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Autore: fool_dynosaur    10/05/2020    0 recensioni
Felix è un ragazzo affetto da una rara sindrome che lo obbliga ad auto-isolarsi dalla società dopo la tragedia della sua famiglia. Tutta la bella vita che il ragazzo si era creato la stava calpestato da solo.
Molly è una ragazza universitaria dalla stanza incasinata e il cuore puro. Ciò che aveva cambiato la sua vita era uno strambo tipo taciturno.
Un giorno per puro caso, la solita curiosità della ragazza la spinge ad avventurarsi nel mondo offuscato del ragazzo, cercando di tirarlo fuori dall'annegare nei suoi stessi rimpianti.
-
( Questa è un’opera di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente causale. )
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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C a p i t o l o
U n o

 


Don’t Go
 

 


 

Felix rimase spiazzato.

Sapeva che non avrebbe dovuto scegliere di nuovo quella strada, eppure in due anni non era successo mai nulla. Guardò la ragazza davanti a sé restando a sguardo serio e tranquillo. Molly d’altro canto sorrideva, perché era riuscita finalmente a fermarlo e perché no, parlargli. Il ragazzo indietreggiò di un passo.

“No, aspetta. - supplicò avvicinandosi per prendergli il braccio, ma il castano si allontanò di un altro passo, quasi spaventato. - Okay, ho capito. Non vuoi essere toccato. So che può anche essere strano, ma, ehm, piacere io sono Molly Davis. Mi hai incuriosita la scorsa settimana e voglio conoscerti. Ti giuro che non ho cattive intenzioni.”

Il modo in cui arrossì non scosse per niente il cuore del ragazzo ma osservò la mano che aveva teso verso di sé, guardandola come se stesse pensando a cosa fare. Non la accettò, ma sospirò.

“Felix.” - sussurrò, spostando lo sguardo .

Non lo sapeva, o forse non voleva saperlo perché ma aveva parlato con qualcuno che non fosse suo padre. Lo aveva detto, era incuriosito da lei così come Molly da lui, ma nessuno dei due riusciva a capire il perché. La differenza era che la castana voleva sapere la risposta a quella curiosità, Felix voleva evitarlo; evitava tutto ciò che riguardava il mondo sociale. Almeno fino a quel momento.

“Dove vai di bello?”

“Da nessuna parte.” - rispose subito, con tono tranquillo nonostante il suo viso lo tradisse.

Lei fece una faccia triste, iniziando a seguire il ragazzo. Felix le diede qualche occhiata, un po’ infastidito dal suo atteggiamento espansivo, ma non disse nulla. Perché lo stava seguendo? Infondo, oltre il nome non si conoscevano affatto. Strinse a sé la boccia, facendo spaventare il piccolo pesce rosso che nuotò più velocemente. Non trovava piacevole l'atteggiamento di quella tipa. Molly gli sorrise di nuovo, cercando motivazioni per aprire un discorso prima di cadere in un imbarazzante silenzio. Svoltarono verso il mare.

“Ah! Andiamo al porto? E’ un posto bellissimo.”

Il castano fece una smorfia, bloccandosi. Molly aveva studiato la sindrome del pesce rosso, ma non aveva mai visto dal vero uno che ne soffriva. Nella sua università di psicologia aveva imparato molte cose che mai aveva visto dal vero. Felix sembrava un ragazzo normalissimo, a parte la boccia del pesce rosso, eppure era affetto da una delle più rari sindromi.

“Posso sapere perché mi stai seguendo?”

Alzò le spalle, non sapendo che dire.

“Te l’ho detto, mi hai incuriosita e voglio conoscerti.”

“Per conoscerle le pedini?”

Molly avrebbe esultato ma rimase ferma a sorridere, scuotendo la testa.

“No, solitamente no. Ma mi adatto alle situazioni.”

Far parlare un tipo come quello era un impresa, e la ragazza se ne rendeva conto. Il castano la fissò, poi tornò sulla sua strada, iniziando a sudare freddo. Non aveva mai portato nessuno al porto del Road Sixty-six dalla morte di Lisa e Adele. Non lo trovava adatta o opportuna, e Molly stava sconvolgendo tutto. Per un tipo diventato chiuso e silenzioso – fino a quella mattina almeno – come Felix, lei era fastidiosa, ficcanaso e irritante; eppure lasciava che la seguisse. Come la sera prima, dentro il ragazzo iniziò una specie di conflitto con se stesso: la sua parte tormentata e ansiosa stava cercando di reprimere il bambino affettuoso che c’era in lui. Scosse la testa, facendo ondeggiare l’acqua dentro il vetro. Deglutì, guardando il pesce che nuotava un po’ agitato per la scossa appena sùbita. Il castano, nel guardarlo si sentì più rilassato e inspirò profondamente.

Avrebbe fatto quello che l’istinto gli diceva, se poi avrebbe sentito fastidio nella presenza della ragazza, l’avrebbe cacciata. Poteva farlo, aveva la forza per farlo, doveva solo reprimere la voglia di solitudine. Lo aveva fatto con suo padre, poteva farlo anche con una sconosciuta ficcanaso e stramba.

