I've
been here before But always hit the floor I've spent a lifetime running And I always get away But with you I'm feeling something That makes me want to stay |
If
I risk it all
Could
you break my fall?
|
How
do I live? How do I breathe? When you're not here I'm suffocating I want to feel love, run through my blood Tell me is this where I give it all up? For you I have to risk it all |
Capitolo 5
Estate - Intermezzo
«Freja,
oh, Freja!» esclamò Kristoff quasi commosso per il
sollievo «Mi hai fatto
spaventare così tanto» confessò,
stritolandola in un abbraccio.
La bimba
sorrise, divertita e infastidita
allo stesso tempo dall’avere la faccia del padre attaccata
alla propria «Non mi
sono fatta niente, l’amico della zia Elsa mi ha salvato dai
sassi»
L’altro
si staccò dalla figlia sorpreso
«L’amico della zia Elsa?»
«Sì…»
trillò la piccola contenta «E’
così
bello, papà!» il cuore del tagliatore di ghiaccio
perse un battito «Si chiama
Jack: è un po’ freddo ma ha i capelli di luna, gli
occhi ancora più chiari di
mamma» continuò sognante, distruggendo pezzo per
pezzo il pover’uomo che le
stava di fronte.
Kristoff,
però, non era tipo da arrendersi
così facilmente «Ma non è
più bello di me, vero?»
«Cooosa?»
sbottò lei, scoppiando in una risata cristallina
«Tu sei il mio
papà!» affermò decisa, prima di
liberarsi dall’abbraccio «Ho fame, ho
fame…»
canticchiò, poi, incamminandosi nel grosso corridoio,
probabilmente diretta
alle cucine per rubare un po’ di cioccolata.
Anna, fino a
quel momento muta spettatrice
della scena, guardando l’espressione affranta del marito si
lasciò andare ad
una leggera risata.
«Che
hai da sghignazzare tu?» la riprese
lui, punto sul vivo «Mia figlia preferisce un altro a me e tu
ridi?»
La
principessa alzò gli occhi al cielo
«Non ha detto che lo preferisce a te, ha solo detto che
è bello…»
«E’
come se lo avesse fatto» fece presente
imbronciato «Lo è?» chiese conferma poi.
La donna ci
pensò un po’ su «Beh, direi che
è decisamente un bel tipo…»
«Come
immaginavo, probabilmente ha un
occhio di vetro ed è, magari, anche un po’
zoppo… aspetta, che? Decisamente un
bel tipo?» la scimmiottò irritato «Non
ci posso credere»
«Oh,
non fare l’esagerato adesso…» lo
riprese leggermente infastidita «Probabilmente lo vedrai,
perché dovrei
mentirti? E’ esattamente come ha detto tua figlia, in
più è alto e slanciato e…
Fammi finire!» lo ammonì, vedendo
l’insorgere di una protesta sul suo viso «Ed
è perfetto per mia sorella»
«Per
tua sorella?» ripeté quello confuso.
«Sì…»
confessò Anna con un sorriso «Credo
che Elsa abbia finalmente trovato qualcuno con cui valga la pena
lasciarsi
andare»
Kristoff
rimase in silenzio per un attimo,
soppesando quelle parole «Ma è davvero
più bello di me?»
«E
piantala!» gli ordinò avvicinandosi e
dandogli una sonora patta sul petto «Questa tua gelosia non
ha motivo di
esistere»
«Sentiamo,
e perché mai?» chiese,
stringendola a sé.
«Perché
si dia il caso che anche tu sia
proprio un bel tipo…» gli confessò lei
a fior di labbra «E ancor più
importante, sei perfetto per me» lo baciò.
«Santi
numi, Jack» esclamò stupito lo Spirito
dell’Autunno, mentre presenziava alla
riunione straordinaria voluta da Tara «Hai davvero infranto
la regola che ci
proibisce di interagire direttamente con gli essere umani?»
«Loro
credono in noi, Barry, capisci?» spiegò
l’Inverno frustrato dalla loro
incomprensione «Mi vedono, così come vedrebbero
sicuramente anche voi»
«Ti
vedono?» si accese subito la giovane Primavera «E
come sono?»
«Non
importa come sono» sbottò Tara, bloccando ogni
possibile risposta «E’ qualcosa
che non si può fare»
«Chi
l’ha deciso?» ribattè secco Jack
«Abbiamo tutti questa convinzione ma da
quant’è che l’Uomo della Luna non ci
parla? Quale punizione si è abbattuta su
di me per aver infranto le regole?»
