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Autore: vanity88    10/08/2009    1 recensioni
Una ninna nanna aleggiava nella notte, suono di dolci parole lontane come dei sussurri nel vento.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ninna nanna aleggiava nella notte, suono di dolci parole lontane come dei sussurri nel vento.

Probabilmente una donna, da qualche parte in una delle tante villette della buia Forks, stava cullando la sua creatura...la stringeva tra le braccia con amore, i suoi occhi risplendevano guardandola, mentre delle piccole manine si agitavano intente ad afferrare qualcosa che nessuno riusciva a vedere, forse il nulla.

 

In quella notte senza luna quel canto arrivò al fine udito di esseri soprannaturali, il cui cuore non poteva più battere, ma se avesse potuto forse si sarebbe spezzato in mille pezzi.

 

...

 

“I don’t know why or when or where, I feel suspended in mid-air, somewhere between a dream or memory...why do I remember?”*

 

Esme lasciava i lunghi capelli scuri muoversi al vento, mentre con lo sguardo perso fissava un punto all’orizzonte, oltre l’orizzonte.

Il suono di quelle parole sembrava trascinarla indietro, in un vortice di ricordi dolorosi, pungenti, come scaglie di vetro conficcate nella pelle.

Socchiuse gli occhi, come sopraffatta da qualcosa, qualcosa chiamato dolore...

E come tanti flashback le apparvero davanti agli occhi immagini di un tempo lontano, di un passato che nemmeno dopo quasi un secolo riusciva a dimenticare.

Si portò istintivamente una mano alla pancia, su quella superficie marmorea ed estremamente piatta: nessuno avrebbe potuto immaginare che molto tempo prima aveva ospitato un piccolo esserino.

Rivedeva davanti a sé il suo ventre pieno, l’aveva osservato crescere di giorno in giorno per nove lunghi mesi, una dolce attesa per la nascita di una parte di sé, di un pezzo di cuore.

Lei non era stata così diversa da quella donna, anche lei sussurrava canzoni al suo bimbo non ancora nato, lo aveva metaforicamente cullato nei mesi della sua formazione e poi...

 

La vita è un insieme di eventi “casuali” ordinati secondo chissà quale criterio da un “dio demiurgo”: un anello mancante e la catena prende una forma del tutto inaspettata.

Quante volte si era ripetuta “Non doveva andare così”, il suo bambino avrebbe dovuto sopravvivere, la sua vita sarebbe stata un lenitivo per tutte le sofferenze passate, per la violenza che lo aveva generato e invece non era stato così. Si era spento lentamente, il suo cuore si era fermato portando con sé anche quello di sua madre.

Per Esme la morte era arrivata ancor prima di tentare il suicidio, di gettarsi disperata da quello scoglio, ancora prima che Carlisle gliene regalasse un’altra al suo fianco.

 

Mentre risuonava in lontananza quella dolce melodia, una lacrima le scivolò lungo le guance...il vento la portò via con sé.

 

...

 

“Molte volte non è il dolore che ci fa venire le lacrime agli occhi, ma è la rabbia che ci viene per non poter ricambiare il male che ci è stato fatto...”**

 

Ed eccolo arrivare all’improvviso quel fuoco dentro, quel rancore negli occhi che nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Un ringhio squarciò la notte...quello di Rosalie, l’eco che ne seguì fu agghiacciante.

Avrebbe voluto non ascoltare, tapparsi le orecchie, l’unica cosa che riuscì a fare fu correre via, lontano, così lontano dove quella ninna nanna non sarebbe stata più un urlo strozzato nella sua testa: le ricordava tutto quello che avrebbe potuto avere e che le era stato strappato via ancor prima che lo desiderasse.

Strinse i pugni, mentre il volto le si deformava in una maschera di odio...con un semplice gesto della mano sradicò un albero lanciandolo ad un centinaio di metri di distanza.

Niente avrebbe potuto placare il suo veleno.

 

Erano passati anni, anni da quella maledetta sera del 1933 eppure lei la ricordava come se fosse avvenuta il giorno precedente...ricordava il silenzio della notte, ignara della disgrazia di cui sarebbe stata impotente spettatrice.

Di nuovo quel fuoco dentro, che le impediva di pensare razionalmente...la rabbia che nemmeno la vendetta aveva saputo lavare via.

Non avrebbe mai voluto quello per se stessa, non avrebbe mai voluto che la sua unica maniera per sopravvivere fosse quella di essere trasformata in un mostro! Sì, perché durante quella notte era stata violentata e picchiata fino quasi a morire in mezzo alla strada, fino a che Carlisle non l’aveva trovata e “salvata”.

Li aveva guardati in faccia uno per uno quei sette bastardi. Aveva osservato sadicamente i loro occhi pieni di paura, il loro arretrare incerto, le loro parole terrorizzate...uno per uno, senza pietà. Se avessero provato anche solo un decimo del dolore che le avevano inflitto gratuitamente si sarebbe sentita soddisfatta: le avevano portato via la vita e la possibilità di viverla.

 

Il male più grande forse non era stato quello fisico o psicologico, ma l’impossibilità di essere come quella donna, come una delle tante donne al mondo, che cullano il loro bambino, il loro figlio, guardandolo crescere, amandolo. Tutto ciò che Rosalie non avrebbe mai avuto.

 

...

 

“L'indifferenza è tanto presente nell'animo dell'uomo quanto la curiosità...”***

 

Quando quella melodia portata dal vento giunse alle orecchie di Alice, la curiosità brillò nei suoi occhi. Avrebbe voluto avvicinarsi furtiva nella notte per osservare segretamente l’“origine” di quel canto, ma alla fine ci ripensò.

Le venne da chiedersi se per caso anche sua madre fosse stata così amorevole con lei quando era piccola...non ricordava nulla.