Il mare era tranquillo, e il caldo rendeva l’aria più salmastra che piacque a tutt’e due. Il posto era più calmo del solito, i pochi pescatori presenti stavano sistemando le reti prima di andarsene dato che era ormai tarda mattinata e pescare non avrebbe più fruttato nulla. Molly camminò velocemente sul ponte, ammirando la bellezza del mare più blu del solito; Felix la raggiunse a passi lenti, e dopo essersi inginocchiato alla fine del ponte, rovesciò la boccia e fece cadere il pesce in mare. La castana ne rimase stupita. Sapeva che i soggetti affetti da quella sindrome erano attaccati in modo malsano ai pesci rossi, non che se ne liberassero così. Il ragazzo guardò la creatura scomparire tra le onde, libero di nuotare in un posto grande e popolato, stringendo poi il vetro della boccia vuota in grembo.

“Duecentoquarantasette.” - disse semplicemente, rialzandosi.

La ragazza rimase sul ponte, guardando Felix dirigersi verso le panchine poco distanti, ai confini con il parco. Fu in quel momento che il castano ebbe un deja vù. Fissò la ragazza che si stava sporgendo per guardare i pesci che qualche volta mettevano la testa fuori dall’acqua. Improvvisamente ricordò e in sé scattò un allarme.

“Vattene da là.” - urlò d’istinto il ragazzo, tanto che fece sussultare Molly e perse l’equilibrio.

Fu un attimo, uno splash rumoroso che spaventò tutti i pesci. Un rumore che attirò i pochi pescatori e Felix corse sul ponte. Non era che la ragazza non sapesse nuotare, il momento l’aveva un po’ sconvolta e presa alla sprovvista mosse le mani e i piedi in modo scoordinato. Così come il ragazzo, che non sapeva che fare, e allungava il braccio per cercare di aiutarla. Uno dei pescatori si avvicinò appena vide la scena e riuscì ad afferrare la mano della vittima, tirandola fuori. Tossì, seduta sul bordo del ponte mentre i capelli e i vestiti gocciolavano. Il ragazzo guardò la scena a occhi sgranati, quasi come se stesse rivivendo qualcosa.

 

La terza mattina di ricerche Felix era sul ponte di Road Sixty-six nonostante le autorità avessero provato ad allontanarlo.

Lasciatelo stare, aspetta la madre e la sorella.”

La risposta di una dei vicini, che aspettava notizie di suo marito, fermò i poliziotti, lasciando che il ragazzo guardasse l’orizzonte, aspettando un segno. Quando uno dei barconi arrivò, Felix guardò i due subacquei aiutare a scendere alcune persone. Tutte tossivano, tremavano, i loro sguardi erano persi in ricordi che non avrebbero mai dimenticato mentre le gocce d’acqua correvano lungo il loro corpo infreddolito. Gli occhi della vicina si illuminarono nel riconoscere suo marito, correndogli con una coperta incontro. Il castano rimase fermo a fissare quelle persone, non sapendo se essere felice per loro o triste perché di Lisa o sua sorella non c’era ancora traccia.

 

Molly scosse la testa e poi si strizzò i capelli ringraziando il pescatore per l’aiuto. Il leggero vento dava un po’ di fastidio alla ragazza, ma si girò comunque, preoccupandosi per Felix. Il suo viso sembrava perso, aveva gli occhi sgranati mentre si fissava le mani bagnate. Cosa aveva fatto? Nulla. Neanche quella volta aveva fatto qualcosa. Se non fosse stato per l’aiuto di quel signore, la sconosciuta sarebbe morta davanti ai suoi occhi? Non poteva saperlo con certezza. Aveva sulla coscienza la morte di troppe persone, avrebbe potuto reggere anche quella di Molly, che gli stava schiaffeggiando la guancia delicatamente per risvegliarlo. Quante paranoie che si creava. Lei aveva la mano fredda e umida, tanto che gli lasciò una sensazione di bagnato sulla guancia anche dopo che la allontanò. La castana gli sorrise come se nulla fosse successo, alzandosi poi per offrirgli la mano. Guardò di sottecchi la mano che gocciolava leggermente.

“Era da tanto che non facevo un bagno in mare.- Il ragazzo sollevò lo sguardo confuso. - Ma forse è stato troppo presto, sto sentendo freddo.”

Felix si alzò senza accettare l’aiuto, poi si mise le mani in tasca ed iniziò a camminare. Molly si tolse la felpa bagnata, strizzando anche quella mentre raggiungeva il ragazzo, standogli dietro come prima.

“Sulla strada del ritorno possiamo passare da casa mia? Vorrei cambiarmi questi vestiti bagnati.”

Senza dire nulla camminarono facendo la strada al contrario, finché non arrivarono davanti la casa della ragazza. Molly suonò il campanello, poi bussò ma non accadde nulla. Era anche inutile che provasse a cercare le chiavi perché non le aveva; in preda alla foga e l’euforia le aveva dimenticate sul mobile dell’entrata che si intravedeva dalla finestra accanto alla porta. La ragazza strinse le labbra socchiudendo gli occhi. Sua madre sicuramente se ne era andata al mercato in centro o dai Peterson.

“Perfetto. Dovrei andare da Loreen, se c’è.”

“Casa mia è più vicina. Abito a due isolati.”

Ne rimase quasi stupita, ma non disse nulla

 

Persistente senso di colpa in qualsiasi azione il soggetto compi […] Opportunità di riscattarsi agli occhi delle altre persone.”

