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Autore: Mirty_92    10/05/2020    1 recensioni
Jane si è appena dichiarato. Lisbon, per lui, ha rinunciato alla sua partenza e prima di riprendere servizio all'FBI di Austin, ha ancora una settimana di libertà. Ma che settimana l'aspetta? Entusiasmante, speciale, fuori dagli schemi? E chi può dirlo. Lei sa solo che se al suo fianco ci sarà Jane allora tutto andrà bene.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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8. Coppia che vince non si cambia

8. Coppia che vince non si cambia

 

Si va in scena. Sono quasi le sei del pomeriggio e manca poco alla chiusura del negozio di Leonardo. Jane è l’unico cliente rimasto, si aggira tranquillo per il bazar fingendo di interessarsi agli articoli esposti. Io sono nascosta in un camerino e sbircio appena da dietro la tendina lurida. Lo vedo mentre spulcia fra le camice da uomo appese alle grucce su un espositore. Sono brutte quelle camice, devo ammetterlo. Vedo che ne solleva una e la osserva con fare critico. È a mezze maniche, rossa, con dei fiori hawaiani rosa. Si scosta appena con la camicia in mano e, cogliendo il mio sguardo, mi fa un cenno come a chiedermi cosa ne penso. Devo subito ricredermi: non sono solo brutte quelle camice, sono davvero orribili! Non trattengo una faccia disgustata e lui fa spallucce rimettendola a posto. Per fortuna in generale ha gusti migliori. Non credo di averglielo mai detto ma il suo modo di vestire sempre così elegante mi fa impazzire. In positivo, s’intende.
Teresa, basta pensare a Jane! Concentrati!
Tra non molto sarò costretta a tenere sotto controllo un’azione di polizia non legale. Devo evitare sparatorie, spargimenti di sangue e tutto quello che potrebbe seguirne. In pratica devo controllare il solito casino ordito da Jane per risolvere un caso. E spero vivamente che, per una volta, non ci siano morti di mezzo.
Leonardo inizia ad essere nervoso, dietro il bancone, vicino alla cassa. Jane era sicuro che il pesce piccolo sarebbe arrivato solo a fine giornata. Meno traffico, meno testimoni. E pare che Jane abbia avuto ragione, come sempre. Infatti per tutto il giorno non si è visto nessuno di strano. Io e lui abbiamo fatto un pic-nic sulla spiaggia e ci siamo goduti il via vai di turisti mentre guardavamo le onde dell’oceano seduti al molo. Avevamo sempre un occhio sul bazar ma tutto è rimasto tranquillo.
Ormai ci siamo. Me lo conferma una scarica di adrenalina che precede l’inizio dei soliti folli piani di Jane.
Improvvisamente i sonagli alla porta tintinnano e indicano l’ingresso di qualcuno. Jane si nasconde velocemente dietro un manichino mentre io porto istintivamente una mano alla pistola che tengo al sicuro in una enorme borsa di paglia. Un’idea di Jane, ovviamente. Non mi ha nemmeno permesso di indossare i miei soliti abiti che lui definisce da sbirra, questo perché avrei dato troppo nell’occhio vestita a quel modo su una spiaggia per tutto il giorno. Ma io mi chiedo, cos’hanno di così sbagliato i miei vestiti da lavoro? Cioè sono all’FBI, dannazione! È ovvio che sia richiesto un certo marchio di professionalità e decoro. E solo perché una si veste con camicia e pantaloni anche quando è in giro non deve necessariamente essere etichettata come una poliziotta. Ma Jane ha un modo tutto suo di scegliere i vestiti per le coperture, lo so bene. Così mentre do un’occhiata al tipo basso con un cappello da baseball che è appena entrato, mi ritrovo anche a maledire mentalmente Jane perché indosso un altro dei suoi vestiti: gonna morbida appena sopra il ginocchio, mezze maniche e color albicocca tenue. Lo strozzerò appena sarà finita tutta questa storia. Lo giuro!
L’uomo è guardingo e si avvicina al bancone. Deve essere lui il nostro obiettivo. Vedo Leonardo impallidire e, con uno sforzo immane, rimanere calmo riuscendo a non cercare con lo sguardo Jane o me. Questo farebbe saltare completamente la copertura.
“Salve, Leonardo. Che cosa hai per me?”
L’uomo ha un accento strano. Sembra portoghese. Perfetto, la multinazionale ha una sede in Brasile, il fatto che il pesce piccolo abbia l’accento portoghese non è un male. Potrebbe servirci in seguito.
