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Autore: Razu    10/05/2020    1 recensioni
"Wanderlust is a strong desire for or impulse to wander or travel and explore the world"
"Avresti potuto essere l'orgoglio della nostra Casa con le tue doti, avresti potuto addirittura esserne il vanto. Ma hai scelto di non esserlo e questo dimostra il tuo valore...figlia mia".
È con queste parole che Faerie si separa dal padre per partire alla volta del Buio Profondo, unico rifugio dalle grinfie della sua perfida madre. Crede di aver trovato lì la pace e la libertà da sempre agognata, ma il passato è sempre pronto a tornare e lo farà in un modo che Faerie nemmeno si immagina...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il giorno seguente, Belwar andò a bussare alla porta di Faerie. Stranamente, non ottenne risposta.

-Faerie?- bussò di nuovo, e di nuovo nessuno aprì la porta.

-Faerie, so che ci sei, apri questa porta, magga cammara!-

Dopo qualche attimo, la porta si aprì, e Belwar si trovò davanti una Faerie decisamente brilla: si reggeva a malapena sulle gambe, aveva i capelli scarmigliati e aveva in mano una bottiglia vuota. In più, puzzava di alcool.

-Oh, magga cammara...!- esclamò esasperato Belwar. -Che diavolo hai fatto?-

-M-mi sciono s-sciolo bevuta un b-bicchiere.-

-Davvero? A me non sembra, a meno che tu non abbia una diversa concezione di bicchiere.-

-V-va bene, f-forscie un b-bottiglia.-

-Magga cammara, Faerie! Lo sai che non reggi l'alcool, perché ti sei messa a bere?!-

Faerie lo guardò con un'espressione mesta, come se fosse dispiaciuta. -È shtata c-colpa shua- biascicò.

-Di chi?-

-Del tuo oshpite, Dint, Dritt, Dringt o qualcosha del genere.-

-Drizzt-

-Ecco, proprio lui.-

-E come ti avrebbe spinta a bere?-

Faerie non rispose. Le sue gambe tremarono più forte, minacciando di farla cadere. Belwar sospirò. -Appoggiati a me- disse. Lei eseguì. Lo gnomo la portò a riempire d'acqua la bottiglia e poi la accompagnò nella stanzetta che Faerie usava per dormire, arredata solo da un'amaca. Con cautela, la aiutò a stendersi. -Ora bevi- le ordinò -e rimani sdraiata.-

Faerie eseguì.

Bevve tutta l'acqua che c'era nella bottiglia, poi, si addormentò.

Belwar le rimase accanto, aspettando il suo risveglio.

Diverse ore dopo, un grugnito lo avvertì che Faerie era sveglia.

-Ho un mal di testa terribile- si lamentò lei.

-Non avresti dovuto ubriacarti- la rimproverò Belwar.

-Era solo una bottiglia!-

-Lo sai che ti basta poco per sbronzarti.-

Faerie non rispose. -Sarei dovuta fuggire...- sussurrò -...e invece mi sono trovata a bere per la disperazione. Certe volte mi chiedo se la mia famiglia non avesse ragione quando diceva che ero stupida.-

-Adesso smettila con questa storia! Lui non vuole farti del male.-

-È un Do'Urden! È ovvio che vuole uccidermi!-

-Non ti conosce nemmeno!-

-Proprio non ci arrivi, eh?-

Tra i due calò un breve silenzio, rotto dal sospiro esasperato di Belwar. -E a cosa non dovrei arrivare? Sentiamo!-

-I Do'Urden sono la mia famiglia, Belwar-

Questa volta, il silenzio che calò fra loro due fu molto, molto più lungo.

-Capisci adesso?- sussurrò lei. -Perché un Do'Urden sarebbe qui, se non per uccidermi? Non può essere una coincidenza.-

-Dubito fortemente che lui voglia ucciderti. Dice di non conoscerti.-

-E io non conosco lui. Deve essere nato dopo la mia fuga. Ma in ogni caso come faccio a sapere che mia madre non lo sta manipolando? Lei è capace di tutto. Rinnegherebbe Lloth pur di raggiungere i suoi scopi.-

-Dagli una possibilità. Se avrai ragione ti prometto che potrai ucciderlo. In caso contrario dovrai ammettere che io avevo ragione e...-

-E?-

Belwar non continuò la frase. In quanto suo amico, pensava che sarebbe stato un bene per lei conoscere qualcuno della sua razza che fosse come lei. Certo, conoscere qualche altra persona all'infuori di lui in generale le avrebbe fatto bene, puntualizzò lo gnomo nella sua mente, ma pensava che forse un suo simile le avrebbe giovato molto di più.