 

La ragazza lo sapeva. L’incidente di poco deve aver risvegliato in Felix un brutto ricordo, facendolo sentire in colpa per l’accaduto. Non poteva di certo rifiutare, avrebbe solo aumentato il malessere del ragazzo. Doveva solo lasciare che si discolpasse, anche se sapeva benissimo che non avesse fatto nulla. Era colpa sua, si era sporta un po’ troppo come faceva sempre; però non poteva farci nulla, amava i limiti e il pericolo.

Purtroppo però, per uno come Felix non potevi fare questi sbagli. Anche se potesse non avere nessuna colpa, la sindrome del pesce rosso gliele faceva addossare tutte. Se Molly fosse caduta, non era colpa del ragazzo; se a lei piacesse spingersi verso i limiti affrontando conseguenze senza piangere, lui non doveva sentirsene in colpa.

La castana odiava quella sindrome, più di quella del Pinocchio o della farfalla. La prima non ti faceva mentire neanche a scopo di bene, mentre la seconda ti rendeva troppo fragile di fronte a tutto; ma per Molly la peggiore restava la sindrome del pesce rosso. A dirla tutta, la ragazza odiava i pesci rossi anche se fossero carini. Se lo avesse detto a voce alta, Felix sicuramente avrebbe cancellato la sua esistenza dalla sua vita. Fu allora che le tornò in mente il perché di quella sua curiosità nei suoi confronti. Magari il fatto che fosse affetto da quella sindrome l’aveva spinta a voler scoprire la sua storia, ma la teoria non reggeva; ne era incuriosita ancor prima di scoprirlo.

La casa del ragazzo era strana, l’entrata era ad angolo acuto, proprio perché si trovava tra due incroci. I muri erano di un azzurro chiaro che ricordava il cielo e il numero civico pareva cadere da un momento all’altro. Quando il ragazzo prese le chiavi e fece scattare la porta, la prima cosa che si vide furono scale. Una rampa di scale angusta e piccola, senza sapere dove portassero dato il soffitto un po’ basso. Il castano iniziò a salire le scale, piegando un po’ la testa a causa del soffitto. Ciò che fece anche Molly dopo aver chiuso la porta d’entrata, bagnando un po’ le scale a causa delle scarpe e starnutendo quando arrivarono in cima. Felix alzò gli occhi al cielo entrando in casa, aprendo anche la seconda porta. Ben si sporse dalla cucina, notando il figlio. Sorrise intento a salutarlo, ma non lo fece appena notò la ragazza dietro. Rimase stranito, Felix non portava qualcuno a casa da tantissimo tempo, ancor meno una ragazza.

“Buongiorno signore! Mi scusi per il disturbo.” - Molly scosse la mano per salutarlo.

Il signor Allen rimase un po’ sovrappensiero, poi sorrise chiudendo lo sportello del forno. Felix salì le scale come ogni volta, mentre Molly per l’imbarazzo rimase all’entrata.

“Scusaci, è che… Felix non portava un amico a casa da tantissimo tempo. Sono preso un po’ alla sprovvista.”

Fece una piccola risata, asciugandosi le mani su uno straccio prima di uscire dalla cucina e notare l’aspetto della ragazza. Inclinò un po’ la testa. Il ragazzo scese, lanciando a Molly un asciugamano. Ben sospirò.

“Felix, perché non vai a prendere dei vestiti asciutti dalla camera… oh, dal ripostiglio.”

Il figlio lo guardò, capendo cosa avesse provato a dire. Si girò e tornò al piano di sopra senza dire nulla. La ragazza si sentì a disagio e in colpa, perché stava creando fin troppo disturbo. Il signore le sorrise, invitandola a sedersi al tavolo in salotto.

Usò l’asciugamano per non bagnare anche la sedia del salotto e strinse le mani sulle braccia incrociate.

“Mi dispiace per il disturbo. Sono per sbaglio caduta in acqua e dato che mia madre non c’era a casa Felix si è offerto di aiutarmi.”

Il padre sorrise stupito.

“So cosa sta pensando: è strano che un sindrome del pesce rosso abbia portato una sconosciuta a casa. Mi scusi ancora.”

“Come fa...”

“Studio all’università di psicologia e… suo figlio è molto conosciuto.”

Il signore non disse più nulla, continuando a sorridere.

“Allora puoi capire benissimo gli atteggiamenti del mio ragazzo.”

“In realtà no. - Scosse la testa ed alcune ciocche di capelli si attaccarono alla faccia, dandole un aspetto quasi da pazza. - Cambia da persona a persona, ma non ne ho mai visto un caso dal vero. Sono caduta in acqua per disattenzione mia, eppure Felix anche se non l’ha detto si è sentito in colpa. Non mi avrebbe portata qui sennò, vero signore?”

Annuì, sedendosi anche lui al tavolo dopo aver posato due tazze di the caldo. Guardò le scale per un attimo e tornò con lo sguardo sul tavolo.

“Prima che arrivi passeranno secoli.”

Molly rimase un po’ confusa, poggiando le mani sulla tazzina per riscaldarsi.

“Felix ha un po’ di difficoltà nel toccare le cose di sua madre o sua sorella. Si trova a disagio, ma il dottore dice che così può superare meglio il trauma. Conosci la sindrome del pesce rosso no?”

La castana annuì poco convinta.

“Ne abbiamo studiato le caratteristiche, e i sintomi, ma null’altro perché non ci sono molte fonti.”

Il padre annuì, accarezzandosi con il pollice e indice il contorno del mento.

