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Autore: Scarlet Jaeger    10/05/2020    2 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18
 
 
Il giorno dopo, sempre sulla nave in viaggio verso la Russia, navigavamo in direzione della Grand Bretagna ed ognuno dei ragazzi era impegnato con gli esercizi che gli aveva affidato il Prof K. Tutti tranne Kai, ovviamente, che spariva nel nulla per tutto il giorno senza minimamente informarci sul luogo in cui trascorreva le sue giornate. In fondo lui era fatto così, e non averlo in mezzo ai piedi per me iniziava ad essere una liberazione. Dopo quel breve scambio di battute nella nostra cabina non mi era più ricapitato di parlarci e la sua presenza iniziava ad infastidirmi, con quel suo fare altezzoso da Mr “so tutto io”. La sua presenza mi metteva in soggezione, per quel che ci eravamo detti, o meglio, per quel che io gli avevo detto. In quel momento dovevo essere stata completamente impazzita per avergli rivelato di Dranzer. Chissà quali strani pensieri avevo svegliato nella sua mente, ma non volevo badarci. Lui non era più tornato sul discorso, e quelle poche volte che ci raggiungeva per pranzo o per cena faceva finta che io non ci fossi.
E io cercavo di fare lo stesso.
Eravamo all’aria aperta sul ponte, io ed il Prof Kappa, come oramai facevamo di routine, quando alcuni ragazzini ci passarono davanti emozionati. Dai loro discorsi capimmo che c’era in corso una sfida, tra il campione Takao ed un Blader sconosciuto.
«Cosa, Takao?!», esclamammo in coro, guardandoci con una faccia stralunata, prima di correre a per di fiato verso la zona dove si stavano radunando molti ragazzi. Lì trovammo Rei, Max e, con nostra sorpresa, anche Kai.
L’incontro non durò molto, ma fu molto strano per noi assistere alla sconfitta di Takao da parte di un ragazzo schivo e misterioso.
Si chiamava Ralph, ma non sapemmo altro di lui perché sparì così come era arrivato.
Lo vedemmo scendere dalla nave il giorno dopo, a Southampton, e ci sembrò alquanto strano visto che, come ci confermò il nostro sapiente Prof, quello era solo uno scalo tecnico. Non erano previsti sbarchi o imbarchi.
Incuriositi, in seguito anche alle parole di un signore incontrato sul ponte, che ci disse che la nave non sarebbe salpata prima di sei ore, decidemmo di seguirlo.
Lo perdemmo subito però, anche perché in quella città a noi sconosciuta fu difficile orientarsi. Decidemmo di fare colazione, comprare qualche provvista e tornare al porto.
Dove la nave era sparita.
Rimanemmo così allibiti, allucinati e scioccati allo stesso tempo di vedere vuoto il posto dove prima era ormeggiata che ci facemmo prendere dall’ansia.
Cercai di convincerli a raggiungere Londra, dove avremmo trovato assistenza nelle sedi europee della BBA, e magari saremmo riusciti a metterci in contatto con mio nonno. Anche se, in quel momento, mi sembrò tutto alquanto surreale e strano.
Purtroppo nemmeno le segretarie riuscirono a mettersi in contatto con il presidente e ci fecero pernottare in un albergo nel centro della città.
Tutti i nostri effetti erano rimasti a malincuore sulla nave, tranne i nostri Beyblade ed i nostri documenti.
«Un momento!», asserii io, una volta che la cameriera del bar in cui ci eravamo seduti a bere qualcosa ci portò la nostra ordinazione. Ebbi l’attenzione di tutti, anche di Kai, e mi guardarono come se avessi appena fatto una scoperta entusiasmante.
