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Autore: Rota    11/05/2020    5 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*4. Spine – Una questione di onore*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 5: Capitolo 4]





L’uomo guarda verso il basso, allo spalto del Governatore. La tenda spessa è chiusa, i posti vuoti; non essendoci stato un reato grave, Eichi Tenshouin non è obbligato a presiedere al giudizio, così come non ha potere di veto sulla sentenza che verrà emessa. La sua assenza è rassicurante, per quanto abbastanza particolare: la vecchia abitudine di sentire parlare quella voce piena di malizia lo incastra con gesti ormai privi di senso e preoccupazioni inutili.
Seduto al suo posto c’è il Custode dei Sigilli Tori Himemiya, con a fianco la sua fedele guardia del corpo. Sarà lui, terminato il processo, ad applicare la pena ai condannati.
L’attenzione del giudice scatta altrove quando si accorge che i due accusati hanno preso finalmente posto, ed è calato il silenzio nella grande sala. Si schiarisce la voce e si rivolge quindi al Capo Primo dell’Akatsuki.
-Si legga l’accusa all’imputato Mika Kagehira.
Quando sente il suo nome, il corvo ha un piccolo balzo entro la sua mezza cella, libera un verso strozzato da animale braccato e muove le manette pesanti con mani sudaticce. Sbiancato e ben ritto in piedi, ascolta ciò che Keito Hasumi ha da dire a suo riguardo.
-Complicità nel disordine pubblico, mancata segnalazione di agente disturbante.
Qualche secondo di silenzio teso, poi il giudice principale chiede al poliziotto di fare altrettanto anche per il secondo accusato. L’uomo raddrizza il foglio che tiene stretto tra le dita, si schiarisce la voce e procede.
-Incitamento a disordine pubblico, mancata segnalazione di agente disturbante, attizzamento di agente disturbante, mancata segnalazione del nuovo sigillo tatuante-
Leo lo interrompe, facendo schioccare la lingua.
-Sigillo tatuante! Che buffo nome! Non sarebbe più semplice chiamarlo semplicemente tatuaggio? O avete bisogno di-
Una guardia lo punzecchia con la punta del proprio bastone, interrompendo il suo sproloquio. L’uomo basso ovviamente non manca di lamentarsi ad alta voce, ma solo una volta tornato il silenzio Keito continua, irritato.
-Mancata segnalazione del nuovo sigillo tatuante, deviazione del registro uno, deviazione del registro due. Oltraggio a pubblico ufficiale.
Leo ancora si ribella, dopo le ultime parole, e fa risuonare i cigolii acuti delle catene per tutta la grande sala.
-Questo non è vero! È perché tre anni fa ti ho detto che ti sarebbero caduti tutti i capelli? È abbastanza ingiusto.
A quel punto però, è lo stesso Hokuto a intervenire.
-Signor Tsukinaga, questo non è un posto di spettacolo e lei non deve intrattenere nessuno. La prego di comportarsi come si conviene davanti a una corte.
L’uomo dai capelli lunghi si placa, fino quasi a diventare serio. Il suo sguardo vaga da un giudice all’altro, e le sue parole sono scandite e sincere.
-Non era mia intenzione mancarvi di rispetto signor Hidaka, signor Akehoshi, signor Yuuki, né all’istituzione che rappresentate. Volevo solo contestare le accuse che mi sono state rivolte!
Subaru gli sorride con gli occhi che luccicano, le braccia ancora incrociate. Hokuto d’altra parte, nel seggio accanto al suo, fa davvero fatica a non alzare gli occhi al cielo e a mantenersi il più composto possibile.
-Possiamo comprendere il sentimento, ma c’è modo e modo per farlo, signor Tsukinaga. Si attenga alle regole della corte.
A quelle parole, Leo decide di quietarsi definitivamente.
In questo modo, il primo dei tre giudici può continuare con le formule processuali, arrivando a una fase molto importante di tutto quel rito. Intanto, nella platea del pubblico, si alza un bisbiglio piuttosto vivace.
-Signor Hasumi, esponga nel dettaglio i fatti.
Keito annuisce, ricevuto il comando. Piega il primo foglio in due, così da poter leggere cosa è scritto nel secondo: un fitto intrigo di inchiostro nerissimo, composto su diverse righe.