“Hai presente la storia del pesciolino d'oro? Quella in cui il povero pescatore prende nella sua rette un pesce d'oro che lo scongiura di liberarlo, ed egli, pieno di compassione da ciò lo libera pur sapendo che potrebbe morire di fame? Successivamente la moglie lo scopre e per dargli una lezione inizia a chiedere sempre più favori e lussi dal pesce, finché egli, stanco, non se ne va, facendo tornare i due vecchi alla loro vita. Così capirono l'opportunità sprecata.”

Lei annuì, ricordando quando alle elementari la maestra gliel'aveva letta decine di volte.

“Beh, così sono le persone affette da questa sindrome. Nutrono un grande senso di compassione e colpa, così come il vecchio pescatore della storia. Di fronte ad uno shock psicologico, questa sindrome fa credere che sia colpa loro, di non essere riusciti ad essere forti di fronte alla loro visione della vecchia. Nel caso di Felix, è la Arcadia’s Marine Company e l'equipaggio sopravvissuto. Il vecchio, alla fine riprova a pescare il pesce d'oro per avere un'altra opportunità. Mio figlio ogni mercoledì mattina, giorno della tragedia, butta in un canale della Road un pesce rosso, in memoria di ogni vittima, pensando così di poter riavere la sua opportunità… rivedere Lisa e Adele.”

Molly capì allora le azioni che Felix aveva fatto quella mattina e sorrise al pensiero. Stava cercando nel suo piccolo e ossessionato modo di dare un omaggio a quei defunti.

"Ma... perché proprio un pesce rosso? Ne capisco l’attaccamento ma, i pesci rossi in mare, soprattutto se soli, resistono poco."

L'uomo sorrise, facendo socchiudere i suoi piccoli occhi al ricordo.

"Era il pesce preferito di Lisa e la sorella. Quando Felix era un bambino, la madre gliene ha regalato uno, poi con l'arrivo della piccola di casa, ha diffuso questo amore anche a lei. I due si sono sempre voluti bene; Felix amava giocare con lei e la proteggeva da tutto ciò che gli sembrava brutto anche se fosse quasi maggiorenne. Per Adele era come un eroe. Più attaccato era a loro, più il fatto di averle perse lo traumatizzò. Era abituato a svegliarsi e vedere la madre in cucina, la sorella prepararsi per andare a scuola. Salutarle, sorriderle, comunicare.”

Lei rimase ad ascoltare, bevendo qualche sorso di the ogni tanto.

“Sembra quasi un miracolo che non ti abbia cacciato. L’altro giorno ha detto che l’hai incuriosito.”

La ragazza alzò lo sguardo un po’ sorpresa.

“Davvero?”

Ben non ebbe il tempo di rispondere che il figlio entrò in salotto, portando dei vestiti asciutti e un altro asciugamano. Senza dire nulla si inginocchiò dietro Molly e posò l’asciugamano sui suoi capelli, sfregandoli con poca cura. Teneva una specie di smorfia sul viso, mentre la ragazza si lamentava per la poca delicatezza. Il padre guardò la scena, avendo un flashback di quando Adele tornava da scuola sotto la pioggia e il fratello le asciugava i capelli con rudezza, facendola spesso piangere. Rise al ricordo, notando che almeno in alcuni casi non era del tutto cambiato. Le lanciò i vestiti puliti addosso, alzandosi per poi andare a sedersi accanto al padre, prendendo la sua tazza di the ormai fredda. Molly lo guardò con una smorfia e gli occhi assottigliati, facendo ridere il più anziano. I suoi capelli castani erano più arruffati e alzati di prima, facendoli sembrare un nido per uccelli. Il figlio guardò prima il padre e poi lei. Ben non rideva per davvero davanti a lui da molto tempo; le volte che lo faceva sembrava sforzarsi e Felix se ne rendeva conto, ma quella volta era reale. La ragazza non riuscì a trattenersi e rise anche lei. Il ragazzo abbassò il capo come se fosse imbarazzato dai due. Più infastidito che altro, perché non riusciva a capacitarsi perché i due ridessero così per una cosa stupidata. Sbuffò alzandosi dal tavolo senza finire il the, poi si incamminò verso camera sua, camminando a passi pesanti. Sia la ragazza che il padre smisero di ridere, guardando il figlio andarsene.

“Quanto vorrei che fosse come prima.”

Molly strinse i vestiti e poi sorrise.

“Lo sarà. Signore, gli prometto che Felix supererà questo trauma.”

Ben fece un mezzo sorriso amaro.

“Sai in quante persone ho riposto fiducia, eppure Felix è peggiorato? Ha lasciato l’università, ha abbandonato gli amici, si è licenziato dal lavoro e si è chiuso qui. Esce rare volte e evita tutti.”

La ragazza sospirò, decidendo di alzarsi.

 

Dopo che Molly si cambiò, aiutò il signore a lavare le tazzine da the e la teiera.

“La ringrazio tantissimo per l’ospitalità, i vestiti e il the signor Allen. Appena torno a casa li laverò e domani li porto indietro.”

“Oh, stai tranquilla, non c’è bisogno.”

