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Autore: epices    10/05/2020    8 recensioni
Nel manga, la mattina del 13 luglio non c'è nessuna lettera per il generale ma soltanto lui e la moglie, abbracciati, davanti al ritratto della figlia. Questo è uno sguardo sulle ultime settimane prima dello scoppio della Rivoluzione da parte di un personaggio a cui viene data poca voce ma che ad Oscar sta molto a cuore. Ho messo la nota OOC perchè ho lavorato un po' di fantasia nonostante quasi tutti gli episodi che riguardano Oscar e Andrè, nel manga, siano effettivamente presenti rendendo lei più dolce e femminile.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A tutte le mamme, a quelle che già lo sono e a quelle che lo diventeranno...

 

L'ultimo petalo

Palazzo Jarjayes, 13 luglio 1789

 

Tremava forte aggrappata a suo marito Madame De Jarjayes, cercando di trattenere le lacrime che, a dispetto della sua volontà, avrebbero voluto uscire indisturbate da quegli occhi dolci e, ormai da tempo, troppo tristi.
Voleva provare ad essere forte, come lo era la sua ultima figlia, il cui volto etereo la osservava dall'enorme ritratto, dipinto di fresco e che ancora conservava quel sentore pungente, proprio degli oli di semi di lino e di noce usati per miscelare i pigmenti, appeso nottetempo nell'ampio salone del palazzo.
Voleva provare ad essere all'altezza di quella figlia che aveva un nome da uomo ma che, probabilmente, era la più bella donna di Francia. Non era mero orgoglio di madre ma la semplice realtà dei fatti. Erano anni che in qualità di dama di compagnia di Sua Maestà Maria Antonietta frequentava le più raffinate ed eleganti dame del regno e oltre, ma nessuna era come lei; una bellezza che non aveva bisogno di alcun artificio; emanava un'aura particolare ad ogni passo.
Li aveva sentiti quei commenti lascivi bisbigliati nei corridoi dorati o al riparo di siepi ombrose, da gentiluomini e gentildonne che, a ben vedere, di gentile non avevano proprio nulla. E poi, donne, Santo Cielo? Ma come era possibile che qualcuno pensasse davvero che Oscar fosse un uomo?
Certo non avrebbe mai auspicato un destino del genere per la sua indomita figlia ma, senza ombra di dubbio, lei avrebbe potuto avere chiunque ai suoi piedi, davvero chiunque...teste coronate, Zar e Imperatori avrebbero fatto carte false per averla come amante. Avrebbe fatto impallidire qualunque dama in qualsiasi Corte d'Europa se fosse stata cresciuta come le sue sorelle.
Invece faceva impallidire il tuono, travolgeva come tempesta con la forza delle sue convinzioni e la passione bruciante che le ardeva nel petto e guidava le sue scelte. Come quella che, temeva, avrebbe fatto di lì a poche ore...
Non aveva potuto starle accanto come e quanto avrebbe voluto a quella figlia destinata a portare avanti il nome e l'onore del Casato, lucida follia di quel marito al quale si stava appigliando con tutte le sue forze per non lasciarsi andare...o forse era stata lungimiranza?
D'altronde non aveva potuto stare accanto a nessuna delle sue figlie, come pensava, nel profondo del cuore, una madre avrebbe dovuto fare....le balie, l'educazione imposta dall’epoca e i matrimoni ai quali erano state destinate, poco più che bambine, le avevano strappate da lei una ad una come i petali di quelle rose damascene, quelle che, le avevano raccontato da bambina, erano arrivate in Francia in tempi antichi, insieme ai Crociati e di cui aveva fatto ornare i viali del parco per poter godere dei loro colori e del loro inebriante profumo anche alle soglie dell'autunno, prima che i venti freddi d'oltremanica lasciassero solo steli spogli...

Anche lei era stata destinata al matrimonio molto giovane ma, a quel tempo, le era sembrata la cosa più naturale del mondo...lei era in età da marito, come tutte le giovani della sua epoca; si sentiva una donna, pronta ad abbandonare la casa dove era cresciuta e ad affrontare ciò che il destino aveva in serbo per lei.
Sarebbe stato lo stesso se non fosse stata innamorata di quel giovane ufficiale alto, affascinante e dallo sguardo color zaffiro? Non lo sapeva...ma con il senno di poi, con la disillusione che ormai le era propria, pensava proprio di no...
Ricordava bene i voli del suo cuore di ragazza quando lo vedeva camminare, bello e fiero, lungo i corridoi della reggia...la sensazione di calore che finiva con l'imporporarle le guance a contrastare con il gelo che le prendeva le mani, le quali, tremanti, dovevano cercare nel ventaglio un appiglio più saldo. Le sorrideva sempre in modo galante quando la incontrava e, quella volta, la prima di tante, che le aveva chiesto di danzare, ad un ballo organizzato in onore di non ricordava quale Corpo Militare, le era sembrato che il suo cuore non potesse contenere una simile dose di felicità.

