso, delle grida di dolore agghiaccianti, tanto da far accapponare la pelle, Tyson scattò in piedi e senza pensarci cominciò a correre verso la città.
I suoi occhi percorsero tutto ciò che gli si parava davanti senza mai smettere di correre, da lontano scorse tante figure indistinte, si fece largo nella nube di polvere che si era sollevata e quando la superò, con il suo sguardo bicolore, vide ciò che sperava di non vedere mai più: le persone a lui più care, tutto ciò che gli era rimasto, gli abitanti della città, uccisi, trucidati senza pietà, alzò lo sguardo, i Vasileias stavano facendo una strage, e lui non ne capiva il motivo, uno dopo l'altro i cittadini cadevano sotto i loro colpi, incapaci di difendersi, di reagire, ostacolati dalla paura, perirono tutti. Tyson era immobile, paralizzato, quella situazione gli aveva rivangato dei ricordi troppo dolorosi per essere vissuti anche una terza volta, incoscientemente si portò una mano alla cicatrice che aveva sul petto sentendo un dolore intenso. Guardò per un attimo a terra e scorse una piccola ciocca rossa in mezzo alla polvere, si avvicinò, la paura cominciò ad impadronirsi di lui, poi le vide: Mary e Asuka stese a terra in una pozza scintillante di sangue, mutilate, con il ventre squarciato e private degli abiti per chissà quale schifoso motivo, lui si chinò sperando che i suoi occhi non avessero visto bene, prese delicatamente la testa della piccola Asuka e la sollevò.


-Vorrei che fossi tu a dare il nome a mia figlia- disse Mary tenendo in braccio un piccolo fagottino rosa.
-Io? Ma veramente...- rispose imbarazzato Tyson arrossendo leggermente.
-Per favore, è solo grazie a te se lei è qui- cercò di convincerlo. Lui ci pensò su per un pò.
-Asuka!- disse infine.
-È proprio un bel nome, come ti è venuto?-
-L'ho letto in un libro qualche tempo fa, un libro che parlava di fate, Asuka era il nome della più piccola, e come lei anche le fate sono considerate un dono della natura, un miracolo-



Le lacrime invasero i suoi occhi impedendogli di vedere, trattenne i singhiozzi e posò la sua testa su quella della bambina, stringendo i denti.


-Sai, un giorno quando sarò diventata grande, ti sposerò!-


-Asi- disse in un sussurro, i singhiozzi gli impedivano di respirare, le lacrime scesero a fiotti, le lasciò scorrere incapace di fermarle, poi si alzò ancora scosso da dei tremiti. Il suo sguardo si incupì, il cappuccio gli oscurò il viso facendo accendere quei due occhi umidi di una luce brillante che bramava morte, le pupille erano ridotte ad un unico punto nero da una rabbia cieca. Avanzò impugnando la sua gigantesca falce, tolse le bende scoprendo la lama rosso cremisi puntellata di macchie più scure che luccicò alla luce del tramonto rendendola ancora più vivida, questa volta non c'era nessuno che poteva fermarlo, né i suoi genitori, né i suoi nonni, né tantomeno gli abitanti. In quell'istante i soldati non poterono non notare la sua presenza, furono schiacciati da una pressione spaventosa e molti di loro rimasero impietriti da quello sguardo, da quell'aspetto, mentre altri più coraggiosi si fecero avanti affrontandolo in prima linea, seppur con indugio. In un attimo senza che nemmeno se ne accorgessero, il castano era già alle loro spalle con la falce insanguinata, i Vasileias caddero a terra uno dopo l'altro come le tessere di un domino, un taglio profondo sul petto li aveva privati degli organi interni e anche della loro vita, mettendo fine al massacro che stavano compiendo, tramite la stessa sorte delle loro vittime. Un vento gelido soffiò inesorabile sui corpi senza vita.
-Pena per analogia- pronunciò queste parole in un sussurro prima di riposizionare la sua arma sulla schiena. I soldati rimasti in disparte restarono impietriti.
-Io so chi è- balbettò dal terrore uno di loro cadendo in ginocchio, la paura gli aveva fatto perdere tutte le forze.
-Tu sei Tyson Knightbuster, detto Tramonto Fantasma- lui lo guardò, la bocca serrata lasciava intravedere i canini appuntiti stretti in una morsa di rabbia, le sopracciglia erano aggrottate, un occhio emanava fuoco puro, l'altro ghiacciava la vittima, tutti i suoi muscoli erano contratti, le vene delle braccia si erano ingrossate facendo risaltare il suo tatuaggio che teneva sempre nascosto sotto la cappa "ogni stronzo che mi sfida è un uomo morto che cammina".
-Perché lo chiamano così?- chiese un compagno, anch'esso impaurito.
-Perché mette fine alla vita delle sue vittime senza che se ne accorgano, è veloce e silenzioso, sai di essere spacciato quando senti improvvisamente freddo, proprio come quando un fantasma ti trapassa- fece appena in tempo a finire la frase che la sua testa stava rotolando sul terreno insieme a quella dei soldati accanto a lui, e una nuova folata di vento glaciale sollevò un velo di polvere.
Finì tutto come ebbe inizio, velocemente e senza preavviso, il sole era ormai scomparso dietro l'orizzonte lasciando solamente una traccia di sangue a illuminare il cielo, Tyson era in piedi, immobile in mezzo alla piazza principale circondato solamente da cadaveri, la cappa svolazzava scossa dalla brezza serale, la falce gocciolava ingrandendo lentamente la pozzanghera ai suoi piedi. Rimase lì, a guardare il cielo, i pugni stretti e gli occhi ancora umidi, non sapeva cosa fare, ora che aveva perso veramente tutto si ritrovava da solo, confuso, triste e arrabbiato, non sapeva nemmeno più su quale sentimento appoggiarsi, gli era sempre piaciuto il silenzio, ma quella volta avrebbe tanto voluto sentire nuovamente la voce di Mary e della piccola Asuka, avrebbe voluto che gli dicessero cosa fare.
Le ultime lacrime stavano ormai consumandosi, quando Tyson prese finalmente una decisione, rimise le bende alla sua falce, prese quei due corpi a cui teneva tanto e li seppellì insieme, sulla scogliera, il luogo da cui preferiva guardare il tramonto, rimase per un pò in ginocchio a contemplare la croce con i loro nomi, ringraziando e pregando.
-Ora basta- disse, poi si alzò voltandosi di spalle e cominciò a camminare, la Luna era alta nel cielo, nonostante fosse solo una minuscola falce, emanava una tale luce da rischiarare tutta la città, lo sguardo di Tyson brillava di determinazione, ma soprattutto bramava vendetta.
-È tempo di cambiamenti e io avrò la tua testa, Theos Velona!- disse prima di scomparire nell'oscurità.





Angolo autrice:

Salve a tutti ecco il primo capitolo, nel caso in cui non lo aveste capito, non ho inserito alcun OC che mi è stato inviato, ma un personaggio inventato da me e l'ho fatto semplicemente per spiegare la situazione di Fiore dopo 500 anni e per avere qualcuno che possa riunire tutti i vostri OC, però vi assicuro che dal prossimo capitolo li inserirò ovviamente non tutti, perché ci vuole un pò di calma se no si fa confusione. Ho deciso di pubblicare un capitolo ogni due settimane, il weekend, è tanto lo so, ma il tempo per scrivere è quello che è, scusatemi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso ditemi cosa ne pensate e soprattutto se trovate errori. Alla prossima!!
Hola
Lu!
  
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