Felix, seduto sulle scale verso il secondo piano strinse i pugni, senza obiettare la scelta del padre, anche se avesse voluto. Quando la porta si chiuse, il ragazzo rimase in quella posizione, guardando con sguardo felino i movimenti del padre. Che avrebbe fatto ancora? Avrebbe buttato gli oggetti della mamma? Avrebbe trovato un’altra donna, avuto un’altra figlia? Sbuffò al pensiero che suo padre si fosse dimenticato così presto di due delle persone più importanti della sua vita. Ma il ragazzo non poteva sapere che in realtà il padre voleva tirarlo fuori da quell’incubo che era diventata la sua vita. Da quando non dormiva decentemente? Da quando non pensava a qualcosa che non fosse la sua famiglia o i pesci rossi? Neanche su quello, come altre mille domande, aveva una risposta certa. Si alzò dai gradini e camminando scalzo sulla moquette di casa andò nella sua camera.

 

Crystal ricordava la figlia con una maglietta nera e felpa blu; e neanche si era mai accorta che la ragazza avesse una maglietta con dei pony o dei leggings rosa chiari tra i suoi vestiti ma le donavano bene. Molly chiuse la porta senza nemmeno salutare e salì le scale andando in camera sua dopo aver svuotato il sacchetto con i vestiti bagnati nel bagno. La madre inclinò la testa un po’ confusa ma decise di lasciar perdere.

“Non ci sono più i figli di un tempo. Mamma, ti aiuto con la tavola? Mamma, sei stanca? Hey ciao mamma, come stai? Grazie per avermi aperto la porta dato che io sono stupida e ho dimenticato le chiavi a casa… di nuovo.

La signora sbuffò, buttando le verdure nella padella.

La mattina successiva Loreen bussò a casa Davis e uscì assieme a Molly per la fiera primaverile. Essendo uno dei pochi eventi di Savannah, era spesso affollato e pieno di attrazioni. La castana si fermò in mezzo alla strada, sorridendo all’amica.

“Possiamo fare una sosta prima? Dobbiamo prendere qualcun altro.”

La faccia dell’amica era un po’ confusa e poco convinta ma annuì lo stesso, seguendo Molly verso i quartieri antichi della città.

Nemmeno quella sera Felix chiuse occhio. O meglio, quando lo fece, ebbe i soliti incubi. Pensò che il sogno della caduta di quella ragazza fosse un preannuncio, ma perché? A lui non importava nulla di lei, e nemmeno voleva avere a che farci. Inoltre aveva deciso di non passare più su quella strada, comunque per il porto c’erano tante vie. Poteva liberarsi facilmente di lei e ne era convinto. Spostò lo sguardo sulla finestra, fissando le persone per strada. Felix odiava le folle. Tantissime persone insieme gli creavano attacchi di panico e ansia che difficilmente controllava. E quello stava diventando il periodo più critico dato che la fiera di paese era iniziata. Poco dopo suo padre bussò alla porta ed entrò con un grande sorriso.

“C’è qualcuno per te.”

Per un attimo il cuore del ragazzo accelerò. In mente li balenò l’idea che all’entrata ci fossero Lisa e Adele, correndo su quelle scale anguste di cui si lamentavano spesso per abbracciarlo e dirgli che tutto era uno scherzo. Uno scherzo stupido durato due anni, ma a lui non importava, bastava rivederle. Ben vide gli occhi del figlio illuminarsi e pensò che Molly stesse facendo un reale miracolo. Di certo, non poteva sapere quello che veramente il figlio pensasse. Il castano fece le scale di corsa e guardò dalla porta, notando quella tipa. Quasi ebbe un attacco di tosse. Sentì il suo cuore spezzarsi di nuovo, ed ebbe quasi voglia di piangere. Cosa ci faceva di nuovo a casa sua? Non le era bastato aver preso alcuni vestiti di sua sorella? Ovviamente, non erano una cosa talmente importante, ma Felix se ne fregava di cosa lo fosse o di come potessero reagire le altre persone. Fece una smorfia nel vederla e quasi non le ringhiò contro.

“Vattene da qua.” - disse con voce roca, voltandosi per tornarsene in camera.

Molly deglutì, senza prendersela. Sapeva che avrebbe reagito in una maniera brutta nel rivederla.

“Ho riportato i vestiti.”

Indicò il sacchetto al signor Allen, porgendoglielo subito dopo con un piccolo inchino. A quella frase il ragazzo girò la testa, bloccandosi sulle scale. Il sorriso cordiale della ragazza, quel suo modo di accettare tutto senza dire nulla. Dannazione, pensò il ragazzo. Non c’era davvero nulla che la facesse soffrire e allontanare? Perché non voleva andarsene, lasciandolo da solo per le sue colpe?

“Inoltre, sono venuta per chiede a Felix di uscire con noi e venire alla fiera della primavera, penso lo possa svagare e distrarre un po’.”

Il nominato strinse i pugni, voltandosi verso suo padre.

“E tu che ne sai?! - urlò facendo sussultare i due. - Non capisci nulla ma vieni qui per cosa? Vuoi fare l’eroina? Allora trovati un’altra cavia. Come se non avessi sentito ciò di cui parlavate ieri. Io non sono malato!

Di lì a poco, avrebbe avuto un’altra crisi, il padre ne era certo, ma in quel momento i suoi pensieri si fermarono all’ultima domanda del figlio. Molly non voleva fare l’eroina, bastava guardare i suoi occhi scuri e dispiaciuti in quel momento. Forse la ragazza era la più motivata a stargli accanto: sapeva cosa significasse perdere qualcuno di importante.

“Mi scusi un attimo, può dire alla mia amica giù che scendo tra poco?”