Si era presto dovuta ricredere però... quel giorno che il padre l'aveva convocata per comunicarle il suo imminente matrimonio. A breve, infatti, sarebbe diventata la Contessa De Jarjayes... aveva quasi esultato apertamente di fronte al severo ma giusto genitore, strappandogli un malcelato sorriso di soddisfazione. Se all'imperdibile opportunità di legarsi ad uno dei più antichi e blasonati casati del Regno si univa anche la felicità della figlia, tanto meglio...

Si rendeva conto di essere stata molto fortunata; il destino era stato clemente permettendole un matrimonio che incontrava i desideri del suo cuore e un marito che, ne era certa, provava affetto nei suoi confronti. Sapeva, in tanti anni, di non essere stata la sola ma, nonostante ciò, non le aveva mai mancato di rispetto, non l'aveva mai trattata malamente nonostante quella delusione, ad ogni nascita impressa sul suo volto e quel desiderio, mai realizzato, di un fiocco blu.
Della sua fortuna si era resa conto, in modo ancor più nitido e consapevole, da quando era diventata madre; da quando aveva stretto al seno, per la prima volta, uno di quei piccoli fagotti profumati d'amore e di promesse per il futuro, lasciapassare per l'eternità, e la sua prospettiva era, inesorabilmente, cambiata.
Aveva generato la vita, sei per l'esattezza e, per quei sei fiori, sbocciati tra le sue mani, avrebbe desiderato, a dispetto di tutto, solo una vita felice.
Invece, il suo istinto di madre, la spingeva a pensare che nessuna di loro lo fosse veramente.
Forse qualcuna aveva raggiunto un buon grado di serenità grazie alla posizione sociale e ai figli, concepiti in matrimoni senza passione, certamente, ma nei quali vigeva il rispetto e, in qualche caso, l'affetto reciproco. Si poteva amare allo stesso modo un figlio, nato per obbligo e non per amore? Non lo sapeva…ma per la gioia delle sue figlie si augurava tanto di sì.
Esisteva o no, dunque, la felicità completa, quel sentimento derivante da una vita vissuta in modo pieno e consapevole, secondo i propri desideri e le proprie inclinazioni? Non sapeva nemmeno questo...lei per prima non poteva dire di conoscerla davvero...il pensiero di quei cinque petali che non erano stati liberi di volare nel vento ma, secondo un disegno ben preciso, posti tra le pagine di libri preziosi a far bella mostra di sé a discapito del loro profumo, le faceva male al cuore.
C'era poi quell'ultimo petalo, il più nascosto e prezioso ma il più tenace, al quale, forse, era stato riservato un destino anche peggiore...adeso allo stelo fino all'inverno, destinato ad appassire senza che nessuno mai venisse a sapere quanto vellutata fosse la sua consistenza e intenso il suo profumo.

Questo almeno era ciò che pensava fino a qualche settimana prima quando era apparso evidente davanti ai suoi occhi che, in merito alla sua ultimogenita, si era profondamente sbagliata...

Era cambiata ultimamente Oscar; non di certo un cambiamento visibile ad un occhio estraneo ma lei, abituata ad osservarla in silenzio e da lontano da tutta la vita, si era accorta di quei modi più pacati, di quella dolcezza strana e di quella luce nuova nello sguardo...nemmeno quando frequentava il Conte di Fersen le era apparsa così.

Sì, all’epoca si era accorta che era successo l’impensabile, almeno secondo il disegno di suo marito...si era accorta del coinvolgimento della figlia per il bel conte svedese.
Che impressione le aveva fatto vederla in cima a quella scala, fasciata di seta! E quanta tenerezza di fronte a quell’ingenuità; tra le domestiche eccitate le aveva sorriso cercando di non far trasparire l'amarezza che provava...lui non l’avrebbe mai guardata come, invece, avrebbe meritato...non l’avrebbe mai guardata come guardava lei, nessuno avrebbe potuto saperlo con maggiore certezza... quante volte aveva dovuto propiziare quegli incontri segreti, muta testimone di un amore prigioniero che mai avrebbe potuto spianare le ali e librarsi nel vento, alla luce del sole.

