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Autore: Razu    10/05/2020    0 recensioni
Secondo capitolo della saga di Faerie Do'Urden
Finalmente, dopo tante peripezie, Faerie e Drizzt sono giunti in superficie: la pace sembra finalmente a portata di mano, ma i due drow non hanno fatto i conti con la terribile fama del loro popolo. Temuti e scacciati dal mondo intero, la meta della strada per la serenità sembra ancora lontana per i due fratelli...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Seduto con la schiena contro la roccia, Drizzt stringeva fra le dita la ciocca luminosa di Faerie, senza smettere di fissarla. Erano quasi due mesi che mancava, ma finché la luce non si fosse spenta, il drow era fermamente deciso a non muoversi da lì.

Sospirò, accarezzando i sottili capelli con il pollice. Si chiedeva quali sarebbero state le loro prime parole dopo tutto quel tempo. Faerie sarebbe tornata con il sangue dei loro familiari sulle mani, e, anche se Drizzt non li aveva mai amati, disapprovava la sua scelta. Come può essere così decisa nel togliere la vita?, si chiese rabbrividendo. Lui non riusciva a uccidere i suoi stessi simili, come poteva lei essere tanto indifferente alla morte?

Mentre era immerso in quelle riflessioni, sentì uno scalpiccio in lontananza nella grotta in cui si trovava. Scattò subito in piedi, sguainando le scimitarre. Rimase in attesa, guardingo e attento.

Lo scalpiccio continuò, fino a diventare un rumore di passi vero e proprio. La presa di Drizzt si fece più salda sulle sue armi.

Continuò a sentire quel rumore per pochi attimi ancora. Poi, Faerie Do'Urden emerse dall'oscurità.

L'elfo abbassò le armi. -Oh, sei tu- disse rinfoderando le lame, cercando di non mostrarsi troppo sollevato, nonostante fosse felicissimo di vederla. La disapprovazione gli impediva di gioire completamente del suo ritorno.

Notò che aveva un'espressione cupa sul volto, oltre che a essere più trascurata di quanto fosse solita essere, come se non avesse dormito, mangiato o curato minimamente la sua persona. Pareva stanca, come se non riposasse da giorni.

-Allora- disse Drizzt, cercando di non sembrare troppo contento. -Hai ottenuto quello che volevi?-

Faerie gli lanciò un'occhiataccia, ma non gli rispose. Aprì la bisaccia e ne tirò fuori un panno insanguinato che puzzava orrendamente di marcio. Lo lanciò con forza ai piedi del fratello, che dovette fare diversi saltelli per schivarlo e, allo stesso tempo, rimanere in equilibrio.

Lui le lanciò un'occhiata sospettosa, che lei ricambiò con un cenno del capo verso il panno. Drizzt continuò a guardarla con sospetto fino a che non si fu chinato per spostare i lembi della stoffa. Fece un salto all'indietro nel vedere il volto semi decomposto della madre. Guardò la sorella con occhi e bocca spalancati, inorridito da ciò che aveva appena visto.

-Che cosa hai fatto?!-

-Rilassati, Paladino dei Deboli e degli Oppressi- disse Faerie in tono sarcastico. -Era già morta quando l'ho fatto.-

-Morta? Ma allora...-

-Sono tutti morti- disse lei. -Tranne Dinin, ora serve nella Bregan D'aerthe, e Vierna, l'ho trovata svenuta sulla terrazza. Lei...- Faerie serrò le labbra. -Non ha importanza, ora. Non possono più nuocerci.-

-L'hai risparmiata, vero?- disse Drizzt in tono più dolce.

-Tanto se non l'ho uccisa io lo farà qualcun altro!- scattò la sorella. -È così che fa la nostra razza, giusto?! Nessun nobile deve rimanere in vita in una guerra fra casati!-

Piccoli rivoli di lacrime solcavano le sue guance nere. Se le asciugò con un gesto repentino del braccio. Drizzt si avvicinò a lei e la abbracciò. Lei ebbe un tremito, poi si sciolse in singhiozzi disperati.

-Stavo per farlo- sussurrò. -Stavo per ucciderla, per liberarla da quella vita orribile, ma lei ha aperto gli occhi e...-

Tacque. Le emozioni erano troppo forti per poter continuare.

-Ho rivisto me stessa- riprese dopo lunghi attimi di silenzio. -Ho rivisto me stessa, cinquant'anni fa, sola e indifesa nelle gallerie. Potevo togliere la vita in quel modo a colei che era stata simile a me?-

La sua stretta si fece più salda, le sue mani strinsero le spalle del fratello. -L'ho colpita, alla tempia, e lei è svenuta di nuovo. L'ho lasciata lì, sulla terrazza. Forse chi la troverà le riserverà un destino più crudele della mia lama, ma se riuscirà a salvarsi... spero che usi la sua possibilità con saggezza.-

Le dita di Drizzt affondarono nella sua chioma canuta. -Hai fatto la cosa giusta- approvò. -È in questo che sta la forza, sorella mia.-

Lei sospirò, tirando su col naso. Si staccò da lui. -Se non ti dispiace, ora dormirei volentieri. Sono due mesi che non riesco a dormire decentemente- disse.