«Prima di imbarcarci sulla nave, mio nonno mi ha affidato la carta di credito della ditta e la delega per usarla*. Mi ha detto che era per una qualsiasi evenienza, tipo se lui avesse perso il portafogli…ma credo che questa potrebbe essere dichiarata come evenienza, o emergenza…no?», spiegai e vidi i loro volti rilassarsi per un momento. «Almeno possiamo comprare qualche vestito, provvista o i biglietti per raggiungere la nostra meta, non trovate?», conclusi con un’alzata di spalle ed iniziò un dibattito sul fatto di girare l’Europa o no. Avevamo ricevuto in Hotel una videocassetta con un messaggio dal padre archeologo di Takao, che parlava di Bit Power malvagi e la similitudine con Ralph fu troppo evidente per non invogliare Takao a vivere questa avventura. Kappa non era molto d’accordo, ma essendo in svantaggio numerico dovette presto ricredersi. Anche io ero d’accordo con Takao, e poi mi emozionava l’idea di girare alla scoperta di qualcosa con i miei compagni di squadra. Inoltre lo rassicurammo sul fatto che saremmo arrivati in Russia in tempo per il campionato.
E stranamente anche Kai fu in sintonia con noi; anche lui aveva avuto quest’improvvisa voglia di avventure da essere addirittura d’accordo con noi. Non era mai successo! Forse anche a lui la conoscenza di quel Ralph e del suo straordinario Bit Power lo avevano un po’ scosso.
Facemmo però la conoscenza di quattro strani Blader: il “Team delle Tenebre”, così si facevano chiamare quegli strani ceffi. Prima rubarono Dragoon, che riuscimmo a recuperare grazie ad un tempestivo, e devo dire incredibile, intervento di Kai, poi continuarono a perseguitarci. Kappa ogni notte aveva gli incubi, e devo dire che anche a me non sembravano dei tipi molto raccomandabili.
L’indomani ci mettemmo in viaggio su un treno ad alta velocità, che in tre ore ci avrebbe portato fino in Francia, seconda tappa del nostro “tour”. L’unica stranezza fu che il treno era praticamente vuoto. C’eravamo solo noi e quella cosa preoccupò non poco il nostro Rei, che se ne andò a spasso nei vagoni con aria sospetta, mentre Takao e Max si divertivano a stuzzicare Kappa, che aveva paura del film sui vampiri che stavano trasmettendo sugli schermi. Kai invece se ne stava seduto dall’altra parte del corridoio, con il volto rivolto di fronte a sé e gli occhi chiusi. Come al solito disinteressato a massimo di ciò che succedeva.
Fu dopo che il treno si bloccò, nel bel mezzo di una galleria ed in seguito ad un Black Out che decidemmo di scendere a controllare e ci trovammo di nuovo di fronte al Team delle Tenebre. I primi a scendere furono i nostri Blader, mentre io ero rimasta in disparte col prof Kappa, che inginocchiato a terra cercava di elaborare una strategia. Purtroppo venimmo “rapiti” da uno dei nostri nemici, che ci prese in ostaggio e ci portò su quello che sarebbe stato dopo il campo di battaglia.
Il leader del Team, Vlad, si propose come primo sfidante e lanciò la sfida proprio a Kai.
«Scordatelo, non ho intenzione di battermi con dei mostri!», gli rispose invece secco lui, senza tanti giri di parole.
Intervenne però il nostro aguzzino, l’uomo mummia, che con fare divertito gli spiegò che se non avesse fatto altrimenti, avrebbe fatto fare una brutta fine a me ed al nostro stratega.
Ma ovviamente Kai esordì con un’altra risposta delle sue:
«Davvero? Non pensi alla brutta fine che farò fare ai vostri amici?», ghignò quello, divertito, ma Hiwatari rimase impassibile a braccia conserte ad osservarci con sufficienza.
«Per quel che me ne importa, puoi anche tenerteli come souvenir»
Quella risposta fu un colpo al cuore, che servì a farmi stringere la macella ed iniziare sempre di più a divincolarmi dalla stretta del mostro, che con un’imprecazione mi dette uno strattone al collo togliendomi il fiato.
«Sta ferma ragazzina!», mi ammonì, ma non riuscii comunque a non dimenarmi. E nemmeno Kappa.