L’altra
gonfiò il petto «Quella bambina, oggi, ha
rischiato di morire congelata»
«Non
osare rinfacciarmi questo, sai?» la puntò lui con
il suo bastone «Se non fossi
intervenuto sarebbe di sicuro morta sotto a quella frana. Se sei tanto
ligia al
dovere, perché sei venuta in mio aiuto?»
«Non
ho
infranto nessuna regola, sai bene che posso intervenire sugli effetti
dei tuoi
poteri»
«Bugiarda, sai anche tu che questa non è la
verità… almeno, non tutta»
«Non
volevo farla morire, d’accordo?»
confessò l’Estate, gonfiando le gote e
guardandolo in tono di sfida.
«Bene,
nemmeno io» sostenne il suo sguardo l’altro.
«Cielo,
non sono in grado di sostenere tutto questo ardore di
gioventù» con una sonora
risata, Barry cercò di placare gli animi.
Sue
annuì, dispiaciuta «Sì, non
litigate»
«Temo
non ci sia soluzione per questo dilemma» fece presente il
buonuomo, lisciandosi
i baffi «Certo, il tuo comportamento Jack è stato
sconsiderato ma noi non siamo
giudici, né giuria» spiegò rivolto alla
ragazza fiammeggiante lì di fianco «Solo
l’Uomo della Luna potrà decidere le conseguenze
del tuo gesto. D’altro canto,
mi trovo d’accordo con Tara: le regole ci sono per essere
rispettate e così
continuerò a fare, cosa che raccomando caldamente anche a
voi ma, la scelta, è
vostra» concluse, soffermandosi particolarmente su Sue, la
più affascinata
dalla bravata della sua controparte invernale.
«Lo
sapevo che saresti tornato da lei, sai?» disse
improvvisamente Tara, rimasta
sola con Jack.
«A
che
ti riferisci?» volle sapere l’altro, non capendo.
«Lo
sguardo che ti ho visto quella volta, e che ti vedo ancora, non te
l’avevo mai
visto in tutti questi centinaia d’anni che ci
conosciamo»
«Sai
cosa
sapevo io, invece?» gli fece presente l’Inverno con
un sorriso, al suo cenno di
diniego con la testa, continuò «Sotto, sotto sei
davvero una tenerona» scoppiò
in una fragorosa risata, porgendosi verso di lei.
«Non
osare abbracciarmi» si ritrasse quella, ma sul suo viso vi
era dipinta
un’espressione divertita. Tuttavia, tornò seria di
colpo, rabbuiata da un
triste pensiero «Dovresti seriamente smettere di frequentare
lei e la sua
famiglia, però, prima che sia troppo tardi»
l’espressione di lui cambiò
nuovamente, ma prima che potesse diventare apertamente ostile lei
continuò «Fammi
finire per favore: loro sono umani, tu sei uno spirito. Loro hanno una
vita che
proseguirà, tu no. Li amerai e sarai, inevitabilmente,
costretto a perderli uno
dopo l’altro. Non capisci? Questa sarà la tua
punizione.»
Jack
rimase immobile, trafitto dalla realtà di quelle parole,
ammutolito,
completamente incapace di spiegare a Tara che non c’era
nessun “prima che”,
ormai era decisamente troppo tardi.
Mentre
camminava sul lungo tappeto rosso, che lo avrebbe portato al cospetto
della
famiglia reale, re Friederik dovette ammettere con se stesso che il
palazzo di
Arendelle era veramente sontuoso così addobbato con tutti
gli onori in favore
della sua presenza. Un pensiero simile lo formulò anche per
la regina: certo
l’aveva già vista al momento del suo arrivo, come
da etichetta, e aveva notato
subito che le dicerie sulla sua avvenenza non erano solo chiacchiere ma
quella
sera per il gran gala, beh, era veramente un piacere per gli occhi.
Peccato che
da lì a poco, tutta quella bellezza sarebbe andata sprecata.
Arrivato
ormai alle scale ai loro piedi, mise su il suo miglior sorriso
«Vostra altezza,
è per me - e la mia corte – un onore essere vostri
graditi ospiti» la ossequiò
ma senza inchinarsi, era pur sempre un sovrano lui stesso.
«L’onore
è nostro» gli rispose Elsa, come l’uso
richiedeva «Spero abbiate avuto modo di
riposare e che nulla vi sia mancato»
«La
vostra organizzazione è stata impeccabile, non temete, siamo
tutti molto
contenti delle cure a cui ci avete affidati. Se mi
permettete…» continuò,
chiedendo l’implicito consenso a salire quei pochi gradini
che li separavano «Vorrei
farvi un gradito omaggio, per ringraziarvi della vostra
ospitalità»
La
regina acconsentì, avvertendo immediatamente
un’istintiva rigidità nel cognato
che si rilassò solo quando il re delle Isole del Sud non le
mostrò un
cofanetto, il cui interno custodiva un meraviglioso specchio a mano in
argento
«Un piccolo pensiero per la più bella delle
regine» le spiegò «Credo che la mia
cara moglie mi perdonerà questo complimento»
continuò con una sonora risata.
