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Autore: LaMicheCoria    09/05/2020    1 recensioni
Ranuncolo non era soddisfatto, giacché per quanto ne scrivesse non gli riusciva in alcun modo di cantare Geralt Di Rivia.[Geraskier]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Geralt di Rivia, Ranuncolo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono,
La storia è scritta senza scopo di lucro.


My Own Tale

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Ranuncolo, il Bardo, sapeva far piangere e sapeva far ridere.
Un pizzico alle corde del liuto e dalle sue dita salivano melodie, intrecci ed ogni donna od uomo, ma preferibilmente donne, si raccoglievano ad ascoltare con l'orecchio teso le trame intessute dal cantastorie.
Perché, inutile la falsa modestia, Ranuncolo era bravo, molto bravo in ciò che faceva.
Cantava di verdi ballate e subito una bimba tutta trecce ed efelidi chiudeva gli occhietti, tratteneva il fiato, sgambettava sul ceppo su cui era seduta, immaginando già di correre tra l'erba e i fiori.
Cantava di una battaglia ed ecco il vigore infiammare le vene d'un reduce, raddrizzargli la schiena e le spalle, fortificarne la posa.
Le signore, fossero esse serve o nobili, amavano il sospirare delle sue note, i detti e non-detti delle alcove gonfie di desiderio; si sfioravano il seno o le collane posate sul petto in una carezza, immerse fino alla punta delle dita negli ansimi liquidi della sua musica.
Tuttavia, Ranuncolo non era soddisfatto, giacché per quanto ne scrivesse non gli riusciva in alcun modo di cantare Geralt Di Rivia.
Certo, le ballate dello strigo erano le più richieste e dovunque si fermasse la folla domandava a gran voce di questa o di quella impresa, se fosse vivo o se fosse morto, se fosse innamorato di una giovane donna o di una vecchia strega.
Ed era strano, per Ranuncolo, accorgersi che mentre cantava non era mai Geralt ad apparire sulla scena, bensì un'ombra od una linea tracciata con mano veloce sullo spartito.
Egli descriveva il modo in cui lo strigo colpiva, ma mai come il movimento fosse un fluido prolungarsi di un gesto minuscolo, un gesto che cominciava dal tallone e andava poi riverberandosi attraverso la muscolatura, lungo i fasciami dei nervi, nel bianco aggrapparsi delle ossa.
Egli raccontava la
maniera in cui Geralt Di Rivia osserva l'intorno e fissava il proprio interlocutore col solo scopo d'inculcargli una buona dose di terrore in pancia, ma mai come il sole acquarellasse l'oro dell'iride e le ciglia ombreggiassero l'osso dello zigomo e le pupille si restringessero sottili, feline, quando gli elisir segreti degli strighi gli arroventavano il corpo e la mente.
Egli cantava gli attacchi di Geralt, la spada di Geralt, gli amori e gli umori di Geralt, ma mai, mai
Geralt in sé e per sé, nella sua interezza, nella sua complessità, come cambiasse la voce se era arrabbiato o divertito, come socchiudeva gli occhi se era infastidito o perplesso, quale canzone preferisse ascoltare in una notte d'estate e quale, invece, aborriva sia che ci fosse il sole sia che infuriasse la tempesta.
Mentre stavano seduti dinanzi al falò e Rutilia lanciava caldi sbuffi dalle froge e lo strigo osservava le fiamme e nei suoi occhi l'ombra di Yennefer danzava, seducente e dolorosa, e la bocca si contraeva, s'assottigliava, ed il profilo delle nocche si tendeva sotto la stoffa dei guanti e la mano si serrava attorno alla borraccia, Ranuncolo, che non riusciva a comporre e che stizzito aveva gettato la pergamena con la ballata malriuscita, Ranuncolo, ecco, nell'alzare lo sguardo per richiamare l'attenzione dello strigo colse d'un tratto un baleno di luce nel fondo dell'iride ed una carezza di fuoco tra i capelli bianchi, ebbe in un guizzo la risposta alla sua domanda.
Quando cantava alla folla, il bardo regalava loro immagini e suoni ed emozioni, odori, gettava a piene mani clangore di battaglie e tintinnare di bracciali, il bacio di una fanciulla, l'abbraccio d'un cavaliere.
Quando si trattava di Geralt Di Rivia, in sé e per sé, nella sua interezza, nella sua complessità, nei sbuffi, nei suoi malumori, quando si trattava dell'oro abbacinante dei suoi occhi...Se si trattava di Geralt di Rivia, s'accorse Ranuncolo, non era disposto a spartirlo con nessuno.
Geralt di Rivia apparteneva alla loro silenziosa intimità, alle notti all'addiaccio, alla birra calda delle locande, ai sentieri impervi, al pericolo, alla luce oleosa dei bordelli, ai silenzi tesi sul filo dell'alba.
Geralt di Rivia era suo e suo soltanto.

   
 
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