“Oh, salve. Io ho queste.” Leonardo va dritto al sodo come Jane gli ha detto di fare. Trema appena e da un cassetto nascosto sotto il bancone estrae un mazzo di una dozzina di carte di credito clonate che sparpaglia sul bancone.
L’uomo rimane zitto per un attimo, con calma si mette a raggrupparle facendone un mazzetto nella sua mano e poi scuote il capo. “Tutto qui?” Ha una voce calma, dura. Leonardo, al contrario, non ha più un filo di voce. Annuisce appena e una gocciolina di sudore gli spunta alla tempia.
Dannazione! Non credo riuscirà a fingere ancora a lungo. Jane gli ha spiegato come controllarsi ma i nervi del pover’uomo sono al limite. Credo proprio che mi toccherà intervenire prima del previsto. Do un’occhiata veloce a Jane che, come sospettavo, ha già lasciato il suo nascondiglio. Si è sicuramente accorto anche lui che Leonardo è un pessimo attore. Devo stare pronta.
“Non sono affatto soddisfatto di te, Leonardo.”
“Lei ha ragione, signore, ma questa è bassa stagione qui. I turisti arriveranno a frotte ma solo tra un mese.”
L’uomo, con un ghigno cattivo, afferra il colletto della camicia di Leonardo e avvicina con prepotenza il suo viso al proprio costringendolo a protendersi in malo modo sul bancone. A Leonardo sfugge un gemito di terrore.
“Non mi importa nulla se è bassa stagione. Né a me né tantomeno a tuo figlio, non sei d’accordo?” La voce è bassa ma perentoria, senza la minima traccia di pietà.
Un fracasso improvviso fa trasalire l’uomo che con un gesto veloce estrae un coltello dalla tasca posteriore dei jeans, lasciando però andare istintivamente Leonardo per mettersi in posizione di difesa nella direzione dalla quale è giunto il rumore.
È il diversivo. È Jane. Ci siamo. Ora tocca a noi.
Eccolo che emerge da dietro un espositore di souvenir mettendo in bella vista le mani che reggono una un portafoto e l’altra una boccia di vetro di quelle con la neve con i paesaggi in miniatura all’interno. Che razza di oggetti a scelto? Scuoto appena il capo.
“Oh, scusate. Non volevo disturbarvi. Ero indeciso su quale dei due prendere come souvenir e mentre facevo una conta con una filastrocca ho inavvertitamente urtato una mensola. Ripagherò il danno, signore, non si preoccupi.”
Il nostro pesce piccolo rimane sempre sull’attenti.
Jane ha una finta aria desolata con cui tenta di scusarsi con Leonardo ma poi fa cadere il suo sguardo sul coltello e il terrore gli si imprime sul volto. È davvero un ottimo attore, non c’è che dire. Se non lo conoscessi così bene, direi che è spaventato sul serio. Ma sa che ci sono io a proteggergli le spalle.
“Ehi, perché lei ha un coltello?” Jane fa il finto tonto.
“Non si impicci e non le farò nulla.” Con un ghigno strafottente e un’occhiata veloce a Jane, il nostro criminale capisce che non tutto è perduto. A quanto pare non ritiene Jane un ostacolo all’altezza di poterlo ostacolare. Sposta il coltello da una mano all’altra quasi fosse una palla da baseball e fa guizzare il suo sguardo su entrambi gli uomini. Ci siamo quasi. Sta abbassando la guardia.
“Ho un conto in sospeso da regolare con il mio vecchio amico Leonardo e se lei farà finta di nulla e collaborerà, non le succederà niente.”
Jane posa lentamente gli oggetti che ha in mano e poi sgancia la bomba.
“Ehi, ma quelle cosa sono? Carte di credito?”
Quando il nostro pesce piccolo aveva preso il coltello aveva anche lasciato cadere le carte che ora sono sparpagliate a terra tra lui e Jane.
Per un momento i due si guardano negli occhi. “Non mi vorrete dire che avete rubato quelle carte?” Falsamente scandalizzato, Jane si finge anche impaurito.
Ottimo. Il nostro uomo prorompe in un’altisonante risata. “Lei forse non è così ingenuo come pensavo ma deciderò cosa fare di entrambi. Ora, Leonardo, vai a chiudere l’ingresso, senza fare scherzi, sai cosa intendo, mentre io aspetterò qui con il signor…?”
“Jane… Patrick Jane…”
“Bene, signor Jane. Potrei darle io qualche dritta su cosa comprare come souvenir e nel frattempo mi dia la sua carta.”
Jane nega con la testa, sempre fingendosi impaurito.