Eppure, se fosse stata una qualsiasi altra donna avrebbe pensato si fosse innamorata e, in realtà, lo aveva anche sperato quando il Conte Girodel aveva chiesto ufficialmente la sua mano...non le avrebbe mai fatto mancare nulla, il giovane Conte; era sinceramente innamorato di lei e l'avrebbe venerata come si fa con una Dea...ma tutto ciò, agli occhi di sua figlia, poteva rappresentare la felicità? Pensava proprio di no...
Però aveva anche creduto che l'idea di boicottare il ballo organizzato da suo marito, di cui, Santiddio, aveva parlato per settimane tutta Versailles, affinchè potesse scegliere il pretendente che più le aggradava, fosse finalizzata a far comprendere a tutti che lei aveva già scelto...
Oh sì che lo aveva fatto!
Ma ora lei sapeva con certezza che il prescelto non era di certo l'elegante e raffinato Conte Girodel...

Pensando ai cambiamenti di Oscar c'era stata anche la questione del ritratto: a dispetto di ogni previsione e di ogni precedente tentativo di convincerla, aveva ingaggiato un rinomato pittore di Parigi per assolvere questo compito come se, improvvisamente, avesse sentito il bisogno di lasciare, alla sua famiglia e tra le pagine della Storia, un segno del suo passaggio...e un’inquietudine profonda aveva iniziato a serpeggiare nella sua mente a queste considerazioni...

Stava proprio andando nella sua stanza ad avvisarla dell'arrivo del pittore, quel giorno di qualche settimana prima... ma Andrè era stato più veloce...come sempre...

Aveva sentito le loro voci attraverso la porta semiaperta, comprendendo che lui era foriero dello stesso messaggio. Si era già girata, pronta ad andarsene, quando il tono insolitamente dolce della figlia, seppur sporcato da una nota di apprensione, l'aveva sorpresa e bloccata sui suoi passi.
Andrè, ti prego, stammi vicino...promettimi che non te ne andrai mai, che non mi lascerai sola”
Sbarrò gli occhi, perplessa.
Non rientrava di certo tra le caratteristiche di Oscar fare richieste del genere...
Lo sapeva che erano legati da un affetto profondo fin da quando, incorreggibili canaglie, scorrazzavano su e giù per il palazzo, in barba ad ogni raccomandazione. Un sorriso lieve a quei ricordi...una rara complicità era cresciuta insieme a loro, giorno dopo giorno...non riusciva neanche ad immaginarli l'una senza l’altro...possibile?
Un pensiero improvviso l’aveva colta, inchiodandola nella sua posizione...
Però forse lui aveva espresso il desiderio di cambiare vita...una casa sua, una donna, una famiglia. Avrebbe potuto farlo, anzi avrebbe dovuto...lavorava da tutta la vita e sicuramente era in grado di mantenersi e poi, insomma...nonostante Madame De Jarjayes non fosse più giovane, si rendeva perfettamente conto che Andrè era uno degli uomini più belli le fosse mai capitato di conoscere....quante dame, a corte, fingendo noncuranza, le avevano chiesto informazioni su di lui? Cosa che, puntualmente, con elegante maestrìa, era sempre riuscita ad evitare per rispetto di quel ragazzo che, da bambino, aveva abbracciato come un figlio.
Evidentemente però c'erano cose di cui lei non era a conoscenza. Si rammaricò una volta in più di non avere potuto creare un rapporto complice con sua figlia, l’unica che viveva sotto il suo stesso tetto, e, per questo, la sola con la quale sarebbe stato possibile. Il suo tono accorato le aveva fatto supporre potesse avere bisogno di conforto...d'altronde, da quando Oscar e Andrè lavoravano nella Guardia Metropolitana li vedeva ben poco e ancor meno sapeva ciò che capitava a loro e tra loro...
La curiosità la spinse a voltarsi e allora comprese.
Come la nebbia che si dissolve quando il sole diventa più caldo rivelando le vere forme delle cose, si rese conto che tutto era sempre stato sotto i suoi occhi, magistralmente occultato dall’incomparabile capacità di dissimulazione di un ragazzo del popolo che sapeva decantare Platone e Virgilio così come Ovidio e Shakespeare; che era in grado di passare, senza colpo ferire, dal ferrare un cavallo in un’umile stalla al danzare con grazia un minuetto al cospetto del Re di Francia.
Ed ora era evidente che anche sua figlia si era arresa, ora o chissà quando...tutto in un attimo divenne lampante.
Quel campo di battaglia che era sempre stato il cuore di Oscar, lui lo aveva conquistato palmo a palmo...