-Aspetta- le disse lui. -Prima voglio farti vedere una cosa.-

La prese per mano e la portò all'entrata della grotta. -Guarda- le disse indicando il cielo stellato della notte. Faerie rimase senza fiato per la meraviglia. Allungò la mano, come se volesse toccarle.

-È bellissimo...- mormorò. -Che cos'è?-

-Se ben ricordo dalle lezioni dell'Accademia, viene chiamato "cielo". Non ho però idea di come si chiamino o di cosa siano quei piccoli puntini lassù.-

-Sembrano tante piccole lanterne- disse Faerie. Poi notò la luna, alta e argentea, che illuminava con la sua debole luce le montagne circostanti. La additò, stupefatta. -Quello cos'è?-

Drizzt si strinse nelle spalle. -Non lo so con esattezza. So solo che arriva quando cala l'oscurità. È come la sfera che verrà più tardi, ma meno potente.-

La sorella lo guardò, incuriosita. -Vuoi dire che la superficie non rimane così tutto il tempo?-

-No. Una gigantesca palla di fuoco si innalza nel cielo, se ben ricordo a ogni inizio di ciclo di Narbondel, e dopo molte ore scende. Se non vado errato, nella superficie le giornate vengono scandite così.-

-Una palla di fuoco? Ma gli occhi degli abitanti non si bruciano?-

-Evidentemente no, ci saranno abituati.-

Faerie lo guardò con la testa inclinata di lato. -Come fai a sapere tutte queste cose?-

-Semplicemente, sono stato qui dieci anni fa. E poi, stavo attento durante le lezioni. Tu no?-

-No- ammise la sorella. -Quando le maestre spiegavano la dottrina di Lolth o qualunque altra cosa, io scarabocchiavo i miei fogli di pergamena con disegni non propriamente lusinghieri su nostra madre. Oppure dormivo.-

-E non ti hanno mai beccata?- chiese Drizzt, divertito.

-Un paio di volte- disse Faerie. -Ma avevo sempre la scusa pronta, sono sempre riuscita a cavarmela senza troppi danni.-

-E nostra madre non ha mai saputo nulla?-

Un sorriso era apparso sul volto del drow.

-Non valeva la pena avvisare la matrona per queste quisquilie, specialmente se mentivo spudoratamente sul fatto che non era lei il soggetto dei miei disegni.-

Drizzt ebbe un tremito. Osservandolo più attentamente, la sorella notò che stava ridendo silenziosamente. Lei sorrise, e rimase ad osservarlo fino a che non ebbe finito. -Scusami- disse lui.

-Figurati- replicò lei senza perdere la sua allegria.

Tornò a scrutare i dintorni. -Cos'è quella cosa laggiù?- chiese indicando con un gesto della mano una macchia di alberi sottostante alla montagna dove si trovavano i due elfi.

-Non lo so- ammise Drizzt. -Non sono ancora andato a fare delle esplorazioni. Devo ancora abituarmi alla luce della sfera, e poi non volevo farlo senza di te.-

-Beh, possiamo sempre farle ora- disse Faerie facendo un passo verso il fianco ripido della montagna. Il fratello la fermò, prendendola per una spalla.

-Non sono sicuro di riuscire a ritrovare la strada per tornare indietro- disse. -E poi devi riposare, non dormi sufficientemente da due mesi, lo hai detto tu stessa.-

-Il sonno può aspettare- replicò lei sbuffando, ma si rannicchiò contro la roccia all'interno della grotta, non troppo lontana dall'ingresso. Drizzt rimase a osservare il cielo notturno ancora per un po', fino a che non sentì la sorella chiamarlo.

-Drizzt...-

-Sì, Faerie?- disse lui, girandosi.

-Ti dispiacerebbe...?-

Il fratello la scrutò per qualche attimo, senza capire. Poi il suo sguardo si illuminò. -Oh, giusto.- Le si avvicinò e, dopo essersi accomodato di fianco a lei, avvolse il suo corpo robusto fra le braccia.

-Grazie- sussurrò lei.

Sin da quando erano partiti da Blingdenstone, quel giorno che pareva più lontano di quanto in realtà non fosse, Faerie non aveva mai dormito da sola: di solito abbracciava Belwar prima di addormentarsi, e così rimaneva fino al risveglio, e più di una volta Drizzt si era svegliato con la sorella stretta al suo torso, senza contare tutte le dormite durante il viaggio che avevano intrapreso assieme per giungere in superficie. Faerie non lo aveva mai detto esplicitamente, ma aveva paura a dormire sola. Il perché, Drizzt lo ignorava, ma sospettava fosse legato al tempo che lei aveva trascorso nelle gallerie, sola e senza nessun aiuto. La sua ipotesi era rafforzata dal fatto che Belwar gli aveva raccontato che, dopo essere diventati amici, non c'era stata una notte in cui non avessero dormito assieme.

Le accarezzò i capelli. -Ti sveglierò quando la sfera di fuoco si alzerà in cielo- promise. -Così potrai iniziare ad abituarti alla luce sin da subito.-

Un lieve russare gli disse che Faerie si era addormentata. Lui sorrise. -E comunque, sono contento che tu sia tornata, sorellona- sussurrò prima di addormentarsi a sua volta.

 

   
 
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