“Non vuole? Guardi che gliela ridiamo. Leonardo la passerà velocemente sotto uno scanner e poi lei avrà di nuovo la sua carta. Non si deve preoccupare. È la prassi.”
L’uomo ha raccolto tutto il suo bottino da terra senza smettere un attimo di tenere Jane sotto tiro con il coltello. Per fortuna non ha una pistola altrimenti la cosa potrebbe sfociare davvero in tragedia. Evidentemente è un criminale dei bassi fondi. Abituato alla strada e alle risse. Il che depone a nostro favore nella riuscita dell’operazione. Con una pistola ho più possibilità di riuscire ad intimorirlo se solo non prende un ostaggio.
Leonardo, dopo aver trafficato un po’ con la chiusura dell’ingresso, ritorna al bancone sempre più cereo. Mi chiedo come sia riuscito a cavarsela con quell’uomo le volte precedenti, senza sostegno alcuno. Ritorno a concentrarmi sulla scena.
“Bene, Leonardo. A quanto pare abbiamo decisamente un problema. Devo decidere cosa fare di te e del signor Jane che non vuole acquistare nulla in questo splendido negozietto.”
“Se posso, io avrei una proposta da farle.” Jane ora si sistema la giacca e ogni traccia di paura è scomparsa. Il suo atteggiamento è rilassato ed è pronto ad entrare nel vivo del gioco. Spero in bene.
L’uomo, appoggiato al bancone, lo guarda e ride. “Lei avrebbe una proposta da fare a me? E quale sarebbe?”
“Beh, lei lascia in pace Leonardo, dà a me quelle carte clonate e in cambio noi non la consegneremo alla polizia locale.”
Un guizzò di paura brilla per un attimo negli occhi del criminale quando si vede spiattellare da Jane la storia delle carte clonate e della polizia. Forse è decisamente un pesce troppo piccolo quello con cui abbiamo a che fare. Spero solo che, stimolato nel modo giusto, ci possa portare a ritrovare il figlio di Leonardo.  
Riprende una parvenza di autocontrollo e si rigira il coltello tra le mani. “Chi le ha detto che queste carte sono clonate?”
“Lei, quando mi ha chiesto la mia per passarla in uno scanner. Non sarò un genio dell’informatica ma mi pare che quell’aggeggio che si usa per pagare con la carta non si chiami affatto così.”
L’uomo sorride appena in risposta al sorriso tranquillo di Jane. “A quanto pare è meno ingenuo di quel che sembrava ad una prima occhiata. Beh, questo mi faciliterà sul da farsi con lei.”
“Ehm, Lisbon? È il momento.”
Jane da una finta occhiata oltre le spalle dell’uomo che si gira colto alla sprovvista mentre io, con un balzo, mi fiondo accanto a Jane e mi frappongo tra loro facendo da scudo tra Leonardo e Jane e il malvivente. Gli punto addosso la pistola mentre lui è ancora girato di spalle.
“Lasci andare il coltello immediatamente e metta le mani sulla testa. Poi si volti lentamente e avrà salva la vita.” Forse ho un po’ esagerato. Ma non mi importa.
“Ok, ok. Farò come dice.”
L’uomo lascia cadere a terra il coltello e si gira con le mani in alto. Ha ceduto troppo facilmente. C’è qualcosa che non va. Lo tengo sotto tiro e facendolo stendere a terra lo ammanetto. Sento un sospiro rumoroso di sollievo venire da Leonardo che ritorna finalmente a respirare. Mentre guardo Jane che pare preoccupato. Lo so a cosa sta pensando. Anche lui pensa che sia stato troppo semplice.
“Jane e ora? Potrebbe avere un complice fuori.”
“No, niente complice. Guarda come trema. Ora, caro il mio signor clonatore di carte,” gli si avvicina mentre io lo spingo a forza su una sedia li vicino “lei ci dirà dove trovare il figlio di Leonardo e in cambio non la consegneremo alla polizia.”
“Ma voi chi siete?”
“Lui lo conosci già e io sono l’agente Lisbon, FBI.” Gli mostro il distintivo che estraggo dalla borsa di paglia. Devo sforzarmi di non arrossire quando quell’uomo mi guarda quasi incredulo. Di certo non gli era mai capitato di vedere un agente vestito a quel modo. Vedo Jane ridere sotto i baffi e godersi la scena. Jane, questa me la paghi! Comunque il nostro uomo guarda meglio il distintivo e non ha dubbi. Non è decisamente falso come le sue carte e poi io lo tengo ancora sotto tiro con la pistola.  
“Ok, ok. Si calmi signora… ehm… agente… io posso spiegare tutto.”
Jane si accovaccia di fronte a lui. “Allora parli.”