Un tuffo tra le sue braccia e poi a stringersi come fossero una cosa sola.
Andrè, con una tenerezza che non gli conosceva, il mento posato sulla nuca di lei comodamente rifugiata tra la sua spalla e il collo, aveva risposto con un leggero sorriso divertito a quella che, a lui, doveva essere sembrata una colossale sciocchezza.
E dove? Non ho altro posto se non questa casa; per me non esiste altro luogo se non quello dove sei tu”
Poi, chino sul suo volto...quasi un sussurro labbra sulle labbra: “Ti starò accanto fino alla morte”.
A quel punto aveva dovuto distogliere rapidamente lo sguardo, sinceramente imbarazzata; una mano alla fronte, l'altra sul cuore che aveva preso a batterle forte...non avrebbe dovuto trovarsi lì, a spiare un momento tanto intimo.
Ma chi aveva insegnato a sua figlia, ufficiale militare da tutta la vita, a baciare così? Le mani affusolate perse tra i capelli neri di lui e quelle movenze così languide da far invidia alla favorita del defunto Re.
Era stato Andrè? Era con lui che aveva imparato ciò che i poemi cavallereschi, parte dell'educazione classica impartita ad entrambi, di certo non insegnavano?
Ora le era perfettamente chiaro il motivo per cui si era fatta beffe di tutti i nobili di Versailles a quel ballo voluto dal generale...

Cercando a ritroso nella sua memoria, pur consapevole del sentimento che l' aveva sempre legata al marito, non trovò traccia di quella passione dirompente che aveva visto esternarsi in un singolo bacio.
Che sciocca era stata, che sciocchi erano stati entrambi, lei e il generale...si erano preoccupati di voler dare alla loro amata figlia un nido sicuro, prima che le nubi nere di cui già si intravedeva il profilo all'orizzonte, si riversassero sulla Francia travolgendo ogni cosa, lei per prima, a capo delle sue truppe. Non avevano considerato che Oscar lo aveva avuto da sempre...la accoglieva da tutta la vita...ferita o arrabbiata, delusa o felice, stanca o amareggiata...un nido che aveva avuto dapprima le sembianze di un bimbo esile dallo sguardo gentile, forgiato dal tempo in un uomo agile e forte che negli occhi non aveva che lei...

Dopo pochi minuti Oscar si era presentata come nulla fosse al cospetto del pittore ma a lei, che ora sapeva, non erano sfuggiti quel rossore ad imporporarle le gote e quelle labbra un po' troppo turgide...

Due sere prima era giunto a Palazzo uno dei sottoufficiali della Guardia Metropolitana a portare l'ordine dell'imminente intervento a Parigi...le si era fermato il cuore...e si era aspettata che Oscar e il padre si ritirassero a confrontarsi su politiche da perseguire e strategie militari ma invece lei, incurante di tutto, era corsa a cercare Andrè.
Dalla finestra della sua stanza li aveva visti, complice la chiara notte estiva, abbracciati nel parco, sussurrarsi all'orecchio chissà quali piani e progetti...o forse erano solo rassicurazioni e parole d'amore...che incoscienti! Chiunque avrebbe potuto vederli ma sembrava a loro non importasse minimamente...la sicurezza di chi aveva già deciso...
Un brivido di paura lungo la schiena a quel pensiero e la consapevolezza, per la prima volta, che forse sua figlia non avrebbe agito come tutti si aspettavano da lei...in fin dei conti, era una contessa, una nobile di alto rango innamorata persa di un uomo del popolo...certo non un uomo qualunque ma l'unico, lo sapeva, in grado di renderla felice; l’unica scelta possibile…
Era comunque un legame che, nel loro mondo, così come era concepito, non era permesso...e loro, sapeva anche quello, si sarebbero presi per mano per andare a ribaltarlo, quel mondo...non sarebbero scesi ad alcun compromesso...
Come era successo giorni prima, quando lei si era rifiutata di sparare sulla folla. Nessuno aveva voluto raccontarle con esattezza l’accaduto ma, in fin dei conti, a lei non interessava. L'unica cosa importante era che sua figlia fosse lì, sana e salva...