Ovviamente, però, non lo disse: Faerie avrebbe ribattuto aspramente di farsi gli affari suoi e che non spettava a lui decidere cosa fosse un bene per lei, e lui avrebbe ribattuto che invece sì, in qualità di suo amico lo era, o almeno di pensare cosa potesse giovarle. Quella discussione l'avevano ripetuta infinite volte, e Belwar non aveva intenzione di scatenarla per l'ennesima volta. Perciò, si limitò a non completare la frase, sapendo che già di per sé far ammettere a Faerie il fatto di essere nel torto sarebbe stata già un'enorme sfida.

-Niente, fa come se non avessi detto nulla- disse, facendo un ghigno. La drow gli lanciò un'occhiataccia.

-Mmmh- borbottò lei. Poi sospirò. -E sia, gli darò un'altra possibilità, ma che sia l'ultima. Sia chiaro, non lo faccio per lui, lo faccio perché voglio cancellarti quell'espressione trionfia dalla faccia!-

Belwar fece un sorrisetto di vittoria. -Ti aspetto a casa mia, non appena ti sentirai meglio.-

Faerie chiuse gli occhi. L'amico si girò per andarsene.

-Dannazione a te, Belwar Dissengulp!- esclamò lei prima che lo gnomo uscisse dalla stanza.

Belwar sorrise a quelle parole. Poi, se ne andò.

~*~

Drizzt attendeva nervoso l'arrivo di Faerie, seduto a gambe incrociate nell'ingresso di casa di Belwar.

-Calmati, amico mio- gli disse lo gnomo. -Non ti farà nulla sotto il mio tetto.-

-Io non ho paura di lei- ribatté l'elfo scuro.

-E allora come mai sei così nervoso?- gli chiese lo svirfnebli. Drizzt scosse la testa.

-Non lo so. Io non la temo, ma ha l'aria pericolosa, anche se sembra diversa. Ho sempre creduto di essere solo, specialmente dopo la morte di mio padre, e sapere che non è così...- Non continuò la frase. -Ad ogni modo, suppongo che il nervosismo sia dovuto alla delusione che proverei se le mie congetture su di lei fossero sbagliate-

Belwar sbuffò divertito. -Credi che sarebbe ancora viva, se fosse esattamente con i suoi simili?- disse, strappando un sorriso all'amico.

Passarono lenti minuti. Drizzt aveva preso a mordersi furiosamente il labbro a causa del nervosismo.

Poi, all'improvviso, sentì bussare.

Il suo cuore saltò un battito nel sentire quel lieve rumore, che lo aveva colto di sorpresa.

Belwar andò ad aprire, ma era solo Seldig che era venuto a chiedere se Drizzt poteva unirsi a lui e ad altri gnomi per andare alla taverna più vicina. L'altro gnomo fece segno di diniego con la testa, e mise a tacere l'interlocutore con un semplice ma deciso "è occupato".

Dalla faccia di Seldig si capiva che moriva dalla voglia di saperne di più, ma lo sguardo di Belwar lo indusse a tacere e ad andarsene via, non senza dei cortesi saluti.

L'attesa ricominciò, più estenuante e più lunga di prima.

Drizzt era talmente nervoso che si sarebbe messo a camminare in cerchio per la stanza, se il soffitto non fosse stato troppo basso per lui, nonostante la sua misera altezza.

Fu quasi tentato di chiamare Guenhwyvar, la sua fedele amica pantera, per distrarsi dal pensiero di Faerie, ma proprio mentre stava per tirare fuori la statuetta d'onice, tre colpi alla porta lo fecero sobbalzare.

Belwar andò ad aprire.

Questa volta era Faerie.

Drizzt li vide e li sentì parlottare nella lingua degli gnomi. Nonostante capisse molte parole di quella lingua, i toni di voce erano troppo bassi perché lui potesse sentire con chiarezza cosa si stessero dicendo.

Li vide annuire, poi Belwar si girò. -Io me me vado- annunciò. -Vi lascio soli.-

E, detto questo, uscì.

Faerie raggiunse Drizzt, guardandolo in malo modo. Si sedette davanti a lui, a gambe incrociate, senza cambiare espressione.

-Non voglio farti del male...- iniziò lui.