-Leo Tsukinaga e Madara Mikejima hanno oltrepassato la barriera e i confini cittadini a quarantasei ore indietro da adesso. I documenti esposti alle guardie delle mura non menzionano affatto la presenza di un secondo tatuaggio sul corpo di Madara Mikejima, quindi si può assumere come fatto vero che i documenti in questione siano falsi, o incompleti. A seguito d’esplosione di livello tre, Madara Mikejima è stato preso sotto sequestro, e così anche Leo Tsukinaga. Entrambi sono stati trattenuti in detenzione fino ad ora.
-Per quanto riguarda il signor Kagehira?
-Mika Kagehira è stato riconosciuto da molteplici testimoni in loro compagnia, per diverse ore di queste quarantasei.
Anche Hokuto annuisce e conclude quella fase con una domanda di passaggio, necessaria e spiccia.
-Questi sono i fatti?
-Questi sono i fatti.
Il primo giudice scambia una veloce occhiata con il terzo giudice, Makoto Yuuki, alla sua destra.
Il giovane uomo, capelli biondi e occhiali troppo grandi per il suo viso, viene preso quasi alla sprovvista, perché talmente tanto concentrato nell’ascolto da non essersi accorto di dover partecipare alla cosa attivamente.
-D-danni causati?
-Sei abitazioni danneggiate, due pavimentazioni stradali danneggiate, per un totale di centoventisette denari d’oro e quarantanove d’argento. Sette persone ferite lievemente, una gravemente.
All’improvviso, una domanda dal secondo giudice, non necessaria ma altresì non casuale.
-Morti?
Keito guarda Subaru che ancora sorride, mentre dal pubblico accresce il brusio.
Si deve sistemare gli occhiali sul naso per non lasciare trasparire troppa della propria irritazione.
-Nessun morto.
Soddisfatto, il secondo giudice guarda il primo, perché non ha nulla da aggiungere.
È di nuovo Keito a dover parlare, formulando la prima delle ipotesi da cui iniziare tutto il processo, tra accusa, difesa e la finale sentenza.
-Possiamo partire da un singolo presupposto. La barriera funziona, e questo significa che nel momento in cui il signor Tsukinaga Leo e il signor Mikejima Madara hanno varcato i confini cittadini, il signor Mikejima aveva già contratto il secondo Potere. Nessun nuovo Potere può penetrare la barriera e parassitare qualcuno al suo interno, è stato introdotto come già parassita. Tuttavia, questo Potere, come poi è stato dimostrato, era ancora instabile, e questa instabilità ha portato allo scoppio successivo.
Il terzo giudice prova a difendere l’imputato, adducendo una teoria subito smentita invece dal poliziotto in divisa rossa e bianca.
-Il signor Tsukinaga è stato assente negli ultimi anni, è possibile che non fosse consapevole di star violando precisi codici della legge.
-La barriera è stata eretta quando il signor Tsukinaga ancora risiedeva a Yumenosaki, durante le Notti della Pioggia di Poteri. Le leggi relative sono state emanate cinque anni fa, quindi è impossibile che il signor Tsukinaga non ne fosse a conoscenza. Stessa cosa dicasi per il signor Mikejima e il signor Kagehira.
Makoto fa una smorfia.
Il suo silenzio induce Hokuto a parlare direttamente con l’imputato, perché possa avere la possibilità di difendersi davanti a tutti loro. Ma Leo lo sorprende, come sempre.
-Ha da dire qualcosa a riguardo, signor Tsukinaga?
-Ero assolutamente consapevole! Ero ancora nei Knights quando hanno fatto questa legge!
L’uomo dai capelli lunghi sorride, sicuro di sé.
La verità è che più colpa ha lui, meno colpa ha poi di riflesso Mika, che al suo giudizio non è altro che una povera vittima delle circostanze.
Hokuto si rende conto però di cosa implichino le sue parole, aggrotta le sopracciglia in un’espressione scura.
-Questo non fa che aggravare la tua posizione.
Un silenzio pesante riempie la grande sala per diversi secondi, prima che si faccia avanti un’altra domanda, da parte del secondo giudice – Leo è ben felice di rispondervi con prontezza.
-Eri anche a conoscenza che il signor Mikejima avesse un altro Potere e un tatuaggio non certificato?
-Certo che sì! Sapeste che fatica ho fatto per portarlo qui con il mio flauto!
-Il tuo flauto?
Makoto guarda Keito, così come fanno gli altri giudici.
-Signor Hasumi, faccia portare il reperto numero uno.