E la conferma definitiva le era giunta la sera precedente...la solita cena di famiglia alla quale, in via eccezionale, vista l'incombenza che lo attendeva il giorno seguente, quale fosse un' Ultima Cena, anche Andrè era stato invitato. Gentile e rispettoso come solo lui sapeva essere, aveva declinato l'invito preferendo consumare il pasto con l'anziana nonna.
Andrè più tardi ti aspetto nella mia stanza”
Il solito tono di comando...una frase detta davanti a tutti, ripetuta centinaia di volte nell'ultimo quarto di secolo che, nella sua normalità, non aveva suscitato il men che minimo interesse in nessuno dei presenti ma Madame Marguerite, i sensi ormai all'erta come non lo erano mai stati, osservò attentamente la figlia la quale, dietro un’apparente calma, con la coda dell'occhio lo stava seguendo lasciare la sala sotto lo sguardo ammaliato di una giovane cameriera.

Non ne avrebbe saputo dire il motivo, forse un presentimento oscuro, ma quella sera voleva stare il più possibile vicina ad Oscar...si avviò per accomodarsi in quel piccolo salotto, quello di fronte alla stanza di lei che, decenni prima, quando era stato chiaro come l'educazione imposta dal generale non prevedesse, per la loro ultimogenita, abbracci consolatori o parole di conforto, aveva fatto sistemare e arredare nei delicati toni color crema di un ricercato broccato di seta, per soddisfare l'illusione di poter esserle più vicina.
Stare lì era stare ad un passo da lei; a volte si era ritrovata su quel divano a canticchiare nenie affiorate da ricordi remoti, quando aveva saputo di un addestramento troppo pesante o di una punizione troppo brutale, immaginando potessero arrivare a quel piccolo soldatino, a lenire il dolore e lo scoramento.
Si stava apprestando ad aprire la porta, l'aria pervasa da una melodia di Mozart che Oscar amava suonare, quando vide Andrè salire le scale per raggiungerla, come gli aveva chiesto a cena.
Chissà quali pensieri gli affollavano la mente per non accorgersi di lei se non quando le fu esattamente di fronte...
Andrè, chiudete la porta a chiave”
Madame?” rispose stupito guardandola perplesso...mai, immaginò, si sarebbe aspettato ciò che aveva appena udito, indiretto beneplacito a ciò che, lui sapeva bene, il mondo non poteva tollerare...
Madame De Jarjayes, una mano a stringere lievemente il suo braccio quale muto segno di comprensione, gli aveva sorriso dolcemente e si era ritirata nel salottino senza aggiungere altro, invisibile sentinella, la porta lasciata volutamente socchiusa...poco dopo, nel silenzio del palazzo ormai addormentato, aveva udito la chiave girare nella serratura...

Si era svegliata con le prime avvisaglie di una luminosa alba estiva che faceva presagire una torrida giornata di un luglio già, oltremodo, rovente; le membra intorpidite dalla notte trascorsa sul comunque comodo divano. Nessuno era venuto a cercarla, d'altronde non c’era l’abitudine di verificare dove trascorresse le ore notturne...l'unico che avrebbe potuto farlo era suo marito, ma di certo, alla luce degli ordini giunti a palazzo, lui aveva passato buona parte della nottata a sbrigare corrispondenza ed organizzare trasferimenti militari…
Si era appena decisa a dirigersi verso i suoi appartamenti, una mano già sulla maniglia, quando quella chiave aveva girato di nuovo nella serratura...tutto doveva rientrare nella normalità quotidiana, prima che il resto del mondo si accorgesse che il nuovo giorno stava già nascendo, lì, dietro le chiome frondose dei tigli.
Non voleva mostrarsi per non essere fonte di imbarazzo ma da dove si trovava riusciva a vedere sua figlia, i capelli arruffati, vestita solo di una delle sue candide camicie di taglio maschile che lasciava scoperte le lunghe gambe snelle. Le braccia allacciate al collo di lui e il viso nascosto sulla sua spalla; un ultimo abbraccio, pensò, per ritardare ciò che li aspettava fuori da quella stanza, fuori dal loro mondo...
Ti aspetto di sotto, preparo i cavalli” le diceva piano, tra i capelli biondi, accarezzandoli lentamente e stringendola a sé.
Andrè ti amo, ti amo come non pensavo fosse umanamente possibile” lo stava guardando dritto negli occhi ora; c'era urgenza nella sua voce e la necessità che, a lui, quel messaggio, arrivasse forte e chiaro.
Poi, lo sguardo un attimo perso, rincorrendo un pensiero...
Ieri sera, prima di...” e lanciò, arrossendo, uno sguardo allusivo all’interno della camera “mi stavi dicendo di aver visto mia madre”
Era proprio qui...” rispose scostandole una ciocca dorata dal viso.
Andrè...a lei lo dirò...” gli occhi lucidi di lacrime trattenute a fatica e commozione palpabile nella sua voce...
Cosa, mon amour?” le sue mani ad accarezzarle piano la schiena a prolungare quel contatto che, nessuno dei due, sembrava voler interrompere.
Che sei mio marito” la voce ormai strozzata dall’emozione, un singhiozzo trattenuto e lacrime lasciate libere di scorrere...