Furono Takao, Max e Rei a scendere in campo per salvarci dalle grinfie di quei pazzi. Lo scontro durò molto e fu molto agguerrito, anche se all’inizio i nostri sembravano in netto svantaggio. Vincemmo grazie al film che avevano visto poco prima ed alla memoria di Max.  Riuscirono a sconfiggere Vlad il Vampiro con la luce di una croce luminosa generata dalla rotazione di Dragoon e Draciel, e il Licantropo grazie ad una moneta che Rei aveva preso in uno scomparto del treno e che lui aveva fatto aderire al Bit della Tigre Bianca, che luccicò nel buio completamente fatta d’argento.
Forse il Team delle Tenebre non si sarebbe dato per vinto così se non fosse stato per l’arrivo tempestoso dei soccorsi, che con una camionetta ci vennero a prendere in quella galleria sperduta. Sconfitti, stavano per scomparire nel nulla, ed anche la mummia aveva lasciato liberi me e Kappa facendoci cadere a terra. Io però mi sentivo troppo adirata ed amareggiata per lasciarli andare così. Chi erano quelli per provocarci, seguirci e farci quasi ammazzare?! In più ero ancora arrabbiata per la risposta di Kai.
Mi alzai di scatto e corsi verso il punto dove prima c’erano i nostri avversari, gridando come una pazza.
«Brutti maledetti! Dovete smetterla di tormentarci! Tornate qui e combattete con me se avete il coraggio!!», continuavo a gridare ed in un primo momento non mi accorsi nemmeno che due braccia mi avevano braccata da dietro, immobilizzandomi le spalle. Sentivo il petto della persona a ridosso della mia schiena, che faceva comunque fatica a trattenermi, mentre le sue braccia mi tenevano ben salda da sotto le ascelle.
«Ti vuoi dare una calmata??»
Solo quando sentii la sua voce provai a vedere se l’avessi immaginata, se stessi sognando o se ciò che stavo realmente sentendo fosse vero. Girai il viso e notai il suo avambraccio coperto dagli strani para braccia rossi che era solito portare e così capii che quello non era un sogno.
Dietro di me c’era Kai, che cercava di usare il massimo della sua forza per non lasciarmi andare ad inseguire i tre, che erano comunque svaniti nel nulla. Solo dopo che respirai il suo profumo, lo stesso che avevo assaporato dal suo cuscino, riuscii a calmarmi un po’. Ma solo un pochino, perché la maggior parte della rabbia che sentivo di provare era per lui.
«Lasciami Kai, o ti prendo a calci negli stinchi!», gridai sembrando ancora più pazza. La lotta contro la sua forza, incredibilmente maggiore della mia, mi scompigliò tutta la treccia che mi ero fatta di lato ed i ciuffi ribelli mi cadevano davanti al viso arrossato.
«Smettila!», imprecò ancora, dandomi un ultimo strattone e facendo aderire tutti i lineamenti del suo corpo al mio. Sentii i bottoni della sua maglietta tra le mie scapole, e gli spunzoni della sua cintola nell’incavo sopra il bacino. Solo in quel momento, capendo veramente la posizione in cui ero, fermai i miei bruschi movimenti arrossendo violentemente.
Fu l’arrivo della camionetta d’emergenza a calmare definitivamente i miei bollenti spiriti, dando modo a Kai di lasciare la presa. I ragazzi corsero in contro ai soccorritori, mentre io rimasi imbarazzata al mio posto, con il mio compagno di squadra che, imbronciato ed impettito come il suo solito, mi guardava come a dirmi “la prossima volta ti butto in mezzo alle rotaie”. Abbassai leggermente gli occhi a terra, cercando con le mani di rendere presentabili i capelli arruffati.
«Scu..a…», provai a dirgli con voce fioca, perché mi costò parecchio fare le mie scuse ad Hiwatari per il mio comportamento sconsiderato, dopo che lui avrebbe lasciato i suoi compagni tranquillamente nelle grinfie del nemico. Sperai almeno che lo avesse detto per fare il gradasso e non perché lo pensava veramente…
«Tz…sistemati la maglietta», mi rispose lapidario ed anche leggermente divertito, ma in un primo momento non capii le sue parole. «Ti si vede il reggiseno…», indicò tranquillamente il mio petto, senza una particolare espressione, come se la cosa non gli avesse fatto né caldo e né freddo, mentre io arrossii violentemente per il mio completo deshabillé di fronte a lui. Ma senza dire una parola o aspettare una mia risposta, girò i tacchi e raggiunse gli altri lasciandomi indietro, ancora fumante di rabbia.