L’Akatsuki si volta verso uno dei suoi sottoposti, che avanza subito nell’aula reggendo un piccolo vassoio, e sopra di quello il Shakuhachi di Leo, ben in vista.
Keito lo solleva davanti a tutti perché lo possano vedere, marcia verso il terzo giudice per consegnarselo. Il suo proprietario si lamenta ad alta voce.
-Ah, state attenti! È molto delicato!
Nessuno gli dà retta; Makoto guarda l’oggetto con particolare interesse, seguendo con gli occhi gli intricati intrecci del suo tatuaggio. Affascinato, lo gira e lo rigira tra le proprie mani, poi lo passa al primo giudice e quindi anche al secondo.
Mancando di Poteri, i tre giudici sono insensibili allo scorrere di energia dentro lo strumento, così come rimangono impassibili al formicolare di quella sulla superficie del legno.
Altra domanda, altra risposta.
-Questo Shakuhachi di sua proprietà è quindi stato usato per questo scopo? Per portare il signor Mikejima a Yumenosaki?
-Sono state le sue gambe a portarlo fin qui, in realtà! Con quello ho calmato il suo Potere!
Keito pone l’attenzione su un dettaglio in particolare, così che Leo possa rispondere subito con prontezza.
-Perché siete arrivati proprio a Yumenosaki?
-Perché intralciava il nostro cammino! Saremmo andati via ieri stesso, se non fosse successo niente!
L’uomo dai capelli lunghi si rende conto di cosa l’altro gli abbia fatto dire di fronte a tutti.
Subaru ancora sorride dal secondo spalto più alto, mentre guarda nel buco in fondo allo strumento e chiude un occhio; solleva un’obiezione quasi per caso, ad alta voce.
-Quindi non era questa la vostra meta.
Leo coglie subito l’occasione, si sporge dalla ringhiera che lo trattiene e tira anche le catene che dovrebbero tenerlo fermo, mentre parla rivolgendosi al secondo giudice.
-No! Potete chiedere anche alla locanda! Abbiamo pagato solo due notti, lo stretto indispensabile per riposare un poco e ripartire subito!
Un commento viene dalla sua destra, spiccio.
-Due notti è anche un tempo sufficiente per richiedere un nuovo tatuaggio.
Quando guarda Keito, si arma del sorriso più glaciale e inespressivo che possa mostrare.
-Non so di cosa tu stia parlando.
Hokuto osserva lo scambio tra i due, prima di prendere di nuovo parola.
Quello non è un dettaglio che possa sfuggirgli, in nessun caso.
-Avete altre supposizioni a riguardo, signor Hasumi?
Keito prende un profondo respiro. A di là di tutte le insinuazioni che può addurre, non è così arrogante o maligno da proseguire in quel discorso, specialmente in mancanza di prove concrete.
Spezza il contatto visivo con l’uomo dai capelli lunghi e abbassa lo sguardo, stringe i fogli tra le proprie dita.
-Niente che possa essere confermato.
Nessuna accusa formale. Nulla che Leo debba smentire o confermare: il processo può proseguire.
A quel punto, è bene analizzare alcuni dettagli, come vuole la formula del rito. È sempre il primo giudice che ne dà inizio, parlando con il Capo Primo dell’Akatsuki.
-Per stabilire il grado di innocenza, ci sono altri fattori da considerare. Il primo tra tutti, lo stato della psiche del signor Mikejima.
-Il detenuto ha mostrato chiaramente segni di instabilità dal momento dello scoppio in poi, e il solo fatto in sé ne è la dimostrazione.
-Quanti sono i sigilli applicati ora al signor Mikejima?
-Tre per ogni arto, e quattro per il tronco.
Pausa, Hokuto ha terminato di parlare.
Makoto Yuuki arriccia il naso in una strana smorfia ma non ha bisogno di scambiare alcuna occhiata con i propri colleghi per sapere cosa fare. Si protrae in avanti, oltre il banco della propria cattedra, e tutti lo seguono con lo sguardo.
-Data la situazione, vorrei chiedere al Magister un consulto adeguato.
Il diretto interessato, seduto sopra uno sgabello contro un muro della sala, nel momento in cui è interpellato rimane rigido e fermo, e ascolta le esatte parole del terzo giudice – che hanno il compito, di rito, di formulare la precisa richiesta a cui dovrà rispondere.