In meno di dieci minuti il nostro pesce piccolo ci dice ciò di cui abbiamo bisogno. A quanto pare Kevin è sempre stato in un vecchio edificio abbandonato appena fuori dal centro della città. L’uomo che abbiamo preso si chiama Pablo. È così spaventato all’idea di andare in galera che non si chiede nemmeno se tutto quello che stiamo facendo sia legale. L’FBI rappresentato da me, anche se in vesti a dir poco inusuali, l’ha davvero intimorito. Adesso però devo mettermi in contatto con la polizia locale per verificare che davvero Kevin si trovi dove ci è stato detto. Pablo protesta dicendo che gli avevamo promesso niente polizia ma, considerando che ha a che fare con i federali, si zittisce subito.
Dopo poco una volante della polizia di Islamorada si presenta al negozio di Leonardo, lui li fa entrare mentre io spiego la situazione.
L’agente in servizio, Gary Mitchell, ha già mandato una pattuglia a controllare il capannone che ci è stato indicato come luogo di reclusione di Kevin. Uno dei suoi prende in custodia Pablo e lo scorta fino alla sua macchina.
“Agente Lisbon, era da un po’ che credevamo si svolgessero affari loschi dietro questo bazar.” Mitchell guarda di sott’occhi Leonardo che abbassa la testa, intimorito e frustrato. Farò di tutto per fargli ottenere l’immunità per la sua collaborazione.
“E adesso avrete l’uomo che confesserà tutto.”
“Avete solo la punta dell’iceberg, agente Mitchell. Scommetto che Pablo fa parte della piccola criminalità locale e che quindi sia stato assoldato per tenere sotto controllo il signor Leonardo da qualcuno che probabilmente non avrà mai neanche visto” interviene Jane.
“E lei chi sarebbe? E come fa a dirlo?”
“Ah, Patrick Jane, piacere. Consulente dell’FBI. E gli dico questo perché ho notato che quando ha visto Pablo lo ha, come dire, riconosciuto. Presumo che già lo tenevate d’occhio o che, per lo meno, sospettavate di lui.”
Mitchell dirige uno sguardo incredulo prima su Jane e poi su di me. Jane sorride mentre io faccio spallucce. “È un consulente” ribadisco.
“Sì, in effetti abbiamo già avuto modo di ospitare Pablo nella nostra prigione locale. Ma credo che questa volta ci resterà più a lungo.”
“A meno che non gli proporrete un buon accordo. È stato piuttosto mansueto nel collaborare. Ha una finta facciata da duro ma credo che abbia avuto un passato difficile. È ancora giovane e potrebbe cambiare direzione se pressato a dovere. Capisce cosa intendo?”
Io ho capito al volo, forse l’agente Mitchell un po’ meno. Mi accingo ad essere più esplicativa di Jane.
“Il signor Jane pensa che potrebbe essere una buona fonte di informazioni per farvi scoprire un traffico illecito di carte clonate e di chissà cos’altro ma, se posso darle un consiglio, agente Mitchell, lasci che mi metta in contatto con la sede dell’FBI di Miami e che il caso passi a loro. Le assicuro che la storia è più torbida di quanto sembra.”
Mitchell corruga un attimo la fronte: è indeciso se prendere sul serio le parole di un’agente dell’FBI in vestitino color albicocca. Lo so che è così, lo vedo nel suo sguardo. Dopotutto qualcosa ho pur imparato da Jane in tutti questi anni. Maledetto Jane e il suo vestito di copertura!
“Ok, agente Lisbon. Faccia pure. Rimango a sua disposizione. E per il signor Leonardo come la mettiamo?”
Fissiamo tutti e tre Leonardo che, ancora dietro il bancone si tormenta le mani sul suo destino e su quello del figlio.
“Agente Mitchell. Abbiamo trovato il ragazzo nel magazzino. Kevin. Lo stanno portando all’ospedale ma sta bene. Si rimetterà. È solo un po’ provato dalla prigionia.” Un poliziotto ci informa su quando gli è stato appena comunicato dalla voltante.
Leonardo fa un sospiro di sollievo. “Se dovrò andare in prigione per complicità in clonazione di carte di credito, sconterò la mia pena. Ma l’importante è che ora mio figlio stia bene. Posso andare a vederlo?”
È ammirevole l’amore di un padre verso suo figlio. L’agente Mitchell tenta di mantenere una maschera di austero controllo ma acconsente alla richiesta di Leonardo che viene scortato dal poliziotto fuori dal negozio.
“Ah, signor Jane, agente Lisbon… grazie, di tutto. Davvero!”
Io e Jane gli sorridiamo.
“Non preoccuparti, Leonardo. Andrà tutto bene.” Jane gli fa l’occhiolino prima di essere ricambiato con un sorriso riconoscente.