Poi si chinò leggermente verso l’unica bimba
presente, dritta davanti ai
proprio genitori «E una versione più piccola per
questa principessina»
Freja
fece per strillare dalla contentezza ma la mano della madre
bloccò la sua
irruenza. Fu con un profondo inchino che, quindi, disse «La
ringrazio
infinitamente, mio Signore»
Il
gesto causò nel sovrano l’insorgere di una nuova
risata «Come siamo educate»
esclamò bonario «Ma non preoccupatevi di tutta
questa etichetta, è una bambina,
è giusto che si goda i suoi momenti di felicità.
Siamo o non siamo qui a
festeggiare la pace e l’amicizia fra i nostri
regni?»
Elsa
sorrise, più rilassata «Certamente, grazie per
questi preziosi doni. Che ne
dite di proseguire con una buona cena?»
«Dico
che è un’ottima idea, mia regina» si
trovò d’accordo l’uomo «La
fame inizia a
farsi sentire, permettetemi di accompagnarvi» le disse,
offrendole il braccio.
Offerta
che la sovrana di Arendelle non poté rifiutare e,
così, accanto a lui si avviò
verso l’immensa sala da pranzo, subito seguita dalla sua
famiglia e tutto il
resto dei cortigiani.
La
serata era stata davvero gradevole, il sovrano delle Isole del Sud non
avrebbe
mai immaginato che mettere in atto una vendetta di quel calibro avesse
potuto
essere così estasiante. Nonostante avesse dovuto essere
affabile con quelle
streghe e il loro campagnolo – una principessa e un
tagliatore di ghiaccio,
dove si era mai visto? - lo aveva divertito elargire quei sorrisi, quei
complimenti, tutti atti a gonfiare quella che sarebbe stata la sua
soddisfazione non appena la prima tessera del domino sarebbe stata
fatta
cadere… perché sì, eccome se sarebbe
caduta. L’assoluta certezza, poi, che in
alcun modo avrebbero potuto risalire a lui o, almeno, con nessuna prova
in
merito, lo fecero scivolare nel mondo dei sogni tronfio ed appagato.
Elsa
controllò
la sua immagine riflessa nello specchio appena ricevuto in dono,
più per la curiosità
di maneggiare il nuovo oggetto che non per la necessità di
vedere come le stavano
i capelli sciolti prima di andare a dormire. Come il suo ospite, si
ritrovò a
pensare che tutto era andato a meraviglia ma, ignara delle sue subdole
trame,
si chiese se non fosse stata troppo dura a mantenere del riserbo sulle
sue
intenzioni.
Sbuffò,
quello non era il momento di
pensarci, già in camicia da notte, era il momento di andare
a riposare.
Nel
mentre stava dirigendosi verso il
grande baldacchino, però, sentì un lieve
ticchettio sulla finestra: nonostante
la voglia immediata di andare ad aprire, un leggero rossore sulle gote
le
ricordò di coprirsi con una veste da camera, prima di far
entrare il suo
visitatore.
«Non pensi che venirmi a trovare in camera da letto, nel
pieno della notte, sia
un po’ troppo ardito anche per te?» lo
rimproverò bonariamente ma, nonostante
quelle parole, gli aprì la finestra facendosi da parte per
lasciargli spazio.
Quello,
però, mosse appena un passo oltre
il cornicione e non si azzardò ad avvicinarsi di
più «Mi spiace, non volevo
essere inopportuno, ma dovevo parlare con te»
La
regina, momentaneamente di spalle, non
notò la sua aria grave «Anche io, non sai davvero
quanto sia stata felice che
tu sia riuscito a salvare mia nipote, quest’oggi. Eravamo
disperate ormai:
abbiamo seriamente rischiato di perderla ma, fortunatamente, sei
intervenuto tu.
A proposito, scusa per Anna… appena è riuscita a
vederti, ti ha letteralmente
sommerso di domande» si ritrovò a sciorinare senza
sosta, segno che
l’adrenalina della giornata era ancora lontana
dall’essere scesa e che,
nonostante tutto, fosse molto più simile alla sorella di
quanto volesse far
credere.
«Io…»
balbettò lo spirito «Non è stato un
problema» disse, riferito all’assalto della
principessa.