 

Non aveva reminiscenze della sua vita umana. Il suo potere di predire il futuro le aveva permesso di vedere Carlisle e la sua famiglia, mentre vagava sola e senza meta: da lì iniziavano i suoi ricordi.

Il destino aveva dovuto mettere sulla loro strada James, affinché potesse far luce sui tanti lati oscuri del suo passato.

Prima di Bella, Alice era stata la sua “ossessione”, l’unica preda che era mai riuscita a sfuggirgli...un altro vampiro si innamorò di lei e decise di trasformarla per proteggerla da James,che in seguito lo uccise per vendetta.

 

Alice non aveva conosciuto l’amore prima di incontrare Jasper, era una semplice giovane rinchiusa in un manicomio, che forse nessuno avrebbe mai sposato...non rimpiangeva la sua vita mortale e non aveva mai pensato all’idea della maternità. Mai fino a quella sera.

No, non provava niente, non sentiva quella “mancanza”, non si sentiva derubata di nulla...non si poteva sentire la mancanza di qualcosa per cui non si aveva mai provato desiderio, si poteva essere solo indifferenti.

Forse il suo istinto materno era stato risucchiato via insieme a tutti i ricordi che non le sarebbero mai tornati alla mente. Lei era felice così, non c’erano vuoti nella sua anima.

 

...

 

“Figlio mio, fiore profumato germogliato al sole dell'oblio..con che puntualità sei qui, come un miracolo sei qui” ****

 

Bella sorrise e il suo volto pallido si illuminò nella notte.

Da quando era stata trasformata aveva vissuto lontano dagli umani, prima per precauzione, poi perché non vi era la necessità, solo suo padre Charlie andava a farle visita di tanto in tanto...quella melodia sembrava quasi volesse riportarla a contatto con quel mondo e quella vita che aveva ormai abbandonato.

Era la stessa ninna nanna che cantava a Reneesme...

 

 

Bella aveva solo diciannove anni quando era rimasta incinta di sua figlia e per lei era stata già tanto assurda l’idea di sposarsi che non aveva minimamente preso in considerazione la maternità: sposarsi con un vampiro era già abbastanza strano, rimanerne addirittura incinta era una cosa impensabile.

Accettare i compromessi  imposti da Edward non era stato semplicissimo...l’esempio dei suoi genitori e le parole che sua madre le aveva ripetuto per diciassette anni le avevano sempre fatto pensare che sposarsi fosse una cosa da pazzi e che farlo da giovani fosse un vero suicidio! Ma l’uomo che l’aveva chiesta in sposa non era uno qualsiasi, era Edward Cullen, l’amore della sua vita, che aveva accettato di “assecondare” i suoi desideri solo una volta che fosse stata sua moglie. Una parola che la disgustava solo nel sentirla pronunciare.

Le promesse erano state mantenute e con esse era arrivata anche Reneesme.

Non avrebbe mai potuto dimenticare lo shock di Edward, seduto per terra in bagno e la sua stessa angoscia, l’impotenza di non saper cosa fare. Poi aveva sentito quella “cosa”, il gonfiore quasi impercettibile del suo ventre darle un colpetto e improvvisamente prese una decisione.

Nemmeno per un solo, singolo istante aveva pensato di farsi asportare quella “cosa”, perché per lei non era una cosa, ma il suo bambino, frutto del suo amore con Edward e avrebbe fatto di tutto per darlo alla luce.

Bella aveva avuto il coraggio di rischiare tutto, anche se stessa, per amore di qualcun altro, di una parte di sé.

Non sapeva che madre sarebbe stata, né era pronta a diventarlo, ma era pronta a dare la sua vita per proteggere la sua creatura, ad andare contro a tutto e tutti, persino a suo marito.

Aveva sopportato il dolore e visto il suo corpo deformarsi, lo aveva fatto in silenzio senza pentirsi mai della sua scelta...se Edward non l’avesse trasformata sarebbe morta. 

Quando si risvegliò dal suo sonno di due giorni era diventata una vampira, una neo-nata, il cui desiderio avrebbe dovuto essere solo il sangue, ma lei, come sempre, si distingueva dalla “massa”: sua figlia era stato il suo primo pensiero.

La sensazione che aveva provato all’idea di vedere Reneesme la poteva sentire ancora sulla pelle, se fosse stata ancora umana le sarebbero venuti i brividi...

Era stato come se la vedesse per la prima volta, l’unico ricordo che aveva prima di cadere in quel “sonno infuocato” era intriso di sangue e dolore.

Non aveva avuto il tempo per avere paura delle conseguenze, ma in quel momento aveva avuto paura di farle del male, che la sua sete di sangue non l’avrebbe risparmiata: si era sottovalutata, non avrebbe mai potuto “uccidere” la sua creatura.

Reneesme era più bella di quanto avesse mai potuto immaginare, con i suoi riccioli color bronzo e gli occhi scuri, i suoi stessi occhi: era sua, sua figlia! Un incredibile miracolo che l’aveva ripagata della sofferenza, del dolore, della paura, del coraggio e quando l’aveva presa in braccio la prima volta aveva capito che ne era valsa la pena, che mai niente e nessuno avrebbe potuto spezzare il loro legame: l’amore.

 

...

 

Senza che nessuno dicesse nulla, Esme, Rosalie, Alice e Bella si ritrovarono intorno alla culla della piccola che dormiva sogni beati, quella bambina speciale che aveva saputo alleviare i dolori di una perdita e di una mancanza, conquistare gli “scettici” e stregare sua madre, ancora incredula all’idea del miracolo di quella nascita inaspettata.

 

 

*  tratta da “How can I rember”  di Michael Dees

** Anonimo

*** Anonimo

****  tratta da “Figlio” di Renato Zero

  
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