-Isara Mao, nei dati registrati, quanto è alta la percentuale di casistica che riguarda il seguente caso. Con il medesimo grado di irrequietezza dello qi presentato attualmente nel signor Mikejima, quale la frequenza di ulteriori scoppi e quale la frequenza della totale corruzione del qi.
Il terzo giudice quindi si zittisce. Guarda Mao con un mezzo sorriso, mentre aspetta il seguito.
Il cervello, e il Potere, del Magister ha registrato il quesito, in ogni sillaba e in ogni pausa, e rielabora lentamente quanto deve. È un processo che fa scattare molti meccanismi mentali, la raccolta dati ne è solo la prima parte: come un marchingegno di elevata fattura, il suo Potere riesce a fornire una soluzione finale al quesito la cui veridicità non potrebbe essere messa in dubbio da nessuno, perché questo è il valore di ogni parola di Mao Isara.
I suoi bulbi si illuminano, come l’intricato disegno che ha sulla cute del capo, sotto i capelli folti.
Fa un rumore strano e guarda in alto, preso totalmente dal Potere ereditario che è ora suo, e quando risponde nella grande sala nessuno osa fare il minimo rumore.
-Ulteriori scoppi, 2,5%. Totale corruzione del qi, 8,46%.
Keito è il primo a parlare, nel tentativo di proporre la soluzione a lui congeniale.
Severo come sempre.
-La seconda percentuale è troppo alta, signori giudici, perché non siano presi provvedimenti.
Makoto Yuuki però non è della stessa opinione, risponde con garbo al poliziotto.
-Ma non abbastanza da presumere un rischio urgente o grave.
Lo stesso giudice poi rivolge una serie di domande al primo degli imputati, così da poter avere più chiara la situazione da giudicare. Procede lento, anche quando Leo alza la voce squillante e sembra allegro quasi partecipasse a un gioco.
-Leo Tsukinaga, da quanti giorni tu e il signor Mikejima eravate in viaggio?
-Più di tre settimane!
-E in queste tre settimane è mai scoppiato?
-No, mai!
-Quindi il tuo Shakuhachi è stato in grado di calmare il suo Potere?
-Fino a ieri, assolutamente sì!
-Come mai ieri è successo diversamente? Ha una qualche spiegazione?
L’uomo tentenna un solo istante, perché sa che ogni parola è calibrata; se dovesse mentire in quella sede, lo si saprebbe subito: guarda i sigilli posti lungo tutta la sua mezza cella, quelle grate che lo trattengono sopra il soppalco in mezzo alla stanza, che serpeggiano in ghirigori sul metallo scuro.
Sorride di nuovo al terzo giudice, senza lasciar trapelare troppo dei propri sentimenti.
-Mi sono lasciato distrarre e l’ho perso di vista.
Soddisfatto, Makoto Yuuki ha terminato le proprie domande.
Così è Keito a porre una deduzione, impossibilitato a fare domande agli imputati – ancora a loro favore.
-Ci dev’essere stato un agente scatenante perché il signor Mikejima fosse più instabile.
Hokuto assottiglia lo sguardo, corruccia l’espressione.
-Si può presumere fossero le persone accanto a lui.
Quando Leo ha uno scatto di coscienza, un’urgenza di specificare qualcosa che potrebbe rivelarsi fatale per il suo amico, il giudice lo guarda per diversi secondi e lo incita, perché continui dopo essersi interrotto.
-Lui non-
-Ha qualcosa da dire, signor Tsukinaga?
Ma Leo non parla più, rifiutandosi di aggiungere altro.
Non una bugia, impossibile, non la verità. Non può fare altro che far cadere quel velo di sospetto e di dubbio.
Hokuto non attende molto tempo per continuare.
-Quale che sia stato l’agente scatenante, si può presumere con fondatezza che si trovi nella città di Yumenosaki e che quindi, arrivando qui, sia stato incentivato lo scoppio.
Parla quindi Subaru, le cui mani sono tornate attorno al flauto tatuato.
-Possiamo anche presumere con fondatezza che non sia stato volontario, altrimenti il signor Tsukinaga non avrebbe portato con sé il flauto Shakuhachi.
Keito si prende certo il gusto di contraddirlo, fissa l’oggetto che gli gira tra le dita mentre parla.
-Questo non si può presumere, dal momento che non ne abbiamo alcuna prova. Possiamo però interrogare il flauto stesso, che ci potrà dire quando è stato adoperato l’ultima volta. Questo sarà una prova più che attendibile.