A Madame Marguerite sembrò di vederlo tremare a quelle parole, prima di scendere a rubarle le labbra in un bacio che, se mai ancora ne avesse avuti, lasciava ben pochi dubbi su quanto fosse successo tra loro quella notte…
E anche lei, le spalle e la nuca contro la parete, si lasciò andare, silenziosamente, alle lacrime, sopraffatta dall'enormità di quel sentimento che, in modo più o meno consapevole, li accompagnava da tutta la vita. Quante coppie potevano affermare di aver trascorso così tanto tempo insieme? Quanti potevano dire di aver condiviso gioie e dolori di ogni età della vita? La felicità, per sua figlia non andava cercata tra titoli e ricchezze ma era lì, da sempre, ad un passo dal suo cuore...
E la decisione presa da suo marito, tanti anni prima, non le era sembrata più tanto folle...

 

Ci aveva messo un po' per ridarsi un contegno e quando era scesa di sotto li aveva visti già pronti nel cortile d’ingresso, in sella ai cavalli, pronti ad avviarsi verso Parigi. Si era girata Oscar, due dita alla fronte per un veloce saluto militare al padre, imitata da Andrè, e un sorriso, nonostante tutto, luminoso rivolto a lei; poi erano partiti fianco a fianco...e già si era pentita di non averli salutati meglio.
Aveva accennato qualche passo nella loro direzione, una consapevolezza ed una angoscia crescenti...per entrambi... ma erano già oltre il cancello...
Era rimasta a fissare immobile le due sagome che sparivano all'orizzonte, non sapeva per quanto tempo fino a che non aveva sentito suo marito cingerle la vita e attirarla a sé...uno sguardo al suo volto era bastato per notare la mascella contratta e gli occhi cupi che celavano, sicuramente, una preoccupazione maggiore di quella che stava dimostrando.

Si erano ritirati davanti al ritratto della figlia, quasi fosse un'icona sacra a cui rivolgere una preghiera di benevolenza...per implorarla affinchè tornasse sana e salva da Parigi, perchè ora Madame Marguerite voleva tutto, voleva l'impossibile: voleva le confidenze segrete, da donna a donna; voleva vederla vestita di bianco davanti ad un altare, anche se fosse stata l'alta uniforme; voleva impazzire di gioia all'annuncio di un nipote e vedere sua figlia impazzire di felicità stringendolo al petto dopo ore di dolore; voleva vedere una nuova famiglia, nata per amore corrisposto e ineguagliabile, sorgere lì, in quel palazzo dove Oscar era cresciuta e un giovane padre dai capelli corvini insegnare a cavalcare ad un cucciolo biondo ancora traballante...
Augustin, sono innamorati” mormorò con un filo di voce, l'unico che l'angoscia crescente le permetteva di emettere.
Anche lei?”... non c'era bisogno di nessun nome per comprendere...
Sì”
Il generale emise un profondo sospiro annuendo silenziosamente e la strinse un po' di più...
Bastò quello per accendere in lei la lieve speranza che, forse, tutto avrebbe potuto realizzarsi; che, per Oscar, sarebbe stato possibile ciò che le altre sue figlie, petali strappati ancor prima di schiudersi completamente, non avevano potuto avere.
Non poteva immaginare che l'indomani, la tempesta che stava travolgendo la Francia, strappando improvvisamente quel gambo che era stato prima fonte e poi ragione di vita, avrebbe spazzato via per sempre anche quell'ultimo petalo...

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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