Ben rimase un po’ stupito, ma annuì mentre lei salì le scale a due a due raggiungendo il ragazzo. Bussò alla porta per educazione ed entrò, vedendo Felix seduto sul suo letto a guardare fuori dalla finestra. Quando si girò attirato dal suono della porta, fece una smorfia. La sua stanza era molto diversa da come lei si immaginava la stanza di uno ossessionato dai pesci rossi. Era semplice, con qualche foto alle pareti, i mobili chiari e i muri azzurri. La cosa che attirava però – e quasi inquietavano – erano tutti i posteri, volantini e articoli di giornali che riguardavano la tragedia di Arcadia, attaccati al muro di fronte al letto con degli adesivi di Nemo e vari pesci di colore o sfumature rosse. Quasi rabbrividì, ed allora capì veramente la sua irritazione. Si avvicinò lentamente verso il letto del ragazzo.

“Ti sbagli. - disse guardando per terra, quasi intimorita di vedere un’altra sua sfuriata. - Anche io ho perso qualcuno a cui tenevo. Ma capisco le tue difficoltà, lo affronti in modo diverso e sbagliato Felix.”

Il ragazzo fece un mezzo sorriso beffardo.

“A sì? E chi hai perso, fammi indovinare: il cane, il criceto o il pesciolino? Non farmi ridere.”

“Sarebbe una bella cosa vederti ridere, ma non sarebbe il momento adatto. Ho perso mio padre, all’incirca sei anni fa. - il ragazzo si strinse le ginocchia al petto, continuando a guardare le proprie coperte. - Ne ero devastata perché quel giorno ci avevo litigato, urlandogli dietro che lo odiavo, e non ho più avuto la possibilità di chiedere scusa.”

Riuscì a sedersi sul letto del ragazzo senza scatenare la sua ira. Pensava che forse, parlandogli del suo passato, lo avrebbe un po’ scosso a parlargli del suo. Per quello voleva aiutarlo, per quello la sua curiosità era sempre più cresciuta, per quello cercava di tirarlo su: sapeva cosa significasse soffrire. E lo aveva capito per davvero il motivo? Era per quello che si era incuriosita tanto la prima volta? Lo sguardo di Felix, ogni singola volta che lo guardava, era il suo stesso sguardo di sei anni fa. Uno sguardo triste, vuoto, come se vivere non avesse più nessun significato dato che accanto non aveva più quello con cui era vissuto.

Non nel modo in cui era il suo, certo, lui tormentava se stesso con colpe che non aveva, ma era a causa della sua sindrome, non lo faceva apposta. Molly voleva distrarlo così come Loreen aveva fatto con lei tempo fa, voleva sorridergli come i vicini di casa e incoraggiarlo come sua madre, finché non avrebbe avuto il coraggio di parlare di quel dolore e magari sfogarsi. Sarebbe stato un primo passo grandissimo per uno affetto dalla sindrome del pesce rosso. Il ragazzo non disse nulla ma il suo sguardo lo tradì, sembrava stesse ascoltando. Dentro si sé, Felix si stava sentendo un po’ male per le parole urlategliele prima. L’aveva giudicata senza conoscerla; era una sconosciuta ai suoi occhi oltretutto.

“Non so se hai sentito parlare della sparatoria al Hildelton Bar, non è stata tratta in maniera approfondita secondo me; ma mio padre ci lavorava come cassiere. Ne era felice, e quella mattina gli avevo chiesto di portarmi con lui ma aveva rifiutato e io stupida che ero mi sono arrabbiata. Abbiamo litigato e l’ultima frase che mi ha detto è stata: Ne parleremo più tardi. Non successe mai. Semplicemente in serata si presentarono i poliziotti a casa nostra, dicendo che papà era morto; e il modo in cui lo dissero mi fece così male. Avevano una sguardo serio e professionale, nonostante stessero parlando di un morto. L’ultima persona con cui parlò fu il proprietario del locale poco prima di morire tra le sue braccia, a cui disse qualcosa ma non capì nulla. Rimpiango spesso quel giorno, e sono stata male per molto tempo.”

Felix spostò lo sguardo sul profilo della ragazza, notando i suoi occhi lucidi. Ne era certo che da un momento all’altro avrebbe pianto come una bambina, abbandonandosi al dolore. Molly, come se avesse sentito i suoi pensieri si girò ma sorrise.

“Non potevo farlo per sempre, perché a papà è sempre piaciuto vedermi sorridere. Diceva che mentre piangevo ero brutta e facevo strani versi. Così mi sono tirata sù e ho iniziato a fare quello che a lui piaceva, da potermi vedere come aveva sempre sperato, sorridere. Secondo te, a tua madre piaceva vederti piangere?”

Il ragazzo non rispose, si domandò solo perché lei fosse ancora lì, seduta sul suo letto per giunta. Nonostante quei pensieri, provò qualcosa che non riuscì a spiegarsi. Aveva un’angoscia orribile, che quasi lo bloccava dal parlare o deglutire correttamente. Aprì la bocca e sentì la gola secca.

“No.” - sussurrò, quasi più a se stesso che a lei.

Ricordò i pochi momenti che pianse di fronte alla madre. Ogni volta, la donna si rattristava a sua volta e abbracciava il figlio come se volesse fargli dimenticare il dolore. Era quello di cui aveva bisogno da tempo: un abbraccio di sua madre. Quel calore e affetto che lei li dava senza nulla in cambio.

“Felix… vieni alla fiera con noi?” - chiese nuovamente la ragazza, guardando la fotografia di un piccolo bambino abbracciato al peluche di un pesce rosso.