Sono concordi su questo, non c’è bisogno di specificarlo.
Dopo che tutti i dettagli sono stati presi in esame, si può anche passare ad altro, e la formula di rito viene proposta dal primo giudice.
-Per quanto riguarda il signor Kagehira Mika.
Tutta la sala si gira verso il corvo, che si rannicchia entro la piccola cella dov’è trattenuto. Gracchia anche, molto a disagio.
È il secondo giudice a parlargli, cercando di essere il più rassicurante possibile.
-Hai qualche giustificazione a riguardo di quel che è accaduto?
Il corvo balbetta molto, non riesce neanche a terminare la frase.
-I-io…
Abbassa gli occhi, li alza e li riabbassa.
Li alza ancora e dirige il suo sguardo verso Leo, che per un attimo teme di poter essere tradito. Ma anche Mika è un uomo d’onore e non farebbe mai del male volontariamente a qualcuno legato a Shu.
C’è uno strano sentimento nei suoi occhi mentre parla, Leo non riesce davvero a decifrarlo.
-Il signor Tsukinaga conosce Oshi-san-
Keito lo interrompe e prende la parola, ma ciò che dice è rivolto ai giudici e non al corvo, zittito.
-È la prova che sia stato con lui, ma non giustifica la tua mancata segnalazione del potere instabile.
-Si può presumere che non ne fosse a conoscenza?
-Il signor Kagehira lavora in uno Studio Shi, è poco credibile che non sappia riconoscere i segni d’instabilità dei Poteri.
Tacciono tutti, rimanendo concordi quella verità purtroppo innegabile. Lo stesso Mika sembra diventare all’improvviso consapevole della cosa, la sua espressione si fa ancora più scura.
Se solo non avesse quelle catene, Leo correrebbe da lui e cercherebbe di rassicurarlo.
A quel punto però il rito del processo vuole una nuova fase, una delle ultime. Poiché non si può più procedere se non aspettando l’analisi di nuovi dati, si dà atto a una prima sentenza provvisoria.
Il primo giudice guarda al palco del Governatore, dritto dove c’è quel ragazzo dai capelli rosa.
-Cosa suggerisce il Custode dei Sigilli, signor Himemiya?
L’interpellato si alza, con espressione molto tronfia e molto sicura sul volto. Si gode attenzione e silenzio per poi pronunciare il verdetto, che rimbomba per tutta la grande sala.
-Tre sigilli semipermanenti per il signor Kagehira, cinque per il signor Tsukinaga.
Severo, ancora più severo di Keito Hasumi, che non è il solo presente a sorprendersi delle sue parole.
Hokuto quindi guarda dall’altra parte della stanza e inizia con le ultime domande di rito, trattenendo per sé l’irritazione che quel ragazzo gli provoca.
-C’è nel pubblico qualcuno che ha da dire a riguardo?
A sorpresa di tutti, qualcuno risponde.
-Io, signori.
Tori spalanca gli occhi, perché è il primo a riconoscere quella voce – diventa rosso di irritazione, punto molto nell’orgoglio e nell’intimo.
Il secondo a riconoscerlo è lo stesso Leo Tsukinaga, che non ha bisogno di aspettare le parole del primo giudice per sapere chi sia intervenuto.
-Si faccia avanti.
Un altro ragazzo giovane, della stessa età del Custode dei Sigilli, si alza dalla platea e procede verso i giudici e gli imputati. È vestito di un’elegante divisa bianca e blu, guanti lunghi e neri sulle braccia snelle e sul petto una spilla grande e luccicante, che non lascia molto adito a dubbi riguardo al corpo a cui appartiene, così come la spada che ha appesa alla cintura.
I suoi occhi fieri incrociano quelli del suo ex-Comandante per qualche istante; Leo sente un forte imbarazzo, assieme a una profonda nostalgia, quando sente la sua voce.
-Io, Tsukasa Suoh, posso garantire per Tsukinaga Leo.
Altro chiacchiericcio concitato: diversi sono i motivi di attrito.
Il primo, più futile, riguarda il legame tra Tsukasa e Tori, che risulta particolare nel loro contrasto su piano legale, seppur nel pieno rispetto della legge e dei costumi.
Il secondo, invece, viene sottolineato da Keito Hasumi, ancora stretto nel suo giudizio severo. Condivide l’opinione che quella sia una punizione severa, ma per principio non può permettere che una tale persona garantisca per Leo Tsukinaga e quindi alleggerisca la sua pena.