 

Io e Jane siamo seduti al bar dell’hotel a bordo piscina. Lui beve un thè mentre io mi concedo una birra. Finalmente si è conclusa quella che si è decisamente rivelata una lunga giornata. Dopo l’uscita di scena del signor Leonardo, ho contattato Abbott. L’ho tenuto al telefono mezz’ora per spiegargli l’intera situazione e so che ora lui dovrà affrontare un po’ di grane per il fatto che io abbia condotto un’azione di polizia pur essendo in congedo, ma so che se la caverà. Io e Jane abbiamo appena iniziato a smantellare qualcosa di grosso che ora sarà un problema della sede dell’FBI di Miami. Insomma, tutto è bene quel che finisce bene.
“Io non direi proprio così.”
Guardo Jane incuriosita.
“Cosa? Io non ho detto nulla.”
“Ma stavi pensando che, nonostante tutto, la situazione si è conclusa per il meglio e che ora l’FBI di Miami farà la sua parte.”
“Ok, stavo pensando quello, te lo concedo.” Non posso non alzare gli occhi al cielo mentre butto giù un sorso di birra. “E comunque con cosa non sei d’accordo con me?” “Beh, diciamo che il detto tutto è bene quel che finisce bene è riduttivo. Io aggiungerei coppia che vince non si cambia. Cosa ne dici?”
Deglutisco e arrossisco. Ha ragione, lo so.
“Credo proprio di sì, anche se hai qualcosa di cui farti perdonare.” Il mio sguardo indugia un po’ troppo su di lui mentre la mia arrabbiatura per avermi costretta all’umiliazione di fermare un criminale vestita come se fossi Alice nel paese delle Meraviglie, scoppia come se fosse una bolla di sapone. Ma poi, visto che lui conosce perfettamente il modo con cui deve farsi perdonare, improvviso un broncio risentito. Voglio, anzi, pretendo che lui si faccia perdonare.
Incrocio le gambe mentre la gonna dell’ennesimo vestitino - questa volta di un color lillà – scivola leggermente di lato scoprendomi un po’ troppo la coscia. Vedo Jane che si sistema meglio sulla sedia ma so che non gli è sfuggito nulla. Allora sorrido.
“Di cosa dovrei farmi perdonare di preciso?” cerca di essere disinvolto mentre sorseggia il suo thè a piccoli sorsi.
“Se non mi ricordo male dovevi farti perdonare perché fai sempre il saccente leggendomi nella mente senza permesso. Cosa che hai fatto anche poco fa. E poi io aggiungerei anche che mi hai fatto fare un arresto vestita in modo improbabile.”
“Ah, tutto qui? Pensavo peggio” si sporge sulla sedia e mi si avvicina. “Ma la vuoi sapere la verità, Lisbon?”
Cerco di rimanere calma anche se era da un po’ che non mi stava più così vicino a quel modo. Mi era mancato. L’adrenalina della giornata di oggi è stata di certo prodotta e impiegata in altro modo.  
“Sarebbe?”
Lascia scivolare lentamente e con non curanza una mano sulla mia coscia appena scoperta.
“Mi piace troppo vederti vestita così.”
So di essere arrossita all’inverosimile. Glielo leggo negli occhi e il suo sorriso si allarga ancora di più.
“O-ok… g-grazie… ma domani ho intenzione di ampliare il mio guardaroba con dei pantaloncini. Non vorrei essere etichettata come la donna dai mille vestiti. E tu mi accompagnerai a fare shopping.”
“D’accordo, agente Lisbon. Così sarò perdonato?”
“Neanche per idea! Lo sai benissimo come farti perdonare.” E, spavalda come non mai, lo prendo per mano e lo trascino con me fino alla nostra suite. Domani so per certo che ne combinerà un’altra delle sue e dovrà farsi perdonare di nuovo. Ma per oggi voglio riscuotere il mio credito.

To be continued...

 

 

Angolo Mirty_92

Buonsalve a tutti voi! Il caso è risolto. O meglio, il piano è stato messo in atto e il caso vero e proprio sarà affidato ad altri. Non volevo che la vacanza dei nostri protagonisti fosse troppo thriller anche perché all’inizio della settimana stagione Lisbon dice a Jane che è "ora di tornare nel mondo reale." Per cui ho pensato che non dovesse essere successo chissà cosa nel periodo di congedo di Lisbon. Solo un piccolo “casuccio” giusto per la trama della long. Spero vi sia piaciuto e… a presto!

Mirty

  
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