“Okay.”

La risposta sconvolse la ragazza, che si aspettava tutto tranne che un consenso. Ebbe l’impulso di abbracciarlo, ma si trattene dato che poteva fargli cambiare idea.

Poco dopo Molly scese tutta raggiante, seguita da Felix che a testa bassa camminava stringendo nella tasca della giacca verde il suo porta chiavi a forma di pesce. Ben quando ricevette la notizia quasi svenne dalla felicità ma non lo mostrò. Poco prima di uscire il ragazzo si voltò verso casa, poi chiuse la porta. Aveva la testa un po’ confusa, si susseguivano pensieri e frasi, un po’ di ricordi di quel periodo in cui vide al telegiornale il luogo della sparatoria. Perché Molly ne aveva parlato con tanta facilità, e perché a lui? Più passava tempo con quella ragazza e più rimaneva confuso. Non gli piaceva quella cosa; a dir la verità a lui non piaceva proprio Molly. Era convinto di quello che provava nei suoi confronti: irritazione mista a confusione. O almeno quello sapeva. Scosse la testa, stando a debita distanza dalle due amiche. La castana qualche volta dava occhiate dietro di sé per essere sicura di non perderlo, mentre Loreen le faceva tutte le domande possibili su Felix.

“Insomma, perché l’hai portato con noi? Non sai che i sindrome del pesce rosso odiano i posti affollati? E poi guardalo come ti osserva, sembra che stia per divorarti viva.”

La mora si girò verso Felix e gli sorrise, ma egli alzò un sopracciglio come se chiedesse se lo avesse fatto per davvero, così tornò a guardare l’amica con sguardo un po’ terrorizzato.

“Penso che potrebbe distrarlo un po’. Anche se odia le folle di persone, si concentrerà su quello e non sulla morte di sua sorella e sua madre. E poi prende una boccata d’aria così.”

Annuì poco convinta, iniziando a guardare le attrazioni della fiera. Ogni primavera diventava sempre più grande e piena di novità. L’anno prima non c’era tutte quelle bancarelle o giochi, e nemmeno tutti quei bambini. A Loreen piacevano le fiere e le feste, amava i momenti pieni di persone che capitava poche volte a Savannah.

Dall’altra canto Felix si sentì traumatizzato. Era stato portato fuori con l’inganno, lo sapeva, eppure aveva accettato. Perché, infondo rifiutare gli sarebbe venuto molto più facile e in quel momento sarebbe stato sotto le coperte a dormire, senza dover camminare tra quella folla. Fissò tutte le persone, tutte le bancarelle, ma niente lo attirava. Il contrario di Molly che vide un qualcosa. I suoi occhi si sgranarono e presa dall’euforia afferrò la mano di Felix e iniziò a tirarlo correndo. Il ragazzo cercò di opporre resistenza e quando si fermarono tirò la mano per liberarsi. Minacciò con lo sguardo, ma la ragazza poco importava e indicò l’attrazione; così seguì il dito e rimase incantato. Molly per un attimo ebbe l’impressione che le pupille del ragazzo si fossero dilatate di fronte alla vista della vaschetta con i pesci rossi, e chiese cosa si dovesse fare. Il proprietario le indicò il canestro.

“Cinque dollari, tre tiri. Se fai canestro con tutt’e tre vinci un pesce rosso.”

Felix la guardò controllarsi le tasche, posando tutti i soldi che aveva sul bancone. I signore sorrise.

“Vanno comunque bene quattro dollari.”

La castana sorrise, spostandosi la ciocca bionda dal viso per avere una visuale migliore. In tutto quello Loreen era perplessa. La ragazza sapeva che a Molly non andavano tanto a genio i pesci rossi, eppure aveva spesso tutti i suoi soldi per quello; scosse la testa sconsolata, perché la sua amica sarebbe per sempre rimasta un mistero. Il primo tiro andò a segno e Molly saltò, alzando la mano verso Felix. Il ragazzo la osservò rimanendo con le mani in tasca, poi si voltò a guardare le persone passare. Lei sbuffò, tornando alla partita; il secondo tirò andò a vuoto, il terzo riuscì. La castana fece il broncio guardandolo.

“Mi dispiace.” - disse con voce dolce, stupendo il ragazzo.

Perché gli stava chiedendo scusa per una cosa che a lui poco importava? Non voleva un pesce rosso da lei, anche se la tentazione era grande. Il signore, alla vista del viso triste e dispiaciuto della castana si smosse un po’ e sorrise. Le diede un’altra pallina e le fece l’occhiolino.

“Non sprecare quest’opportunità.” - le disse prima di allontanarsi per farla lanciare.

Il sorriso ritornò sul viso della ragazza, ringraziando. Aveva un’altra opportunità, e non voleva perderla. Così come con Felix, stava avendo la sua prima opportunità e non voleva di certo sprecarla. Lanciò la pallina da tennis con forza, facendola rimbalzare sul soffitto per poi atterrare dentro il canestro. Loreen se ne stupì e il proprietario batté le mani, prendendo la piccola rete da pesca per pescare uno dei fortunati pesci. Beh, di fortunati non avevano molto ma Molly sapeva che il ragazzo si sarebbe preso cura di lui. Nella sua camera aveva notato soltanto le coperte e qualche foto ritagliata e attaccata alle pareti di pesci rossi, ma null'altro. Sui suoi jeans scuri c’era una spilla con un pesce rosso ora che se ne rendeva conto. Il signore mise il pesciolino in una busta per metà piena d’acqua e la chiuse. Lo diede nelle mani della castana che ringrazio con un piccolo inchino prima di salutare. Spostò lo sguardo su Felix con occhi vittoriosi, avvicinandogli il pesce.