-Vorrei mettere in dubbio l’assenza di interesse in questa garanzia.
Subaru sorride alle sue parole, come se le attendesse.
Gli risponde con allegria, difendendo il ragazzo dai capelli rossi.
-Il signor Tsukinaga ha lasciato il corpo dei Knights ormai tre anni fa, consegnando egli stesso la spilla di membro. Ha abbandonato il suo ruolo senza più richiederlo in dietro! Non ha più alcun legame con nessuno di loro! Quindi, questo dubbio non ha fondamenta!
I tre giudici guardano Tori, che con un certo riserbo corregge la propria sentenza.
È un poco meno allegro di prima, ma comunque molto solenne.
-La garanzia trasforma la pena da cinque sigilli a quattro, con la clausola che il signor Tsukinaga debba rimanere sotto custodia, o custodia delegata, dei Knights.
Tsukasa sospira di sollievo, mentre Leo si permette persino di fare un verso strozzato, tale è il suo gaudio.
Hokuto riprende la parola, tornando alle domande di rito.
-C’è nel pubblico qualcuno che ha da dire a riguardo?
Questa volta, nessuno dice nulla.
Hokuto prosegue, guardando proprio il palco vuoto riempito solo da Himemiya e la sua guardia del corpo.
-C’è nella commissione qualcuno che ha da dire a riguardo?
Nessuna parola.
Hokuto procede con l’ultima domanda, allora, dacché il palco dei Non Toccati è vuoto.
-C’è tra gli imputati qualcuno che ha da dire a riguardo?
E ovviamente, neanche a quel punto riceve risposta. Il processo può dirsi quindi concluso.
C’è solo un’ultima cosa da fare.
-Signor Himemiya Tori, voglia procedere con l’assegnazione dei tre sigilli per il signor Mika Kagehira.
L’interpellato alza il braccio e con la punta di due dita, indice e anulare, disegna nel vuoto caratteri quali legamento, costrizione, limite. Ognuno dei caratteri si imprime in un foglio di tela dapprima gigante, poi ridotto a una striscia delle dimensioni di una mano: quello è il sigillo che poi i poliziotti applicheranno fisicamente al primo imputato, nel punto del suo corpo dov’è giusto farlo. Mika trema per tutta la durata del rito, guardando i gesti di quel ragazzino con un’emozione mista a paura e rassegnazione, perché non è certo la prima volta che riceve una pena simile, ma non riesce proprio ad abituarsi.
Hokuto dà anche il secondo ordine a Tori, alla fine.
-Voglia adesso procedere con l’assegnazione dei quattro sigilli per il signor Leo Tsukinaga.
Così il Custode dei Sigilli fa. Una volta terminato, consegna i sette sigilli a un membro dell’Akatsuki, che li tiene in custodia per conto del suo ordine.
Allora, il Primo Giudice si alza, e così anche il Secondo e il Terzo. A seguire, tutto il pubblico e la corte.
-L’attuale seduta è conclusa. I signori verranno riconvocati a interrogazioni e controlli ultimati, nel frattempo hanno il divieto di lasciare i confini cittadini di Yumenosaki.
Viene battuto un suono secco, ripetuto tre volte. È tutto finito.
-Signore e signori, la serenità sia con tutti noi.
 
 
Leo Tsukinaga prende un profondo respiro, riempiendosi i polmoni di aria fresca, come se non vedesse il cielo da troppo tempo. Si concede anche quella risata acuta che ha trattenuto per tutta la mattina, facendo sobbalzare tutti i passanti in strada.
A seguirlo, Tsukasa ancora borbotta e si lamenta, con le braccia incrociate al petto e l’espressione così irritata da rendergli la fronte una ragnatela di rughe.
-Leader, non è ammissibile una cosa del genere! Non è proprio accettabile! Che tu sia il comandante dei Knights oppure no, è una questione di onore e rispetto!
Fa uno schiocco con le labbra, scuote la testa e continua.
-Essere arrivato qui senza dire nulla poi! Come se fossi un ladro! Come se avessi qualcosa da nascondere!
Lo seguono un terzo e un quarto uomo, stesso colore della divisa ma la spilla diversa, scintillante come uno specchio. Izumi tenta di fermarlo e fargli presente che è inutile, ma Tsukasa continua imperterrito nella propria invettiva, sempre più accorato.