Solo
allora Elsa si voltò, il dubbio che
si faceva largo dentro di lei, decisamente qualcosa non andava
«Che hai?»
«Noi
non possiamo più vederci» esalò lui,
tutto d’un fiato.
Se
le avesse sparato contro una raffica di
vento gelido, probabilmente, non l’avrebbe congelata
così tanto «Cosa hai
detto?»
«Hai
sentito…» le rispose duro l’altro,
cercando di sostenere il suo sguardo.
«Non
capisco» affermò lei confusa «Se
è
per quello che è successo a Freja, pensavo di averti
già det…»
«Non
è per quello» tagliò corto lo spirito.
«Quindi
pensi di dirmi addio così, senza degnarmi
neanche di una spiegazione?»
«Ci
sono delle leggi che vietano agli spiriti
di avere contatti con gli umani, leggi che non ho rispettato e devo
porvi
rimedio»
«Per
favore, non farlo…» pronunciò Elsa in
un soffio «Resta
con me, non
andare via»
Jack,
già in procinto di lasciare la
stanza attraverso la finestra, si bloccò «Non
posso farlo…» le rispose freddo,
stringendo i denti.
«Io…»
boccheggiò lei, nuovamente investita
da quelle parole «Pensavo che…» ma non
terminò la frase, si portò
istintivamente una mano al petto improvvisamente pesante
«Lascia stare»
continuò dura, rialzando lo sguardo «Probabilmente
mi sono sbagliata»
Sentendo
il dolore nella sua voce,
nonostante cercasse di nasconderlo, lo Spirito dell’Inverno
aumentò con
decisione la presa sul suo bastone, così tanto che avrebbe
potuto spezzarsi
«Non ti sei sbagliata, Elsa» si voltò e
la sua determinazione crollò «Tu mi
piaci, mi piaci molto… in centinai di anni tu sei stata
l’unica persona che mi
abbia fatto venire la voglia di infrangere le regole e rischiare tutto.
Tu non
sai quante volte sia già stato qui prima, ma non ho mai
avuto il coraggio di
fermarmi: se non fossi riuscita a vedermi? Era così facile
scappare... Poi,
osservandoti alla festa in onore del mio arrivo, ho capito che non ero
attratto
da te solo perché fossi così simile a me, io
volevo renderti felice. Per cui ho
scommesso e, incredibilmente, tu… tu mi hai visto!»
La
regina, con il cuore sollevato da
quella confessione, si ritrovò però confusa dalle
sue ultime parole «Io ti ho
visto? Noi non ci siamo conosciuti al Solstizio, ma il giorno dopo nei
giardini
del castello, per il mio compleanno»
Lui
scosse la testa «Non è così, ci siamo
visti per la prima volta quella notte solo che non lo ricordi
perché mi sono
comportato da vigliacco e te l’ho fatto
dimenticare» le si avvicinò, le prese
una mano, rivolgendone il palmo verso l’alto, e vi
posò sopra una piccola
scatola dorata «E’ tutto qui dentro,
aprila»
Elsa,
seppur non del tutto convinta,
decise di fidarsi e fece ciò che le era appena stato detto:
una leggera polvere
luminosa si alzò verso il suo viso, rimase incantata come
per un attimo poi,
d’improvviso, ritirò la mano facendo cadere
ciò che sorreggeva. Tutto, aveva
rivissuto tutto di quella sera: la stanchezza, l’invidia poi
il timore misto a
curiosità per quel nuovo strano visitatore e il ballo, oh,
il ballo! Ne
ricordava ogni passo, l’intimità che si era
creata, la sensualità nascosta in
ogni gesto, poi la sua mano sulla coscia e le sue labbra
così vicine che le
avevano fatto desiderare di essere baciate. Arrossì senza
volerlo, portandosi
istintivamente una mano alla bocca, a coprirla come se avesse voluto
qualcosa
di sbagliato, eppure non era così che doveva andare, non
c’era nulla di male in
quello che avevano vissuto ma lui… lui aveva deciso di
cancellarlo, perché?
«Perché?» riuscì a tramutare
i suoi dubbi in parola «Perché lo hai fatto? E se
avevi paura, perché hai deciso di tornare?» chiese
ancora, sentendo il
malessere crescere nuovamente.
«Perché
tu mi fai venire voglia di
restare» le rispose, affrontando il suo sguardo.