«Quanto sei antipatico Kai Hiwatari!!»
Imprecai nel buio, correndo a per di fiato verso la camionetta mentre sistemavo a dovere il top che, nella lotta di poco prima, doveva essersi abbassato.
 
 
Una volta giunti a Parigi cercammo un’altra delle sedi della BBA e grazie a loro, ed alla conoscenza di mio nonno, riuscimmo a farci prenotare un Hotel. Purtroppo dovemmo accontentarci di una stanza unica, con solo due letti matrimoniali da dividere in sei, ma nessuno sembrò controbattere. Nemmeno Kai. Forse eravamo fin troppo stanchi per provare anche solo ad opporci.
Per strada avevamo comprato un cambio d’abiti per la notte ed avevamo lasciato alle cameriere i nostri da lavare, che ci recapitarono circa due ore dopo.
Quella notte non chiusi occhio. Rimuginavo sul perché mio nonno non avesse ancora mobilitato mezza BBA per trovarci. Sicuramente si era accorto che non eravamo sbarcati dalla nave. E mi chiesi anche perché non ci avesse ancora trovato lui, visto che avevamo chiesto aiuto in due delle nostre sedi.
Forse mio nonno c’entrava qualcosa in questa storia, ma non volevo rimuginarci troppo sopra, soprattutto perché in quel momento avevo ben altro a cui pensare.
Con solo una maglietta per pigiama, e di quattro taglie più grande, ero finita nel letto matrimoniale in mezzo a Rei e Kai e mi risultò parecchio difficile prendere sonno quella notte. Me ne stavo rannicchiata dando volutamente le spalle al mio ex amico, che invece era rimasto tutto il tempo supino al bordo del letto, con la mano sotto il cuscino, mentre Rei era girato verso di me e dormiva come un sasso. Beato lui! In altre circostanze, o anche solo un po’ di giorni prima, il mio cuore avrebbe preso a battere all’impazzata alla vista del suo volto rilassato a pochi centimetri di distanza dal mio, ma in quel momento il mio cuore batteva per la vicinanza di qualcun altro. In quel momento però non ero ancora in grado di ammetterlo a me stessa.
Hiwatari si alzò dal letto all’alba, senza fare rumore e senza riuscire a svegliare nessuno. Takao russava come un motore impazzito, coprendo qualsiasi altro suono. Max e il Prof si erano addormentati come sassi ai lati del letto, quasi sull’orlo, perché il nostro campione si era preso tutto il posto nel centro, dormendo praticamente spaparanzato. Anche Rei dormiva ancora, me ne accorsi dal respiro fin troppo tranquillo, mentre il mio sonno leggero di quei giorni fu interrotto dal mancato peso di Kai dal materasso. In più si era alzato lasciando entrare sotto la lieve coperta una ventata d’aria fresca. Stando in mezzo ai due ero riuscita a crearmi attorno un bel tepore, che mi aveva cullata nel mio continuo rimuginare sugli eventi, ma una volta spezzato non riuscii più a riaddormentarmi.
A quel punto attesi pazientemente di vedere cosa facesse, ma non fece altro che entrare in bagno con i suoi vestiti puliti ed uscirne qualche minuto dopo con quelli indosso. In seguito prese il suo Dranzer ed uscì definitivamente dalla camera.
Io, che oramai non sarei più riuscita a dormire, e troppo curiosa di vedere dove Kai Hiwatari sparisse tutte le volte che approdavamo in un paese straniero, mi vestii al volo con l’abitino che avevo comprato il giorno prima ed uscii dall’Hotel come un fulmine.
Mi acquattavo dietro ogni pianta, palazzo o altro pur di non fargli notare la mia presenza e per un pezzo riuscii nel mio intento, almeno fino a che non entrò in un negozio di pezzi di ricambio. Quando uscì teneva in mano Dranzer e sembrava anche piuttosto soddisfatto, così ancora più incuriosita decisi di seguirlo più da vicino, fino a che non si accorse della mia presenza.