-Dobbiamo aspettare l’esamina delle prove, e poi un altro processo! Intanto dovete subire i Sigilli, come un criminale qualsiasi! Cosa dirà mai la gente di noi? Cosa dirà di voi?
Mentre le braccia corte dell’uomo dai capelli lunghi si alzano al cielo e sventolano al ritmo dei suoi saltelli, la sua voce stranamente calma lo colpisce in pieno.
-Se eri così tanto preoccupato della tua reputazione, non saresti dovuto intervenire in mia difesa, non ti pare?
Persino Izumi ne rimane quasi ferito, per il compagno più giovane, perché ritiene una tale malizia davvero ingiustificata. Tsukasa dà voce al proprio pensiero, con il viso rosso almeno quanto i propri capelli.
-Leader! Il prestigio dei Knights non è cosa su cui scherzare!
Leo allora ride, fa una giravolta su se stesso poggiando su un sasso sporgente.
-Ma io non sono più un Knights, né il tuo Leader.
-Lo sarai per sempre!
-Questo mi pare più un marchio d’infamia che altro, devo dire!
Corre in avanti verso un carrettino di dolci, senza lasciarlo neanche rispondere.
Altre persone presenti riconoscono le loro divise, li guardano incuriositi – anche il proprietario del carretto rimane interdetto per qualche secondo, senza sapere bene cosa dire o cosa fare.
Leo sceglie con lo sguardo un dolcetto fritto ricoperto di zucchero.
-Avete fame, per caso? Io sto morendo! Non mi hanno dato niente di commestibile là dentro!
-Le-
-Oh, avete per caso degli spicci?
Zittito, Tsukasa rimane fermo sui propri piedi a tremare d’irritazione.
Izumi invece recupera il borsello delle monete appeso alla cintura e porge all’uomo due monete di bronzo con un singolare saluto, a cui lui risponde con un’altra risata.
-Strozzatici.
-Anche io sono contento di vederti, Sena!
Prende un dolcetto per sé e anche un dolcetto per Tsukasa.
Il palazzo del tribunale si allontana sempre più alle loro spalle, e la città diventa sempre più animata sulle vie che danno al mercato fisso di frutta e verdura.
Con la bocca piena, camminandogli davanti Leo fa diverse domande a Izumi.
-Beh, a questo punto che si fa? Dove volete portarmi?
-In un posto sicuro, dove tu non possa fare danni.
-In un’altra cella? Oh no, risparmiatemi vi prego, non ne posso più!
-Potresti evitare di urlare e fare tutte queste scene?
-Ti metto in imbarazzo?
Alla fine, per sedare le sue lamentele moleste, deve intervenire il quarto e ultimo uomo – capelli scurissimi e due occhi rossi, la pelle pallida come quella di un morto.
-Signor Leader, sei davvero troppo rumoroso.
Ritsu gli sorride un po’ stiracchiato, parole piene di ironia sulle labbra, ma ha il potere di ridimensionare la sua vivacità esagerata. Leo, per farsi perdonare, gli offre l’ultimo morso del proprio dolce, che Ritsu accetta volentieri.
-Naru dov’è?
-A raccogliere quello che è rimasto di suo marito.
Allo sguardo interrogativo di Leo, Izumi si spiega.
-Quel Kagehira, Mika, l’ha sposata.
All’improvviso, quel prepotente senso di colpa che già stanziava nel suo petto si trasforma in qualcosa di ancora più profondo e maligno, che quasi gli mozza il fiato. L’espressione gli si ghiaccia in viso.
Dunque è il marito di Arashi a essere stato punito: niente più volo, niente più forma da corvo.
Lo riscuote dai suoi pensieri una spallata di Izumi, secca e dura, così come la sua voce.
-Spero tu avessi davvero un buon motivo per fare tutto quello che hai fatto.
Ingoiando tutto, tra malumore e pensieri ostili, Leo deforma la propria espressione e lo rimbecca.
-Non siete contenti di vedermi?
-Non mi aspettavo certo di doverti fare da balia!
Anche Tsukasa gli risponde, interrompendoli.
-È sempre un piacere averla con noi, Leader, pur se le circostanze sono… particolari.
-Mi sembrava il contrario, da come mi hai sgridato prima!
-È solo preoccupazione!
Leo sa quanto quel ragazzo sia sempre sincero, che il suo cuore è puro. Per questo ogni sua parola è come una pugnalata al fianco, le sue azioni un supplizio. Vorrebbe scappare.