«Io
non capisco…» disse l’altra scotendo
il capo, mentre un fastidioso bruciore la costrinse a socchiudere gli
occhi «Mi
è parso che te ne volessi andare»
Lui
si portò la mano libera ai capelli,
frustrato «Io non sono un uomo!» quasi
ringhiò, facendola sobbalzare «Sono un
maledetto spirito!» continuò, lanciando il suo
bastone in fondo alla stanza. «Come
vivo? Io non mangio, non dormo. Come respiro? Che io cammini, che io
corra, che
io voli: non sono mai stanco» le si avvicinò
ancora, prendendole nuovamente la
mano «Io sono ghiaccio»
Dinnanzi
al suo dolore, così simile al
proprio, la regina trovò la forza di abbozzare un leggero
sorriso «Lo sai che
il freddo non mi ha mai infastidito…»
cercò di rassicurarlo, regalandogli una
carezza sul viso gelido, diminuendo ulteriormente la distanza fra loro.
Jack
scosse il capo «Non è questo il
punto!» continuò irritato ma non
l’allontanò «Io voglio
viverti!» confessò il
suo più grande desiderio, ogni barriera dissolta
«Voglio pranzare con
te, prendere il tè, desidero che tutti mi possano vedere
quando ti faccio
ridere o arrabbiare, voglio poter passare con te ogni momento della
giornata,
voglio ritrovarmi con te senza fiato dopo aver corso come bambini per
nessun
motivo» puntò gli occhi nei suoi, senza timore
«Darei qualsiasi cosa per addormentarmi
esausto sul tuo seno dopo aver fatto l’amore. Desidero che
nel mio sangue scorra
tutto questo, così che il mio corpo possa farti capire cosa
significhi per me
averti vicino, cosa succede ogni volta che mi guardi, che mi tocchi.
Non voglio
più essere un mero pezzo di ghiaccio che non sente nulla.
Voglio invecchiare
con te…» riabbassò il capo
«ma tutto questo non succederà e, in un modo o
nell’altro, io ti perderò»
Incapace
di proferire parole dopo quello
sfogo così sincero, Elsa si gettò con
così tanta foga fra le sue braccia che
caddero entrambi sul pavimento «Non è vero che non
senti nulla» riuscì a parlare
poi, mentre le lacrime non trovavano più freni
«Dillo» gli ordinò, guardandolo
negli occhi.
«Io
mi sono innamorato di te»
L’altra
sorrise, asciugandosi le gote
bagnate con le dita di una mano «Sei davvero uno stupido Jack
Frost» gli disse,
sorprendendolo «E la sono anche io» e, senza
aspettare una sua reazione, si
protese ancor più verso di lui e lo baciò.
Lo
spirito si ritrovò a ricambiare quel
bacio come se la sua intera esistenza fosse servita solo per arrivare a
quel
momento. Relegò ogni dubbio, ogni timore, ogni protesta in
un recondito
cassetto della sua mente, riscoprendosi più umano di quanto
si fosse mai reso
conto. Totalmente incapace di pensare a nient’altro che non
fosse la donna
abbracciata a lui, desiderosa del suo tocco, della sua presenza, del
suo amore
e l’amò, eccome se lo fece, tutto il resto poteva
andarsene al diavolo.
Alcune precisazioni,
questa volta, sono necessarie:
I versi che
introducono il capitolo
sono parte della canzone "Writing's On The Wall" di Sam Smith, colonna
sonora di Spectre della saga di James Bond. Ascoltandola tempo fa in
macchina mi è sembrata assolutamente perfetta per descrivere
Jack e i suoi sentimenti per Elsa e parte dello sfogo del nostro
Spirito dell'Inverno preferito è liberamente ispirato a
questo
testo.
Ci sono, in realtà, altre quattro parole in questa canzone
che mi hanno ispirato un'altra cosa ma, al momento, non posso
ancora dirle.
Quando Elsa dice a Jack che il
freddo non l'ha mai infastidita è chiaramente un omaggio a
"The
cold never bothered me anyway" da "Let it go", in inglese è
decisamente più figo ma, ovviamente, non avrebbe avuto senso
nel
contesto.
La scatola che Jack
dà ad
Elsa, per ridarle la memoria che le aveva rubato,
è un
richiamo alla scatola dei dentini de "Le 5 Leggende", grazie alla quale
Jack ritrova la memoria della sua vita mortale. Tranquilli, Jack non le
ha cavato via nessun dente, ho solo ripreso l'idea ma non il suo
funzionamento ;)
Il ballo di cui si
parla qui
è descritto nella mia precedente shot "Ballo d'Inverno" che,
cronologicamente, si pone fra i primi due capitoli di questa storia.
Potete passare di lì, se volete ;)
Ci sono voluti solo
quattro anni per ritrovare l'ispirazione, meglio tardi che mai ^^
Come sempre sarei
davvero felice se voleste lasciarmi un pensiero su questo capitolo.
Grazie a chi già lo fa :)
Cida