-Dimostramelo- sibilò lei. -Getta lontano le tue armi, e io farò lo stesso.-

-Potrei essere il migliore nel corpo a corpo per quel che ne sai.-

-Sono certa che tu non lo sia. Ora, se vuoi uccidermi attaccami e falla finita, sennò, deponi le armi, lontano da te.-

Con grande sorpresa della drow, Drizzt si slacciò la cintura alla quale erano assicurate le scimitarre e si sfilò il pugnale che portava nello stivale, poi, si alzò e li depositò davanti alla porta.

-Sorpresa?-

Punta sul vivo, Faerie non rispose. Si limitò a lasciare un pugnale e due sottili spade a una mano e mezza accanto alle armi di Drizzt.

-La tua frusta...?- chiese il Drow, perplesso, riferendosi alla frusta con le teste di serpente che caratterizzava le sacerdotesse.

Faerie lo guardò con sguardo di fuoco. -È sul mio letto nella mia vecchia stanza a Menzoberranzan, o almeno era lì l'ultima volta che l'ho vista. Spero che mia sorella ci si sia seduta sopra- sibilò.

Tornò a sedersi davanti a Drizzt.

-Allora- iniziò lui. -Perché mi hai attaccato quando ti ho detto chi sono?-

Faerie lo guardò ancora più male. -Perché i Do'Urden sono la mia famiglia.-

Drizzt la guardò con occhi e bocca spalancati. Passarono diversi minuti prima che riuscisse a dire qualcosa, tanto era sorpreso.

-Cosa c'è? Non ti hanno mai parlato di me?-

-Beh...- boccheggiò Drizzt. -No-

-Ah, no?- chiese Faerie inarcando l'unico sopracciglio che le rimaneva. -Non ti hanno mai detto "non fare come Faerie, la vergogna della nostra Casa, che preferiva stare sui libri che diventare una sacerdotessa, prendi esempio da Briza che invece riesce a staccare teste e a fare il suo dovere di sacerdotessa contemporaneamente, da bravo"?- disse in quella che sembrava essere un'imitazione della voce di Matrona Malice, la madre di Drizzt.

-Direi proprio di no.-

-Quindi nessuno ti ha parlato di me?-

-No.-

-Nemmeno...- Faerie si fermò, mordendosi il labbro inferiore. Non pronunciava il suo nome da più cinquant'anni. Era rimasto nella sua mente, e ora pronunciarlo le faceva male, come se collegasse brutti ricordi al suo portatore. -No, nessuno, lascia stare.-

-Ma...-

-Ho detto di lasciar stare!-

Drizzt alzò le mani in segno di resa. -D'accordo. Spiegami in quale modo siamo imparentati, che non riesco a capacitarmene.-

-Come faccio a saperlo se non so chi sei?- disse lei in tono acido. Poi sospirò. -Sono Faerie Do'Urden, figlia di Malice Do'Urden e Zaknafein. Secondogenita femmina della nostra Casa- disse in tono più dolce, cercando di ignorare il tremito che l'aveva scossa nel pronunciare il nome di suo padre.

Neppure questa volta Drizzt riuscì a trattenere la sorpresa.

-Cosa c'è?-

-Sono sorpreso, non mi aspettavo fossi anche tu figlia di Zaknafein.-

-Perché? Ne ha avuti altri, oltre a Vierna?-

-Sì, io.-

Fu il turno di Faerie ad essere sorpresa. -Tu? Figlio di Zaknafein?-

-Esattamente.-

Faerie lo guardò con curiosità. -Non ci credo... raccontami tutto.-

Drizzt sospirò. Dovresti essere tu a raccontarmi di te...

Ciononostante, iniziò a raccontare: le parlò della sua nascita, di come l'avesse superata per miracolo, della sua vita in casa Do'Urden, di Zaknafein, dell'Accademia, di Masoj, di Guenhwyvar, del complotto per ucciderlo e i motivi della sua fuga.

Tuttavia, vedendo come si illuminavano gli occhi di Faerie quando parlava di Zaknafein, decise di non dirle nulla circa la morte del loro padre. Intuiva che le avrebbe fatto male, e, per una qualche strana ragione, lui non voleva essere latore di quella notizia.

A racconto ultimato, Faerie lo guardò visibilmente sorpresa. -Davvero sorprendente, tuttavia non so ancora se crederti o no.-

Drizzt sospirò. -Cosa devo fare per fartelo capire?-

Faerie aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotta dall'arrivo di Belwar.

-Abbiamo un problema- annunciò.

-Ovvero?- chiesero Drizzt e Faerie in coro, ma si ammutolirono nel vedere una dozzina di guardie della città, lance puntate, ammassate dietro a Belwar.

-Seguiteci- disse una di loro. -Il re richiede la vostra presenza per un'udienza-

 

   
 
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