Volta le spalle ai tre e, davanti al bivio, gira a destra imboccando la strada che allunga la distanza da quel punto fino al palazzo dei Knights.
Dopo qualche passo, quando sembra che siano passate abbastanza case ai loro fianchi e il discorso sia morto, Ritsu gli fa la scortesia di insinuare qualcosa di appena sgradevole.
-Piuttosto, non pensi che qualcun altro dovrebbe essere contento di vederti?
Leo gli sorride, capendo benissimo a chi si stia riferendo.
-Nah, mi odia adesso!
Sente Izumi sbuffare, la sua voce gli graffia le orecchie.
-Da come si tiene ancora il tuo bracciale, io non ne sarei così sicuro, signor ex-Comandante.
Spalanca gli occhi e lo guarda: no, non sta mentendo. Su un argomento del genere, non potrebbe.
Leo non ha neanche la forza di chiedergli come faccia a sapere quel dettaglio, perché non importa.
Sente qualcosa di strano all’altezza del cuore, tanto gli basta per giustificare un sorriso.
-Non ti credo!
 
 
Apre la porta di ingresso e non vede Kagehira: un corriere della Corte ha una missiva per lui, scritta in inchiostro che non intrappola alcun Potere. L’uomo, alto e corpulento, anticipa quanto c’è scritto.
-Vi aspettiamo domani presso le prigioni bianche, Shi Itsuki!
Fa un saluto e poi va via, lasciandolo solo mentre chiude la porta.
Fissa il foglio tra le proprie mani a lungo, immobile. Ha un brivido di freddo ancora, gli corre nelle vene l’impulso di gettare quei fogli nel fuoco. Non asseconda il proprio istinto solo perché non sarebbe l’unico a subirne le conseguenze e pensa che Mika abbia già sofferto abbastanza. Colpa della sua stupidità, colpa della sua eccessiva innocenza: stabilirlo non ha rilevanza.
Appoggia quindi la missiva sul tavolo e si avvicina al caminetto, recuperando l’attizzatoio da terra. Brilla qualcosa alla pallida luce delle fiamme, tintinna chiaro il richiamo puro e delicato di quel bracciale doppio, che si intreccia in due punti lungo la circonferenza del suo polso.
Il bisogno di sfogarsi non c’è più in quel lui, non sente né il bisogno né l’urgenza di urlare. Tutto nella sua testa, vorticano pensieri e qualche emozione, che formano lentamente una decisione conscia quanto definitiva.
Il fuoco si accende dalle ceneri, così come i suoi reali sentimenti.













Note Autrice: Salve a tutti e grzie per aver letto il quarto capitolo!
Allora, che succede. Leo giustamente (.) ha subito le prime conseguenze delle sue azioni scellerate, e quindi ha dovuto sostenere nient'altro che un vero e proprio processo. Dato il particolare Verse in cui ci troviamo, ho pensato che il tutto potesse essere giostrato in maniera simile a un "rito", in quanto tutta la questione dei tatuaggi in sè è ritenuta dai miei personaggi stessi abbastanza particolare. Il fatto che i tre giudici non siano dei Toccati non è un caso si sappia (.)
Comunque, ho detto tanto di Mama ma anche con Mika non ci sono andata leggera mi spiace, è la trama non sono io giuro.
I Knights poi hanno fatto la loro comparsa! Mi sembrava un buon momento per introdurli, finalmente xD Ok la LeoShu ma ci sono anche altri pg che per forza di cosa "devono" apparire quando si parla di Leo e di Shu. Avranno ovviamente una buona parte anche loro in tutto questo caos.
La soundtrack abbinata a questo capitolo è "Castle of Glass" dei Linkin Park. Io sono una grande fan di questo gruppo, ho usato spessissimo le loro canzoni come colonne sonore delle mie fic! In questo caso, la canzone è da me utilizzata per descrivere in un certo senso il rapporto tra la società tutta di Yumenosaki e Leo stesso. "Sono solo una crepa nel castello di vetro" riassume un po' lo spirito 8D  
Con questo capitolo, si conclude la prima parte della long! Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà un po' particolare, si staccherà dalla linea temporale principale per farvi vedere (...) cose. 
Detto questo, grazie ancora di aver letto e ci vediamo alla prossima! Bacioni (L)
   
 
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