“Non ne ho visto uno in camera o in salotto. Potresti tenero; o se vuoi puoi liberarlo al Sixty-six la settimana prossima.”

Il ragazzo fissò il pesce e poi lei, togliendo lentamente le mani dalle tasche. Era ancora molto diffidente nei suoi confronti, non sapeva nemmeno se avesse vinto per poterlo poi usare come ricatto o tanto per. Prese la busta dalle mani della ragazza, sfiorandole. Notò che, come ieri, aveva le mani ghiacciate in confronto alle sue. Rabbrividì, non capendo il perché e si allontanò di qualche passò con la busta. Vide come Felix si avvicinò la busta al viso e guardò il pesce, per poi picchiettare il dito qualche volta sulla busta per spaventarlo. Il castano alzò leggermente l’angolo della bocca, in un sorriso poco percettibile, ma che Molly notò.

Poco più tardi Loreen comprò le mele caramellate per tutti e tre, passando il pomeriggio passeggiando tra le strade della fiera. Felix non sembrava più molto preoccupato delle persone dato che guardava spesso il pesce nella busta. Almeno, finché la mela non si incollò ai capelli di Molly. La mora scoppiò a ridere notandola mentre provava a staccarla dai capelli, rendendoli appiccicosi.

“Non ridere tu! Piuttosto aiutami.”

Più cercava di scollarsi i capelli e più sembravano attaccarsi. Infine mangiò tutto quello che riuscì del dolce e riaccompagnò prima l’amica a casa.

Usa acqua e sale, funziona sempre.” - consigliò la mora prima di salire le scale verso casa sua.

 

 

Quando il ragazzo aprì la porta di casa, Ben lo accolse appena tornato dal lavoro. Sorrise nel notare anche la presenza di Molly.

“E’ un pezzo di mela quello?” - chiese il signor Allen, guardando come la ragazza stesse tenendo un bastoncino con un pezzo di mela incollato tra i capelli, poco sotto l’orecchio.

Lei annuì e Felix la guardò prima di andare in cucina e prendere una delle ciotole da insalata del padre.

“Domani ti comprerò un acquario, mh?” - chiese al pesce, liberandolo dalla busta.

Il padre notò solo allora il pesce rosso e rimase perplesso.

“E’ quello per mercoledì prossimo?”

Il figlio scosse la testa, prendendo la ciotola tra le mani.

“Questo starà in camera mia.”

Molly ne rimase contenta; era come se avesse vinto una prima e grande battaglia. Anche se era un po’ scontato che Felix, essendo legato molto ai pesci rossi, avrebbe accettato quel regalo nonostante la poca fiducia, ma lei decise di non pensarci. Il signor Allen fissò il figlio salire le scale fino in camera sua, poi si voltò verso la castana.

“Si è divertito? E’ successo qualcosa?”

“Penso… forse sì.”

A casa sua Molly più che preoccupata per i suoi capelli e le urla di sua madre, pensava alla giornata.

“Insomma: hai quasi vent’anni, un lavoro invernale e sei un’universitaria, eppure ti vai a combinare i capelli così come se fossi una bambina di tre anni.”

Crystal buttò un’altra bacinella d’acqua salata e calda nella vasca, sopra i capelli della figlia.

“Non posso farci nulla! Non me ne sono accorta.”

La madre sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

“Guarda tu che figlia mi è capitata.”

“Hey, ti sento.”

A quella frase la signora strofinò con più forza a spugna sul capelli della figlia.

 

Il pesciolino nuotava nella ciotola con tranquillità, facendo dei lenti giri intorno mentre Felix lo guardava dal letto. Ricordò quando da piccolo sua madre gli regalò il suo primo pesce rosso. Ebbe un po’ le stesse sensazioni di quando glielo diede Molly, solo che lei aveva le mani ghiacciate. Era una tipa molto strana per i gusti del ragazzo, anche se un po’ si sentiva in colpa. Per cosa? Sapeva di avere un’angoscia strana da quando gli aveva raccontato la storia di suo padre. Morire così, all’improvviso per mano di un’altra persona che nemmeno conosceva era brutto. Ancor più orribile, per Felix, era il modo in cui le aveva urlato contro. Certo, aveva iniziato a capire: Molly lo poteva aiutare? Non sapeva cosa significasse perdere una madre e una sorella, ma anche lei sentiva la mancanza di qualcuno. Scosse la testa. Lui era diverso, Molly aveva perso il padre ma non era colpa sua; Felix aveva perso metà della sua famiglia a causa sua. Quanto si compativa... se solo fosse riuscito a fermarle prima di partire, magari non si sarebbe mai trovato in quella situazione.

Ma avrebbe incontrato Molly se nulla fosse successo?

Sbuffò infastidito, non capendo perché si facesse una domanda tanto stupida. Lui non la voleva incontrare nemmeno ora, perché avrebbe dovuto se tutto fosse stato diverso. Si girò dall’altra parte del letto e provò a dormire, ma ogni dannatissima volta vedeva la sua famiglia prima della tragedia, o il viso dispiaciuto della ragazza quando sbagliò il lancio.
 

 

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