Eravamo arrivati in una piazza, dove un monumento a punta troneggiava nel centro
«Devi seguirmi ancora per molto?», parlò senza neanche voltarsi. Ero sicura di essere stata abbastanza discreta, ma non c’era da scherzare con i sensi sempre all’erta di quel ragazzo. Non dimentichiamoci che era a capo di una banda di teppisti e forse era stato abituato ad essere pedinato. O a pedinare.
«Ehm…». Non sapevo proprio che dire, mi aveva preso nel sacco senza che riuscissi a pensare ad una scusa plausibile da dire in mia discolpa, così presi tempo prima di parlare ancora.
«Ero sveglia, non riuscivo a dormire, e ti ho sentito uscire. Non volevo rimanere a letto e così pur di fare qualcosa sono uscita anche io e ti ho incontrato», feci spallucce facendola passare come una cosa normalissima ma lui mi raggelò con un’occhiataccia delle sue e la sua smorfia mi fece ben intendere che non aveva creduto ad una sola parola. In più ero ben preparata a ricevere una delle sue rispostacce sprezzanti, del tipo: “vattene e lasciami in pace!”, sarebbe stato proprio da lui.
Invece mi meravigliò non poco.
Si voltò a guardarmi con un’aria scocciata, certo, ma dalle sue labbra uscirono delle parole che per un momento mi lasciarono impossibilitata a rispondere.
«Almeno ti sei portata dietro il tuo Bey?», mi chiese, alzando il mento con fare altezzoso. Rimasi imbambolata per qualche secondo ad elaborare la sua domanda.
Beyblade? Star Pegaso? Ho con me Star Pegaso?
Subito la mia mano saettò alla borsetta che avevo a tracolla, sentendo che dentro c’era davvero ciò che mi stava chiedendo, così con un gesto affermativo lo tirai fuori.
«Bene, visto che sei qui renditi utile, devo collaudare il nuovo Dranzer!»
Incredibile, Kai Hiwatari aveva appena chiesto a me di aiutarlo ad allenarsi! Forse iniziavamo a fare progressi…
Forse…
Fine capitolo 18
 
 
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Colei che scrive:
Eccomi di nuovo ad aggiornare, ultimamente sto andando come un treno xD ora che siamo nella fase clou ho molta ispirazione xD devo dire che qualcosa inizia a muoversi, ma vi assicuro che nel prossimo capitolo (che tra l’altro ho già scritto eheheh) inizieranno ad esserci i primi problemucci ehehe
Intanto chiarisco l’asterisco. Ho aggiunto il fatto che il Presidente Ditenji avesse dato a Saya un’ipotetica carta di credito con una scusa, perché sappiamo che tutto quel giro in Europa fu escogitato praticamente da lui. Ma mi sono sempre chiesta come cinque ragazzini minorenni (anche se non ci hanno mai detto l’età nell’anime, noi immaginiamo e sappiamo essere minorenni XD) avessero potuto girare tranquillamente su mezzi pubblici, dormito in Hotel e come si fossero sfamati tutto quel tempo senza il becco di un quattrino XD Cioè ancora oggi, dopo quasi 20 anni, continuo a chiedermelo xD in più città anche alquanto costose…Londra, Parigi…insomma, si sono trattati bene! Quindi ho escogitato questa cosa della carta di credito, ed il fatto che gli alberghi fossero stati pagati dalla BBA XD
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbia fatto confusione coi tempi dei verbi (a volte scrivo al presente e a volte al passato, mi confondo tra fanfiction xD solitamente me ne accorgo nella rilettura, ma qualche svista capita purtroppo!). Spero di non aver fatto troppi errori di scrittura/ortografia/grammatica etc!!
E spero anche che quella piccola chicca tra Saya e Kai nella galleria vi sia piaciuta. Me la sono sempre immaginata così XD
Ringrazio tutti i lettori che sono giunti fino a qui, chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutte le persone che vorranno fermarsi a scrivere due paroline <3

A presto!!
  
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